La Madonna di Guadalupe (3ª parte)

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«La
Madonna di Guadalupe:

un caso di inculturazione miracolosa»

di
Giulio Guerra












Dieci
anni dopo la conquista del Messico





Nazionalismo guadalupano


Come
si è visto, tutti gli studi scientifici compiuti sull’immagine venerata nel
santuario ai piedi del Tepeyac confermano la sua origine miracolosa e, quindi, la
realtà delle apparizioni. Ma perché la Vergine, apparendo a Juan Bernardino,
chiese di essere venerata come Santa Maria di Guadalupe, con il nome,
familiare solo agli spagnoli, di un santuario della lontana Estremadura? Molti studiosi,
da don Luis Becerra Tanco nel secolo XVII a don Mario Rojas Sánchez ai nostri
giorni, hanno cercato di individuare dietro Guadalupe un appellativo
náhuatl frainteso dagli spagnoli: e le interpretazioni proposte sono
spesso suggestive (
31). Ma è
più verosimile che, come sostengono Primo Feliciano Velázquez (
32) e don Lauro
López Beltrán (
33), il nome udito
e riferito agli inviati del vescovo da Juan Bernardino sia proprio Guadalupe:
questo nome ci è stato tramandato in testi náhuatl da un indio,
Antonio Valeriano, da un meticcio, Fernando de Alva Ixtlilxóchitl, e da
un buon conoscitore del náhuatl, Lasso de la Vega; il primo aveva probabilmente
conosciuto Juan Bernardino e, se avesse saputo da lui l’ipotetico vero nome
náhuatl, lo avrebbe trascritto correttamente nel Nican mopohua. Forse
la Vergine, presentandosi con un nome ben noto ai conquistadores, volle prevenire
gli scrupoli di frati come Bernardino de Sahagún O.F.M. …


Se la
fede, per essere efficace, deve permeare di sé la vita e la cultura di un
popolo (
34), la devozione
alla Madonna di Guadalupe ha fatto anche di più: ha letteralmente creato la
nazione messicana sulle rovine di un impero tirannico e sanguinario, perennemente
in guerra con i suoi vicini al solo scopo di procurarsi vittime per i sacrifici umani
(
35). Così
quando, nei primi anni del secolo scorso, iniziano i moti per l’indipendenza del
Messico, i varî libertadores non mancano mai di proclamare la propria
devozione alla Madonna di Guadalupe, non si sa quanto dovuta ad autentica pietà
cristiana e quanto a puro nazionalismo guadalupano (
36). In ogni caso è significativo
lo stendardo guadalupano che il sacerdote Miguel Hidalgo y Costilla, capo della prima
rivolta indipendentista messicana, inalbera nel 1810 contro la Spagna napoleonica
di Giuseppe Bonaparte (
37). Il 12 ottobre
1821 il libertador Agustín de Iturbide affida la nazione messicana
– di cui da poco è stata riconosciuta l’indipendenza – alla protezione di
Nostra Signora di Guadalupe. L’anno seguente, proclamatosi imperatore, fonda l’Ordine
cavalleresco di Guadalupe (
38).


Perfino
nei turbolenti anni successivi il nome della Madonna di Guadalupe segna momenti significativi
della vita civile e politica messicana. Nel 1828 il Congresso proclama festa nazionale
il 12 dicembre (
39). Nel 1848, a
conclusione della sfortunata guerra del Texas, la pace fra Messico e Stati Uniti
viene firmata nel santuario di Guadalupe. Nel 1853 il dittatore Antonio López
de Santa-Anna ripristina l’Ordine di Guadalupe (
40). Nel 1858 Benito Juárez, divenuto
presidente, impone al Messico un calendario laico, ma mantiene la festa
del 12 dicembre; tre anni dopo il santuario sfugge alla confisca di tutti i beni
ecclesiastici (
41). Nel 1864 Massimiliano
d’Asburgo, divenuto imperatore del Messico, rende omaggio, con la moglie Carlotta,
alla Madonna di Guadalupe, e il 10 aprile 1867, alla vigilia della sua deposizione,
ripristina l’Ordine di Guadalupe modificandone gli statuti (
42).


