MODO DI UDIRE LA SANTA MESSA

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MODO
DI UDIRE LA SANTA MESSA

(di S. Alfonso M. De’ Liguori)















Nella
Messa si fa quella stessa azione che si fece sul Calvario; se non che allora si sparse
il Sangue di Gesù Cristo realmente, sull’altare invece misticamente; ma nella
stessa Messa ci si applicano in particolare i meriti della Passione di Gesù.

Per sentire, dunque, con gran frutto la santa Messa, bisogna attendere ai fini, per
cui ella fu istituita, cioè:



I. Per onorare Dio.

II. Per ringraziarlo dei benefizi.

III. Per soddisfare i nostri peccati.

IV. Per ottenere le grazie.

Offerta
della santa Messa

Eterno
Padre, in questo sacrificio io vi offerisco il vostro Figlio Gesù con tutti
i meriti della sua passione: -1. In onore della vostra maestà; 2. In ringraziamento
dei benefici a me fatti e che spero di ricevere per tutta l’eternità; 3. In
soddisfazione delle colpe mie e di tutti i vivi e defunti; 4. Per ottenere la salute
eterna e tutte le grazie necessarie per salvarmi.

MODO
DI UDIRE LA SANTA MESSA




Al principio della Messa quando inchinasi il Sacerdote a piè dell’altare

Ecco,
anima mia, il tuo Gesù néll’orto dei Getsemani, ove dà Egli
principio alla sua amara passione. Vedilo; Ei si ritira in luogo solitario, e prostrato
con la faccia in terra, prega il suo divin Padre, acciò l’assista in quel
penoso conflitto. Al vedersi in quest’ora schierati ad uno ad uno i tormenti della
vicina sua morte s’attrista, sviene e suda sangue. Oh! Il gran male ch’io ho fatto
peccando contro di voi, o mio Signore e mio Dio! Conosco le mie colpe e le ho innanzi
agli occhi per inorridirmi, piangere e soddisfarvi. Le confesso avanti a voi ed a
tutta la corte del Cielo. Siatemi pietoso, onnipotente Iddio, e perdonatemi, assolvetemi
e salvatemi. Il sangue del vostro divin Figliuolo così addolorato parli per
me.

Quando
il Sacerdote ascende l’Altare

Ari;ma
mia, il tuo Gesù è tradito, miralo preso in mezzo dai soldati e legato
barbaramente. Ei soffre e tace. Guarda come va condotto a Gerusalemme e là
menato fra mille vituperi e pene. Osserva a qual prezzo ha soddisfatto per la tua
superbia, per le tue colpe; a qual prezzo ti ha meritata la grazia, onde renderti
santa. Ne hai tu approfittato?

Dall’Epistola
al Vangelo

Gesù
entra in Gerusalemme. Vedilo, anima mia, non però applaudito e riconosciuto
per Re; ma guardato per un malfattore, è ricevuto con risa e villanie Quanto
è mai variabile il sentimento degli uomini! Dall’allegrezza passano al furore,
dalle lodi alle contumelie, dagli ossequi agli obbrobri. E tu, anima mia, confiderai
negli uomini? Impara a non stimare i loro giudizi… ma fissa di nuovo lo sguardo,
ed osserva il tuo Gesù che è trascinato con funi e condotto per quegli
infami tribunali dov’Ei viene accusato e deriso, pesto e abbandonato. Che belle lezioni
di silenzio e di perdono, di pazienza e di mortificazione Egli mai ti dà.
Le intendi, anima mia? E quando le imparerai tu, anima delicata e vile? E quando
con volontarie pene, o almeno con virtuosa sofferenza degli incomodi della vita castigherai,
siccome devi, l’insolente e peccatrice tua carne? Sempre peccati e non mai penitenza?
Sempre offese a Dio, e non mai soddisfazione?… Eterno Padre, eccomi pronto a soffrire
tutti i castighi, ad incontrare ogni dolore alla vista delle mie colpe, e occupato
sempre nel pensiero del mio peccato. «Non mi abbandonate, mio Dio, non vi allontanate
da me» (Sal. 37).

Dall’
«Offertorio» sino al «Sanctus»

Ecco
il mio Gesù legato alla colonna, dove viene flagellato barbaramente, e coronato
di spine. Chi può vederlo, e non piangere di tenerezza? O Angeli dei Cielo,
venite e vedete il Re della gloria come Egli sta strettamente legato, tutto coperto
di piaghe e col capo trafitto! Se non vi è permesso di liberarlo da tante
pene, almeno venite meco a piangere di compassione… Eterno Padre, accogliete quest’Ostia
immacolata in ringraziamento delle vostre infinite misericordie onde mi avete ricolmato,
ed in espiazione di tante colpe che io ho commesso contro di voi. Signore, abbiate
pietà di me, provvedete alle mie necessità, e specialmente concedetemi
la grazia finale. Sono indegno, è vero, di pregarvi dopo che io stesso con
tanti cattivi consensi il venerando capo del mio Gesù ho coronato di spine:
ma io vi presento, o divin Padre, i suoi meriti; e le aperte sue piaghe gridano per
me: chiedono pietà, chiedono perdono.

