Trattato della Vera Devozione a Maria: parte III, cap. 1 (120-133)

«Trattato della vera devozione a Maria»

di
S. Luigi Maria Grignion de Montfort










PARTE
TERZA

LA
PERFETTA CONSACRAZIONE A GESÙ CRISTO
1


CAPITOLO
PRIMO


CONTENUTI
ESSENZIALI DELLA CONSACRAZIONE


[120] Tutta
la nostra perfezione consiste nell’essere conformi, uniti e consacrati a Gesù
Cristo
2. Perciò
la più perfetta di tutte le devozioni è incontestabilmente quella che
Ci conforma, unisce e consacra più perfettamente a Gesù Cristo. Ora,
essendo Maria la creatura più conforme a Gesù Cristo, ne segue che
tra tutte le devozioni, quella che consacra e conforma di più un’anima a Nostro
Signore è la devozione a Maria, sua santa Madre, e che più un’anima
sarà consacrata a lei, più sarà consacrata a Gesù Cristo.


La perfetta consacrazione
a Gesù Cristo, quindi, altro non è che una consacrazione perfetta e
totale di se stessi alla Vergine santissima e questa è la devozione che io
insegno. O, in altre parole, essa è una perfetta rinnovazione dei voti e delle
promesse del santo battesimo
3.


1.
Consacrazione perfetta e totale


[121] Questa devozione
consiste, dunque, nel darsi interamente alla santissima Vergine allo scopo di essere,
per mezzo suo, interamente di Gesù Cristo. Bisogna darle: 1. il nostro corpo,
con tutti i suoi sensi e le sue membra; 2. la nostra anima, con tutte le sue facoltà;
3. i nostri beni esterni, cosiddetti di fortuna, presenti e futuri; 4. i nostri beni
interni e spirituali, vale a dire i nostri meriti, le nostre virtù e le nostre
buone opere passate, presenti e future.


In breve, bisogna
darle tutto quanto abbiamo nell’ordine della natura e della grazia e tutto quanto
potremo avere nell’ordine della natura, della grazia o della gloria. E ciò
senz’alcuna riserva, nemmeno di un soldo, di un capello e della minima buona azione.
E ciò per tutta l’eternità e senza pretendere né sperare altra
ricompensa per la nostra offerta e il nostro servizio che l’onore di appartenere
a Gesù Cristo per mezzo di Maria e in Maria, quand’anche questa amabile
sovrana non fosse, come lo è sempre, la più generosa e la più
riconoscente delle creature.


[122] Qui bisogna
notare che vi sono due aspetti nelle buone opere che facciamo: la soddisfazione e
il merito, ossia il valore soddisfattorio o impetratorio e il valore meritorio…


Il valore soddisfattorio
o impetratorio
di una buona opera è la stessa azione in quanto soddisfa
alla pena dovuta al peccato, od ottiene qualche nuova grazia. Il valore meritorio
o il merito è la stessa buona azione in quanto merita la grazia
e la gloria eterna…


Ora, nella consacrazione
di noi stessi alla Vergine santa, noi diamo tutto il valore soddisfattorio, impetratorio
e meritorio, cioè le soddisfazioni e i meriti di tutte le buone opere. A lei
diamo i nostri meriti, grazie e virtù non perché li comunichi ad altri
– per essere precisi, i nostri meriti, grazie e virtù sono incomunicabili
e solo Gesù Cristo, nostro garante presso il Padre, poté comunicarci
i suoi meriti – ma perché ce li conservi, aumenti e abbellisca, come
diremo più avanti. Le diamo le nostre soddisfazioni perché le comunichi
a chi meglio le sembrerà e per la maggior gloria di Dio.