Con la
fucilazione di Massimiliano a Querétaro il 16 giugno 1867 e il ritorno di
Benito Juárez alla presidenza, inizia per il Messico un periodo di politica
anticlericale che arriverà, nel nostro secolo, alla persecuzione religiosa
aperta, specialmente dopo il 1917, quando viene imposta al Messico, da un’assemblea
costituente praticamente autonominatasi, una Costituzione socialista ferocemente
anticattolica, che il caudillo revolucionario di turno, Venustiano Carranza
– impadronitosi del potere dopo aver sconfitto militarmente i suoi antichi compagni
di lotta armata, il guadalupano Emiliano Zapata e il relativamente filocattolico
Pancho Villa – si guarderà bene dal sottoporre alla ratifica del voto popolare.


Così
quando, nel 1921, l’immagine della Madonna di Guadalupe sfugge prodigiosamente a
un attentato – una bomba, nascosta in un mazzo di fiori deposti ai piedi dell’altare
da un certo Luciano Pérez, esplode provocando gravi danni alla basilica, ma
lascia intatto addirittura il vetro che protegge l’immagine – il comportamento delle
autorità è decisamente scandaloso: non solo l’attentatore, difeso dallo
stesso presidente municipale, viene assolto, ma il procuratore generale della nazione,
di fronte alle numerose, ma pacifiche, proteste che da tutto il Messico si levano
contro l’attentato, e alle folle che accorrono al santuario per organizzarvi cerimonie
di riparazione e di ringraziamento, non esita a insinuare che la bomba sia stata
fatta esplodere dai cattolici per screditare i socialisti e per sfruttare economicamente
i pellegrinaggi (
43).


Negli
anni seguenti la politica ecclesiastica dei governi messicani si fa sempre più
oppressiva, le provocazioni si moltiplicano giorno dopo giorno, finché quando,
nel 1926, un decreto del presidente Plutarco Elías Calles impone l’applicazione
integrale della Costituzione del 1917 comminando pesanti sanzioni penali ai trasgressori,
il Messico cattolico insorge in nome di Cristo Re e della Vergine di Guadalupe: è
la Cristiada, l’epopea dei cristeros, nella quale bande di campesinos
e di peones male armati, ma sostenuti dalla loro fede, tengono testa per
tre anni a un esercito modernamente equipaggiato e appoggiato dalla potenza economica
e militare degli Stati Uniti, ma privo di motivazioni ideali; rivolta che finirà
soltanto quando – alla vigilia di un possibile successo politico degli insorti –
la Santa Sede e i vescovi del Messico si lasceranno convincere a sottoscrivere con
il governo messicano un abborracciato accordo, che concede alla Chiesa
niente più che una semplice sopravvivenza fisica (
44).




Madre
delle Americhe



Ma torniamo
alla Madonna di Guadalupe, all’espansione e alla consacrazione ufficiale del suo
culto da parte di vescovi e di Papi nel corso dei secoli. Il 7 gennaio 1675 un breve
di Papa Clemente X concede indulgenze alla Confraternita di Nostra Signora di Guadalupe
(
45); e il 9 febbraio
1725 Papa Benedetto XIII eleva il santuario ricostruito nel 1709 al rango di collegiata
(
46). Nel 1736, alla
fine di agosto, la Nuova Spagna, l’attuale Messico, è devastata da un’epidemia
di matlazahuatl – così gli indios chiamano la febbre tifoidea
– che in diciotto mesi provoca più di due milioni di morti.

L’arcivescovo
di Città di Messico ordina la traslazione dell’immagine dal santuario alla
cattedrale, e l’epidemia si attenua nella maggior parte del vicereame, pur continuando
a mietere vittime nella capitale; solo il 26 maggio 1737, quando avviene la solenne
proclamazione della Vergine Maria, sotto il titolo di Guadalupe, patrona principale
di Città di Messico, l’epidemia cessa del tutto. Negli anni successivi, fino
al 4 dicembre 1746, avvengono analoghe proclamazioni nelle altre diocesi del vicereame,
e finalmente Papa Benedetto XIV, con il breve Non est equidem, del
25 maggio 1754, dichiara la Madonna di Guadalupe patrona principale e protettrice
della Nuova Spagna e concede l’Ufficio e la Messa propri per la festa del 12 dicembre
(
47).


