QUAE UTILITAS IN SANGUINE MEO?

QUAE
UTILITAS IN SANGUINE MEO?

(Ps
30,10: quale utilità dal mio sangue?)

Introduzione a

«I MARTIRI DEL XX SECOLO»





Perché
una sezione del sito con questo titolo? Queste pagine vogliono essere una sorta di
“composizione di luogo” e “applicazione dei sensi” per la meditazione
del
par.
37 della lettera apostolica TERTIO MILLENNIO ADVENIENTE
di Giovanni Paolo II.

Nessun secolo
ha visto tanti martiri come il XX secolo, e, se il sangue dei martiri é il
seme dei dei Cristiani, anche su questo fiume di sangue sparso per la fede si fonda
la speranza che il terzo millennio inizi come epoca di particolare grazia (
il trionfo del Cuore Immacolato di Maria).

Ma niente è
scontato o automatico: la grazia di Dio deve essere accettata da libere volontà
umane, per cui, se gli uomini continuano a peccare e
se mancano anime che si offrono per una
generosa opera di riparazione
,
il Regno di Maria potrebbe giungere in ritardo e
attraverso vie ancora più dolorose.

Giovanni Paolo
II concludeva l’enciclica REDEMPTORIS MATER considerando come l’umanità (particolarmente
qualla della nostra epoca) è in bilico tra il cadere e il risorgere (“È
una svolta incessante e continua tra il cadere e il risollevarsi, tra l’uomo del
peccato e l’uomo della grazia e della giustizia. La liturgia, specie nell’Avvento,
si colloca al punto nevralgico di questa svolta e ne tocca l’incessante «oggi
e ora», mentre esclama: «Soccorri il tuo popolo, che cade, ma pur sempre
anela a risorgere»! Queste parole si riferiscono ad ogni uomo, alle comunità,
alle nazioni e ai popoli, alle generazioni e alle epoche della storia umana, alla
nostra epoca, a questi anni del Millennio che volge al termine: «Soccorri,
sì soccorri il tuo popolo che cade» !”-
par. 57, grassetto redazionale).

Proprio perché,
se e’ certa la vittoria finale, non si sa come ci si arriva, e perché il sangue
dei martiri del XX secolo non sia vanificato dai nostri peccati, “Mentre con
tutta l’umanità si avvicina al confine tra i due millenni, la Chiesa, da parte
sua, con tutta la comunità dei credenti e in unione con ogni uomo di buona
volontà, raccoglie la grande sfida contenuta nelle parole dell’antifona sul
«popolo che cade, ma pur anela a risorgere» e si rivolge congiuntamente
al Redentore ed a sua Madre con l’invocazione: «Soccorri»” (
Red. Mater,
57
).



Queste pagine ci aiutino, per l’intercessione di Maria SS. Regina di tutti i Martiri,
a rispondere con generosità all’appello di Gesù Cristo: convertitevi
e credete al Vangelo… andate ammaestrate tutte le genti, battezzandole nel nome
del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo… la nuova evangelizzazione!

Il
cielo attende la nostra risposta!






TERTIO MILLENNIO ADVENIENTE

37. La
Chiesa del primo millennio nacque dal sangue dei martiri: «’Sanguis martyrum
– semen christianorum’» (
21). Gli eventi
storici legati alla figura di Costantino il Grande non avrebbero mai potuto garantire
uno sviluppo della Chiesa quale si verificò nel primo millennio, se non fosse
stato per quella ‘seminagione di martiri e per quel patrimonio di santità
che caratterizzarono le prime generazioni cristiane’. Al termine del secondo millennio,
‘la Chiesa è diventata nuovamente Chiesa di martiri’. Le persecuzioni nei
riguardi dei credenti ­ sacerdoti, religiosi e laici ­ hanno operato
una grande semina di martiri in varie parti del mondo. La testimonianza resa a Cristo
sino allo spargimento del sangue è divenuta patrimonio comune di cattolici,
ortodossi, anglicani e protestanti, come rilevava già Paolo VI nella omelia
per la canonizzazione dei martiri ugandesi (
22). ‘È una testimonianza da non dimenticare’.
La Chiesa dei primi secoli, pur incontrando notevoli difficoltà organizzative,
si è adoperata per fissare in appositi martirologi la testimonianza dei martiri.
Tali martirologi sono stati aggiornati costantemente attraverso i secoli, e nell’albo
dei santi e dei beati della Chiesa sono entrati non soltanto coloro che hanno versato
il sangue per Cristo, ma anche maestri della fede, missionari, confessori, vescovi,
presbiteri, vergini, coniugi, vedove, figli. ‘Nel nostro secolo sono ritornati i
martiri, spesso sconosciuti, quasi «militi ignoti» della grande causa
di Dio’. Per quanto è possibile non devono andare perdute nella Chiesa le
loro testimonianze. Come è stato suggerito nel Concistoro, ‘occorre che le
Chiese locali facciano di tutto per non lasciar perire la memoria di quanti hanno
subito il martirio’, raccogliendo la necessaria documentazione. Ciò non potrà
non avere anche un respiro ed una eloquenza ecumenica. ‘L’ecumenismo dei santi’,
dei martiri, è forse il più convincente. La ‘communio sanctorum’ parla
con voce più alta dei fattori di divisione. Il ‘martyrologium’ dei primi secoli
costituì la base del culto dei santi. Proclamando e venerando la santità
dei suoi figli e figlie, la Chiesa rendeva sommo onore a Dio stesso; nei martiri
venerava il Cristo, che era all’origine del loro martirio e della loro santità.
Si è sviluppata successivamente la prassi della canonizzazione, che tuttora
perdura nella Chiesa cattolica e in quelle ortodosse. In questi anni si sono moltiplicate
le canonizzazioni e le beatificazioni. Esse manifestano ‘la vivacità delle
Chiese locali’, molto più numerose oggi che nei primi secoli e nel primo millennio.
Il più grande omaggio, che tutte le Chiese renderanno a Cristo alla soglia
del terzo millennio, sarà la dimostrazione dell’onnipotente presenza del Redentore
mediante i frutti di fede, di speranza e di carità in uomini e donne di tante
lingue e razze, che hanno seguito Cristo nelle varie forme della vocazione cristiana.
Sarà compito della Sede Apostolica, nella prospettiva del terzo Millennio,
‘aggiornare i martirologi’ per la Chiesa universale, prestando grande attenzione
alla santità di quanti ‘anche nel nostro tempo’ sono vissuti pienamente nella
verità di Cristo. In special modo ci si dovrà adoperare per il riconoscimento
dell’eroicità delle virtù di uomini e di donne che hanno realizzato
la loro vocazione cristiana ‘nel Matrimonio’: convinti come siamo che anche in tale
stato non mancano frutti di santità, sentiamo il bisogno di trovare le vie
più opportune per verificarli e proporli a tutta la Chiesa a modello e sprone
degli altri sposi cristiani.

