Cap. VII: Maria e i Manichei

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MARIA
DEBELLATRICE DELLE ERESIE

di P. Amadio M. Tinti O.S.M















Gaude,
Maria Virgo,

cunctas haereses

sola interemisti in universo mundo
Immacolata Tiepolo Prado





CAPITOLO SETTIMO

Maria e i Manichei



Serpeggiavano
ancora le eresie degli ebioniti e dei doceti, allorché, sul principio del
terzo secolo, dì diffuse un nuovo errore detto «Manicheismo»,
dal suo fondatore Manete o Mani.

Secondo alcuni scrittori, Manete sarebbe nato intorno al 216 in Babilonia, da genitori
persiani. Sarebbe stato un povero schiavo di nome Cubrico, Si dedicò allo
studio delle religioni, ed, emigrato in Persia, di là promulgò la sua
dottrina.

La dottrina di Manete non era che un miscuglio di varie religioni, tra le quali non
mancavano nozioni anche della Religione Cattolica.



Ci dispensiamo dall’esporre il manicheismo che si presenta in modo assai confuso.
A noi basta sapere che, sul sistema del docetismo, ammetteva che Gesù Cristo
era un «Eone» (essere emanato dalla sostanza divina) apparso nel mondo
con un corpo apparente. In breve, negava l’Incarnazione del Figlio di Dio, e sosteneva
che Gesù Cristo non era nato da Maria, ma solamente era apparso.

Piace qui riportare la pubblica disputa che Manete volle sostenere con S. Archelao.
Da questa disputa si potrà avere facilmente l’idea della eresia di Manete
e la difesa della verità dalle risposte di Archelao.

Manete, col Vangelo alla mano, voleva dimostrare che Gesù stesso aveva più
volte dichiarato di essere disceso dal Padre, e mai aveva dichiarato di essere nato
da Maria. Infatti, diceva Manete, Gesù disse: «Chi riceve me, riceve
colui che mi ha mandato» (Mt 10, 40). Una donna, la cui figliuola aveva
uno spirito immondo, si presentò a Gesù e lo pregava di guarire la
figlia. Gesù rispose: «Io sono venuto per i figli d’Israele, e non è
bene togliere il pane dovuto ai figli per darlo ai cani » (cf Mc 7,
24-30). Altra volta Gesù diceva: « Io sono venuto perchè gli
uomini abbiano la vita» (Giov. 10. 10).

Con queste ed altre testimonianze prese dal Vangelo, Manete voleva sostenere che
Gesù Cristo è venuto e non nato; che è apparso sotto le apparenze
di uomo, ma non fu vero uomo. Non sia mai, diceva Manete, che io ammetta che il Nostro
Signore Gesù Cristo sia disceso dal seno di una donna…!

Pensa, diceva ancora Manete ad Archelao, a colui che un giorno disse a Gesù:
«Tua Madre e i tuoi fratelli ti aspettano fuori…». Gesù rispose:
«Chi sono i miei fratelli e chi è mia madre?» e soggiunse che
sua madre e i suoi fratelli erano coloro che facevano la sua volontà (cf Mc
3, 31-35). E dopo questo, come si può sostenere che Maria sia sua madre? Se
tu, Archelao, continui a sostenere elle Gesù è nato da Maria Vergine,
per opera dello Spirito Santo, i fratelli di Gesù saranno anch’essi nati di
Spirito Santo?

Noi allora saremmo diversi cristi…! Che se poi non ammetti che siano nati dallo
Spirito Santo, da chi saranno venuti questi fratelli di Gesu”?

D’altra parte (è sempre Manete che parla), guardiamo come Gesù tratta
l’Apostolo Pietro. Un giorno Gesù chiese ai suoi Apostoli cosa pensassero
gli uomini di lui: essi risposero che alcuni lo ritenevano per Giovanni Battista,
altri per Elia ed altri per un profeta. Ma voi, riprese Gesù, chi credete
che io sia? Allora Pietro rispose: «Tu sei il Cristo, Figlio del Dio vivente…».
E Gesù: «Beato te, o Simone, perchè queste cose non te le ha
rivelate la carne, ma il Padre mio» (cf Mt 16, 13-17).

