CRISTIANESIMO VISSUTO (III parte)


«CRISTIANESIMO
VISSUTO»

di
François-de-Sales Pollien certosino



















Parte
III



IL LAVORO

I. I lavoratori.



Fin qui ti ho
esposto i grandi principii che devono illuminare il cammino della tua vita ed orientare
il tuo movimento. Sai ciò che sei e sai dove devi andare. Non è forse
vero che tu sei grande nei disegni e nei desideri di Dio? Non è forse vero
che tu sei chiamato a salire in alto? In ciò sta la grandezza del cristiano,
e l’altezza della vita cristiana.

Quante volte, misurando tali altezze, hai provato un fremito, pensando al cammino
da percorrere e al lavoro da fare per giungere cosi in alto? È tempo d’incoraggiarti,
e di farti vedere che, se l’altezza è infinita, il cammino è agevole
e facile il lavoro. Il Maestro della santità disse: Il mio giogo è
soave e leggero il mio peso. Venite a me voi tutti che faticate e soccombete sotto
il peso, ed io vi solleverò
1. Io, per conto mio, credo
al Vangelo, e sono convinto che tutto quello che Nostro Signore ha detto è
vero. Tu che sei cristiano, e vuoi esserlo ancora più intensamente, non credi
forse al Vangelo e a tutto ciò ch’esso dice? Oh certamente, ci credi. Ebbene,
il Vangelo ti dice che il giogo cristiano è soave e che il suo peso è
leggero. Dunque, perché codeste paure inquiete circa il lavoro da farsi e
la pena da sopportare? Esse non sono cristiane, mentiscono alla tua fede, e sono
contrarie al Vangelo.

Vediamo dunque qual è il modo con cui si deve fare il lavoro, e per vederlo
domandiamoci anzitutto chi deve farlo. Io rispondo subito: Dio e tu. Dio si riserva
la sua parte di lavoro e riserva a te la tua. E se domandassi qual è la parte
più importante, quella di Dio o la tua, tu non esiteresti a rispondermi: quella
di Dio. E se io aggiungessi: qual è il lavoro che deve avere il primo posto,
quello di Dio o il tuo? a maggior ragione tu non esiteresti a rispondermi: quello
di Dio. Si, il lavoro di Dio è più importante del tuo, e dev’essere
messo davanti al tuo. Ecco tutto quello che io voglio mostrarti in questa terza parte.
Quando avrai imparato a conformare il tuo lavoro a quello di Dio e ad unirlo al suo,
conoscerai la pratica della vita cristiana.

Ma vediamo anzitutto, qual è il lavoro di Dio.


II.
L’azione generale di Dio.


Qual è
il lavoro di Dio? Che fa egli?

Mediante la sua Provvidenza egli dirige il movimento universale delle cose. Le creò
e le regge. Le creò per uno scopo e le dirige verso questo scopo. Sai che
tutte le cose sono strumenti: strumenti di Dio prima di tutto, strumenti di cui egli
si serve; poiché è lui l’autore e l’ordinatore degli innumerevoli movimenti
degli esseri. Tu vedi i movimenti del mondo fisico, quelli del mondo morale, ma non
oso aggiungere: tu vedi i movimenti del mondo soprannaturale; questi forse tu li
vedi meno, e bisognerà imparare a vederli meglio.

Tutti questi movimenti sono collegati, coordinati, orientati con la stessa precisione
dei complicatissimi movimenti delle diverse parti d’una macchina. Questo collegamento
tu non lo conosci quasi niente, e invece bisogna che impari a conoscerlo. Infine,
tutti questi movimenti devono ottenere un risultato, quello stesso che è voluto
da Dio, e in vista del quale egli li mantiene. E questo risultato finale che devono
raggiungere è il perfezionamento dei suoi eletti; non solo il perfezionamento
generale, ma anche quello individuale di ciascuno. Infatti la sua sapienza è
cosi abile da far concorrere tutte le cose al bene generale, come al bene individuale.

La sapienza dei sapienti non giunge a tanto. Essi vedono la fissità delle
leggi fisiche, ma ignorano la connessione ch’esse hanno con le leggi morali. e non
comprendono lo scopo finale del movimento creato. Quindi la loro vista è continuamente
offuscata da quella che a loro sembra un’incoerenza, e l’ultima parola della loro
scienza è il caso. Il caso! parola tanto vuota di senso quanto di fede. È
una di quelle parole fallaci, con l’aiuto delle quali l’ignoranza cerca d’ingannar
se stessa, e di cui la mala fede abusa per permettersi di bestemmiare e disconoscere
la sua azione.

Poiché tu vuoi essere cristiano, ed esserlo con la massima serietà,
io ti prometto di farti fare in seguito delle meravigliose scoperte a questo riguardo.
Se finora la vista su questo orizzonte ti fu chiusa per la tua vita troppo superficiale,
imparerai d’ora innanzi a penetrare i misteri dell’azione di Dio, ed io t’assicuro
che sono dei misteri stupendi. I Santi che sono i veri veggenti, sono in continue
estasi, contemplando siffatte meraviglie nascoste. Essi vedono le coincidenze e i
collegamenti, la continuazione e l’opportunità di ogni cosa. Vedono come le
creature sono gli strumenti di Dio per uno scopo unico, che è la formazione
dei Santi. Tutto ciò che si fa, dice S. Paolo, tutto senza eccezione, concorre
ad una medesima opera, e quest’opera è il bene di quelli che la volontà
di Dio chiama alla santità
2. Cosi i movimenti fisici
e morali hanno uno scopo e un risultato, a cui sono coordinati e adattati. Colui
che ignora lo scopo e il risultato che ne deve seguire, non può comprendere
nulla in fatto di movimento.

