L’esame di coscienza (introduzione)

PRATICA

DELL’ESAME DI COSCIENZA








S.Teresa di Gesù Bambino


“Sono
stata buona, oggi? Il Signore e` contento di me?… E gli Angeli, mi voleranno intorno?”

(S.Teresina all’età di quattro anni, tutte le sere rivolgeva alla soralla
Paolina questa domanda)






INDICE
*

I
. LA STRATEGIA SPIRITUALE


Una
battaglia decisiva


La
condizione fondamentale


I
due ostacoli


La
bussola morale


L’esame
dei santi e quello dei savi


Esame
ed esami


Un
esame in cinque punti


Il
punto nevralgico


Principi
tattici della lotta spirituale


I
nemici e gli alleati


I
lenti progressi


Un
segreto: convergenza e continuità di sforzi


Criteri
direttivi


Condizioni
di vittoria


La
vittoria nel campo più vasto


La
grandezza vera delle anime


Prospettive
mistiche


Panorami
di vita spirituale


L’ideale
radioso


Esame
di coscienza prima della confessione




II. ITINERARI DI ESAME PARTICOLARE SUGLI OSTACOLI DA SUPERARE


1. SUPERBIA – AMBIZIONE – AMOR PROPRIO

pensieri
da meditare – 3 esercizi – aspirazioni

2. PRESUNZIONE – TEMERITÀ

pensieri
– 2 esercizi

3. VANITÀ – VANAGLORIA

pensieri
– 2 esercizi

4. EGOISMO

pensieri
– 4 esercizi – aspirazioni



PREGHIERA PER CHIEDERE LA SANTA
UMILTÀ


UNO SCOGLIO PERICOLOSO



5. MALINCONIA – TRISTEZZA

pensieri
– 2 esercizi – aspirazioni

6. SCORAGGIAMENTO

stimoli
alla fiducia – 4 esercizi – aspirazioni



NELLE ARIDITÀ E DESOLAZIONI



7. TIMIDITÀ – INDECISIONE

pensieri
– 2 esercizi

8. RISPETTO UMANO

stimoli
alla lotta contro il rispetto umano – 2 esercizi – aspirazioni




OSSERVAZIONE



9. IMPULSIVITÀ – IMPAZIENZA
– MALUMORE


pensieri
– 3 esercizi – aspirazioni

10. SUSCETTIBILITÀ – PERMALOSITÀ

4
esercizi

11. INVIDIA – GELOSIA – RIVALITÀ

pensieri
– 2 esercizi

12. SPIRITO DI CRITICA E DI MALDICENZA

pensieri
– 2 esercizi

13. SENSUALITÀ

pensieri
– 3 esercizi – aspirazioni

14. LA RICERCA DEL BENESSERE – VITA
COMODA


avvisi
preziosi – esercizio

15. GOLOSITÀ

pensieri
– 2 esercizi

16. RUSTICHEZZA DI MODI

considerazioni
– 2 esercizi

17. VITA DIVAGATA – DISSIPAZIONE

giudizi
da ponderare – 3 esercizi – aspirazioni

18. PIGRIZIA – INDOLENZA

pensieri
-3 esercizi – aspirazioni

19. TRASCURATEZZA – NONCURANZA

3
esercizi – aspirazioni

20. TIEPIDEZZA – MEDIOCRITÀ SPIRITUALE
– RILASSAMENTO


riflessioni
– 3 esercizi – aspirazioni



PREGHIERA PER USCIRE DALLO STATO DI
TIEPIDEZZA


AVVERTENZE


III.
ITINERARI DI ESAME PARTICOLARE SULLE VIRTÙ E BUONE ABITUDINI DA ACQUISTARE


21. LOTTA MORALE – COMBATTIMENTO SPIRITUALE

stimoli
alla lotta generosa 2 esercizi – aspirazioni

22. VIRILITÀ – CARATTERE – PERSONALITÀ

idee
da vagliare – 3 esercizi – aspirazioni

23. LABORIOSITÀ – ABNEGAZIONE
– SPIRITO DI SACRIFICIO


pensieri
– 3 esercizi – aspirazioni

24. DELICATEZZA DI COSCIENZA – PURITÀ
DI CUORE


pensieri
– 3 esercizi – aspirazioni



OBLAZIONE DI SE STESSO



25. LETIZIA SPIRITUALE

pensieri
– 2 esercizi – aspirazioni

26. GENEROSITÀ CON DIO – FERVORE

pensieri
– 2 esercizi – aspirazioni



PREGHIERA PER IMPETRARE LA PROPRIA SANTIFICAZIONE



27. RACCOGLIMENTO ESTERNO.
Esame su: CONTEGNO ESTERIORE, SILENZIO, CONVERSAZIONE, MODESTIA, CURIOSITÀ


pensieri
– 4 esercizi – aspirazioni

28. RACCOGLIMENTO INTERNO – ATTENZIONE

pensieri
– 3 esercizi



INVOCAZIONI ALLA SS. TRINITÀ



29. PRESENZA DI DIO

pensieri
-3 esercizi – aspirazioni – Atto di adorazione

30. STATO DI GRAZIA (Avvalorare lo)

considerazione
– 2 esercizi



AFFETTI VERSO DIO



31. UNIONE CON DIO – VITA INTERIORE

pensieri
– 4 esercizi – aspirazioni

32. PIETÀ PERSONALE – DEVOZIONE
RELIGIOSA


avvisi
– esercizio – aspirazioni

33. ESERCIZI SPIRITUALI

considerazioni
– pensieri – 2 esercizi

34. ATTENZIONE NELLE PREGHIERE VOCALI

pensieri
– 3 esercizi – aspirazioni

35. VITA DI ORAZIONE

pensieri
– 2 esercizi



NOTA



36. SPIRITO DI FEDE – FIDUCIA
IN DIO –
SOVRANNATURALIZZARE LA PROPRIA
VITA


convinzioni – pensieri – 4 esercizi – aspirazioni

37. UMILTÀ – SEMPLICITÀ
– MODESTIA DELL’ANIMO


pensieri
– 4 esercizi – aspirazioni

38. MORTIFICAZIONE DEI SENSI – TEMPERANZA

avvisi
da ponderare – 4 esercizi – aspirazioni

39. MORTIFICAZIONE DELLO SPIRITO

3
esercizi

40. PAZIENZA NELLE MALATTIE

pensieri
– 2 esercizi – aspirazioni



PREGHIERA DI SOTTOMISSIONE NELLE MALATTIE
E NELLE TRIBOLAZIONI DELLA VITA




41. POVERTÀ RELIGIOSA

pensieri
– 4 esercizi – aspirazioni

42. CASTITÀ – PUREZZA

riflessioni
– 4 esercizi aspirazioni



PREGHIERA PER OTTENERE LA CASTITÀ



43. OBBEDIENZA – DOCILITÀ
– SOTTOMISSIONE


pensieri
– 4 esercizi- aspirazioni

44. REGOLARITÀ – FEDELTÀ
ALLE PICCOLE COSE


pensieri
– 4 esercizi – aspirazioni

45. VITA DI COMUNITÀ

pensieri
– 2 esercizi – aspirazioni

46. EDIFICAZIONE – BUON ESEMPIO

moniti
opportuni – esercizio



PICCOLI BATTITI DI GRANDI CUORI (Codice
della cortesia cristiana)




47. CARITÀ FRATERNA

pensieri
– 4 esercizi

48. AMABILITA – DOLCEZZA

2
esercizi – aspirazioni



CONSIGLI DI S. FRANCESCO DI SALES



49. SENSIBILITÀ MORALE

pensieri
– 2 esercizi – aspirazioni

50. VOCAZIONE RELIGIOSA DA PRESERVARE
E CORROBORARE


pensieri
– 3 esercizi – aspirazioni



PREGHIERA DELL’ANIMA RELIGIOSA



51. SCUOLA: VIRTÙ DA
PRATICARE


pensieri
– 4 esercizi – aspirazioni

52. APOSTOLATO EDUCATIVO

3
esercizi



PREGHIERA DEGLI EDUCATORI DELLA GIOVENTÙ


IV.
ITINERARI DI ESAME PARTICOLARE PER ALCUNI PERIODI LITURGICI DELL’ANNO


53. Gennaio: Vita d’intima unione a
GESÙ ADOLESCENTE


pensieri
– 4 esercizi – aspirazioni



PREGHIERA A GESÙ ADOLESCENTE



54. Febbraio: Tempo di QUARESIMA.
Unione fattiva a GESÙ CHE VA A MORIRE PER NOI


pensieri
– 4 esercizi – aspirazioni



PROFESSIONE DEL PENITENTE



55. Marzo: devozione a S. Giuseppe
(e per analogia ad altri SANTI)


esercizio
– aspirazioni



PREGHIERA A S. GIUSEPPE



56. Aprile: PERIODO PASQUALE

esercizio
– aspirazioni

57. Maggio: devozione filiale alla SS.
VERGINE


Convinzioni
– pensieri – 4 esercizi – aspirazioni



PREGHIERA DELLA REGALITÀ DI MARIA



58. PENTECOSTE: devozione allo
SPIRITO SANTO


pensieri
– 2 esercizi – aspirazioni



SEQUENZA: VENI, SANCTE SPIRITUS



59. Giugno: VITA EUCARISTICA

riflessioni
– 4 esercizi con singole aspirazioni



A GESÙ OSTIA



60. Devozione al SACRO CUORE DI GESÙ

pensieri
– 2 esercizi – aspirazioni



PREGHIERA D’INTERCESSIONE AL SACRO CUORE
DI GESÙ




61. Periodi delle VACANZE:
estive, natalizie


avvisi
– esercizio – aspirazioni

62. Tempo trascorso fuori della residenza
abituale – VIAGGI


avvisi
preziosi – esercizio – aspirazioni

63. Preparazione (o Ringraziamento)
al RITIRO ANNUALE


idee
da vagliare – esercizio

64. Esame per il tempo del RITIRO ANNUALE

esercizio
– aspirazioni

65. Ottobre: devozione agli ANGELI CUSTODI

pensieri
– esercizio – aspirazioni



PREGHIERA ALL’ANGELO CUSTODE



66. Novembre: sul pensiero
del PURGATORIO


considerazioni
– 2 esercizi – aspirazioni



PREGHIERA PER I DEFUNTI



67. Per la festa dell’IMMACOLATA
CONCEZIONE della SS. VERGINE


riflessioni
– 2 esercizi – aspirazioni

68. SACRO AVVENTO

pensieri
da meditare – 3 esercizi – pie aspirazioni



PREGHIERA: O GESÙ, VIVENTE IN
MARIA


STIMOLI AL COMBATTIMENTO SPIRITUALE


V.
COME SI FA L’ESAME PARTICOLARE?





I
. LA STRATEGIA SPIRITUALE





Una
battaglia decisiva



Il progresso umano ha raggiunto, oggi, proporzioni colossali; si può dire
altrettanto del progresso morale? Si sono inventati nuovi mezzi d’indagine, nuovi
e spaventosi mezzi di distruzione; ma non si è trovato nessun nuovo espediente
per indagare e veder meglio nell’anima umana, e distruggerne le tendenze depravate.
Anzi, siamo tornati indietro, poichè si è sistematicamente distrutto
il lavoro di secoli, e non si è fabbricato pressoché nulla.

