Il Beato Giovanni XXIII e il Preziosissimo Sangue

Giovanni
XXIII

Inde a primis

Lettera apostolica











Venerabili Fratelli, Salute e Apostolica Benedizione!

Più volte ci è accaduto fin dai primi mesi del Nostro servizio pontificale,
e la parola fu sovente precorritrice ansiosa ed innocente del Nostro stesso sentimento,
di invitare i fedeli in materia di devozione viva e quotidiana a volgersi con ardente
fervore verso l’espressione divina della misericordia del Signore sulle singole anime,
sulla sua Chiesa e sul mondo intero, di cui Gesù resta il redentore ed il
Salvatore. Vogliamo dire la devozione al Preziosissimo Sangue.

Questa devozione ci fu istillata nello stesso ambiente domestico in cui fiorì
la nostra fanciullezza, e tuttora ricordiamo con viva emozione la recita delle Litanie
del Preziosissimo Sangue che i nostri vecchi facevano nel mese di luglio.

Memori della salutare esortazione dell’Apostolo: “Badate a voi; badate al gregge
in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha costituito vescovi per pascere la Chiesa
di Dio, acquistata da lui col proprio sangue”, crediamo, o Venerabili Fratelli,
che tra le sollecitudini del Nostro universale ministero pastorale, dopo la vigilanza
sulla sana dottrina, debba avere un posto di privilegio quella che riguarda il retto
svolgimento e l ‘incremento della pietà religiosa, nelle manifestazioni del
culto liturgico e privato. Ci sembra pertanto particolarmente opportuno richiamare
l’attenzione dei nostri diletti figli sul nesso indissolubile che deve unire le due
devozioni, già tanto diffuse in seno al popolo cristiano, cioè al Nome
Santissimo di Gesù e al suo Cuore Sacratissimo, quella che intende onorare
il Sangue preziosissimo del Verbo incarnato, “sparso per molti in remissione
dei peccati”.

Se, infatti, è di somma importanza che tra il Credo cattolico e l’azione liturgica
della Chiesa regni una salutare armonia, poiché “Lex credendi legem statuat
supplicandi”, e non siano mai consentite forme di culto che non scaturiscano
dalle sorgenti purissime della vera fede, è giusto altresì che fiorisca
una simile armonia tra le varie devozioni, in modo che non vi sia contrasto o dissociazione
tra quelle che sono stimate come fondamentali e più santificanti, ed in pari
tempo sulle devozioni personali e secondarie abbiano il primato nella stima e nella
pratica quelle che meglio attuano l’economia dell’universale salvezza operata dal
“solo Mediatore tra Dio e gli uomini, Cristo Gesù uomo, colui che diede
se stesso prezzo di riscatto per tutti”. Movendosi in questa atmosfera di retta
fede e di sana pietà, i credenti sono sicuri di “sentire cum Ecclesia”,
ossia di vivere in comunione di preghiera e di carità con Gesù Cristo,
fondatore e Sommo Sacerdote di quella sublime religione, che da lui trae, col nome,
ogni sua dignità e valore. Se diamo ora un rapido sguardo ai mirabili progressi
che la Chiesa Cattolica ha operato nel campo della pietà liturgica, in salutare
consonanza con lo sviluppo della sua fede nella penetrazione delle verità
divine, è indubbiamente consolante il costatare che nei secoli a noi più
vicini non sono mancati da parte di questa Apostolica Sede chiari e ripetuti attestati
di consenso e di incoraggiamento, per tutte e tre le devozioni sopra menzionate:
devozioni che furono praticate fin dal medioevo da molte anime pie e furono poi diffuse
in varie Diocesi, Ordini e Congregazioni religiose, ma che attendevano dalla Cattedra
di Pietro il suggello dell’ortodossia e dell’approvazione per la Chiesa universale.


Ci basti ricordare che i Nostri Predecessori fin dal secolo XVI hanno arricchito
di spirituali favori la devozione al Nome Santissimo di Gesù, di cui si era
fatto nel secolo precedente apostolo infaticabile, in Italia, San Bernardino da Siena.
In onore di questo Santissimo Nome furono anzitutto approvati l’Ufficio, la Messa,
ed in seguito le Litanie. Né meno insigni furono i privilegi concessi dai
Romani Pontefici al culto verso il Cuore Sacratissimo di Gesù, nella cui ammirabile
propagazione tanta parte hanno avuto le rivelazioni fatte dal Sacro Cuore a Santa
Margherita Maria Alacoque.