[123] Ne traggo
queste conseguenze:


1) Con tale forma
di devozione si offre a Gesù Cristo, nel modo più perfetto, cioè
per le mani di Maria, tutto quanto gli si può dare e molto più che
con le altre forme di devozione, nelle quali si dà solo una parte o del proprio
tempo, o delle buone opere, o delle soddisfazioni e mortificazioni. Qui, invece,
tutto viene dato e consacrato, perfino il diritto di disporre dei beni interni e
delle soddisfazioni che si guadagnano di giorno in giorno con le buone opere. Ciò
non avviene in nessun Istituto religioso. In questi si danno a Dio i beni di fortuna
col voto di povertà; i beni del corpo col voto di castità; la propria
volontà col voto di obbedienza e, qualche volta, anche la libertà del
corpo col voto di clausura. Non si danno, però, la libertà o il diritto
naturale di disporre delle proprie buone opere e nemmeno ci si spoglia totalmente
di quel che il cristiano possiede di più prezioso e di più caro: i
propri meriti e le proprie soddisfazioni.


[124] 2) Chi si
è consacrato e sacrificato volontariamente a Gesù Cristo per le mani
di Maria, non può disporre del valore di alcuna delle sue buone opere. Tutto
ciò che soffre, tutto ciò che pensa, dice e fa di bene appartiene a
Maria ed ella può disporne secondo il volere del Figlio e alla maggior gloria
di lui.


Tuttavia questa
indipendenza non pregiudica in alcun modo i doveri di stato in cui uno si trova,
o potrà trovarsi in seguito: per esempio, gli obblighi di un sacerdote che,
per ufficio o per diverso motivo, deve applicare il valore soddisfattorio e impetratorio
della santa Messa ad una particolare intenzione. Infatti questa offerta è
compiuta in conformità all’ordine voluto da Dio e ai doveri del proprio stato.


[125] 3) Con questa
forma di devozione ci si consacra nello stesso tempo alla Vergine santa e a Gesù
Cristo: a Maria, come al mezzo perfetto che Gesù Cristo ha scelto per unirsi
a noi e unirci a Lui; a nostro Signore, come al nostro fine ultimo, cui dobbiamo
tutto ciò che siamo, perché è nostro Redentore e nostro Dio.


2.
Rinnovazione perfetta delle promesse battesimali


[126] Ho detto
che questa forma di devozione può benissimo definirsi una perfetta rinnovazione
dei voti o promesse del santo battesimo.


Ogni cristiano,
infatti, prima del battesimo era schiavo del demonio, poiché gli apparteneva.
Nel battesimo, di propria bocca o per mezzo del padrino e della madrina, egli ha
rinunciato solennemente a Satana, alle sue seduzioni ed alle sue opere ed ha scelto
per padrone e sovrano signore Gesù Cristo, al fine di dipendere da lui in
qualità di schiavo d’amore. E precisamente ciò che avviene nella presente
devozione: si rinuncia (com’è notato nell’atto di consacrazione) al demonio,
al mondo, al peccato ed a se stessi e ci si dà interamente a Gesù Cristo
per le mani di Maria.


E si fa pure qualche
cosa di più. Nel battesimo si parla, d’ordinario, per bocca di altri, cioè
del padrino e della madrina, e ci si dona a Gesù Cristo soltanto per mezzo
di un rappresentante. Con questa devozione si agisce invece di persona, volontariamente
e con conoscenza di causa.


Nel battesimo
non ci si dona a Gesù Cristo per le mani di Maria, almeno in maniera esplicita;
né si dà a Gesù Cristo il valore delle nostre buone azioni.
Perciò dopo il battesimo, si rimane perfettamente liberi di applicare detto
valore a chi si vuole o conservarlo per se stessi. Con questa devozione, invece,
ci si dona esplicitamente a Nostro Signore per le mani di Maria e a lui si consacra
il valore di tutte le proprie azioni.


[127] Scrive san
Tommaso: «Nel battesimo si fa voto di rinunciare al diavolo e alle sue vanità»
4. Sant’Agostino aggiunge che questo
voto è il più grande e il più necessario
5.


Uguale affermazione
si trova nei canonisti: «Il voto principale è quello che facciamo nel
battesimo»
6.


Ma chi osserva
questo grande voto? Chi mantiene fedelmente le promesse del santo battesimo? Non
è forse vero che quasi tutti i cristiani tradiscono la fede promessa a Gesù
Cristo nel battesimo?