Dal
«Sanctus» sino all’ «Elevazione»

Su via,
anima mia, muoviti a pietà del tuo Signore; non vedi con che dolce affetto
abbraccia Gesù la croce da tanto tempo desiderata? Quanto pesante gliela rendesti
tu coi tuoi peccati! Ammira il suo affetto, e ringrazialo. Impara ancor tu ad abbracciar
la croce con tale affetto. Non ti atterrisca il peso, non. i giudizi degli uomini,
non la confusione: se soffri con Gesù, con lui ancor regnerai… Segui, anima
mia, il tuo Gesù condotto al Calvario.

Oh! spettacolo orrendo! oh! doloroso viaggio! il mio Gesù condotto alla morte
come un agnello al macello! O Dio, è Egli in uno stato il più lagrimevole!
Miralo tutto lacero di ferite; con quel,fascio di spine sulla testa, con quel pesante
legno sulle spalle! Vedilo come va col corpo curvo con le ginocchia tremanti grondando
sangue, e cammina con tanta pena, che par che ad ogni passo spiri l’anima. Anima
mia, e tu non lo soccorri? Va, stendi la mano, sollevalo dalle sue pene, conforta
quel cuore afflitto. Oh! Gesù mio, o mio. affannato Signore, ora conosco sempre
più il gran male che ho fatto peccando. Detesto sì le mie colpe, e
le piango amaramente. Ah, che non vi avessi mai disgustato! Quanti disprezzi, quanti
oltraggi, quanti dolori, o Gesù mio, voi soffrite per me! Mi vergogno di aver
per il passato amati così gli onori ed i piaceri, e che per essi sono arrivato
tante volte a rinunziare alla vostra grazia ed al vostro amore: me ne pento assai
e risolvo d’imitarvi, o mio buon Gesù.

*
* *

Quando
si alza l’ostia
: Dio mio, per amore di questo Figlio, perdonatemi e datemi la
santa perseveranza.

Quando si alza il calice: Per il sangue di Gesù, datemi l’amor vostro
e una santa morte.

Dall’«Elevazione»
sino al «Pater noster»

Ecco
sollevato in alto il Redentore dei mondo. Anima mia, mira il tuo Signore. Eccolo
in croce pende da quel patibolo infame e se ne sta in mezzo ai più acerbi
tormenti. Considera qui le sue pene. Ora Ei s’appoggia sulle mani, ora sui piedi,
ma dove si appoggia cresce lo spasimo. Va egli girando l’addolorato capo ora da una
parte, ora dall’altra; se l’abbandona sul petto, le mani col peso vengono più
a squarciarsi; se l’abbassa sulle spalle, le spalle vengono trafitte dalle spine;
se l’appoggia sulla croce, le spine entrano più addentro alla testa. Ah, Gesù
mio, che morte amara è questa che voi fate per me!… Quanto è mai
liberale il mio Dio verso di me! Quanto sono io avaro verso di Lui, che per tanto
sangue non spargo neppure una lagrima! Mio Gesù Crocifisso, io vi adoro su
questo trono d’ignominie e di pene; ed umiliato e intenerito mi accosto a baciare
i vostri santissimi piedi trafitti per amor mio; mi abbraccio a questa croce, in
cui fatto voi vittima d’amore, voleste sacrificarvi alla divina Giustizia: Factus
obediens usque ad mortem, mortem autem crucis.
Oh! felice obbedienza che ottenne
a noi il perdono dei peccati! E che ne sarebbe di me, o mio Signore, se voi non aveste
data la vita per me? Vi ringrazio, amor mio, e pei meriti di questa sublime obbedienza
vi prego a concedermi la grazia di obbedire in tutto a coloro che stanno in luogo
di voi, e perdonare di cuore a coloro che mi hanno offeso. Desidero di non più
disgustarvi, ma di amarvi con tutto il cuore e di amarvi per sempre.

