I Santi consigliano la confessione frequente


I
Santi consigliano la confessione frequente

di P. Bertrand de Margerie S.J.

















S. Bonaventura raccomanda la confessione due volte alla settimana



Il Dottore Serafico – non lo dimentichiamo – agli occhi di Leone XIII, insieme all’Aquinate,
è uno dei due «principi della teologia cattolica». Ed è
anche il Dottore Mistico.

È tanto più sorprendente costatare che egli raccomanda «a tutti
coloro che vogliono progredire nella via purgativa» (Epist. XXV Memor.
n. 24, Opera omnia, Quaracchi, t. 8, p. 496) la pratica seguente: «Impegnati
a confessarti ogni tre giorni ed abbi cura ogni anno di fare una confessione generale»
(Reg. Novit. c. 3, Opera omnia, Quaracchi, t. 8, p. 479).

Consiglio indirizzato, bisogna sottolinearlo, a dei novizi. L’avrebbe anche dato
a religiosi o sacerdoti impegnati nella vita apostolica ed entrati nella vita illuminativa
e unitiva? Ciò non è evidente. È vero tuttavia che anche questi
ultimi conoscono ogni giorno momenti di via purgativa; inoltre, il legame tra sacramento
della Penitenza e via purgativa è illuminante. Poiché esso ci aiuta
a capire che, tramite la purificazione attiva inerente alla contrizione, alla confessione,
alla soddisfazione, il penitente s’incammina verso le purificazioni passive e si
dispone a riceverne le grazie.

È chiaro, in ogni caso, che nel momento attuale sarebbe impossibile ai Pastori
della Chiesa – a causa della penuria di un clero sempre più occupato – di
proporre in maniera abituale, universale, organica, un simile ritmo di frequenza.



S. Ignazio di Loyola raccomanda la confessione mensile



Rileggiamo la seconda regola per sentire con la Chiesa: «lodare la confessione
fatta abitualmente a un sacerdote». In seguito essa sembra legare questa lode
a quella della comunione settimanale, insinuando una raccomandazione per la confessione
settimanale. Altrove il Santo raccomanda questa stessa agli studenti gesuiti; ma
è la confessione mensile che egli suggerisce ai gesuiti di raccomandare ai
loro studenti laici (Esercizi spirituali n. 354; Costituzioni della Compagnia
di Gesù
, IV 7.2 (n. 395); tuttavia negli Esercizi, n. 18, egli suggerisce
di raccomandare la confessione settimanale a colui che vuoi essere aiutato e istruito.
Si potrebbe senza dubbio sintetizzare il pensiero di Ignazio dicendo che egli avrebbe
amato portare il suo penitente alla confessione settimanale attirandolo prima verso
una confessione mensile.).

Salvo migliore avviso dei Pastori della Chiesa ai nostri tempi, crederemmo opportuno
di intendere ordinariamente, oggi, per «confessione frequente», raccomandata
a tutti i cristiani, quella che ha luogo ogni mese, sempre che le circostanze lo
permettano. È questo ritmo mensile che, nel suo discorso dell’ottobre 1986
a Paray-Ie-Monial, il Papa Giovanni Paolo II ha voluto favorire (Insegnamenti
di Giovanni Paolo II
, IX, 2, pp. 828-835). Questa è la frequenza che si
diffuse largamente nel XIX secolo, nel contesto della comunione del primo venerdì
del mese.

Non si vede, in effetti, come si potrebbe definire frequente una confessione meno
che mensile, almeno in generale. Inversamente, questo ritmo mensile non impedisce
minimamente di consigliare, come vedremo, una maggiore frequenza in casi particolari.



Francesco di Sales alla sua «Filotea»: «Confessatevi umil mente
ogni otto giorni»



«Nostro Signore ha lasciato alla sua Chiesa il sacramento della penitenza e
della confessione affinché in esso ci lavassimo di tutte le nostre brutture,
tutte le volte e quante volte noi ne fossimo sporcati… L’anima che ha acconsentito
al peccato deve avere orrore di se stessa e ripulirsi al più presto, per il
rispetto che essa deve portare agli occhi della sua divina Maestà che la guarda…
Confessatevi umilmente e devotamente ogni otto giorni. In questo solo atto di confessione,
voi eserciterete più virtù che in nessun altro» (Introduzione
alla vita devota
, II, 19).

Il Dottore francese suggerisce tanto più facilmente questa confessione settimanale
in quanto egli l’associa alla nuova gradazione della virtù di umiltà
che egli ha, se non scoperta, per lo meno propagata: l’amore per la propria abiezione.

«II peccato è ignominioso solo quando lo commettiamo, ma una volta convertito
in penitenza e confessione, esso è onorevole e salutare. La contrizione e
la confessione sono così belle e di un così buon profumo che esse concellano
la bruttezza e dissipano il fetore del peccato… Se siamo abbastanza umili, il nostro
peccato ci dispiacerà infinitamente perché Dio ne è offeso,
ma l’accusare il nostro peccato sarà per noi dolce e piacevole perché
Dio ne viene onorato: questo è per noi una specie di sollievo come quando
raccontiamo al medico ciò che ci tormenta».

Meravigliosa profondità psicologica e spirituale: il peccato per e nella confessione
(particolarmente frequente) diventa «salutare», al punto che la sua accusa,
con la spinta dei doni dello Spirito, si muta in sollievo, il che significa che il
penitente, liberato dal peso delle sue colpe, prova – grazie al sacramento della
Penitenza – la levità del giogo di Gesù Cristo.

Questa confessione settimanale, Francesco di Sales la raccomanda a una cristiana
desiderosa, grazie a lui, di perfezione. Come dire che egli la raccomanda potenzialmente
a tutti e a tutte, poiché il confessore deve condurre ogni penitente esattamente
al desiderio della perfezione. Nella misura in cui il battezzato prende coscienza
di questa chiamata, sarà progressivamente portato a desiderare la confessione
di ogni settimana (quando essa sarà possibile).

Bonaventura, Ignazio di Loyola, Francesco di Sales: un Italiano, un Basco spagnolo,
e un Francese savoiardo, anche nella diversità dei loro caratteri e dei loro
carismi, attraverso la varietà delle loro opzioni concrete riguardo alla frequenza
della confessione, ci mostrano fino a qual punto anche l’appello divino possa essere
inteso in modo diverso nel tempo e nello spazio. È cosi che si unifica nella
fedeltà alle tanto diverse ispirazioni dello stesso e unico Spirito, la molteplicità
dei suoi doni.





Testo tratto
da Bertrand de Margerie S.J., Comunione quotidiana e confessione frequente,
Roma: ADP, 1989, pp. 96-98.