Cap. V: Maria e gli Ebioniti

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MARIA
DEBELLATRICE DELLE ERESIE

di P. Amadio M. Tinti O.S.M













Gaude,
Maria Virgo,

cunctas haereses

sola interemisti in universo mundo
Immacolata Tiepolo Prado





CAPITOLO
QUINTO

Maria e gli Ebioniti



È
proprio della Chiesa il potere di insegnare la verità rivelata e le altre
annesse, come pure è proprio della Chiesa condannare le dottrine contrarie
alla fede. Tale potere fu conferito da Gesù Cristo stesso agli Apostoli e
ai loro successori col mandato specifico: «Andate e insegnate a tutte le genti
quello che avete appreso da me». (cf. Mt 28, 19).

Nella esplicazione di questo potere da parte della Chiesa, dobbiamo notare che il
Magistero Ecclesiastico si presenta in due forme: AUTORITATIVO e NON AUTORITATIVO.
L’insegnamento autoritativo impone di credere che la dottrina insegnata è
vera, e non ammette dissensi o dubbi di sorta. Esso si effettua in due modi: mediante
un Magistero Ordinario e l’altro Straordinario. Ordinario, quando una dottrina è
ritenuta da tutta la Chiesa come divinamente rivelata. Straordinario, quando si ha
l’insegnamento personale del Sommo Pontefice, allorché parla solennemente
ex Cattedra, o quello del Concilio Generale, Ecumenico, in unione col Papa, a cui
è annessa la infallibilità.

È quindi dottrina eretica quella che contraddice direttamente ad una verità
rivelata da Dio, e, come tale, definita dalla Chiesa e proposta da credere a tutti
i fedeli.

Molte furono le eresie sorte nei primi secoli della Chiesa, specialmente riguardanti
la Divinità e l’Umanità del nostro Signore Gesù Cristo, fondamento
della fede. Altre, purtroppo, sorsero nei secoli successivi, e tutte hanno recato
alla Chiesa indescrivibili sofferenze!

In questo studio non si pretende di esaminare tutti gli errori e tutte le eresie
dei tempi, ma solo le più pericolose e le più importanti di ogni secolo,
contenti di poterci unire alla Chiesa per acclamare Maria, la Madre di Dio, vincitrice
di ogni assalto nemico.

Siamo nel primo secolo del cristianesimo. L’eresia più grave fu certo quella
conosciuta comunemente sotto il nome di Ebioniti.

Chi erano questi Ebioniti? Gli Ebioniti, dall’ebraico «ebhjômin»,
che significa povertà, erano ebrei convertiti al cristianesimo, ma
che, per divergenze di dottrina, si erano separati dalla vera Chiesa.

Molti ebrei che passavano alla Chiesa cattolica trovavano difficoltà ad ammettere
che un Dio fatto uomo fosse morto crocifisso. Questi ebrei, che si dicevano convertiti,
avevano ancora l’idea fissa che il Messia, come un gran re, dovesse conquistare il
mondo intero, dando finalmente al popolo giudaico la fortuna di possedere ogni bene
terreno.

Ancora. Non sapevano adattarsi a che la legge mosaica dovesse scomparire; e che tra
essi e i pagani convertiti vi dovesse essere parità di trattamento. L’antico
popolo d’Israele ci teneva troppo a ricordare che era il prediletto da Dio, che esso
solo era stato il fedele custode delle Sacre Scritture e della Divina Tradizione,
e, unito ai pagani, sia pure che si fossero convertiti, si sentiva divenuto non di
poco inferiore ed umiliato.

Gli Apostoli si limitavano ad insistere sulla universalità della Redenzione,
e però non volevano urtare gli ebrei, e lasciavano che, per qualche tempo,
seguissero i riti prescritti da Mosè.

Intanto però la Comunità Cristiana andava sempre più crescendo
in Gerusalemme, e molti esponevano agli Apostoli il desiderio di mettere fine a questa
spinosa questione.

Fu tenuto un Concilio (il primo) a Gerusalemme, e in quello gli Apostoli decretarono
che, una volta abbracciato il Vangelo di Gesù Cristo, non restava più
alcun obbligo di seguire la legge di Mosè.

La decisione dispiacque a molti ebrei convertiti, e diede occasione a formare una
setta che fu chiamata degli «Ebioniti». In opposizione al decreto del
Concilio, la setta sosteneva l’obbligo di seguire la legge mosaica e negava che Gesù
Cristo fosse vero Dio, considerandolo puro e semplice uomo. Ammetteva però
che egli avesse redenta l’umanità, ma ció solo perchè era divenuto
il Cristo per la sua fedele osservanza alla legge di Mosè, di cui era divenuto
maestro, e, come premio, meritò dì essere il Redentore ed essere risuscitato
da Dio.

