Un’altra ragione per cui ci importa tener conto delle cose piccole

Esercizio di perfezione e di cristiane virtù
composto dal padre Alfonso Rodriguez S.J.
TRATTATO PRIMO. Della stima, e desiderio, e affezione, che dobbiamo avere a quel, che concerne il nostro profitto spirituale, e d’alcune cose, che a quest’effetto ci aiuteranno

CAPO X. Di un’altra ragione principale, per la quale c’importa grandemente il far conto delle cose piccole.

1. Grazia sufficiente e grazia efficace.
2. Questa è data a chi è liberale con Dio.
3. Chi sarà tale?
4. Come un peccato possa essere castigo di un altro peccato.
5. Modo di meritare gli aiuti speciali di Dio.
6. Fedele nel poco, fedele anche nel molto.

 

1. Importa anche grandemente il far conto delle cose piccole per un’altra ragione molto principale, ed è che, se noi siamo trascurati e negligenti nelle cose piccole e facciamo poco conto di esse, abbiamo molto da temere che per questo Dio non ci neghi i suoi particolari e speciali aiuti e grazie, sì per resistere alle tentazioni e per non cadere in peccato, come per acquistar la virtù e perfezione che desideriamo; e che quindi non veniamo a cadere in un gran male.

Per meglio intender questo, bisogna presupporre una molto buona teologia, che c’insegna l’Apostolo S. Paolo, scrivendo a quei di Corinto, che Dio Nostro Signore non nega mai ad alcuno l’aiuto e soccorso soprannaturale, che è necessario e sufficiente, acciocché, volendo egli, non sia vinto dalla tentazione, ma possa resistere e restar vittorioso. «Fedele è Dio, il quale non permetterà che voi siate tentati oltre il vostro potere, ma darà colla tentazione lo scampo, affinché la possiate sostenere » (I Cor 10, 13). È fedele Dio, dice l’Apostolo, e potete star ben sicuri che egli non permetterà mai che siate tentati più di quello che potete sopportare; e se vi aggiungerà maggiori travagli e verranno maggiori tentazioni, aggiungerà anche maggior aiuto e favore, acciocché ne possiate uscire non solo senza nocumento, ma con molta utilità e vantaggio.

Vi è però un altro aiuto e soccorso di Dio più speciale e particolare, senza il quale potrebbe bensì uno resistere e vincere la tentazione, se si valesse, come deve, del primo aiuto soprannaturale di Dio, che è più generale; ma molte volte non resisterà uno alla tentazione con quel primo aiuto, se Dio non gli dà quest’altro più particolare e speciale. E questo non perché egli non possa, ma perché non vuole; ché se volesse, potrebbe bene con quel primo aiuto resistere; poiché è sufficiente per tal effetto, se egli se ne valesse come deve. E così allora il cadere e l’esser vinto dalla tentazione sarà per colpa sua, perché cadrà di sua propria volontà; e se Dio gli desse allora quest’altro aiuto speciale, non cadrebbe.

2. Ora, venendo al nostro punto, questo secondo aiuto e soccorso speciale, sovrabbondante ed efficace, non viene dato da Dio a tutti, né tutte le volte; perché è liberalità e grazia sua particolarissima: e così Dio lo darà a chi piace a lui, lo darà a quelli che saranno liberali con lui, secondo quel detto del Profeta: «Col santo tu sarai santo e con l’uomo innocente sarai innocente e con l’eletto sarai eletto e col doppio ti farai tortuoso» (Ps. 17, 25-26). E un’altra versione dice: «Col benigno tu sarai benigno, col liberale sarai liberale», che è quello appunto che il nostro Santo Padre ci pose nelle Regole dicendo: «Quanto più alcuno si stringerà con Dio, e più liberale si mostrerà verso la somma sua Maestà, tanto lo troverà seco più liberale, ed egli di giorno in giorno sarà più disposto a ricevere da lui maggiore abbondanza di grazie e doni spirituali» (Const. pars 3, c. 1, n. 22; Summ. 19; Epit. 176). Ed è la dottrina di S. Gregorio Nazianzeno e d’altri Santi (S. GREG. NAZ. Orat. 14, de paup. amore, n. 5; S. MACAR. AEGYPT. Hom. 29, n. 4 seggL. c. v. 34, col. 718-19Monast. c. 1, n. 4Molto bene inferisce il Santo quel che quindi abbiamo noi altri da cavare, che è lo star tanto avvertiti e vigilanti negli esercizi spirituali e in tutte le nostre operazioni, che in nessuna cosa la coscienza ci rimorda.)..