21
Tertulliano, Apol., 50, 13: CCL I,171.

22
Cfr. AAS 56 (1964), 906.







REDEMPTORIS MATER

52. Nelle
parole di questa antifona liturgica è espressa anche la verità della
«grande svolta», che è determinata per l’uomo dal mistero dell’incarnazione.
È una svolta che appartiene a tutta la sua storia, da quell’inizio che ci
è rivelato nei primi capitoli della Genesi fino al termine ultimo, nella prospettiva
della fine del mondo di cui Gesù non ci ha rivelato «né il giorno
né l’ora» (Mt25,13). È una svolta incessante e continua tra il
cadere e il risollevarsi, tra l’uomo del peccato e l’uomo della grazia e della giustizia.
La liturgia, specie nell’Avvento, si colloca al punto nevralgico di questa svolta
e ne tocca l’incessante «oggi e ora», mentre esclama: «Soccorri
il tuo popolo, che cade, ma pur sempre anela a risorgere»! Queste parole si
riferiscono ad ogni uomo, alle comunità, alle nazioni e ai popoli, alle generazioni
e alle epoche della storia umana, alla nostra epoca, a questi anni del Millennio
che volge al termine: «Soccorri, sì soccorri il tuo popolo che cade»
! Questa è l’invocazione rivolta a Maria, «alma Madre del Redentore»,
è l’invocazione rivolta a Cristo, che per mezzo di Maria è entrato
nella storia dell’umanità. Di anno in anno, l’antifona si innalza a Maria,
rievocando il momento in cui si è compiuta questa essenziale svolta storica,
che perdura irreversibilmente: la svolta tra il «cadere» e il «risorgere».
L’umanità ha fatto mirabili scoperte e ha raggiunto risultati portentosi nel
campo della scienza e della tecnica, ha compiuto grandi opere sulla via del progresso
e della civiltà, e nei tempi recenti si direbbe che è riuscita ad accelerare
il corso della storia; ma la svolta fondamentale, la svolta che si può dire
«originale», accompagna sempre il cammino dell’uomo e, attraverso le
diverse vicende storiche, accompagna tutti e ciascuno. È la svolta tra il
«cadere» e il «risorgere», tra la morte e la vita. Essa è
anche una incessante sfida alle coscienze umane, una sfida a tutta la coscienza storica
dell’uomo: la sfida a seguire la via del «non cadere» nei modi sempre
antichi e sempre nuovi, e del «risorgere», se è caduto. Mentre
con tutta l’umanità si avvicina al confine tra i due millenni, la Chiesa,
da parte sua, con tutta la comunità dei credenti e in unione con ogni uomo
di buona volontà, raccoglie la grande sfida contenuta nelle parole dell’antifona
sul «popolo che cade, ma pur anela a risorgere» e si rivolge congiuntamente
al Redentore ed a sua Madre con l’invocazione: «Soccorri». Essa, infatti,
vede–e lo attesta questa preghiera –la Beata Madre di Dio nel mistero salvifico
di Cristo e nel suo proprio mistero; la vede profondamente radicata nella storia
dell’umanità, nell’eterna vocazione dell’uomo, secondo il disegno provvidenziale
che Dio ha per lui eternamente predisposto; la vede maturamente presente e partecipe
nei molteplici e complessi problemi che accompagnano oggi la vita dei singoli, delle
famiglie e delle nazioni; la vede soccorritrice del popolo cristiano nell’incessante
lotta tra il bene e il male, perché «non cada» o, caduto, «risorga».
Auspico fervidamente che anche le riflessioni, contenute nella presente Enciclica,
giovino a! rinnovamento di questa visione nel cuore di tutti i credenti.



SANGUIS MARTYRUM SEMEN CHRISTIANORUM