Il fondatore di questa eresia, secondo alcuni scrittori, sarebbe stato un certo Thebutis,
il quale agognava di essere Vescovo di Gerusalemme, dopo la morte dell’Apostolo S.
Giacomo. Vistosi respinto, perseguitò il Vescovo Simeone, successore di S.
Giacomo, e fece propaganda della sua ereticale dottrina.

Comunque, ciò che a noi più interessa è l’eresia, che negava
essere Gesù Cristo vero Dio, considerandolo solo un semplice uomo.

Contro questa dottrina scrisse S. Paolo, specialmente nella lettera ai Colossesi:
«State in guardia, diceva S. Paolo, e non vi lasciate ingannare dalla falsa
dottrina, secondo la tradizione degli uomini e non secondo Cristo, perchè
in Lui solo dimora corporalmente la pienezza della Divinità» (Col 2,
8).

A S. Paolo fecero seguito i Santi Padri, i quali, come spada a doppio taglio, desumevano
gli argomenti dalla Divina Maternità di Maria Vergine, e confondevano coloro
che negavano la Divinità di Cristo.

S. Ireneo, uomo eruditissimo nelle scienze sacre e profane, così scriveva:
«Eva produsse una generazione colpevole, condannata alla morte, finchè
da Maria Madre di Dio uscì una generazione nuova. Come Eva, sedotta dal discorso
dell’angelo delle tenebre, fuggiva da Dio, trasgredendo la sua parola; così
Maria, salutata da un Angelo di luce, si rese obbediente a Dio, e meritò di
concepire un Dio. E se Eva ha disobbedito, Maria ha obbedito, tanto da divenire l’Avvocata
di Eva. E nella stessa maniera con cui il genere umano era stato condannato a morte
da una vergine (Eva), così da un’altra Vergine (Maria) fu liberato. Alla disobbedienza
di Eva vergine, si contrappose la verginale obbedienza di Maria: di modo che il peccato
del primo uomo fu cancellato per la pena dei Primogenito Cristo, Dio-Uomo, e l’astuzia
del serpente fu vinta dall’innocente Colomba (Maria). In questo modo vennero spezzate
le catene che ci tenevano schiavi della morte» (Contra haereses. 5. 19).

È chiaro che qui si parla dei trionfo di Maria sul serpente infernale: ma
è pur chiaro che si parla di Maria che ha concepito Dio, il quale assume la
natura umana. Se Gesù Cristo fosse stato un semplice uomo, l’umanità
non sarebbe stata redenta, non sarebbero state spezzate le catene che ci tenevano
schiavi della morte. E per questo Maria è dai Padri chiamata Causa di salute
e Avvocata dei peccatori.

S. Giustino Martire, trovandosi a discutere con un certo ebreo di nome Trifone, che
sfacciatamente negava Cristo essere Dio, a confusione di tutti gli ebioniti, ricorreva
ai misteri che Dio aveva compiuto in Maria SS.ma. Lo scrittore sacro si appellava
a quanto aveva predetto il Profeta Isaia, e cioè che «una Vergine avrebbe
concepito», e stringeva l’eresiarca Trifone col dire: «È manifesto
che nessuno della stirpe di Abramo è nato da vergine, né è mai
venuto in mente ad alcuno di dirlo, mentre si dice e si predica solo del nostro Signore
Gesù Cristo». (Just. contr. Trif.).

Bello è il pensiero di S. Giustino. Se infatti il Profeta Isaia aveva predetto
molto tempo prima che una vergine avrebbe generato l’Emanuele, cioè Dio con
noi, ciò significa che Iddio, quando, nella pienezza dei tempi, si fosse realizzata
la profezia, voleva che non fosse messo in dubbio quello che Egli aveva predetto
per mezzo del Profeta, e doveva accettarsi come verità di fede. E Trifone,
da buon ebreo, non poteva ignorare l’oracolo divino.

Dunque la Beatissima Vergine Maria, mediante il privilegio della sua singolare Verginità,
congiunta alla Maternità Divina trionfa su tutti gli eretici che tentano di
scoronare dell’aureola della Divinità il suo Figlio Gesù Cristo.











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Testo tratto
da: P. Amadio Tinti O.S.M., Maria debellatrice delle eresie, Pistoia 1960,
pp. 25-28.