3. Che cosa sia esser uno liberale con Dio s’intenderà bene con quello che è l’essere liberale cogli uomini. Esser uno liberale con un altro è dargli, non quello che gli deve ed è obbligato di dargli, ma più di quello che gli deve e più dell’obbligo suo: questa è liberalità, non quell’altra, la quale è giustizia e obbligazione. Or nello stesso modo chi procede con molta diligenza e sollecitudine per piacere a Dio, non solo nelle cose d’obbligo, ma anche in quelle di supererogazione e di perfezione, e non solo nelle maggiori, ma anche nelle minori, cotesto è liberale con Dio. E con questi, i quali in così fatta maniera sono con lui liberali, Dio è anche molto liberale, e questi sono i favoriti da lui, e quelli a cui egli fa le sue grazie. A questi dà non solo quegli aiuti generali, che bastano per resistere alle tentazioni e vincerle, ma ancora gli speciali, sovrabbondanti ed efficaci, coi quali in nessun modo cadranno nella tentazione. Ma se tu non sei liberale con Dio, come vuoi che Dio sia liberale con te? Se sei scarso con Dio, meriti che Dio ancora sia scarso con te. Se tu sei tanto meschino e dappoco, che vai scandagliando e come misurando col compasso se sei obbligato, o no; se questa cosa obbliga, o non obbliga sotto peccato; e se arriva a mortale, o solo a veniale; questo è essere scarso con Dio. Poiché non gli vuoi tu dare più di quello che sei assolutamente obbligato a dargli, e forse anche in questo manchi; Iddio sarà anch’egli scarso con te, e non ti darà se non quello che è obbligato per la sua parola, cioè gli aiuti generali e necessari, che dà a tutti, i quali sono bastanti e sufficienti per poter resistere alle tentazioni e per non cadere in esse. Puoi dunque con molta ragione temere che non sia per darti quell’aiuto speciale, sovrabbondante ed efficace, che egli è solito di dare a quelli che sono liberali con lui; e che così tu venga ad esser vinto dalla tentazione e a cadere in peccato.

4. E questo è quello che comunemente dicono i teologi e i Santi, che un peccato suol esser pena di un altro peccato. Il che si ha da intendere in questa maniera; perché la persona, per quel primo peccato, ha demeritato questo aiuto speciale e particolare di Dio, in pena del suo peccato, e si è resa indegna di esso; e così è venuta a cadere in un altro peccato. E lo stesso dicono dei peccati veniali; ed ancora (che è qualche cosa di più) dei difetti e negligenze, e delle trascuraggini con cui uno vive. Perciò dicono ancora che uno può demeritare e rendersi indegno di quell’aiuto speciale ed efficace di Dio, col quale avrebbe perseverato e vinta la tentazione; e senza esso sarà vinto e cadrà in peccato. E in questo modo spiegano alcuni Santi quelle parole del Savio: «Chi disprezza le piccole cose, a poco a poco andrà in rovina» (Eccli, 19, 1). Per sprezzare uno le cose piccole e far poco conto di esse va demeritando quell’aiuto speciale di Dio, e si va facendo indegno di esso; e così viene a cadere nelle grandi. E nello stesso modo spiegano quel passo dell’Apocalisse: «Poiché sei tiepido, comincerò a rigettarti dalla mia bocca» (Apoc. 3, 16). Iddio non ha ancora scacciato da sé affatto il tiepido, ma ha già cominciato a scacciarlo; perché per quella lentezza colla quale procede e per quegli errori che commette avvertentemente va demeritando quell’aiuto speciale ed efficace, senza il quale cadrà, e Dio finirà di scacciarlo da sé. Consideriamo dunque quanta ragione abbiamo di temere che veniamo a demeritare e a renderci indegni di quest’aiuto speciale di Dio per la nostra tiepidezza e lentezza. Quante volte ci sentiamo agitati dalle tentazioni e in gran pericolo di cadere, e bene spesso ci troviamo in dubbio, se apposta ci siamo trattenuti, o no; se abbiamo, o no, consentito; se quella cosa arrivò a peccato, o no! Oh quanto ci gioverebbe in queste circostanze e in queste strette l’essere stati liberali con Dio e l’esserci resi degni di quell’aiuto speciale e liberale, col quale saremo ben sicuri di restar sempre in piedi, e senza il quale ci vedremo in gran pericolo di cadere, e forse resteremo vinti!

