L’intrepido Pastore: il Card. Joseph Mindszenty


L’intrepido
Pastore

Card. Joseph Mindszenty

1892-1975











di
Kevin Grant

(estratto
da L’ECO DELL’AMORE, n. 5, luglio 1986)






































INDICE


Introduzione


L’ascesa: cinquantasei anni


La distruzione: trentanove giorni


Il processo: tre giorni


La prigionia: otto anni


La libertà: quattro giorni


L’asilo politico: quindici anni


L’esilio: i primi tre anni


L’isolamento: l’ultimo anno


Cronologia riassuntiva



Introduzione


di
 
Werenfried
van Straten, o. prem.







Cari amici,



Nella storia della Chiesa è difficile trovare un’epoca in cui i martiri sono
stati così sistematicamente ignorati come oggi.

Ciò non
è conforme allo spirito della Chiesa. In quale modo commovente viene raccontata
nel Vangelo l’ esecuzione di San Giovanni Battista! Come sono stati accuratamente
descritti negli Atti degli Apostoli il martirio di San Stefano e la persecuzione
dei primi discepoli di Gesù! I primi cristiani erano pieni di ammirazione
e di rispetto per i loro fratelli perseguitati a causa di Cristo. La Santa Eucaristia
veniva celebrata sui loro sepolcri anche per sottolineare l’unione spirituale con
il loro sacrifico.

Di questa unione
ci sono ora solo poche tracce. Anche se la Chiesa da quasi settant’anni soffre di
una persecuzione più vasta, più raffinata e più crudele di qualsiasi
altra del passato, molti ritengono segno d’intolleranza il denunciarla. Nella nostra
epoca di falso pacifismo, dal momento che l’Occidente decadente preferisce vivere
in pace con assassini e tiranni piuttosto che con Dio, il lamento dei perseguitati
turba la quiete degli uomini d’affari e l’attività dei diplomatici. Per questo
la persecuzione religiosa viene soffocata nel silenzio.


Forse nessuno
dei nostri contemporanei ha sofferto tanto per questo scandalo come il Cardinale
Mindszenty. E’ stato condotto per una Via Crucis che finora pochi altri hanno dovuto
percorrere. Egli l’ha percorsa con fedeltà esemplare, senza odio verso i suoi
persecutori, ma anche senza cedimenti laddove il compromesso o la fuga avrebbero
potuto rendergli più facile la vita. Ha seguito fedelmente il Signore. Poiché
là dove era Cristo, doveva essere anche il Suo servo.


Lo schizzo biografico
che Kevin Grant ha tracciato in questo opuscolo, mette in evidenza come il Cardinale
Mindszenty ha sofferto non solo per l’odio dei nemici di Dio, ma anche per la durezza
di cuore di falsi fratelli e per gli errori di amici ben intenzionati. Il rimprovero
di Cristo: Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi coloro che
ti sono stati inviati vale, nel caso di Mindszenty, anche per la Chiesa di
oggi.

Egli soffrì
soprattutto per la decisione di Paolo VI, a lui incomprensibile, di dichiarare vacante
la sede arcivescovile di Esztergom nella speranza di alleviare così le sofferenze
della Chiesa perseguitata in Ungheria. Il fatto che egli non si sia ribellato a questa
decisione, ma abbia accettato la croce impostagli da colui dal quale mai se la sarebbe
aspettata, dal punto di vista della fede fu il coronamento della sua vita eroica.
Il suo destino amaro ci ricorda che tutti gli sforzi per salvare la Chiesa minacciata
rimangono sterili senza la silenziosa Via Crucis di martiri ignorati e le suppliche
di oranti sconosciuti. Da costoro la Chiesa attinge sempre nuova forza vitale. Cosi,
quel che accadde al Cardinale, si manifesterà un giorno come la vittoria della
Croce. Ecco perché il Signore lo ha permesso.

Gesù Cristo
e tutti i martiri che hanno condiviso il Suo destino, hanno preceduto il Cardinale
sulla difficile via che egli scelse liberamente. E’ la via dei santi di tuffi i tempi.
Essi sono privati dei loro diritti esattamente come il Figlio di Dio, che assunse
la condizione di servo e si fece obbediente fino alla morte di croce. Questa croce
dell’obbedienza è la legge fondamentale del cristianesimo. Il fatto che un
gigante della storia ecclesiastica come il Cardinale Mindszenty si sia sottoposto
umilmente a questa legge, è un segno di grande santità e un esempio
per tutti noi.

Possa questa biografia
farci inchinare, pieni di rispetto, di fronte ai fratelli perseguitati che più
degli altri sono tempio dello Spirito Santo, e farci ricordare l’eroico Pastore che
è già entrato nella storia della Chiesa del silenzio come martire,
e nella Chiesa della autodistruzione quale testimone scomodo. Il suo
esempio ci sia di stimolo ad una sempre maggiore generosità per la Chiesa
che soffre.













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