S. Agostino ci ha lasciato la breve, ma significativa preghiera: Signore, fa ch’io
ti conosca per amarti, e che mi conosca per disprezzarmi: Domine, noverim te ut amem
te, noverim me ut despiciam me.

Doppia conoscenza, che involge problemi di altissima importanza per tutti, ma
più per chi è in obbligo di tendere alla perfezione. “La nostra
natura corrotta dal peccato osserva lo Scaramelli (1) germoglia di continuo difetti
e peccati. Sarebbe stolto il giardiniere che si contentasse di sbarbare una sola
volta le erbe cattive, e poi non se n’occupasse più Anche l’anima religiosa
che dopo il noviziato non pota e sbarba il giardino del suo cuore, diventa un orrido
spinaio di colpe”.

A che pro, tagliare i rami d’un albero che ingombra il terreno, se non se ne estrae
la radice? I rami si riprodurranno ben presto, e saranno più vigorosi di quelli
tagliati. Si metta la scure alla radice, e i rami, privi di linfa e di nutrimento,
seccheranno da sé.

Chi distrugge la tela di ragno, la vedrà sempre riprodursi, finché
non si decida a sopprimere il ragno.

Quando la spina è entrata in un piede, non servono unguenti e pomate, se non
si estrae la spina.

Così si dica per chi è tiranneggiato dall’eroismo, dalla vanità,
dalla suscettibilità, dalla sensualità.

Un giorno Napoleone confidava a uno dei suoi marescialli:

Perbacco, ho fatto piegare la testa a tutti gli uomini dinanzi a me; eppure ce n’è
uno che non ho mai domato

Ah, capisco rispose l’altro quell’uomo è certamente il Pontefice di Roma,
il Vecchio del Vaticano.

No, quell’uomo sono io stesso!

Era vero. Aveva vinto centocinquanta battaglie, e ne aveva perduta una sola:
ma la -più importante. Di qui la sua fatale rovina.

In quante anime si sono verificati veri disastri morali, perché non vollero
comprendere la necessità della lotta attiva e costante contro le passioni!

Gesù ha detto: “Il regno dei cieli soffre violenza e i violenti se ne
impadroniscono (2). Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso (3) “

È una battaglia; anzi, una battaglia decisiva per conservare la vita della
grazia sulla terra, e aspirare alla gloria eterna nei cieli.



La condizione fondamentale



L’avevano trovata anche gli antichi filosofi. Nosce te ipsum: Conosci te stesso!
È la parola più alta della sapienza greca, che i sette Savi avrebbero
fatto apporre a lettere d’oro sul frontone del tempio di Delfo.

Ma poche sono le anime che si conoscono a fondo e che si seguono con, cura costante,
perché poche sono le anime che anelano all’aristocrazia dello spirito e che
amano salire; come relativamente pochi sono quelli che si danno a scalare le vette
delle alte montagne

Alle anime indolenti e trascurate può applicarsi quanto la S. Scrittura dice
della vigna dell’uomo pigro: “Sono passato vicino al campo di un pigro, alla
vigna di un uomo insensato: ecco, ovunque erano cresciute le erbacce, il terreno
era coperto di cardi e il recinto di pietre era in rovina” (4).

S. Agostino deplorava che gli uomini del suo tempo scrutassero spesso il cielo, le
stelle, i fiumi, i mari, i monti, dimenticando di guardare in se stessi. Il grande
Padre della Chiesa non biasimerebbe di meno gli uomini del tempo nostro, perché
quell’aberrazione ha oggi raggiunto proporzioni allarmanti. E non è pure raro
il caso di trovare mondani che passano delle ore dinanzi allo specchio, per rimirarsi
il volto; e poi non impiegano un minuto per esaminare l’anima loro.

Un educatore corresse un giovane collerico, mettendogli uno specchio dinanzi agli
occhi, in un accesso violento di stizza: Guarda come sei bello!

Ma un effetto incomparabilmente più benefico produce l’accurato esame
di coscienza, che è lavoro di scandaglio interiore, destinato a promuovere
la riflessione personale, e l’autocontrollo sulla propria vita. Tale esame è
un valido coefficiente d’introspezione psicologica, rivelando e riducendo le reali
antinomie della vita; è l’a b c della perfezione, affinando la sensibilità
morale; è uno dei più importanti e facili mezzi di perseveranza, obbligando
alla serietà e alla continuità degli sforzi. Facendoci collaborare
all’opera di Dio in noi, scuote la naturale indolenza, nella quale perdono rilievo
le più forti convinzioni, e s’immiseriscono le più ricche energie.
S. Giovanni d’Avila, vero maestro di spirito, dichiara apertamente: “Se fate
con costanza l’esame di coscienza, i vostri difetti non potranno durare a lungo”.
A ragione il Cardinale Mermillod definì l’esame di coscienza: l’atto essenziale
della vita spirituale
.

Con le riviste, gli esami, i ritiri, si imita l’uomo prudente, il quale, per ricorrere
alle cure del medico, non aspetta di sentirsi male, ma chiede consigli anche quando
sta bene. Così gode buona salute! Senza bisogno di cure radicali, di operazioni
pericolose.



I due ostacoli



Sono l’orgoglio e l’apatia spirituale.

L’orgoglio, che non è affatto disposto ad accettare le osservazioni
altrui, rifugge anche dagli sguardi introspettivi, per la vergogna naturale che si
ha nel constatare le proprie miserie. Ne risulta l’accecamento, cagione di gravissimi
danni a se stessi e all’attività che si svolge in qualsiasi campo, perché
le bugie più funeste sono quelle che diciamo a noi stessi.

Osserva giustamente S. Francesco di Sales che “le verità meditate
e non praticate, gonfiano talvolta lo spirito e fomentano la presunzione, sembrandoci
di essere in realtà quali semplicemente abbiamo risoluto di essere”

(5).

D’altra parte, l’apatia spirituale teme fin l’ombra di un serio lavoro
interiore, e quella del sacrificio che occorrerebbe per rettificare quanto è
difettoso. Pascal osserva acutamente: L’uomo si fugge, perché si teme.

Eppure, quanti fastidi si sanno affrontare con encomiabile buona volontà,
quando si tratta di certi interessi terreni; mentre si è poi penosamente apatici,
indulgendo con indifferenza sorprendente, a omissioni e a trascuratezze negli esercizi
spirituali!

Per questo, l’esame di coscienza è già di per sé un segno evidente
di seria volontà di migliorarsi e di perfezionarsi. E anche “se si limitasse
alla conoscenza delle proprie miserie, a provocare il pentimento sincero e il proposito
di far meglio, a diminuire di qualche unità le cadute, e a usare maggiore
indulgenza verso gli altri, sarebbe già un gran guadagno” (6).

D’altronde: a che serve illudersi e credersi diversi da quel che si è? Iddio
ci conosce a fondo; e, spesso, chi ci sta vicino, ci conosce assai meglio di quanto
pensiamo.

Coerenza e lealtà esigono che facciamo accuratamente i nostri esami di coscienza.



La bussola morale



Il navigante in mare aperto o sull’oceano immenso, non riesce a sottrarsi a un
istintivo senso di smarrimento, non scorgendo che cielo e acqua. Abisso al disopra,
abisso al disotto, abisso da ogni lato

Come dirigersi, per raggiungere sicuramente il porto? Il pilota si affida a quel
prezioso strumento di ancora ignota origine che è la bussola; egli la consulta
di continuo, specialmente nelle notti illuni. Così controlla la direzione
della traversata.

Ora la nave procede veloce e sicura, senza temere inavvertite deviazioni di rotta:
l’ago calamitato indica sicuramente il nord magnetico orientatore.

L’anima nostra è simile a nave, lanciata nel gran mare della vita e nell’oceano
del mondo, per raggiungere la lontana spiaggia dell’eternità.

Iddio stesso ha provveduto gli uomini di uno strumento orientatore di mirabile precisione
morale: la bussola dell’anima è la coscienza. Essa ci guida sicuramente
nel ponderare, scrutare e soppesare, con seria disamina, ogni intima vicenda dell’anima.
Bisogna consultarla e seguirla fedelmente, tra i facili adescamenti dei sensi, gli
allettamenti fascinatori delle passioni, le insinuazioni si spesso ammaliatrici del
mondo corrotto e corruttore.

La coscienza, eco fedele di arcana voce divina, ispira, dirige, consola, pungola
la natura indolente o recalcitrante, che sbanda a destra e a sinistra senza concludere
nulla. Perciò la S. Chiesa ci ripete nell’Invitatorio al Mattutino la pressante
esortazione del Salmista: “Hodie si vocem eius audieritis, nolite obdurare
corda vestra
: Se oggi sentirete la sua voce, non vogliate indurire i vostri cuori”
(7).

I marinai fanno il punto sul mezzodì di ogni giorno, per determinare
le coordinate geografiche della longitudine e della latitudine, rispetto al luogo
raggiunto.

Analogamente il buon cristiano fa ogni giorno con cura il suo esame di coscienza,
per rendersi conto della posizione esatta dell’anima, nelle sue relazioni verso Iddio,
il prossimo e se stesso.



L’esame dei santi e quello dei savi



L’esame di coscienza costituisce una delle armi più potenti per il progresso
spirituale, consigliata e usata dai Santi.

Già S. Paolo ammoniva che “se mettessimo sotto giudizio noi stessi,
non saremmo messi sotto giudizio da Dio” (8).

Dopo di lui i Padri della Chiesa attesero con ogni impegno all’esame di coscienza.
S. Girolamo, S. Agostino, S. Giovanni Crisostomo e altri ne parlarono.

S. Gregorio
dice chiaramente che “il contrassegno degli eletti è
di fare l’esame di coscienza, e indizio di riprovazione il non farlo” (9).

S. Bernardo vi dette un forte impulso.

Chi non ricorda l’avvertimento dell’amabile santa italiana Caterina da Siena:
“Entra nella cella del conoscimento di te”?

S. Ignazio di Loiola si esaminava ogni ora su quanto aveva pensato, detto, operato;
segnava le sue mancanze ogni giorno sopra un quadernuccio, che fu trovato sotto il
guanciale, dopo la sua morte. Egli diresse i primi discepoli con l’esame di coscienza
e l’uso dei sacramenti; insistendo sulla purificazione interiore, in vista dell’unione
con Dio, insegnava che la malattia o qualche necessità, possono dispensare
perfino dall’orazione, dalla Messa, dall’Ufficio, ma non dagli esami di coscienza.


Con l’impiego di questo mezzo, usato per ventidue anni, S. Francesco di Sales riuscì
a correggere il suo carattere collerico, e ad acquistare una meravigliosa dolcezza.

Il Servo di Dio Frère Exupérien delle Scuole Cristiane, venticinque
anni prima della morte, si era obbligato con voto a fare tutti i giorni il suo esame
particolare

S. Teresa del Bambino Gesù dice che, all’età di quattro anni, dopo
esserle morta la madre, tutte le sere chiedeva alla sorella Paolina che la metteva
a letto: “Sono stata buona, oggi? Il Signore è contento di me?
E gli Angeli, mi voleranno intorno?” Ecco un significativo indizio di esame
di coscienza, come già lo presentiva un anima, favorita da specialissime grazie
di predilezione.