Nel clima
di acceso anticlericalismo che caratterizza la politica dei governi messicani a partire
dalla seconda metà del secolo scorso, la presidenza del generale Porfirio
Díaz, dal 1876 al 1911, costituisce un periodo di relativa tolleranza verso
la Chiesa, che può così godere di una discreta libertà di azione
nei campi che esulano dalla politica intesa in senso stretto, quali il culto, l’istruzione
religiosa e la promozione sociale del popolo cattolico (
48). In questo clima di pace religiosa matura
l’idea di una solenne proclamazione nel santuario del Tepeyac della Regalità
di Maria Santissima: così l’8 febbraio 1887 Papa Leone XIII autorizza l’incoronazione
dell’immagine di Guadalupe, che viene eseguita il 12 ottobre 1895, nel corso di una
fastosissima cerimonia, dall’arcivescovo di Città di Messico, mons. Próspero
María Alarcón y de la Barquera. Nel frattempo, il 2 agosto 1894, vi
era stata l’approvazione, da parte del Papa e della Sacra Congregazione dei Riti,
di nuovi testi del proprio dell’Ufficio e della Messa del 12 dicembre,
in cui si riconosce, almeno implicitamente, la storicità dell’apparizione.
Infine, il 24 agosto 1910, san Pio X proclama la Madonna di Guadalupe patrona dell’intera
America Latina (
49).


In tutt’altro
clima – quello della persecuzione strisciante e dell’assassinio sistematico degli
ex capi dei cristeros da parte di agenti governativi – si svolgono nel 1931
le solenni celebrazioni del IV centenario dell’apparizione: la grande affluenza di
pellegrini al santuario servirà solo come pretesto al governo messicano per
un nuovo giro di vite contro la Chiesa (
50). E la successiva incoronazione della
Madonna di Guadalupe, decretata da Papa Pio XI nel 1933 in occasione dell’Anno Santo
della Redenzione, avverrà soltanto a Roma, sulla copia donata da Miguel Cabrera
a Papa Benedetto XIV nel 1752 (
51).


Solo
nel 1938, grazie alla politica di apertura ai cattolici del presidente Lázaro
Cárdenas – che apre la via a un modus vivendi fra Chiesa e Stato, consistente
in pratica nell’ignorarsi reciprocamente – sarà possibile indire un vero Anno
Santo Guadalupano. E il 24 settembre 1939 il nuovo Pontefice Pio XII inaugura nei
giardini vaticani un monumento raffigurante Juan Diego che mostra la tilma
al vescovo Juan de Zumárraga O.F.M., monumento che sarà poi fatto spostare
da Giovanni XXIII in una posizione più centrale, presso la torre di San Giovanni
(
52).


Dopo
la seconda guerra mondiale si moltiplicano le pubbliche manifestazioni di devozione
alla Vergine di Guadalupe e i riconoscimenti della natura miracolosa dell’immagine
da parte dei Pontefici. Così, il 13 ottobre 1945, in occasione del cinquantesimo
anniversario dell’incoronazione, Papa Pio XII, nel radiomessaggio Venerables Hermanos
afferma che sulla tilma del povero Juan Diego – come riferisce la tradizione
– pennelli che non erano di quaggiù lasciavano dipinta un’immagine dolcissima,
che l’opera corrosiva dei secoli avrebbe rispettata
(
53). L’11 dicembre 1955 – quasi a riparazione
delle offese arrecate alla Chiesa trent’anni prima dai sindacalisti legati
a Plutarco Elías Calles – la Madonna di Guadalupe viene incoronata solennemente
Regina del Lavoro, alla presenza del card. José Garibi y Rivera e davanti
a circa mezzo milione di lavoratori. Il 12 ottobre 1960 Papa Giovanni XXIII indice
un nuovo Anno Mariano Guadalupano e proclama la Madonna di Guadalupe Madre delle
Americhe; l’anno seguente invia ai messicani un radiomessaggio in cui definisce l’immagine
della Vergine suo ritratto dolcissimo non dipinto da mani umane (
54). Infine, Papa
Paolo VI invia, il 25 marzo 1976, una rosa d’oro al santuario del Tepeyac
(
55).

Il 12
ottobre 1976 viene consacrata, a fianco del santuario del 1709, ormai insufficiente
a contenere tutti i fedeli che vi affluiscono in occasione delle festività
mariane, una nuova basilica, in cui viene solennemente traslata l’immagine miracolosa.
In questa basilica, il 27 gennaio 1979, Papa Giovanni Paolo II – pellegrino in Messico
in occasione della III Conferenza Generale dell’episcopato latino-americano a Puebla
de los Angeles – consacra a Maria, davanti all’immagine della Guadalupana, il popolo
di Dio e la Chiesa del Messico e di tutto il continente americano (
56).