5. S. Giovanni Crisostomo propone questo mezzo come molto principale per vincere le tentazioni. Va egli parlando del demonio nostro nemico e della continua guerra che ci fa, e dice: «Noi abbiamo un nemico perpetuo e che è infiammato d’un odio implacabile contro di noi, e perciò abbiamo bisogno di grande vigilanza». Il che vale a dire: Sapete bene, fratelli miei, che nel demonio abbiamo un perpetuo nemico, il quale ci sta sempre facendo guerra, perché mai non dorme né si riposa, né mai v’è tregua con questo tiranno; onde ci bisogna star sempre molto preparati, solleciti e vigilanti, per non esser vinti da lui. Or come ci prepareremo noi bene per non esser vinti, anzi per vincere e superar sempre questo traditore? Sapete come? Ci dice lo stesso S. Giovanni Crisostomo: «Noi non vinceremo altrimenti, se non col procurarci il divino aiuto col miglior metodo di vita» (S. Io. CHRYS. Hom. 60 in Gen. n. 3). L’unico mezzo per arrivare a questo sarà l’esserci prima presso Dio fatto merito per questo speciale suo aiuto colla nostra buona vita. In questa maniera vinceremo sempre, e non altrimenti. Notinsi bene queste parole. Lo stesso avverte S. Basilio colle parole seguenti: «Chi desidera essere aiutato dal Signore, non lascia mai di fare quanto può dal canto suo; e chi fa questo, non è mai abbandonato dal divino favore: perciò abbiamo da aver molta cura che in nessuna cosa ci rimorda la coscienza» (S. BASIL. const. ).

6. Dal che chiaramente si vede quanto importi il far molto conto delle cose piccole, se piccole si possono chiamar quelle cose, che tanto bene ci possono apportare, e per la noncuranza delle quali tanto male ci può venire. Perciò disse il Savio: «Chi teme Dio, niuna cosa trascura» (Eccle. 7, 19), niuna ne sprezza, per minima che sia; sì perché sa molto bene che dalle cose minori viene la persona a cadere a poco a poco nelle maggiori; sì perché teme che, se egli lascia di esser liberale con Dio in queste cose, lasci anche Dio d’esser liberale con lui.

 

Per conclusione dico, che questa è una cosa di tanta conseguenza e della quale abbiamo da far tanto conto, che possiamo tenere per regola generale che, finché uno stimerà le cose piccole e minute, camminerà bene e il Signore gli farà le sue grazie; e pel contrario, quando non farà conto di esse, camminerà su l’orlo di grandi pericoli: perché suole per questa parte entrar tutto il male nel religioso. E bene ce lo manifestò Cristo nostro Redentore quando disse: «Chi è fedele nel poco, è anche fedele nel molto: e chi è infedele nel poco, è anche infedele nel molto» (Luc. 16, 10). E così quando uno vorrà vedere come cammini il negozio del suo profitto (essendo conveniente che molte volte facciamo sopra ciò riflessione), vada esaminandosi sopra di questo, e vada considerando se fa conto delle cose piccole, o se gli va entrando nel cuore la libertà per stimarle poco. E se trova che non fa più stima di certe piccole cose, né gli rimorde la coscienza come prima quando manca circa di esse, procuri di rimediarvi con ogni diligenza. Il demonio, dice lo stesso S. Basilio (S. BASIL. Serm. de renunc. saeculi etc. n. 3), quando vede che non ci può far uscire dalla religione, procura a tutto suo potere di persuaderci che non ci diamo alla perfezione e che non facciamo conto delle cose piccole, ingannandoci con una vana sicurezza, che non per questo si perde Dio. Ma noi altri per contrario abbiamo da procurare che, come non ci può cavare dalla religione, così né anche c’impedisca la perfezione; dandoci ad essa con tutte le forze nostre, facendo appunto molto conto delle cose piccole.