Ma anche tra i cristiani del mondo è apprezzato e praticato tale esame. Negli
scritti intimi del Presidente dell’Equatore, Garcia Moreno, l’eroe della fede e della
patria, si è trovato questo proposito: Farò il mio esame di coscienza
particolare due volte al giorno sull’esercizio delle virtù, e il mio esame
generale tutte le sere
.

Il “Capitano Santo“, Guido Negri, “aveva preso, da piccino,
l’abitudine di esaminarsi ogni giorno sui difetti quotidiani; in questa norma di
vita egli attinse il controllo sulle azioni, che lo aiuto ad ascendere ininterrottamente
sulla via della santità” (10).

Il P. Lenoir, gesuita, cappellano militare dei Marinai francesi nella prima guerra
europea, aveva una stima singolare per l’esame particolare di coscienza.

Non si contentava di farlo personalmente, ma ne aveva inculcato l’uso, perfino tra
i suoi marinai, dicendo loro che l’esame particolare è la sentinella che sorveglia
i punti malsicuri, attraverso i quali il nemico potrebbe introdursi nell’anima nostra.

Ai soldati distribuiva foglietti, da essi assai apprezzati invitandoli a restituirli
appena riempiti delle cifre o dei segni convenuti.

Così venivano indicati con cifre o con buchetti sulla carta i numeri. delle
bestemmie sfuggite, delle parole offensive, dei gravi atti d’impazienza.

Quei rudi marinai (les Marsouins) ci tenevano assai. Uno di essi scriveva
al Padre: “L’esame particolare va avanti giorno per giorno Quanto bene mi avete
fatto, dandomi questo mezzo di santificazione!”.

Un altro: “Mandate anche a me uno di quei preziosi foglietti, di cui mi ha parlato
il nostro caporale, che ci tiene tanto”

In quanto a sé, il P. Lenoir continuò a segnare il suo esame sulla
dolcezza, sino alla vigilia della sua morte, avvenuta sul Fronte macedone, il 9 maggio
1917.

Si conserva tuttora l’ultimo foglietto, macchiato del suo sangue (P. Guitton S. J.).

Nella vita di Aldo Marcozzi, l'”Adolescente radioso”, leggiamo: L’uso
costante dell’esame particolare condusse Aldo alle più alte conquiste spirituali

(11).

Il protestante Beniamino Franklin annotava fedelmente le sue mancanze in un libretto.

Diversi educatori propongono questo esercizio ai discepoli, per aiutarli a correggere
i difetti più in vista. Così un professore atto, il Payot, raccomandava
ai suoi studenti universitari il metodo ignaziano dell’esame particolare, per correggere
i difetti di carattere.

Arturo Wellington, il duca di ferro inglese (1852), famoso generale, vincitore di
Napoleone a Waterloo, aveva l’abitudine di spendere ogni sera quasi un’ora nel giudicare
il proprio operato.

Egli attribuiva tanti suoi successi a questa bella abitudine.

Certamente non fu coi lampi di genio, ma con la metodica eliminazione degli errori,
ch’egli salvò l’Inghilterra.

D’altronde sappiamo che i filosofi antichi, come Socrate, Plutarco, Seneca, Cicerone,
Marco Aurelio, imponevano ai discepoli un esame circostanziato su quanto avevano
detto, fatto, udito nel giorno.

Pitagora consigliava, ai suoi discepoli di non abbandonarsi alle dolcezze del sonno,
prima di aver esaminato a lungo gli atti della giornata, e di aver interrogato la
propria coscienza su quello che si è fatto, sul modo di farlo, e su quanto
si è omesso di fare.

Ma, a differenza degli asceti cristiani, “negli Stoici lo spirito che vivifica
tale processo di interiorizzazione non aveva nulla di religioso. Fidando sulle sole
loro forze, e con lo scopo di dominare superbamente se stessi, senza farsi influenzare,
ma dirigendo tutto, essi entravano nel loro io e lo scandagliavano un poco. Il loro
esame di coscienza non era un atto di pietà verso Dio, ma solo un mezzo umano
di formazione morale” (12).



Esame ed esami



La vita spirituale è stata paragonata a un mirabile congegno di meccanica,
e, com’esso, ha bisogno di controlli regolari e periodici.

Si controlla spesso un’automobile, un aeroplano, un orologio I meccanici più
avveduti moltiplicano le minute ispezioni per verificare il perfetto funzionamento
delle macchine.

Anche l’attività spirituale ha bisogno di frequenti controlli, che si fanno
con gli esami interiori, consistenti in uno sguardo. introspettivo e retrospettivo
nella propria vita.

Di tali esami ce n’è tutto un assortimento: dall’esame di coscienza che
precede la confessione, agli esami giornalieri, alle riviste settimanali e mensili,
ai ritiri annuali
È tutta una ricchissima fioritura, di cui si deliziano
le anime ferventi.

Nella cittadina di Winchelsea, sulla costa orientale dell’Inghilterra, esiste tuttora
una carica singolare: quella di sorvegliante della costa, regolarmente retribuita
a spese del Comune, il quale nomina tutti gli anni un cittadino probo e onorato,
che dovrà recarsi personalmente tre volte al giorno sopra un punto elevato,
da dove si abbraccia un largo tratto di mare; lì osserva se vi sono vele sospette
all’orizzonte, e, in caso positivo, le segnala all’autorità comunale.

Tale uso risale al secolo XIV, quando la cittadina fu sorpresa e devastata dai pirati
francesi; per impedire il ripetersi della stessa sciagura, fu istituito il sorvegliante
della costa
, tramandato di generazione in generazione, ai primogeniti della famiglia
Barden.

(Da un giornale di Massa Carrara)

Anche l’anima nostra è insidiata da nemici e da pirati: accorto è chi
tre volte al giorno dà un’occhiata attenta, scrutando l’orizzonte della propria
anima, coi tre esami, che mirabilmente inquadrano la nostra giornata, collegandosi
e integrandosi a vicenda; l’esame di prevedimento – l’esame particolare – l’esame
generale della sera
.



L’ESAME Dl PREVEDIMENTO si fa all’alzata, vestendosi, o dopo la preghiera del mattino.
È una rapida occhiata interiore alla giornata precedente, per considerarne
le mancanze e non ricadervi; e un’occhiata alla giornata attuale, alfin di prevedere
le difficoltà e le occasioni di mancare ai propri doveri.

Uno sguardo a ieri, e uno a oggi alla presenza di Dio: ecco l’esame
di prevedimento.

1. In quali mancanze considerevoli sono caduto ieri? (Voti – Regole – Doveri di stato
– Propositi fatti).

2. Che cosa prevedo di speciale per oggi? (Confessione – Comunione – Visite – Rendiconto
Occupazioni).

3. In quali mancanze sono esposto a cadere oggi? Che cosa propongo per evitarle?

4. Quali punti di esame particolare controllerò oggi?

5. Su quale risoluzione della settimana o del mese, mi fermerò nell’esame
generale di oggi?



L’ESAME CENERALE Si fa la sera, dopo l’esame particolare, o durante una visita in
cappella, o a’ pie’ del letto. Consiste in un’attenta occhiata alla giornata trascorsa,
per indagare come si sono assolti i propri doveri:

1. verso Dio:

preghiere, orazione, vita interiore;

2. verso il prossimo:

sottomissione ai superiori, carità coi confratelli, zelo e pazienza con gli
alunni;

3. verso noi stessi:

regolarità, risoluzioni prese, ricerche personali a scapito del dovere

Con questo esame si emenda la propria vita, si prevengono le sorprese della morte
e dei giudizi di Dio. S. Giovanni Crisostomo esorta: Ogni giorno, o cristiano,
alla sera, prima di andare a riposo, cita a giudizio la tua coscienza, domandale
conto delle opere compiute; e se in quel giorno hai fatto del male, scrutalo, rimproveratelo
anche con durezza, e fa di pentirtene
(13).



L’ESAME PARTICOLARE, invece, considera un solo aspetto dell’attività spirituale:
attacca un solo difetto per distruggerlo, o concentra gli sforzi nell’acquisto di
una virtù per volta.

Questo esame deve la sua origine al fatto che è impossibile combattere contemporaneamente
e con successo più difetti. Anche la pedagogia moderna raccomanda la specializzazione
degli atti di volontà.

L’esame particolare si fa due volte al giorno, cioè in due tempi: circa la
metà e alla fine della giornata, prima o dopo l’esame generale.

Fra tutti gli esami di coscienza, quello particolare è l’ESAME per eccellenza,
nella tattica spirituale.

Chi vuole distrigare un’arruffata matassa, non prende tutti i fili insieme, ma ne
segue pazientemente uno alla volta, e ne viene a capo.

Un uomo impotente a rompere un fascio di verghe, ne rompe facilmente una per volta,
dopo averle slegate.

Per la sua evidente efficacia, tutti i maestri della vita spirituale raccomandano
con insistenza l’esame particolare come uno dei più potenti mezzi di santificazione.
“Se non progrediamo come dovremmo nella vita spirituale, la colpa sta nell’uso
difettoso dell’esame generale, e, più ancora, di quello particolare”
(14).

È del P. Chaminade, fondatore dei Marianisti, la recisa asserzione: “Il
religioso che non fa più l’esame particolare, ha cessato ogni progresso nella
perfezione”.

Dal canto suo, il P. de Ravignan soleva dire: “Volete sapere a che cosa possono
ridursi tutte le risoluzioni di un ritiro?” E rispondeva invariabilmente: “A
fare ogni giorno, con fedeltà, il proprio esame particolare”.

Alcuni si allarmano al solo sentire nominare “Esame particolare”, e si
pongono in una pregiudiziale posizione di difesa, quasi si volesse attentare alla
loro tranquillità. Evidentemente, la nostra depravata natura che si cela sotto
interessate apparenze di opportunità, non vede affatto di buon occhio un esercizio,
destinato proprio alla estirpazione di difetti e d’inclinazioni sregolate; e preferisce
fare il callo sopra abitudini ormai inveterate, e che secondano tanto bene i propri
comodi; ma questo, precisamente, dimostra l’importanza dell’efficiente esercizio.

“Molti cavalli tirano il cocchio, e l’occhio li vigila tutti; ma pure, nel centro
di quella quadriglia, ce n’è uno che esige maggiore attenzione del guidatore,
o perché corre troppo o troppo poco, va a destra piuttosto che a sinistra,
in modo da sviare anche gli altri.

I cavalli sono le molteplici facoltà che possiedi insinua Mons. Francesco
Tònolo; il guidatore sei tu, che diventi esperto solo per mezzo del tuo esame
particolare (15).

In questo opuscolo ci occuperemo prevalentemente dell’esame particolare, esponendo
succintamente la dottrina ascetica ad esso relativa.



Un esame in cinque punti



Nella spiritualità ignaziana, l’Esame Particolare ha un’importanza capitale
fra tutti gli esercizi proposti nei giorni di ritiro, perché non si limita
a dare uno sguardo superficiale alle vicende grandi e piccole di una mezza giornata,
ma scruta le disposizioni intime dell’anima, e i movimenlti che lo Spirito Santo,
le passioni personali o il demonio, possono aver provocato.

Perciò S. Ignazio prescrive i cinque punti seguenti, per svolgere ordinatamente
l’esame di coscienza:

1. Ringraziare Dio dei suoi benefici: il ricordo delle grazie ricevute prepara il
cuore al pentimento, e stimola alla generosità. Si considerino varie serie
di grazie.