Da dove scaturisce
questo disordine universale, se non dalla dimenticanza in cui si vive delle promesse
fatte e degli impegni contratti nel santo battesimo, e dal fatto che quasi nessuno
ratifica da se stesso il contratto di alleanza stretto un giorno con Dio per mezzo
del padrino e della madrina?


[128] Ciò
è così vero che il Concilio di Sens
7,
convocato per ordine di Luigi il Buono allo scopo di rimediare ai gravi disordini
dei cristiani, stimò che la principale causa di tanta corruzione nei costumi
provenisse dalla dimenticanza e ignoranza nella quale essi vivevano riguardo alle
promesse battesimali. Esso non trovò mezzo migliore per ovviare a sì
gran male, che quello di indurre i cristiani a rinnovare i voti e le promesse del
santo battesimo
8.


[129] Il Catechismo
del Concilio di Trento, fedele interprete delle intenzioni di quel sacro Concilio,
esorta i parroci a fare la medesima cosa e a condurre i fedeli a ricordarsi e credere
che sono uniti e consacrati a Gesù Cristo, quali schiavi al loro Redentore
e Signore. Ecco le sue parole: «Il Parroco esorterà il popolo fedele
così da fargli capire che noi… dobbiamo dedicarci e consacrarci in perpetuo
non altrimenti che come schiavi al nostro Redentore e Signore»
9.


[130] Ora, se
i Concili, i Padri e la stessa esperienza ci mostrano che il modo migliore di rimediare
ai disordini dei cristiani è di condurli a ricordare gli obblighi del battesimo
e a rinnovare le promesse che vi fecero, non è forse ragionevole che ciò
si compia adesso in maniera perfetta, con una totale consacrazione a Nostro Signore
per mezzo della sua santa Madre?
10. Dico «in maniera
perfetta», poiché per consacrarci a Gesù Cristo si ricorre al
più perfetto di tutti i mezzi: la Vergine santissima.


3.
Risposte ad alcune obiezioni


[131] Non si può
obiettare che questa forma di devozione sia nuova e di poca importanza. Non è
nuova. I Concili, i Padri e parecchi autori antichi e moderni parlano di tale consacrazione
a Nostro Signore o della rinnovazione dei voti del santo battesimo, come di cosa
praticata dall’antichità e da loro consigliata a tutti i cristiani. Non è
di poca importanza, poiché la principale origine dei disordini e quindi della
perdizione eterna dei cristiani, proviene dalla dimenticanza e dall’indifferenza
verso una tale pratica.


[132] Alcuni potrebbero
osservare che questa forma di devozione ci mette nell’impossibilità di soccorrere
le anime dei nostri parenti, amici e benefattori, perché ci fa dare a Nostro
Signore, per le mani di Maria, il valore di tutte le nostre buone opere, preghiere,
mortificazioni ed elemosine.


Rispondo:


Primo. Non
è credibile che i nostri amici, parenti o benefattori ricevano danno dal fatto
che ci siamo dedicati e consacrati senza riserva al servizio di Nostro Signore e
della sua santa Madre. Supporlo sarebbe fare ingiuria alla potenza e alla bontà
di Gesù e di Maria. Essi sapranno certamente assistere i nostri parenti, amici
e benefattori, sia con la nostra piccola rendita spirituale, sia con altri mezzi.


Secondo. Questa
forma di devozione non impedisce che si preghi per altri, vivi o defunti, anche se
l’applicazione delle nostre buone opere dipende dal volere della Vergine santa. Anzi
ci animerà a pregare più fiduciosamente proprio come una persona ricca
che avesse ceduto tutti i suoi beni ad un gran principe in segno di particolare omaggio,
pregherebbe con maggior fiducia quel principe di fare l’elemosina ad un suo amico
che gliela avesse chiesta. È anzi un modo di far piacere al principe, dargli
l’occasione di testimoniare la propria riconoscenza verso una persona che si è
spogliata per rivestirlo, che si è fatta povera per onorarlo. Bisogna dire
la medesima cosa di Nostro Signore e della Vergine santa: non si lasceranno mai sorpassare
in riconoscenza.


