Del valore e dell’eccellenza dell’orazione

Esercizio di perfezione e di cristiane virtù
composto dal padre Alfonso Rodriguez S.J.

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TRATTATO V. DELL'ORAZIONE

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CAPO I. Del valore e dell'eccellenza dell'orazione

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1. Gli angeli presentano a Dio le nostre orazioni.
2. Eccellenza dell'orazione.
3. L'orazione è conversazione con Dio.

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1. Il glorioso Apostolo ed Evangelista S. Giovanni nella sua Apocalisse (Apoc. c. 8, 3-4) dichiara bene il valore e l'eccellenza dell'orazione. Dice egli che stava l'angelo dinanzi all'altare, e teneva in mano un incensiere d'oro, e gli fu data una gran quantità d'incenso, che erano le orazioni dei Santi, acciocché le offrisse nell'altare d'oro che stava dinanzi al trono di Dio; e che il fumo dell'incenso dalla mano dell'angelo salì in alto verso la maestà del medesimo Dio. S. Giovanni Crisostomo (S. CHRYS. Opus imperf. in Matth. hom. 13), trattando di questa visione, dice: In questa vedrete quanto alta e preziosa cosa sia l'orazione; poiché essa sola nella divina Scrittura viene comparata al timiama, che era una composizione d'incenso e di altri fragrantissimi odori. Perché, come l’odore del timiama ben composto diletta grandemente, così l'orazione fatta come si deve è molto soave e grata a Dio, e rallegra e ricrea gli angeli e tutti quei cittadini del cielo. Di maniera tale che S. Giovanni dice, che tendono nelle loro mani certi vasetti d'oro pieni di meravigliosi odori, che sono le orazioni dei Santi, ai quali vanno del continuo appressando il purissimo loro odorato (così spiegandosi in quel modo col quale di qua ci possiamo noi spiegare) per godere di questo soavissimo odore. «Avendo ognuno di loro nappi d'oro pieni di materie odorifere, che sono le Orazioni dei Santi» (Apoc. 5, 8).

2. S. Agostino trattando dell'orazione dice: «Che cosa vi è di più eccellente dell'orazione? che cosa di più utile? che cosa di più dolce e soave? che cosa più alta e sublime in tutta la nostra religione cristiana?» (S. AUG. Tract. de orat., et elem.). Lo stesso dice S. Gregorio Nisseno: «Niuna delle cose che si praticano in questa vita e sono tenute in pregio, supera l'orazione» (GREG. NISS. De orat. domino orat. 1). S. Bernardo (S. BERN. Serm. 7 Sup. Cant. n. 4) dice che sebbene è cosa certa che gli angeli assistono molto ordinariamente ai servi di Dio colla loro presenza invisibile, per liberarli dagli inganni e dalle insidie del nemico e per innalzare i loro desideri a servir Dio con maggior fervore; nondimeno questi spiriti angelici ci assistono maggiormente quando ci occupiamo in far orazione. E apporta a questo proposito molti luoghi della sacra Scrittura, come quello del Salmista: «Al cospetto degli angeli canterò inni a te» (Ps. 137, 2); e quell'altro: «Precedettero i principi uniti ai cantori in mezzo alle fanciulle che suonavano i timpani» (Ps. 67, 26), e lo spiega similmente degli angeli che si uniscono con quei che fanno orazione: e quel che disse l'angelo a Tobia: «Quando pregavi con lagrime, io offrii la tua orazione a Dio» (Tob. 12, 12). Nello stesso punto che l'orazione esce dalla bocca di colui che ora, gli angeli che sono presenti la portano e l'offrono a Dio. Lo stesso dice S. Ilario (S. HILAR. Comm. in Matth. c. 18, n. 5).

Di maniera che quando stiamo in orazione siamo circondati da angeli, e in mezzo di angeli, e stiamo facendo ufficio da angeli, esercitando ci in quel che avremo da fare eternamente in cielo, lodando e benedicendo il Signore; e per questo siamo particolarmente favoriti e amati dagli angeli, come quelli che siamo ed abbiamo da essere compagni loro, riempiendo quelle sedi dei loro compagni, che col cadere lasciarono vuote.

3. S. Giovanni Crisostomo (S. Io. CHRYS. ap. S. Thom. 2-2, q. 83, a. 2, ad 3; Implic. in orat. de precat. et in hom. 30 in Gen. n. 5-6) trattando dell'eccellenza dell'orazione e volendo dire cose grondi di essa, dice che una delle sue maggiori grandezze che gli occorre di dire è, che chiunque fa orazione tratta e parla con Dio. «Considera l'altezza, la dignità e la gloria, alla quale ti ha innalzato il Signore, che tu possa trattare e conversare con lui, tener ragionamenti e colloqui con Gesù Cristo, desiderare quello che vuoi, e domandargli ciò che desideri». Non v'è lingua, dice, che sia bastante a dichiarare di quanta dignità ed altezza sia questo conversare e trattare famigliarmente con Dio, e di quanta utilità per noi altri. Perché se da quelli che di qua conversano ordinariamente con uomini prudenti e savi si sente in poco tempo frutto notabile e si conosce che hanno molto approfittato nella prudenza e nella sapienza; e a quelli che trattano coi buoni s'attacca la virtù ed il bene; onde dice il proverbio: tratta coi buoni, e sarai uno di essi; che sarà di quelli che trattano e conversano spesso con Dio? «Accostatevi a lui e sarete illuminati», dice il reale profeta (Ps. 33, 5). Che lume e cognizione, che beni e utilità riceveranno da una tale conversazione! E così S. Giovanni Crisostomo (S. Io. CHRYS. Expos. in Ps. 7, n. 15; et orat. 2 de precat.) dice che non vi è cosa che tanto ci faccia crescere nella virtù, quanto l'orazione frequente e il trattare e conversare spesso con Dio; perché con questo il cuore dell'uomo diventa generoso e sprezzatore delle cose del mondo, s'innalza sopra tutte esse, s'unisce e in certo modo si trasforma in Dio, e così si fa spirituale e santo.