2. Implorare l’assistenza dello Spirito Santo, per conoscere le colpe commesse, poiché
l’amor proprio ci tiene nascoste molte nostre miserie.

3. Ricercare lealmente le colte commesse, tempo per tempo, rispetto al programma
stabilito, dall’alzata fino al momento dell’Esame; segnarle esattamente, e paragonarle
a quelle degli esami precedenti, per non restare nel campo delle vaghe aspirazioni.

4. Chiedere perdono a Dio, almeno delle colpe deliberate e volontarie esprimendo,
con insistenza, vivi sentimenti di contrizione (16), come si fa nella confessione.

5. Prendere qualche buona risoluzione pratica, prevedendo le occasioni che si presenteranno;
e sopratutto chiedere fervorosamente a Dio la grazia di eseguirla.

Qualche autore suggerisce di riconginugere i cinque punti dell’esame di coscienza
all’adorazione delle cinque Piaghe di Gesù, dalle quali si fanno scaturire
i sentimenti di gratitudine, d’implorazione, di pentimento. (17)Con un po’ di pratica,
si riesce a fare speditamente gli atti sopraelencati.

Di questi punti il più importante è il pentimento, perché dalla
sincerità del dolore dipende la forza delle risoluzioni, e, quindi, il progresso
reale.

Chi passa tutto il tempo nella ricerca delle mancanze, senza pensare a detestarle,
somiglia a chi pensasse solo a contare le ferite riportate, senza curarle

Il pentimento che segue premurosamente una mancanza, capovolge nell’anima la posizione,
che da negativa si fa positiva: il NO, strappato alla fragilità umana, diventa
un esplicito e consapevole SÍ di cooperazione alla grazia.

Molti ricavano poco frutto dall’esame ammonisce il Rodriguez (18) perché impiegano
tutto il tempo nel cercare quante volte siano caduti nei difetti; e il resto lo fanno
solo superficialmente; perciò, quante volte sono caduti oggi, tante cadranno
domani Sta bene che cerchi i tuoi difetti; ma se non chiedi perdono a Dio e non proponi
l’emenda, non ti correggerai neppure in venti anni”.

Gli autori moderni non sono meno espliciti:

“Sapendo che da noi stessi siamo incapaci di evitare il peccato, e, più
ancora, d’innalzarci a Dio con la pratica delle virtù, dal fondo delle nostre
miserie e appoggiati ai meriti infiniti di Gesù, noi supplichiamo Iddio di
chinarsi fino a noi, per ritrarci dal fango in cui affondiamo, e sollevarci sino
a Lui. Con tali disposizioni, più che con la minuziosa ricerca delle mancanze,
l’anima si trasfigura sotto l’azione potente della grazia” (19).



Il punto nevralgico



Ultimo requisito a riprova del pentimento sincero, è l’infliggersi delle
sanzioni, proporzionate al numero e alla gravità delle mancanze sfuggite.
È stimolo e riparazione.

Il cavallo bizzarro che ha ricevuto una speronata dopo qualche capriccio, si guarda
dal ricominciare

Anche per l’esame particolare, non bisogna limitarsi a nutrire semplici desideri
Chi non crea in se stesso un ambiente di leale autocontrollo e di coraggiosa autoimposizione,
non combinerà un gran che, nonostante le pie letture, le esortazioni e le
direttive ricevute: Tanto sarà il tuo profitto, quanta sarà la violenza
che ti farai
: dice con rude franchezza l’Imitazione di G. C. (20).

“Nella spiritualità di S. Ignazio c’è il timbro militare: la lotta
e la disciplina. Naturalmente non fu egli il primo a vedere la vita cristiana come
un combattimento: Gesù stesso e dopo di Lui S. Paolo, l’avevano presentata
così; all’epoca di S. Ignazio, uno dei libri che più concorsero al
risveglio della pietà cristiana, fu proprio il Combattimento spirituale del
teatino Lorenzo Scupoli. Ma, da buon capitano che aveva sognata e vissuta la vita
delle armi, S. Ignazio organizza la vita spirituale come una lotta, con una strategia
energica e finissima” (21).

“Non v’illudete dichiarava S. Margherita Maria alle sue novizie: non otterrete
nulla senza combattere, e combattere a fil di spada. E vuol dire che anche voi dovete
essere tra quei violenti che rapiscono con la forza il regno dei cieli” (22).

Ed è stato giustamente rilevato che per darsi a Dio, bisogna dapprima conquistarsi
(23).

Le sanzioni debbono essere graduate, e adatte al genere delle colpe commesse. Perciò
si fanno atti di umiliazione, se il soggetto di esame riguarda la lotta contro qualche
manifestazione della superbia; atti di mortificazione, se si tratta di vincere la
sensualità; ore di silenzio e di raccoglimento, se si vogliono riparare dissipazioni,
distrazioni volontarie, ecc.

Alcune pratiche sono particolarmente care alle anime pie: prendere per un certo tempo,
una positura un po’ incomoda alla natura baciare la terrarecitare una preghiera,
scostati dal banco, o a mani giuntenon bere, o attendere un po’, quando si ha seteprivarsi
di qualche dolce o caramellarinunziare a una comodità superflua, a una lettura
curiosaqualche colpo di riga o di oggetto duro sulle dita (24).

Chi nota poco progresso, può stimolarsi computando come doppie, le mancanze
(e quindi le sanzioni) contro uno dei punti fissati. Però, quando si prevede
che un certo numero di mancanze sarà inevitabile, si può stabilire
di computare e sanzionare solo da quel numero in poi, per non scoraggiarsi.

Si abbia per soggetto di esame, l’ATTENZIONE NELLE PREGHIERE VOCALI . Si computa
sommariamente e in – circa il numero complessivo delle distrazioni, e si stabilisce
di sanzionare soltanto le preghiere distratte che sorpassano un certo numero. Per
esempio, fino a 6 preghiere distratte, nessuna sanzione, perché si sa per
esperienza che non si riesce ad avere un’attenzione maggiore Successivamente, coi
progressi realizzati, si potrà restringere quel numero a 5, 4, indulgendo
sempre in misura minore alle colpe sfuggite alla propria fragilità. Così
si evita lo scoraggiamento.

A conferma di questa prassi ascetica, riportiamo quel che si legge nella vita di
S. G. B. de La Salle. Tra le risoluzioni prese in un ritiro, troviamo la seguente:
“Almeno venti volte al giorno unirò le mie azioni a quelle di Nostro
Signore, e procurerò di conformarmi alle sue viste e intenzioni. Ogni volta
bucherò un pezzetto di carta; e per ogni volta che l’avrò tralasciato,
dirò altrettanti Pater, baciando la terra, prima di coricarmi” (25).

Con la pratica coraggiosa dell’esame particolare seguito dalle sanzioni, il risultato
sarà raggiunto sicuramente: “Non c’è difetto per quanto radicato,
non c’è passione comunque violenta, che con l’esame particolare non possano
vincersi, o, per lo meno, essere posti nell’impotenza di nuocere” (26).



Principi tattici della lotta spirituale



Esponiamo brevemente quelli inculcati dalla scuola ignaziana.

Ogni mattina si rinnovi la risoluzione di combattere il difetto preso di mira, e
di esercitarsi nella virtù desiderata, con atti ben previsti.

Questo si fa specialmente nell’esame di prevedimento e nell’orazione.
È il primo tempo di S. Ignazio.

Durante il giorno si combatta con generosità e costanza: cento colpi battuti
debolmente con la mano, non fanno penetrare un chiodo nel muro come una sola, ma
vigorosa martellata

Ci vuole costanza per acquistare le buone abitudini e le virtù morali: più
numerosi sono gli atti, più presto si sviluppa e si consolida l’abitudine
virtuosa.

Regola d’oro per l’acquisto di un carattere: Un solo sacrificio al giorno, purché
sia ben sentito, è sufficiente a fare acquistare, a lungo andare, un carattere
di ferro
.

(Cf. A. Eymieu: Il governo di se stesso. Desclée, Roma)

Nonostante le precauzioni prese, si cadrà ancora, per la fragilità
umana. È scritto che il giusto cade sette volte, e che si rialza (27). Quindi,
niente scoraggiamento; ma si ripari subito con un piccolo atto di pentimento e col
proposito sincero di far meglio.

S. Ignazio consigliava di battersi il petto dopo ogni mancanza; altri esortano a
dire la giaculatoria: Gesù mio, misericordia!

Giunto il momento dell’esame, si dia un’occhiata serena ai risultati raggiunti.
Tale constatazione è necessaria alla volontà che ha bisogno di controlli,
allo spirito che dev’essere guidato, alla virtù stessa che necessita di stimoli
periodici. Con queste sintesi limpide ed equilibrate, l’anima impara a conoscersi,
si tiene più um le e diffidente di sé, mentre è portata naturalmente
a riporre maggior fiducia in Dio.

Però l’applicazione non deve cessare con l’esercizio dell’esame, ma estendersi
un po’ a tutta la giornata, per secondare l’azione corroborante della grazia.

“Le ricerche sperimentali hanno provato che la intensità di un proposito
non ne garantisce affatto la realizzazione anzi talora può essergli nociva;
mentre risulta realmente efficace, il ricordo che se ne ha nel momento di agire;
ciò che si ottiene prevedendo le occasioni in cui si dovrà attuare
il proposito”. (G. Lindworsky S. J.: Psicologia dell’ascetica, Marietti).


*
* *


C’è
da chiedersi: Si devono segnare i risultati dell’esame particolare?

Ognuno può rispondere, interrogando lealmente la propria esperienza, se
traeva maggior profitto quando li segnava o da quando non li segna più

Certo che il segnarli sopra un apposito libretto o foglio, che ognuno può
preparare anche da sé è già qualche cosa, un segno di buona
volontà, uno stimolo giornaliero a realizzare i propositi fatti.

Il P. Luigi Lallemant esorta: “Teniamo conto per iscritto, più volte
al giorno, delle nostre mancanze: questo esercizio è di tale importanza, che,
omettendolo, tutto il resto non potrà giovare gran cosa” (28).

“Non bisogna transigere su questo punto Si obbietterà: É` un mezzo
inutile, troppo incomodo Ho smarrito il libretto, la matita Ragioni speciose e scuse
ridicole! La buona volontà supera egregiamente tutte le difficoltà”
(29).

È di certo cosa molesta alla natura, segnare ogni giorno le proprie mancanze
o gli atti di virtù praticati; però chi non segna i risultati del suo
esame particolare, arriva in breve tempo a non farlo più per niente. Così
insegna la pratica della vita spirituale” (30).

Si domanda tale fedeltà, non tanto per conoscere esattamente il numero delle
mancanze, quanto per tener desta l’attenzione dell’anima sopra di esse, e per provocare
sforzi più generosi e costanti. Certo, non sarà il demonio della tiepidezza,
a suggerire di segnare i risultati dell’esame particolare!

Del Servo di Dio, equatoriano, F. Miguel dei Fratelli delle Scuole Cristiane, si
sono trovati i libretti dell’esame particolare di ben quarant’anni, di vita dinamica
e laboriosissima, senza una lacuna È costanza da santi!

Tra gli appunti del compianto F. Sebastiano della stessa Congregazione (31) , leggiamo
“Non debbo illudermi di ricercare le mancanze, senza segnarle; sarebbe segno
di tiepidezza, e mi condurrebbe in brevissimo tempo a non fare più per niente
l’esame particolare”.