Dal
«Pater noster» sino al «Domine non sum dignus»

Ecco
Gesù alla fine seri muore. Miralo, anima mia, come già agonizzante
sta tra gli ultimi respiri di sua vita: mira quegli occhi moribondi, la faccia impallidita,
il cuore che con languido moto va palpitando, il corpo che già si abbandona
alla morte, e quell’anima bella che già sta vicina a lasciare il lacero corpo.
Già si oscura il cielo, trema la terra, si aprono i sepolcri. Ohimè!
che orrendi segni son questi: sono segni che già muore il Fattore dei mondo.
Accostati su, anima mia, a pie’ del santo legno, su cui è morto… Accostati
e pensa ch’Egli è morto per amor tuo. Chiedi quanto vuoi al tuo morto Signore
e tutto spera. Miralo pur, su quella croce, dove tutta la sua figura spira amore
ed invita ad amarlo; il capo inchinato per darti il bacio di pace; le braccia stese
per abbracciarti; il cuore aperto ad amarti. O Salvatore del mondo, o amabilissimo
Gesù mio, io tutto mi abbandono nelle vostre mani e mi offro a voi. Ricevetemi,
Gesù mio, nel vostro cuore amoroso, ed abbiate pietà di me che sono
così freddo in amarvi. Voi medicate le piaghe dell’anima mia. Voi accendetemi
coi vostro amore; affinchè tutti i momenti che mi restano di vita io viva
per amarvi e crescere nel vostro santo amore.

Dal
«Domine non sum dignus» sino alla «Comunione»

Oh, mio
Gesù, mio Dio, unico e sommo Bene dell’anima mia, potessi anch’io avere la
bella sorte di tante anime, che piene di purità e di fede si accostano a voi
divotamente e si pascono ogni dì alla vostra mensa di Paradiso… Che vantaggio
e che consolazione per me, se a questo momento potessi anche io col fervore dei Santi,
o mio Signore, unirmi a voi, possedervi in questo Sacramento di amore ed essere da
Voi posseduto per sempre… Deh! pei vostri meriti infiniti liberate me dalle colpe
di cui mi pento sinceramente,’e fatemi degno di voi. Così non sono degno,
no, non sono degno, o Signore, che voi entriate nel mio cuore, ma dite una parola
almeno, Gesù dolcissimo, e sarà sanata l’anima mia. In voi confido,
per voi sospiro. Voi amo con tutto me stesso, Gesù, salvezza, speranza, amore,
cibo mio soavissimo.



Quando il sacerdote si comunica, si faccia la Comunione spirituale, dicendo: Gesù
mio, v’amo e vi desidero. Io v’abbraccio, né voglio più separarmi da
voi.

Dopo
la «Comunione»

Colle
vostre purissime Carni santificatemi… Col sangue vostro preziosissimo fortificatemi
… Coi meriti della vostra passione salvatemi.

O Gesù, ospite dolcissimo dell’anima mia… che vi renderò mai per
tanto bene che ora mi avete fatto? Vi amerò, vi amerò, Signore, fortezza
mia, ed osserverò i vostri comandamenti. Vi amerò, Gesù, delizia,
virtù, beatitudine mia. Vi adoro con gli Angeli e coi Serafini più
ardenti, e vi benedico e vi ringrazio e mi offro e mi sacrifico a voi pienamente
e con me tutti i miei vizi, principalmente quello che più mi domina… consumateli
nella vostra carità. Partecipatemi i vostri meriti, le vostre virtù,
principalmente quella che più mi abbisogna; toglietemi il piacere dei mondo
e delle terrene cose. Ravvivatemi nella fede e nella speranza dei beni eterni. Accendetemi
sempre più nella vostra carità. Deh! che il mio cuore sia immacolato
nell’adempimento de’vostri precetti e de’ miei doveri, sicchè nè oggi
nè mai più cada nell’ignominia dei peccato, unito costantemente alla
vostra volontà santissima, al vostro gusto, a voi, Gesù dolcissimo.
Sia così. In voi voglio vivere e morire. Ah! fossi pur adesso nella partecipazione
dei vostri più dolci misteri, nel bacio della vostra più ardente carità,
nella vostra, che imploro, santissima benedizione!

Dopo
la «Benedizione»

Eterno
divin Padre, gradite questo santo Sacrificio in attestato della mia servitù
e sommissione alla vostra adorabile Maestà, in ringraziamento delle vostre
infinite misericordie, in soddisfazione de’ miei peccati. Giovi un tanto Sacrificio
ancora a tutti i Fedeli ed alle povere Anime dei Purgatorio. O Signore, aumentate
in me le vostre grazie ai bisogni miei opportune, e non mi abbandonate. Protesto
alla presenza del Cielo e della terra che sono pronto a dare la vita, piuttosto che
offendervi, voi però siate meco, e così cammini sicuro per quella via
che a voi mi conduce. Mio Dio, aiutatemi.