La causa di beatificazione di Juan Diego






A questo punto alla gloria della Vergine di Guadalupe manca una cosa sola: l’elevazione
all’onore degli altari dell’umile indio che in un lontano inverno di cinque
secoli fa la vide ai piedi del Tepeyac. Se per gli indios, che l’apparizione
aveva indotti ad abbandonare le ultime diffidenze verso la religione dei conquistadores,
la santità di Juan Diego era semplicemente ovvia, la Chiesa messicana è
sembrata per molto tempo interessata più al riconoscimento dell’autenticità
dell’apparizione e della natura miracolosa dell’immagine che a quello della santità
del veggente. Le possibili interpretazioni di questo atteggiamento sono molteplici
e, fra esse, certamente l’opportunità pastorale di promuovere la causa di
canonizzazione di un indio convertitosi in età matura, che era stato
per la maggior parte della sua vita adoratore di mostruosi idoli assetati di sangue
umano: fatto sta che nessuna causa di canonizzazione viene promossa negli anni successivi
alla morte di Juan Diego, e solo nel secolo XX si comincerà a raccogliere
la documentazione necessaria.

Nel dicembre
del 1944 arriva dal Nicaragua la notizia di un miracolo attribuito all’intercessione
di Juan Diego: a El Ocotal, nel dipartimento di Nueva Segovia, una bambina di sette
anni e mezzo, María Antonia Cruz, figlia di un contadino abitante nel Caserio
de Sábanagrande, che presenta tutti i sintomi del morbo di Down, il cosiddetto
mongolismo – è muta, tonta, incapace di comunicare
anche a gesti, ha la lingua larga e sempre fuori della bocca costantemente aperta,
si sbava continuamente sul vestito – diventa normale, incominciando a parlare e a
esprimersi con proprietà, dopo che i suoi genitori hanno rivolto le loro preghiere
al servo di Dio Juan Diego (
57). A causa della
mancanza di un’adeguata documentazione medica – i genitori di María Antonia,
Adán Cruz e María Félix de Cruz, sono poveri contadini che non
hanno mai potuto far visitare la figlia da uno specialista, e d’altronde nel 1944
la causa genetica del mongolismo, la trisomia del cromosoma 21, è
ancora ignota – il miracolo non può essere riconosciuto ufficialmente dalle
autorità ecclesiastiche, ma le testimonianze giurate sulla guarigione della
bambina si aggiungono a quelle di grazie minori ricevute per intercessione
di Juan Diego in altre parti dell’America Latina e alle ricerche degli storici sull’eroicità
delle virtù del veggente del Tepeyac e sulla continuità attraverso
i secoli della sua fama di santità presso il popolo messicano. Si arriva così,
il 13 gennaio 1980, all’istruzione, da parte del card. Ernesto Corripio Ahumada,
della causa diocesana, i cui atti vengono trasmessi a Roma alla Sacra Congregazione
per le Cause dei Santi il 26 giugno 1981 (
58). Finalmente
Papa Giovanni Paolo II, durante la Messa celebrata nel santuario di Nostra Signora
di Guadalupe il 6 maggio 1990 all’inizio del suo secondo pellegrinaggio apostolico
in Messico, riconosce il culto ab immemorabili del Beato Juan Diego,
il cui nome indigeno, secondo la tradizione, era Cuauhtlatóhuac, Aquila
che parla
, l’ indio prediletto da Maria, il
confidente della dolce Signora del Tepeyac,
che rappresenta tutti
gli indigeni che accolsero il Vangelo di Gesù, grazie all’aiuto materno di
Maria, sempre inseparabile dalla manifestazione di suo Figlio e dalla fondazione
della Chiesa, come fu la sua presenza fra gli Apostoli il giorno di Pentecoste
(
59).


Giulio
Guerra




note



(31)
Cfr. le interpretazioni di don Luis Becerra Tanco e di don Mario Rojas Sánchez
in C. Perfetti, op. cit., pp. 42-44.

(32)
Cfr. P. F. Velázquez, Comentario a la historia original guadalupana,
in don Lauro López Beltrán, La protohistoria guadalupana, 2a
ed. riveduta e con un’appendice, Editorial Tradición, Città di Messico
1981, pp. 167-168.

(33)
Cfr. don L. López Beltrán, La historicidad de Juan Diego y su posible
canonización,
2a ed. accresciuta, Editorial Tradición, Città
di Messico 1981, pp. 212-213.