È anche assai proficuo calcolare i totali settimanali e mensili, al
fine di raffrontarli tra loro, e regolarsi per tralasciare o intensificare la lotta
contro determinate manifestazioni.

Con leggerezza certuni parlano dell’aritmetica spirituale ignaziana.

Perché dovremmo essere meno accorti dei negozianti, i quali sono tutt’occhi
nel fare periodici bilanci tra le entrate e le uscite? Essi faticano per una fortuna
materiale; noi ci prefiggiamo un interesse di ordine ben più elevato, volendo
comporre la nostra vita, in un quadro di superiore bellezza, degno di essere ammirato
per l’eternità!

“Può essere monotono e fastidioso dover rientrare continuamente in noi
stessi, per fare sempre le stesse cose: strappare le erbe da una terra ingrata. Ma
che farci, se l’erba cattiva rinasce sempre? Lasceremo che invada liberamente il
campo dell’anima nostra?” (32).


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Si presenta,
ora, la questione: è meglio segnare le vittorie o le sconfitte, gli atti compiuti
o quelli omessi?

Ecco la prima tattica è più incoraggiante: “Notiamo più
volentieri gli atti di virtù che i difetti; e il frutto è ugualmente
grande, se non maggiore. Non si progredisce in una virtù, senza diminuire
I difetti che ad essa si oppongono; ma, finche ci applichiamo solo a estirparli,
compiamo un lavoro negativo, e non si arriva mai alla perfezione. Pertanto, quando
certi difetti si commettono di rado si consiglia l’esame nella forma positiva”
(33).

Però, anche la notazione sotto forma negativa che consiste nel calcolare le
mancanze sfuggite o gli atti proposti e non compiuti, ha i suoi vantaggi, sia per
la semplicità del computo, sia per la maggiore praticità dei criteri
per assegnarsi le sanzioni.

“S. Ignazio, nel secondo e terzo tempo dell’esame particolare, consiglia di
computare le mancanze, segnando prima del pranzo e dopo la cena di ogni giorno, tanti
punti sopra due lince orizzontali quante sono le cadute nel difetto o peccato”
(34).

In pratica ognuno si regoli secondo i propri gusti e bisogni, esaminando i risultati
ottenuti personalmente nell’impiego successivo e variato dei due metodi.

Alcuni, però, disapprovano il sistema di segnare un numero approssimativo
o semplicemente apprezzativo, perché questa valutazione risente troppo
dell’ottimismo o del pessimismo che suggerisce l’umore del momento.


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È
bene avvertire che per certi temperamenti può essere non consigliabile seguire
rigorosamente un metodo, e segnare minutamente le mancanze con tormentose introspezioni
Citiamo uno dei migliori commentatori di S. Ignazio (35): “L’esame particolare
è importantissimo per tutti; ma non si deve asserire la stessa cosa per il
metodo preciso, che consiste nel segnare il numero comparativo delle disfatte e delle
vittorie. Tale metodo è spesso inutile e anche nocivo agli scrupolosi e a
chi manca di memoria e di giudizio. Costoro facciano diversamente il loro esame”,
attenendosi alla sostanza di esso.

Il P. Grimal estende ad altre anime questo largo criterio di adattamento ai vari
temperamenti: “Questi processi di contabilità possono allettare certe
anime positive, e aiutare e stimolare certe altre troppo lente, troppo astratte.
Siamo ben lontani dal condannarli. Spetta a ogni anima, seguire le sue attrattive
o i consigli del suo direttore spirituale” (36).



I nemici e gli alleati



In guerra, si lotta, contro i nemici, e s’invoca il concorso di fidati amici
ed alleati.

Così pure, nella lotta morale si fa guerra alle passioni, ai difetti, ai peccati;
e si cerca di acquistare le virtù, e poi le buone abitudini, necessarie al
proprio stato.

Ma non si fa una guerra giudiziosa, senza precisare prima il punto in cui si vuol
dare battaglia: chi dirige male i suoi sforzi, li rende per lo meno inutili

È assioma essenziale della spiritualità cristiana sia essa ignaziana
o berulliana, che la vera vita di orazione non può essere raggiunta in modo
proficuo e duraturo, se prima non si è ottenuta la purificazione dei sensi
e la pacificazione delle passioni.

Grande è l’aiuto che porge, a tal uopo, l’esame particolare; ma in questa
lotta bisogna attaccare un difetto per volta.

Vale anche per la vita spirituale il monito di Mosè al popolo di Dio: “Non
distruggerai i suoi nemici, tutti in una volta” (37) perché, “presi
insieme, sono più numerosi e più forti di te” (38).

“Se tu, per esempio, spiega il Rodriguez (39) , vuoi fare l’esame particolare
per togliere la superbia e acquistare l’umiltà, non devi pigliar la cosa tutta
in blocco, il che equivarrebbe a fare l’esame sopra tre o quattro cose insieme, e
non vi concluderesti nulla; ma devi ripartire la materia in più esercizi.
Separando così i nemici, e attaccandone uno per volta, li vincerai agevolmente”.

È l’applicazione dell’episodio degli Orazi e Curiazi.

Non si deve pensare che, applicandosi alla lotta contro una passione, le altre possano
tanto facilmente rialzare la testa e nuocerci; le passioni sono strettamente collegate
tra loro, e i colpi ben assestati a una di esse, investono e mortificano tutte le
altre.


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Allora:
quali soggetti scegliere per il proprio esame particolare?

Bisogna pregare e riflettere.

Innanzi tutto vanno attaccati i difetti che offendono e scandalizzano il prossimo:
così vogliono la giustizia e la carità.

Hai il difetto di parlare aspramente? chiederebbe il Rodriguez: Fa’ l’esame sulla
carità, proponendo di vedere Nostro Signore in tutte le persone con le quali
hai da fare.

Senti antipatia per qualche persona? Obbligati a pensare che Gesù l’ama, tutte
le volte che la incontri.

Ti è difficile restare calmo nei contrattempi e nei dispiaceri? In ogni occasione
penosa, imponiti di dire interiormente: Così vuole Iddio; così voglio
io!

Ti senti portato al cattivo umore? Impegnati a conservare sempre sereno il volto.

Vorresti affrettarti in ogni cosa? Prometti di far tutto possibilmente con gravità

Le mancanze esteriori hanno un’importanza evidente, anche per la misteriosa influenza
che il corpo esercita sull’anima; inoltre le cose esteriori sono più facili
a controllare, e con la buona volontà si eliminano in poco tempo.

Perciò si tengano presenti: l‘apatia negli esercizi spirituali, le
irregolarità più frequenti, la dissipazione, la loquacità,
l’immodestia, la rilassatezza nel contegno, i modi grossolani,
la precipitazione nell’operare, l’ostinazione nelle proprie idee, la
suscettibilità


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In seguito
si deve lottare contro la passione predominante, la quale, per le cadute anteriori
o per le cattive abitudini contratte, rappresenta il punto più vulnerabile
nella nostra vita morale, e costituisce il maggiore ostacolo al progresso spirituale.
Eppure, siamo portati a usarle riguardi che rasentano il peccato e debolezze compromettenti,
perché la passione dominante è la nostra passione beniamina, sebbene
sia ragione e radice di tutti i nostri difetti e peccati. Chi vince la passione dominante
stabilisce l’anima sua nell’ordine ideale e nell’armonia morale.

Un buon medico risale alla causa del male, e su quella fa convergere tutte
le cure

Così, bisogna risanare certi focolai d’infezione spirituale, e immunizzare
l’anima da insidie latenti regolare i moti interiori, sradicare l’orgoglio, la sensualità

Il sensuale sarà facilmente pigro all’alzata, goloso nei pasti, poco dignitoso
nel contegno, immodesto in casa e fuori, avverso al lavoro e al sacrificio. Ma tali
debolezze sono semplici manifestazioni di sensualità; attaccata coraggiosamente
questa passione col desiderio di conformarsi alla vita mortificata di Gesù,
tutte le miserie anzidette spariranno o si attenueranno notevolmente.

Così si dica della superbia, che ispira la compiacenza di sé,
la vanità, la suscettibilità, l’ostinazione nel proprio parere, l’egoismo,
lo scoraggiamento, la mancanza di riguardi verso altri

Se, come David, ci gettiamo sul Golia delle nostre passioni, e con l’aiuto di Dio
lo colpiamo alla testa, tutti i nemici sono sbaragliati.

Decapitato Oloferne, il generalissimo dell’esercito nemico, l’intera legione dei
difetti è in rotta.

Altrimenti si perde il tempo. Infatti i maestri della vita spirituale ci assicurano
che, “fino a quando l’anima non avrà riportata una vittoria pressoché
completa sulla passione dominante, non farà alcun progresso serio e duraturo
nella via della perfezione. Né le visioni, né le estasi, né
le mortificazioni, né i miracoli, ci fanno progredire di un passo, se cessiamo
di combattere con santa ostinazione la passione che ci predomina”. (P. Faber)
(40).


*
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Quando
si è acquistato un certo dominio sulle passioni più pericolose per
sé e più nocive alla propria missione, bisogna applicarsi a sviluppare
le virtù opposte, e quelle per le quali si sente maggior attrattiva. Dice
giustamente S. Francesco di Sales: “Molti s’ingannano, credendo di avere una
virtù, perché non hanno il vizio contrario”. E spiega: “Astenersi
dal male, è soltanto la base, sulla quale resta da innalzare l’edificio”
(41). Alcuni, per il loro temperamento, hanno pochi difetti, pur non possedendo un’alta
virtù; questi, attivando la vita spirituale con obbligarsi ad eseguire ogni
giorno un certo numero di atti di una virtù determinata, possono raggiungere
un notevole grado di perfezione, specialmente se aumenteranno quel numero, a mano
a mano che ne acquisteranno l’abitudine. Le buone occasioni non mancano a un’anima
attenta e fedele; talvolta le occasioni possono anche provocarsi: così si
diventa animosi e volitivi.

Non è buona tattica quella di non vedere che il male, e di combattere sempre
per estirpare colpe e difetti; a lungo andare si resta scoraggiati È bene
esercitarsi anche direttamente all’incremento delle virtù e all’acquisto della
santità.

Quando non si hanno occasioni di praticare certe virtù, come l’umiltà,
la pazienza, la carità fraterna, è bene esercitarsi a produrre un determinato
numero di relativi atti interni, più che con propositi, con aspirazioni adatte:
“Dio mio, aiutatemi con la vostra grazia, a diventare più umile, più
mansueto, più sacrificato!”.

Ecco un ampio campo d’azione, ricco di smaglianti orizzonti. Poche, infatti, sono
le anime rette, che non si sentano dolcemente e fortemente attirate verso una virtù
o un’altra. Nei Santi una virtù brillo su tutte le altre, aureolando di particolare
splendore tutta la loro vita.

Vi sono, poi, certe buone abitudini da acquistare, soggetti fondamentali per la vita
di perfezione, da richiamare spesso nei propri esami: la purità d’intenzione
la perfezione delle azioni ordinarie la fedeltà agli esercizi di pietà
la sottomissione cordiale la carità fraterna la regolarità
il silenzio e la modestia l’uguaglianza di animo e di umore
la conformità alla volontà di Dio ecc.