[133] Altri forse
dirà: «Se io cedo alla santissima Vergine tutto il valore delle mie
azioni perché ella lo applichi a chi vuole, forse mi toccherà soffrire
a lungo in Purgatorio»
11.


Questa obiezione,
che proviene dall’amor proprio e dall’ignoranza riguardo alla generosità di
Dio e della sua santa Madre, si distrugge da se stessa. È mai possibile, infatti,
che un’anima fervente e generosa, più attenta agli interessi di Dio che ai
propri; che dà a Dio tutto quanto ha, senza riserva, al punto da non potergli
dare di più, non plus ultra; che desidera solo la gloria e il regno
di Gesù Cristo per mezzo della sua santa Madre e si sacrifica interamente
per conseguirlo; è mai possibile, dico, che una persona tanto nobile e generosa
sia più punita nell’altro mondo per essere stata, quaggiù, più
generosa e più disinteressata delle altre? Al contrario. Con questa persona
– lo vedremo in seguito -, Nostro Signore e sua Madre saranno generosissimi
in questo mondo e nell’altro, nell’ordine della natura, della grazia e della gloria.


NOTE


1
È questo il primo titolo autentico del manoscritto. Il Montfort l’ha tracciato
a grandi caratteri per indicarne tutta l’importanza. Tutto il Trattato della vera
devozione a Maria
potrebbe definirsi come una preparazione al regno di Gesù
Cristo
(VD 227).


2
Cf VD 61-62.



3
Con questa profonda e originale intuizione il Montfort collega la consacrazione a
Cristo per mezzo di Maria con il battesimo, che costituisce la consacrazione cristiana
fondamentale (Cf Perfectae caritatis, 5). «Mi è caro ricordare
– scrive Giovanni Paolo II nella Redemptoris Mater, n. 48 – tra
i tanti testimoni e maestri di tale spiritualità (mariana), la figura di san
Luigi Maria Grignion de Montfort, il quale proponeva ai cristiani la consacrazione
a Cristo per le mani di Maria, come mezzo efficace per vivere fedelmente gli impegni
battesimali».


4
Summa theologica
II-II, q. 88, a. 2.


5
«Votum maximum nostrum quo vovimus nos in Christo esse mansuros» (Ep
149 ad Paulinum, n. 16, PL 33, 637).


6
«Praecipuum votum est quod in baptismate facimus».


7
Il VI Concilio di Parigi dell’839 fu convocato a Sens per ordine di Ludovico Pio
(778-840).

8 Montfort ebbe incarico da Papa Clemente XI (1706) di predicare
il rinnovamento della vita cristiana con la rinnovazione e la rivalorizzazione delle
promesse battesimali. Sulla stessa scia si pone Paolo VI quando afferma: «Bisogna
ridare al fatto d’aver ricevuto il santo Battesimo tutta la sua importanza»
(Enc. Ecclesiam suam, 6.8.1964).

9 Parte I, cap. 3, n. 12.

10 Paolo VI ha esortato «tutti i figli della Chiesa a rinnovare
personalmente la propria consacrazione al Cuore Immacolato della Madre della Chiesa,
ed a vivere questo nobilissimo atto di culto con una vita sempre più conforme
alla Divina volontà, in uno spirito di filiale servizio e di devota imitazione
della loro celeste Regina» (Esort. Ap. Signum magnum, 13.5.1967). «Come
potremmo vivere il nostro Battesimo senza contemplare Maria, la benedetta fra tutte
le donne, cosi accogliente del dono di Dio? Cristo ce l’ha data per Madre. L’ha data
per Madre alla Chiesa. Ella ci mostra la vita. Ancor di più ella intercede
per noi. Ogni cattolico spontaneamente le affida la sua preghiera e si consacra a
lei per meglio consacrarsi a Dio» (Giovanni Paolo II, 1 -6- 1 980).


11
Si rileggano i nn. 122-125 e 132-133 della VD alla luce della Comunione dei Santi
(LG, cap. V). Si supererà in tal modo ogni eventuale calcolo o timore nel
dono fatto a Maria con la consacrazione.











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