(34)
Cfr. Giovanni Paolo II, Per iscrivere la verità cristiana sull’uomo nella
realtà della nazione italiana. Loreto, 11 aprile 1985,
Cristianità,
Piacenza 1985.

(35)
Cfr. L. Séjourné, op. cit., pp. 41-60.

(36)
Cfr. C. Perfetti, op. cit., pp. 28-29; e Alfonso Junco, El milagro de las
rosas,
3a ed., Editorial Jus, Città di Messico 1969, pp. 14-16.

(37)
Riprodotto in AA. VV., Album Conmemorativo del 450 aniversario de las apariciones
de Nuestra Señora de Guadalupe,
cit., p. 68.

(38)
Cfr. P. F. Velázquez, La aparición de Santa María de Guadalupe,
cit., pp. 294-295.


(39)
Cfr. C. Perfetti, op. cit., p. 28.


(40)
Cfr. P. F. Velázquez, La aparición de Santa María de Guadalupe,
cit., pp. 296-298.


(41)
Cfr. A. Junco, op. cit., p. 16.


(42)
Cfr. P. F. Velázquez, La aparición de Santa María de Guadalupe,
cit., pp. 298-299.


(43)
Cfr. C. Perfetti, op. cit., pp. 29-30.


(44)
Sulla rivolta dei cristeros, autentica Vandea messicana del secolo
XX, cfr. Jean Meyer, La christiade. L’Église, l’État et le Peuple
dans la Révolution Mexicaine (1926-1929),
Payot, Parigi 1975.


(45)
Cfr. AA. VV., Album Conmemorativo del 450 aniversario de las apariciones de Nuestra
Señora de Guadalupe,
cit., p. 275.


(46)
Cfr. ibid., p. 61.


(47)
Cfr. P. F. Velázquez, La aparición de Santa María de Guadalupe,
cit., pp. 274-293; AA. VV., Album Conmemorativo del 450 aniversario de las apariciones
de Nuestra Señora de Guadalupe,
cit., pp. 62-66; e C. Perfetti, op.
cit.,
p. 27.


(48)
Cfr. J. Meyer, op. cit., pp. 18-19.


(49)
Cfr. P. F. Velázquez, La aparición de Santa María de Guadalupe,
cit., pp. 299-312; AA. VV., Album conmemorativo del 450 aniversario de las apariciones
de Nuestra Señora de Guadalupe,
cit., pp. 71-74; e C. Perfetti, op.
cit.,
p. 29.


(50)
Cfr. J. Meyer, op. cit., pp. 209-211.


(51)
Cfr. C. Perfetti, op. cit., p. 30; e AA. VV., Album Conmemorativo del 450
aniversario de las apariciones de Nuestra Señora de Guadalupe,
cit., p.
76.


(52)
Cfr. C. Perfetti, op. cit., p. 30; e AA.VV., Album Conmemorativo del 450
aniversario de las apariciones de Nuestra Señora de Guadalupe,
cit., p.
78, con la fotografia del monumento ibid., p. 77.


(53)
Pio XII, Radiomessaggio al Messico nel 50¡ della Incoronazione della Vergine
SS.ma di Guadalupe, del 13-10-1945, in Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità
Pio XII
, vol. VII, p. 222.


(54)
Giovanni XXIII, Radiomessaggio al Secondo Congresso Mariano Interamericano, del 12-10-1961,
in Discorsi Messaggi Colloqui del Santo Padre Giovanni XXIII, vol. III, p.
460.


(55)
Cfr. C. Perfetti, op. cit., pp. 30-31; e AA. VV., Album Conmemorativo del
450 aniversario de las apariciones de Nuestra Señora de Guadalupe,
cit.,
pp. 78-79.


(56)
Cfr. AA. VV., Album Conmemorativo del 450 aniversario de las apariciones de Nuestra
Señora de Guadalupe,
cit., p. 79; e Giovanni Paolo II, Omelia nella Basilica
di Nostra Signora di Guadalupe, del 27-1-1979, in Insegnamenti di Giovanni Paolo
II
, vol. II, 1, pp. 159-166.


(57)
Cfr. don L. López Beltrán, La historicidad de Juan Diego
y su posible canonización,
cit., pp. 79-84.


(58)
Cfr. la documentazione completa ibid., pp. 133-202.

(59)
Giovanni Paolo II, Omelia nella Messa nel Santuario di Santa Maria di Guadalupe,
del 6-5-1990, in L’Osservatore Romano, 7/8-5-1990.









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