I lenti progressi



Poiché l’esame particolare è una lotta, esige che siano usate tutte
le forze morali e spirituali; però non: bisogna aver fretta: non si raggiunge
la cima d’una torre con un balzo, ma salendo uno scalino per volta. Ben a ragione
osserva l’Imitazione di Gesù Cristo: “Se ogni anno correggessimo un difetto,
in breve giungeremmo alla perfezione” (42).

Il progresso, però, deve essere continuo, anche se lento e non molto evidente;
non ci accorgiamo che un albero cresce di giorno in giorno; eppure cresce

Perciò si deve cominciare dagli atti più facili e meno elevati, per
raggiungere progressivamente i più difficili. Volendo far diversamente, s’incorrerà
nello scoraggiamento e nell’insuccesso, per la sproporzione tra le reali risorse
dell’anima e le difficoltà da vincere. Il coraggio è mantenuto dalla
prospettiva del successo; la gradazione proposta assicura un esito felice. Di qui
la necessità di dividere la materia di esame, abbracciandone poca per
volta.

Chi manca spesso alla carità fraterna, può proporsi, in un primo
tempo, di non parlar male degli altri, né d’indirizzar loro parole
offensive
. Corretti quei difetti, proporrà di vigilare per non mostrarsi
di cattivo umore, non contraddire, né tagliare la parola ad
altri, nelle conversazioni. In un terzo momento procurerà di parlare
sempre bene del prossimo, e di mostrarsi affabile con tutti. Finalmente,
completerà il suo lavoro, esercitandosi alla carità formale, con vedere
e amare Dio in ogni persona
.

Chi vuole giungere a fare con tutta la perfezione i suoi esercizi di pietà,
potrà proporsi quattro gradi successivi di perfezione, nel suo esame particolare:
Farli tutti: esattamente con perfezione esteriore con attenzione sostenuta
con sentimento esplicito di amor di Dio.

Per acquistare una determinata virtù si può indirizzare il proprio
esame, a produrre un certo numero di atti, nella mattinata e nel pomeriggio, aumentando
progressivamente quel numero, sino a far radicare nell’animo, la virtù desiderata
(43).

Tutto, perciò, non è perduto, se non si arriva subito allo scopo prefisso;
Iddio non manca di valutare gli sforzi e di porgere valido aiuto alla buona volontà
umana.


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Non bisogna
cambiar soggetto di esame, prima di aver distrutto o molto indebolito il difetto
antecedente, salvo non sia opportuno combatterne un altro per un certo tempo, e ritornare
poi contro il primo con nuovo zelo Chi cambia troppo spesso, costruisce sulla mobile
sabbia dell’incostanza, e si vedrà obbligato a ricominciare di continuo il
proprio lavoro, col pericolo di disgustarsene e di abbandonarlo. “Mediante la
pazienza ci ammonisce Gesù porterete molti frutti” (44).



Un segreto: convergenza e continuità di sforzi



Negli sforzi diretti a raggiungere la meta, non deve esserci dispersione di energie,
ma unità vivificatrice, a costituire un tutto saldo e vigoroso, perché
le potenze dell’anima nostra sono limitate, e più si disperdono, più
si sciupa forza ed efficacia.

Perciò l’esame non deve prolungarsi in analisi esagerate o superflue, col
pericolo di smarrirsi nel dedalo dei dettagli, a danno dei caposaldi fondamentali.

La convergenza di tali sforzi va estesa a tutti gli esercizi spirituali: dalle letture
riferentisi al soggetto di esame, alle preghiere vocali per impetrare luce
e vigore; dall’esame di prevedimento a quello generale e al particolare;
dalla S. Messa e Comunione, all’esercizio della presenza di Dio, delle
pie aspirazioni e giaculatorie indulgenziate, moltiplicate durante
il giorno, per attingere sempre più largamente alle sorgenti ristoratrici
della grazia.

Tutto deve tendere alla distruzione di un difetto o all’acquisto di una virtù;
ma, sopratutto, la convergenza deve attuarsi tra l’Esame Particolare e la
Meditazione sulle verità della Fede, mediante risoluzioni concordanti
col soggetto di Esame.

L’esperienza mostra, infatti, che l’Orazione dà lumi e forza spirituale per
condurre coraggiosamente il proprio Esame Particolare; questo, a sua volta, stimola
e controlla giornalmente il frutto dell’Orazione, perché essa non degeneri
in fatuo sentimentalismo. A questi due Esercizi spirituali può applicarsi
normalmente, con tutta ragione, il noto asserto: simul stabunt, simul cadent:
insieme stanno, insieme cadono.

Così l’esame particolare può costituire il filo direttivo di tutti
gli esercizi, ed essere un faro che su tutta la vita dello spirito, proietta la sua
luce feconda.

Finalmente occorre la costanza negli sforzi generosi. Alcuni compromettono il risultato
dell’esame attaccando il loro difetto dominante a sbalzi, a scossoni, invece d’imporsi
un lavoro calmo e metodico. Se ai giorni di lotta energica, seguono quelli di penosa
indolenza, si distrugge con una mano quel che s’è costruito con l’altra.

La storia ci dice che i Cartaginesi, vincitori dei Romani a Canne nella seconda Guerra
Punica, dopo essersi abbandonati ai deliziosi ozi di Capua ove svernarono,
furono vergognosamente sconfitti poi al primo urto.

In modo analogo, il demonio sembra talvolta rassegnarsi alla sconfitta; lascia che
l’anima goda il frutto della vittoria e si conceda pure il riposo. Ma è una
finta. Quando si accorge che la vigilanza non è più accorta, che lo
spirito battagliero è scemato, e quando l’anima meno se l’aspetta, lancia
risolutamente il suo attacco; e spesso riesce a vincere, lasciando la vittima nel
dolore e nello smarrimento di una – desolata prostrazione morale

Oggi vige il principio della nazione armata; s’indicono grandi manovre per
simulare atti di guerra, e si predica alto: Si vis pacem, para bellum Se
vuoi la pace, apprestati alla guerra
!

Anche ai suoi Apostoli Gesù intimo: Vigilate et orate! (45)



Criteri direttivi



Nell’intento di aiutare le anime di buona volontà, e semplificare loro
il lavoro, presentiamo in forma praticissima, un buon numero di argomenti per l’esame
di coscienza, sia particolare che generale.

Sono esami sugli ostacoli da superare, come la superbia, la suscettibilità,
l’egoismo, la sensualità, l’indolenza spirituale, la dissipazione, la disattenzione
nelle preghiere.

Esami sulle virtù e buone abitudini da acquistare, per menare
una vita interiore, con speciale riguardo alle virtù corrispondenti ai Voti
religiosi, e all’esercizio dell’apostolato educativo.

Però non si tratta di rigide rotaie che tracciano un corso inflessibile, ma
di utili indicazioni, e di guide alla libera iniziativa individuale.

Per disporre alla lotta instancabile, e rompere la monotonia di scarne enunciazioni
e di aridi questionari, molti soggetti sono preceduti da brevi introduzioni, che
presentano i singoli esercizi alla luce dei grandi principi, tramandatici dai Santi
e dai più accreditati maestri spirituali. Diversi di quei “pensieri
possono servire per ottime meditazioni, nel tempo in cui si svolge l’esame di coscienza
a essi relativo.

I questionari sono fatti seguire da pie aspirazioni, giaculatorie (46),
brevi ma fervide preghiere, da ripetere a volontà durante il giorno,
per impetrare l’aiuto divino.

Non c’è da spaventarsi per l’abbondanza della materia presentata; né
si deve credere di dover abbracciare tutte le pratiche suggerite, né di seguire
tutti i consigli e tutti i piccoli procedimenti indicati.

Ci troviamo come dinanzi a una tavola riccamente imbandita c’è di tutto, ma
non è necessario, e neppure opportuno, prendere di tutto e in abbondanza Se
entriamo in una farmacia ben fornita, vi troviamo tutti i rimedi e per tutte le malattie;
ma, finché ci resta il lume della ragione, ci guardiamo bene dall’usarli o
dall’ingerirli tutti

Ognuno prende quello di cui ha bisogno, e nella misura dell’esigenza personale di
quel giorno, di quella stagione, di quel malessere improvviso

Le analogie tra corpo e anima, tra materia e spirito
sono sorprendenti, e volute da Dio stesso.

Così, anche per le anime, possono presentarsi programmi ampi, anche particolareggiati,
insomma copiosamente e industriosamente imbanditi. Ognuno esamina, scelga con criteri
selettivi personali, le cose di cui sente più vivo e urgente il bisogno, in
quello stato d’animo, in quel periodo di penoso turbamento, in quel tempo d’indolenza
o di rilassamento che bisogna scuotere, per riprendere la via interrotta del fervore,
della regolarità, dello zelo.

Perciò, ogni anima prenda liberamente, riduca cambi, aggiunga secondo i propri
bisogni. Qui c’è una semplice guida E la ricchezza del materiale proposto,
lungi dal disorientare o dal disanimare, deve allettare e incoraggiare.



Condizioni di vittoria



In un quadro riassuntivo, diamo le avvertenze sul modo di usare con frutto gli
“itinerari” qui proposti:

1. Percorrendo l’indice analitico al principio del libretto, e quello alfabetico
posto alla fine, si ha la possibilità di scegliere rapidamente il soggetto
che risponde ai propri bisogni del momento. L’abbondanza dei soggetti e degli
esercizi, consente di variarli a piacere.

2. Il tempo più adatto alla scelta del soggetto e del singolo esercizio, è
quello del ritiro mensile e della rivista settimanale.

Prima di applicarsi a un soggetto od esercizio, è opportuno
soffermarsi alquanto sui vari punti, per fissarseli bene in mente o trascriverli,
determinarne la portata, stabilirne il modo di valutare e segnare vittorie o sconfitte.

Si scelgano uno o più punti, tra quelli segnati; gli altri potranno aggiungersi
successivamente, o sostituire quelli precedentemente scelti, e di cui si è
riportata vittoria,

3. La materia assegnata ai vari esercizi è piuttosto abbondante; così
vengono suscitati sforzi morali sufficienti, anche se si presentano poche occasioni,
perché tra i vari punti prenotati, qualcuno potrà applicarsi sicuramente
ai bisogni attuali dell’anima.

Perciò si segua un solo esercizio, o parte di esercizio, per volta, e senza
fretta. Non si deve credere che chi non si propone tutto in una volta, consegue poco
o nulla

Per evitare, poi l’eccessiva moltiplicazione dei soggetti, alcuni esercizi
contengono punti che solo indirettamente si riferiscono agli argomenti proposti,
ma che possono essere tenuti ugualmente presenti, in particolari circostanze.

4 Dopo aver esaurito un soggetto, è bene riepilogarlo, applicandosi,
almeno per una settimana, ad alcuni punti, scelti fra tutti gli esercizi seguiti,
prima di applicarsi ad altro soggetto. Così si conferma e si ribadisce il
frutto già riportato; il progresso si effettuerà a tappe piccole, ma
sicure.

5. La semplice lettura di uno degli itinerari, seguita da brevi esami su ogni punto
nel tempo riservato all’esame particolare, è di per sé sufficiente
per obbligare l’anima a maggiore vigilanza, e per assicurare il frutto essenziale
del pio esercizio.