Considera ora, Archelao, con quale diversa maniera Gesù accoglie ciò
che si dice di lui. A chi aveva detto: Ecco tua madre e i tuoi fratelli, egli risponde:
Chi è mia madre e i miei fratelli? A Pietro che gli dice: «Tu sei il
Cristo…», lo chiama beato…! Come si spiega questo parlare di Gesù?
Se tu, Archelao, contini a dire che Gesù è nato da Maria, mentre Gesù
non si cura di lei, allora è falso lui e il suo Apostolo Pietro. Che se poi
Pietro dice la verità e Gesù lo benedice, tu sei nel torto ed io dalla
parte della ragione (Encic. Cat.). Dopo questa esposizione da parte di Manete,
prese la parola Archelao, il quale non trovò molta difficoltà a dimostrare
che i testi citati si debbono prendere in un senso relativo e di circostanza, e non
nel senso assoluto e generale, come aveva fatto Manete. Infatti, Archelao, per analogia,
servendosi degli stessi passi del Vangelo, citati dall’avversario, portò la
risposta che Gesù diede a Pietro quando, per un atto di amore, l’Apostolo
si opponeva alla Passione del Maestro: «Ritirati, o satana, perchè tu
non sai ciò che è di Dio» (cf Mt 16, 23).

Come conciliare questo diverso modo che Gesù adopera con lo stesso Apostolo
Pietro? Lo si spiega tenendo conto delle particolari circostanze di tempo e di cose…!
Perchè Gesù, quando i demoni gli gridavano: «Noi ti conosciamo,
sei il santo di Dio », li rimprovera e impone loro silenzio? Avrebbe dovuto
benedirli, perchè dicevano la verità. Ma invece no; perchè le
parole del Vangelo vanno prese secondo le circostanze del luogo, del tempo, delle
persone e delle cose a cui si riferiscono. Anche la frase: Chi è mia madre
e chi sono i miei fratelli, non è ordinata a misconoscere la madre sua, ma
va intesa in ordine alla circostanza, come di uno che assorto nel suo discorso, non
vuole essere interrotto. E se in quella occasione Gesù disse che madre sua
e fratelli suoi sono quelli che fanno la volontà di Dio, non fu una mancanza
di rispetto verso la madre sua: che anzi la esaltò siccome quella che, sopra
ogni cosa creata, aderì sempre a Dio per amore, e fu sempre assorta in Dio.

Riguardo poi ai fratelli di Gesù, Archelao fece presente al suo avversario
Manete, che le parole dell’Evangelista corrispondono al vocabolo aramaico aha
e all’ebraico ah, che possono significare tanto fratelli che cugini. L’esame
attento dei Vangeli (Mt 27, 56 – Lc 24, 10 – Gv 19, 25) prova
che presso gli abitanti di Nazareth, quelle parole si riferivano a cugini e non a
fratelli carnali. Ad esempio, in S. Marco (15, 40 – 15, 47 – 16, 1) si parla di Giacome
e di Giuseppe come figli di Maria, ma era un’altra Maria; non la Madre di Gesù.
(Encicl. Catt. Ediz. Vatic).

La logica di Archelao fu terribile; fece indietreggiare l’eresiarca che fuggì
in Persia, dove il re lo fece scorticare vivo tra il 273 e il 277, perchè
gli aveva promesso di guarirgli un figlio ammalato, e invece il figlio morì.

Contro le prove di Manete, per dimostrare che Cristo non è uomo, perchè
non nato, ma venuto, stanno ancora gli scritti dei santi Padri, i quali, appellandosi
alla Divina Maternità di Maria, trovano in questo mistero quanto occorre per
abbattere l’eresia che tenta di negare la reale Incarnazione del Figlio di Dio.

Ecco quanto scrive S. Efrem Siro, il più ricco di lodi e di preghiere alla
Beatissima Maria: «La Vergine è fatta Madre, la natura produce, un seno
alimenta, una giovane fanciulla aiuta e coopera. E come mai non avrebbe avuto altro
che sembianze del parto chi ha voluto partecipare alla natura, all’essenza e al principio
della gravidanza? Cristo crebbe in un seno, mentre come Dio non aveva bisogno di
alcuno, e nacque figlio di una donna, mentre era Figliuolo di Dio. Egli ha riconosciuto
Maria quale Madre sua, e, per lei, la Divinità si è stretta alla natura
umana». (Serm. 148. de B. V. partu).

Non diversamente afferma S. Atanasio, quando scrive: «Il Figlio di Dio si è
fatto uomo, perchè il figlio dell’uomo, vale a dire di Adamo, fosse fatto
figlio di Dio. Infatti quel medesimo Verbo che dall’alto, in una maniera ineffabile,
il Padre genera nella eternità, è generato in terra nel tempo dalla
Vergine, divenuta Madre di Dio». (De Incarnat.).

Questa è la dottrina che la Chiesa ha sempre pubblicamente professato fino
dal primo secolo: il Figlio di Dio ha realmente preso carne dal seno purissimo di
Maria Vergine, è nato da Lei quale vero uomo. Di questa verità, tutti
i santi Padri se ne sono sempre serviti per combattere gli errori contrari. La Maternità
di Maria compendia quindi in sè gli efficaci argomenti per rendere vane le
astuzie dei nemici della fede.











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Testo tratto
da: P. Amadio Tinti O.S.M., Maria debellatrice delle eresie, Pistoia 1960,
pp. 34-37.