E così alta e unanime è stata la stima dei Sommi Pontefici verso questa
devozione, che essi si compiacquero di illustrarne la natura, difenderne la legittimità,
inculcarne la pratica con molti atti ufficiali, cui hanno posto coronamento tre importanti
Encicliche su questo argomento.

Ma anche la devozione al Sangue Preziosissimo, di cui è stato propagatore
ammirabile nel secolo scorso il sacerdote romano San Gaspare del Bufalo, ebbe il
meritato consenso e il favore di questa Sede Apostolica. Giova infatti ricordare
che per ordine di Benedetto XlV furono composti la Messa e l’Ufficio in onore del
Sangue adorabile del Salvatore divino; e che Pio IX, a soddisfazione di un voto fatto
a Gaeta, ne volle estesa la festa liturgica alla Chiesa universale. Fu infine Pio
Xl, di felice memoria, che a ricordo del XlX Centenario della Redenzione, elevò
la suddetta festa a rito doppio di prima classe, affinché dalla accresciuta
solennità liturgica più intensa si facesse la devozione stessa e più
copiosi si riversassero sugli uomini i frutti del Sangue redentivo.

Seguendo pertanto l’esempio dei Nostri Predecessori, allo scopo di favorire ulteriormente
il culto verso il Sangue prezioso dell’Agnello immacolato Cristo Gesù, ne
abbiamo approvate le Litanie, secondo l’ordine compilato dalla Sacra Congregazione
dei Riti, incoraggiandone altresì la recita in tutto il mondo cattolico; sia
in privato che in pubblico, con l’elargizione di speciali indulgenze.

Possa questo nuovo atto della “cura di tutte le Chiese”, propria del Supremo
Pontificato, in tempi di più gravi ed urgenti bisogni spirituali, risvegliare
nell’animo dei credenti la convinzione del valore perenne, universale, sommamente
pratico delle tre devozioni sopra elogiate.

Nell’approssimarsi perciò della festa e del mese dedicati al culto del Sangue
di Cristo, prezzo del nostro riscatto, pegno di salvezza e di vita eterna, ne facciano
i fedeli l ‘oggetto di più devote meditazioni e di più frequenti comunioni
sacramentali. Riflettano essi, illuminati dai salutari insegnamenti che promanano
dai Libri Sacri e dalla dottrina dei Padri e Dottori della Chiesa, al valore sovrabbondante,
infinito, di questo Sangue veramente preziosissimo, “cuius una stilla salvum
facere totum mundum quit ab omni scelere”, come canta la Chiesa con l’Angelico
Dottore, e come ha sapientemente confermato il Nostro Predecessore Clemente Vl. Ché,
se infinito è il valore del Sangue dell’Uomo-Dio ed infinita è stata
la carità che lo spinse ad effonderlo fin dal giorno ottavo della sua nascita
e poi con sovrabbondanza nell’agonia dell’orto, nella flagellazione e coronazione
di spine, nella salita al Calvario e nella Crocifissione, e infine dalla ampia ferita
del costato, a simbolo di quello stesso Sangue divino che scorre in tutti i Sacramenti
della Chiesa, è non solo conveniente ma sommamente doveroso che ad esso siano
tributati omaggi di adorazione e di amorosa riconoscenza da parte di tutti i rigenerati
nelle sue onde salutari.