Però, chi ha la pazienza e la costanza di segnare una o due volte al giorno,
su apposito foglietto, le vittorie riportate o le mancanze sfuggitegli, si assicura
un frutto senza paragone più certo, abbondante e duraturo.

Le indicazioni sparse qua e là, sono per queste anime generose.

6. Quando vengono proposti: atti, sacrifici, aspirazioni, riflessioni, si può
fissare un minimo, e segnare quanto manca per raggiungerlo. Così, se si voleva
ripensare almeno 3 volte alle risoluzioni prese nella meditazione del mattino, e
vi si è pensato una volta sola, si segnano 2 mancanze.

7. I totali, giornalieri e settimanali, consentono di verificare il
progresso o il regresso. Le sanzioni (penitenze, mortificazioni), senza- le quali
l’esame è inefficace, si possono notare segnando una crocetta (+) al disotto
dei totali giornalieri, appena sono state eseguite, come si fa coi debiti pagati.

8. È molto utile sottoporre periodicamente i risultati raggiunti al proprio
Direttore spirituale; così non si resta vittima della propria immaginazione
o della propria incostanza.


*
* *


La pratica
rende più chiara la teoria; però è bene che ogni tanto si leggano
i principi basilari contenuti in questa prima parte del volumetto. Chi approfondisce
e pratica integralmente il metodo, lo trova chiaro, facile, ed efficace.



La vittoria nel campo più vasto



L’uso di questi soggetti si può estendere proficuamente ad altri aspetti
e ad altre esigenze di vita spirituale.

Così si possono utilizzare i punti di vari esercizi, per ricercare le risoluzioni
da prendere nelle meditazioni, che si riferiscono a un dato soggetto.

Una lettura attenta, distanziando le domande con buoni momenti di riflessione nel
silenzio interiore dell’anima, si presta per le riviste settimanali e mensili come
pure per gli esami di coscienza che si sogliono fare nel ritiro annuale.

Consultando gli “itinerari”, si fa un prezioso lavoro di penetrazione nella
propria coscienza, facilitando lo studio analitico della passione predominante.

L’abbondanza degli argomenti pratici, offre materia adatta e varia per la direzione
spirituale
: risultati da sottoporre, consigli da chiedere

Anche la confessione sacramentale se ne può avvantaggiare per esami
introspettivi, in vista della graduale purificazione da peccati, cattive abitudini,
propensioni al male, ricerche personali a scapito dei propri doveri

In tal modo questi “soggetti” offrono molteplici possibilità: dalla
lotta contro le più volgari manifestazioni dell’egoismo e della sensualità,
si arriva, per gradi, alle più delicate sfumature e tonalità della
purità di cuore e della delicatezza di coscienza.

A mano a mano che un vetro è nettato, la visione risulta più chiara
e precisa Lasciando depositare il polverone sulla strada, e disperdere le nebbie,
il cielo diventa sempre più terso

E così avviene nelle anime in via di purificazione secondo la parola di Gesù:
Beati i mondi di cuore, perché vedranno Dio (47). Dio e le cose di
Dio

Il Divin Cuore di Gesù conceda a tante anime generose e apostoliche, di realizzare
le condizioni di vittoria e di progredire rapidamente nella virtù, E,er essere
pronte a sostenere con serena fiducia il grande ESAME che seguirà la vita
di prova sulla terra, secondo la nota e confortante assicurazione di S. Agostino:
Iddio risparmia chi si accusa, e non giudica chi si giudica da sé (48).



La grandezza vera delle anime



Nella mente di qualcuno potrebbe affiorare l’obiezione: una concezione così
raffinata e metodica della vita spirituale, non può provocare l’avversione
per questi esami di coscienza?

Dobbiamo riconoscere che la superficialità della vita spirituale e i vieti
preconcetti di anime, anche tra le elette, possono distogliere dall’esame sereno
e approfondito delle più serie questioni spirituali; e creare vere incomprensioni
della psicologia e degli intendimenti dei Santi, i quali seppero unire una meravigliosa
libertà di spirito, alla vigilanza minuziosa e costante sopra se stessi. Alcuni
credono di avere l’anima grande perché non fanno più caso della fedeltà
alle piccole cose
, detta a buon diritto la virtù specifica dei santi
(49).

Sono le minime finezze che danno l’ultimo pregio a un capolavoro. Così pure
sono le sfumature, impercettibili ai più, che coronano la virtù e la
santità, costituendo la espressione della vera grandezza di animo. “È
veramente grande ammonisce S. Agostino chi è fedele nelle piccole cose: In
minimo fidelem esse, maximum est
” (50).

E quali esercizi saranno sacrificati innanzi tutto? Risponde un accreditato maestro
di vita spirituale, il Beaudenon: Sono proprio i più importanti, perché
anche i più pesanti; sarà la meditazione; sarà, specialmente,
l’esame particolare
(51).

Eppure; chi non vede come tutto in noi: fatiche giornaliere, riflessi di vita moderna,
agitazioni sociali preoccupazioni materiali cospira oggi, non a semplificare, ma
a minimizzare la nostra attività interiore?

Nessuno può negare che la vita divina in noi, sia frutto della grazia da una
parte, e dello sforzo individuale con cui ciascuno deve studiarsi di annientare le
tendenze corrotte della propria natura e sviluppare i germi di grazia immessi in
noi, senza egoistici compromessi. E non è forse, attraverso queste analisi
anche minute, questa insistente osservazione dei moti della natura in contrasto Con
quelli della grazia, che l’anima scopre se stessa, che scende nell’abisso del suo
nulla, e che, constatando giornalmente la moltitudine delle imperfezioni, sente impellente
il bisogno del divino aiuto e lo implora con più fervida preghiera?

Iddio ci guardi dagli scrupoli, ma non ci guardi meno dall’infedeltà all’altissimo
ideale religioso, inerente alla vocazione a cui Egli ci destinò!



Prospettive mistiche



Se tutti gli autori ascetici son d’accordo nel magnificare l’esame particolare,
non tutti concordano nella valutazione del metodo da seguire Pur data la brevità
imposta dal presente volumetto, e il suo carattere tutto pratico, non possiamo, per
dovere di obbiettività, tacere del tutto, di metodi più o meno diversi
da quello esposto finora.

Così c’è una discreta divergenza tra là dottrina spirituale
del Padre Luigi Lallemant, con quella del Padre Rodriguez, ambedue gesuiti. Però,
tutti e due si muovono nel campo dell’insegnamento, inculcato dai più autorevoli
maestri di spirito.

Il Rodriguez, che si rivolge sopratutto ai novizi, inculca più fortemente
l’esercizio delle virtù e delle buone opere; il Lallemant, che parla a uomini
formati, si attarda alla custodia del cuore, con l’umiltà e la mortificazione,
spinte fino all’eroismo. Il Rodriguez mira sopratutto alla formazione morale, Lallemant,
all’unione con Dio, mediante la purificazione del cuore. In uno prevale l’ascetica;
nell’altro, la mistica.

Convergenza di sostanza, differenza di metodo, ma con interferenze e intercomunicazione
(52).

“È vero che le virtùspiega il Lallemant, si possono amare per
la loro bellezza ed eccellenza particolare, ma se noi le consideriamo come rifulgenti
nella Persona adorabile del Figlio di Dio, si scoprono incomparabilmente più
amabili e più degne di stima” (53).

Anche l’ascesi propugnata dal fondatore dell’Oratorio francese, cardinale Pierre
de Bérulle, non si propone di lavorare direttamente ed esclusivamente a sterminare
tale vizio, o ad acquistare tale virtù; ma, più semplicemente, di applicare
a se stesso le virtù, gli “stati” o disposizioni di Gesù,
che è insieme, il nostro ideale, l’espressione della verità morale
e della nostra santità.

Dunque, più che soffermarsi agli atti esteriori, bisogna risalire alle nostre
disposizioni interiori. In tal modo “i nostri difetti e le nostre imperfezioni
appariranno ben più chiaramente, per il contrasto che noteremo tra noi e il
modello divino. Ma non ne saremo scoraggiati, perché Gesù è,
nello stesso tempo, medico delle anime, che non domanda altro se non di curare le
nostre piaghe e di guarirle” (54).

L’esame così inteso, verterà “sul cattivo uso delle disposizioni
e delle virtù di Gesù, rigettando le sue ispirazioni, contrastando
le sue operazioni e i moti della sua grazia; sul cattivo uso fatto dei suoi misteri,
non avendoli onorati com’era nostro dovere, per farne derivare in noi le grazie (con
essi impetrateci)” (55).

Su questo metodo cosiddetto “oratoriano”, sintetizziamo qualche considerazione
del P. Grimal (56).

Quando faccio entrare quasi nella trama intima del mio essere Gesù col suo
sforzo costante per vivere in me mortificandomi, questo esercizio diventa dolce e
attraente come l’orazione stessa. Esaminando e riesaminando quello che ho fatto a
contatto con Gesù, Salvatore e Santificatore, nel corso di ogni giornata,
l’esame particolare diviene una nuova e sempre più piena presa di possesso
della sua azione vitale.

Da un tale esame scaturiscono naturalmente i vari atti dell’esame particolare. L’anima
entrerà nel santuario della sua vita intima, che è anche il santuario
di Dio; giunta qui, domanderà una grazia speciale di luce, per vedersi e giudicarsi
come la vede e la giudica Dio; a questa luce, esaminerà ciascuno degli atti
in cui la sua volontà si è trovata a contatto con la grazia di Gesù,
per cooperarvi o farle ostacolo; infine sentirà e dirà a Dio il proprio
dolore e la contrizione per le opposizioni constatate.

Veramente questi quattro atti non costituiscono un aggregato artificiale, ingegnosamente
combinato per occupare i quindici interminabili minuti dell’esame. Ciascuno costituisce
un elemento essenziale di questo esercizio; e bisognerà consacrare ai due
primi e all’ultimo, almeno tanto tempo, quanto all’esame propriamente detto.

La bella preghiera berulliana O Jesu, vivens in Maria (57) costituisce la
più felice conclusione di un esercizio, che mira unicamente a far vivere Gesù
in noi, nella perfezione delle sue vie, nella comunione dei suoi misteri, nella verità
delle sue virtù”.


*
* *


Quale
metodo si deve preferire?

Non è facile dire quale sia il migliore. Il buon senso ci dice che il migliore
per ognuno, è quello che più conviene alla sua anima. Ognuno, infatti,
ha il suo temperamento, i suoi gusti, il suo modo di fare, d’insegnare Perciò
questo problema deve essere risolto da ogni anima, individualmente, d’accordo col
proprio direttore di coscienza, sotto il divino influsso dello Spirito Santo.

È la sensata osservazione del Padre Faber: “Non si può stabilire
la superiorità di un metodo sull’altro; tutti e due sono santi e hanno formato
dei santi. La scelta tra i vari metodi è anche una questione di attrattiva
o di vocazione”.



Panorami di vita spirituale



Assai lodevole è senza dubbio, a questo proposito, il pensiero di unificare
la propria vita intima, facendola scaturire da un’idea fondamentale a largo respiro,
che informi l’attività integrale dell’anima. Tutto allora, si fa convergere,
e tutto si fa derivare da quell'”idea madre”, che dà unità
e convergenza ai singoli sforzi e anche ai vari “soggetti” o ai “punti”,
scelti successivamente per l’esame particolare.

Se, ad esempio, l’idea direttiva prescelta è la perfetta conformità
alla volontà di Dio
, l’esame particolare più che tendere a combattere
tale o tale altro difetto per se stesso, ad acquistare tale o tale altra virtù
per se stessa; avrà per fine di esercitare la volontà a sottomettersi
in bel modo al volere divino sempre e incondizionatamente, a evitare determinate
colpe e a praticare certi atti di virtù.

Così facendo, l’anima diminuisce in numero e gravità le sue mancanze,
e si pone senz’altro in uno stadio avanzato di perfezione; poiché, al dir
di S. Teresa, “la perfezione consiste nell’assoggettare la propria volontà
a quella di Dio”

Tutto questo semplifica assai il lavoro spirituale, e mette la santità alla
reale portata di tutte le anime, in qualunque condizione di vita. È, in fondo,
la “piccola via”, inculcata tanto efficacemente da S. Teresa del Bambino
Gesù, tutta fondata sull’umiltà, sulla fiducia, sull’abbandono all’amore
misericordioso di Dio.


*
* *


Un’altra
idea di vasta portata panoramica nella vita spirituale, è la sempre più
stretta aderenza dell’anima, alla Persona e alla fedele imitazione di Nostro Signore
Gesù Cristo
. Allora l’esame verterà ordinariamente sulla conformità
o sulla difformità dei pensieri, degli affetti e delle azioni, con quelli
del nostro amabile Redentore, nella sua infanzia e adolescenza; nella sua vita pubblica,
dolorosa e gloriosa; nella sua permanenza Eucaristica tra noi; nelle tenere effusioni
e nei pressanti inviti del suo Sacro Cuore.

Un lavoro spirituale analogo può essere ispirato dalla devozione realmente
sentita e rettamente praticata, verso l’augusta Madre di Dio; sul tipo, ad
esempio, della ” schiavitù mariana”, proposto da S. Luigi Maria
Grignion di Monfort.

Quadra bene a tal proposito, l’analogia originale che ci presenta il Padre Tissot:
“Quando l’acqua esce con forza da cento forellini della cipolla di una doccia,
s’imporrebbe certamente una grave bisogna, chi volesse turarli uno a uno; mentre,
girando una chiave, può arrestare il deflusso dell’acqua; specialmente poi,
se vi fosse la probabilità di veder riaprirsi i fori già chiusi Tale
è lo sforzo di chi, nell’esame particolare, combatte le mancanze singole,
senza dare uno sguardo profondo alla disposizione dominante nell’anima sua”
(58) e senza avere in mente un piano ben determinato. di lavoro spirituale.



L’ideale radioso



Qualunque sia il metodo trascelto, lo stimolo più efficace a lottare contro
la natura sregolata e a bandire dal cuore gli affetti terreni, è invariabilmente
quello di coltivare nell’animo un grande amore per Gesù. Il cuore umano ha
tesori di affetto che deve volgere a Dio, se non vuole ripiegarsi su se stesso con
un amore colpevole, o affezionarsi alle creature.

Gesù è per noi l’AMICO! Lo ha detto esplicitamente nella sorprendente
dichiarazione fatta agli Apostoli nel gran giorno degli addii, precedente la sua
Passione: Non vi chiamerò più servi, ma amici (59). Chi ha accettato
la commovente profferta di Gesù, si obbliga a migliorarsi con la fatica diuturna,
imitandone la vita e le virtù, poiché l’amicizia suppone una certa
uguaglianza; e se non esiste, la crea
(60).

In questo campo bisogna stimolare di continuo tante latenti energie, e progredire
fino a poter asserire col grande Apostolo: Vivo, non più io, ma vive in
me Cristo
(61). Gesù deve vedere coi nostri occhi, parlare con la nostra
lingua, lavorare con le nostre mani, amare col nostro cuore; perché tutta
la morale evangelica non consiste in esasperanti analisi d’introspezione psicologica,
e neppure nello studiare o nell’ammirare astrattamente il Redentore, ma nel riprodurne
i molteplici aspetti nella propria vita.

L’esemplare raggiunge il massimo dell’efficacia, se agisce in noi con un proprio
impulso; ed è quel che si verifica quando l’ideale da riprodurre è
Gesù, l’Uomo-Dio, Redentore e Mediatore dell’umanità.

Gesù stesso c’invita, specificando le virtù basilari della perfezione
cristiana: Imparate da me, che sono mite e umile di cuore (62). E ci assicura che
al suo seguito il giogo è soave, e leggero il peso da addossarsi (63).

Perciò, esercitarsi nella virtù per purificare l’anima, espiare i propri
peccati, eliminare gli ostacoli all’azione divina, raccogliere a dovizia sicuri meriti,
attirare benedizioni celesti sull’apostolato, sono cose eccellenti; ma, chi vuole
perseverare nell’abnegazione di sé, deve avvivare il tributo giornaliero di
sacrifici col fuoco interiore di un amore appassionato per Gesù, al quale
vuole servire e piacere. Ecco il segreto del fervore che non conosce tepidezze, della
generosità che non consente ingiustificate dilazioni, né soste rilassanti
alla natura indolente e riottosa.

Questo lavoro arduo, trova mezzi di sicura efficacia nella meditazione e nell’esame
particolare. Con la meditazione si contempla l’ideale radioso di ogni virtù,
nell’impeto di carità che divampa dal Cuore Divino; con l’esame particolare
si riguarda l’anima propria per correggerne man mano i tratti di dissomiglianza,
ed eliminare i più stridenti contrasti.

Così si superano molti ostacoli, e si conquista, con rapide ascese, l’altissima
vetta della perfezione cristiana, irradiata dagli splendori divini della santità.



(1) G. B. Scaramelli, Direttorio ascetico.

(2) Mt, 11,12.

(3) Lc, 9, 23.

(4) Prov 24, 30-31.

(5) Intr. à la vie dévote, 2,8

(6) Bianchi: Si vis perfectus esse!, XXXVI: Esame di coscienza.

(7) Sal 94, 8.

(8) 1 Cor 11,31

(9) Moral. 2, 6

(10) E. Gasparella: Guido Negri, p. 20.

(11) F. Leone d. S. C.: Aldo Marcozzi: alunno esemplare, 1929.

(12) Cfr. F. Olgiati: La Pietà Cristiana; l’esame di coscienza.

(13) Exp. in Ps. 4, 8.

(14) A. Wallenstein, O. F. M.: Guida pratica alla perfezione cristiarna, P.
11, c. 3.

(15) La formazione del catechista attivo, pag. 29. Ancora, Milano.

(16) “Per eccitarsi efficacemente alla contrizione, si può considerare
attentamente una stazione della Via Crucis; così si seguano tutte, ma prendendone
una sola al giorno”(Pratique de l’examen particulier, Paris: Societé
St. Augustin, 1923).

(17) V. Preghiera, proposta da A. Wallenstein, op. cit., p. 207.

(18) Esercizio di perfezione, tratt. VII.

(19) Tanquerey, Théol. Ascét., 476.

(20) I Imit., 25, 11.

(21) G. Lercaro: Metodi di Orazione Mentale; Genova, 1947, p. 47.

(22) Avis 12.

(23) Mons. Détroit.

(24) Cf. Chautard: L’anima dell’apostolato, p. V.

(25) Dalla vita: Blain.

(26) F. Philippe d. E. C., Circ. du 7 mars 1859.

(27) Prov. 24,16

(28) Doctrine spirituelle, n. 117.

(29) Pratique de l’Ex. Part. d’après S. Ignace – p. 6-7. Paris, 1923.

(30) Directivas y Sugerencias para el Examen Particular, Escolasticado de
Florida, F.S.C., 1946.

(31) Fr. Remo di G.: Un’Anima Lasalliana, p. 71.

(32) P. Cotel: Manuel du Juvéniste, p. 67.

(33) P. M. Mescheler, nel commento agli Eserc. Spir. di S. Ignazio.

(34) P. Roothaan: Exercices Spir. l.ère sem.

(35) Gagliardi: Comment. Exerc. St. Ignatii: Proemium, § 2.

(36) J. Grimal S. M., Il vero lavoro del progresso S. A. S. Roma, 1943; p.
132.

(37) Deut 7,22.

(38) Deut 11,25.

(39) Rodriguez, Esercizio di Perfezione, Tratt. VII.

(40) Mezzi adatti a individuare la passione predominante:

1 Pregare
fervidamente, per avere lumi sufficienti a ben conoscersi.

2 Fare attenzione ai difetti che facilmente vengono rilevati dagli altri,
e che essi vedrebbero più volentieri sparire da noi.

3 Valutare, più che le colpe, le passioni che ne sono la causa.

4 Analizzare i pensieri, i giudizi abituali, le massime favorite, le aspirazioni
e le gioie più gustate, le sofferenze sentite più profondamente nell’animo;
se tali manifestazioni provengano da: sensualità, superbia, egoismo, pigrizia,
suscettibilità, impulsività, dissipazione, indocilità

5 Chiedere consiglio a persone competenti nelle vie di Dio.

(41)
Barberis: Vita di S. Francesco di Sales, pag. 599.

(42) I Imit., 11, 5.

(43) Cf. “Directivas” O. c.

(44) Lc 8, 15.

(45) Mc, 14,38.

(46) Cf. La copiosa raccolta: F. Remo di G. “Pie aspirazioni e preghiere“,
Editr. A e C. 1946 Roma.

(47) Mt, 5,8.

(48) Cf. 1 Cor 11,31.

(49) Wallenstein, op. cit., p 180.

(50) L. 4 de Doct. Christ.

(51) Pratica progressiva della Confessione e della Direzione spirituale,
II v. 161 – Lethielleux, Paris.

(52) Cf. P. Filograssi, in Civiltà Cattolica, 15-2-1947; p. 313.

(53) Doctrine Spirituelle, pp. 353-354.

(54) Tanquerey, Prècis de Théol. ascet. et myst.,p. 301.

(55) Condren, Lettres, p. 334.

(56) Cf. J. Grimal S. M., Il vero lavoro del progresso, S. A. S.: Roma, 1943;
pp. 130-140.

(57) O Jesu vivens in Maria, veni et vive in fàmulis tuis, in spiritu sanctitatis
tuae; in plenitudine virtutis tuae; in perfectione viarum tuarum; in veritate virtutum
tuarum; in comunione mysteriorum tuorum; dominare omni adversae potestati, in Spiritu
tuo, ad gloriam Patris. Amen.
(R. DE CONDREN – M. OLIER); trad.: O Gesù,
vivente in Maria, venite e vivete nell’anima dei vostri servi, nel vostro spirito
di santità; nella pienezza dei vostri doni; nella perfezione delle vostre
vie; nella verità delle vostre virtù; nella comunione dei vostri misteri.
Dominate in noi su tutte le potenze nemiche, per la virtù del vostro spirito,
alla gloria del Padre. Così sia!

(58) P. G. Tissot: La via interiore semplificata, p. 423. Marietti – Torino,
1913.

(59) Gv 13,15.

(60) S. Gir., sup. Mich. proph.

(61) Gal 2,20.

(62) Mt 11,29.

(63) Mt 11,30.






Adattamento
del libro: F
R. REMO DELLE SCUOLE CRISTIANE, Pratica dell’esame
particolare avvalorato dalla meditazione
, Roma: ed. Lasalliana, 1958/5.








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«PRATICA DELL’ESAME DI COSCIENZA»


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