E al culto di latria, da rendersi al Calice del Sangue del Nuovo Testamento, soprattutto
nel momento della sua elevazione nel sacrificio della Messa, è quanto mai
decoroso e salutare che tenga dietro la Comunione con quel medesimo Sangue, indissolubilmente
unito al Corpo del Salvatore nostro nel sacramento dell’Eucaristia. In unione allora
col Sacerdote celebrante, i fedeli potranno con piena verità ripetere mentalmente
le parole che egli pronuncia nel momento della Comunione: “Calicem salutaris
accipiam et nomen Domini invocabo… Sanguis Domini Nostri Jesu Christi custodiat
animam meam in vitam aeternam. Amen” In tal modo i fedeli, che vi si accosteranno
degnamente, percepiranno più abbondanti i frutti di redenzione, di risurrezione
e di vita eterna, che il Sangue sparso da Cristo “per impulso dello Spirito
Santo” ha meritato al mondo intero. E nutriti del Corpo e del Sangue di Cristo,
resi partecipi della sua vita divina che ha fatto sorgere legioni di martiri, essi
andranno incontro alle lotte quotidiane, ai sacrifici, sino al martirio, se occorre,
in difesa della virtù e del regno di Dio, sentendo in se medesimi quell’ardore
di carità, che faceva esclamare a san Giovanni Crisostomo: “Partiamo
da quella Mensa come leoni spiranti fiamme, divenuti terribili al demonio, pensando
chi sia il nostro Capo, e quanto amore abbia avuto per noi… Questo Sangue, se degnamente
ricevuto, allontana i demoni, chiama presso di noi gli angeli, e lo stesso Signore
degli angeli… Questo Sangue, versato, purifica tutto il mondo. . . Questo è
il prezzo dell’universo, con questo Cristo redime la Chiesa. .. Tale pensiero deve
frenare le nostre passioni. Fino a quando, infatti, rimarremo attaccati al mondo
presente? Fino a quando rimarremo inerti? Fino a quando trascureremo di pensare alla
nostra salvezza? Riflettiamo sui beni che il Signore si è degnato di concederci,
siamone grati, glorifichiamolo non solo con la fede, ma anche con le opere “.
Oh! se i cristiani riflettessero più sovente al paterno monito del primo papa:
“Vivete con timore nel tempo del vostro pellegrinaggio; ben sapendo che non
a mezzo di cose corruttibili, quali l’oro e l ‘argento, siete stati riscattati. ..
ma col prezioso Sangue di Cristo, dell’Agnello immacolato e incontaminato!”;
se porgessero essi più sollecito ascolto all’esortazione dell’Apostolo delle
genti: “Siete stati comprati a caro prezzo. Glorificate dunque Iddio, e portatelo
nel vostro corpo!”. Quanto più degni, più edificanti sarebbero
i loro costumi; quanto più salutare per l ‘umanità intera la presenza
nel mondo della Chiesa di Cristo! E se tutti gli uomini assecondassero gli inviti
della grazia di Dio, che li vuole tutti salvi, perché ha voluto che tutti
fossero redenti dal Sangue del suo Unigenito e tutti chiama a essere membri di un
solo mistico Corpo, di cui Cristo è il Capo, quanto più fraterni diverrebbero
i rapporti tra gli individui, i popoli, le nazioni; quanto più pacifica, più
degna di Dio e dell’umana natura, creata a immagine e somiglianza dell’Altissimo,
risulterebbe la sociale convivenza. È alla contemplazione di questa sublime
vocazione che san Paolo invitava i fedeli provenienti dal popolo eletto, tentati
di pensare con nostalgia e un passato che era stato soltanto una pallida figura e
il preludio della Nuova Alleanza: “Voi vi siete accostati al monte Sion e alla
città di Dio vivente, alla Gerusalemme celeste, e alle miriadi di angeli,
adunata assemblea dei primogeniti iscritti nei cieli, a Dio giudice, e agli spiriti
dei giusti arrivati alla perfezione, e a Gesù mediatore del Nuovo Patto, e
al Sangue della aspersione, che parla meglio di quello di Abele “. Pienamente
fiduciosi, o Venerabili Fratelli, che queste Nostra paterne esortazioni, rese note
da voi nel modo che crederete più opportuno al Clero e ai fedeli a voi affidati,
non solo volentieri saranno salutarmente attuate, ma altresì con fervido zelo,
in auspicio delle grazie celesti e in pegno della Nostra particolare benevolenza,
con effusione di cuore impartiamo la Benedizione Apostolica a ciascuno di voi e a
tutti i vostri greggi, e in modo particolare a coloro che risponderanno generosamente
e piamente al Nostro invito.



Dato a Roma, presso San Pietro, il 30 giugno 1960, vigilia della Festa del Preziosissimo
Sangue di N.S.G.C., anno secondo del Nostro Pontificato.







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