Quando tu ti metti nel centro di un circolo, vedi tutti i raggi giungere a te in
linea retta; nessuno è tagliato o spezzato. Per poco che ti sposti, subito
le linee s’imbrogliano, si spezzano, si tagliano, nessuna sembra più una retta,
salvo l’unica linea su cui ti sei spostato. Forsechè in realtà i raggi
sono meno convergenti di prima? No, ma solo il tuo raggio visuale si è cambiato;
e tutto ti sembra falso pel fatto della tua posizione falsa. Per veder giusto bisogna
mettersi nel punto giusto; e non sarai al punto giusto, se non quando sarai arrivato
veramente alla cima della vita cristiana; fino a quel momento ci sarà sempre
qualche cosa che ti apparirà falsa ed incomprensibile. Nondimeno avanzandoti
verso questa cima, vedrai ogni giorno nuove disposizioni di Dio chiarirsi per il
fatto del raddrizzamento della tua posizione.


III.
L’azione speciale di Dio sopra di te.


Ma che cosa fa
Dio per te in modo speciale? Anzitutto egli ti ha creato; non sei tu che ti sei fatto,
ma è lui che t’ha fatto
3. Ti ha fatto come ha voluto,
dando al tuo corpo e all’anima tua le qualità e la costituzione che gli piaceva.
Ti fece nascere nelle condizioni d’ambiente e di tempo che volle. Tracciò
egli stesso le leggi del tuo sviluppo fisico, morale, intellettuale e le leggi del
tuo ingrandimento soprannaturale. Ti diede una certa misura di essere, un certo numero
di facoltà, una certa dose d’inclinazioni. Assegnò alla tua vita una
certa direzione, ti preparò per una situazione determinata da occupare, per
una funzione speciale da compiere. In una parola regolò tutte le condizioni
del tuo nascimento e della tua vocazione.

E come ha fatto? Per mezzo degli strumenti di cui si servi. Quali strumenti? Tutte
le creature che concorsero al fatto della tua esistenza. Calcolane il numero. Anzitutto
i tuoi genitori; poi le influenze del tempo, dell’aria, del nutrimento, di tutti
gli elementi. Quante cose concorsero al tuo nascimento! E tutte queste cose erano
strumenti di Dio posti in movimento e diretti da lui, per farti nascere nelle condizioni
in cui voleva.

E adesso che la tua vita si sviluppa, pensa un po’ sotto quali molteplici influenze
essa cresce. Quante creature vengono in contatto col tuo corpo, col tuo cuore e con
la tua mente! Le influenze fisiche del tempo, delle stagioni, del clima, di tutti
gli elementi materiali con le loro variazioni di tutti gli istanti. Le influenze
morali dei tuoi parenti e dei tuoi maestri, dei tuoi amici e dei tuoi nemici, degli
uomini conosciuti e sconosciuti con cui t’incontri, degli avvenimenti che si avvicendano,
delle parole che odi, dei fatti che vedi, delle situazioni che subisci ecc. Le influenze
spirituali della grazia, delle ispirazioni, delle tentazioni, degl’insegnamenti.
religiosi, ecc. E che so io? Mille e mille tocchi diversi, che agiscono sulle varie
parti del tuo essere.

Che sono dunque tutte queste influenze, questi movimenti, questi tocchi? Sono il
lavoro di Dio su di te. Tutte queste creature sono poste in movimento da lui, e non
fanno su di te e in te se non quello che lui vuole che facciano. Tu vedi che è
un lavoro incessante ed estremamente complesso. È incessante, perché
tu sei incessantemente in relazione con la mente, col cuore e col corpo, con una
moltitudine infinita d’esseri che agiscono e reagiscono su di te. t estremamente
complesso e tu saresti nell’impossibilità assoluta d’analizzarne i particolari,
di calcolarne il numero e di conoscerne il concatenamento.

Del resto, questo calcolo tu non l’hai da fare; Dio l’ha riservato a sé. E
tu sai, o forse non sai, che lui fa questo calcolo. E lo fa con un’esattezza, che
non può appartenere che a lui solo. Tu devi pensare che quello che Dio calcola
è ammirabilmente calcolato. Ora, vuoi sapere fino a qual punto i particolari
della tua vita sono da lui calcolati? Domandalo a Nostro Signore, ed egli ti dirà
che perfino i capelli del tuo capo sono tutti contati
4,
e che mai non ne cade uno solo senza il permesso del Padre suo
5. E, se il numero e la caduta dei tuoi capelli è
tutto calcolato, che cosa non lo sarà? Nulla è insignificante per Dio,
perché lui si serve di tutto. Se tu fossi meno cieco, se comprendessi Dio,
nulla sarebbe insignificante nemmeno per te: solo che tu non comprendi. Hai una fede
dalla vista corta.

Adunque, tutto ciò che ti capita, tutto ciò che ti tocca, è
calcolato da Dio: perché e come? In vista dello sviluppo della tua vita sotto
tutti i rapporti. Dio sa come la tua vita deve svolgersi, poiché ne tracciò
le leggi. Ora, è in vista dì questo progressivo sviluppo, che egli
combina in una successione regolare il movimento degli esseri che agiscono
su di noi. Tutto avviene nel momento determinato, agisce esattamente sul punto da
sviluppare, produce proprio quel movimento che è necessario. E se tu non distruggi
quest’azione degli elementi guidati dalla mano di Dio, la tua vita si dilata, con
tutta la perfezione a cui Dio la chiama. Dico: se tu non la distruggi, perché
tu hai lo spaventoso potere di scompigliare l’azione di Dio con la tua volontà!

Oh! tu non immagini che mistero di vita è nascosto per te, in tutto quello
che credi che non siano altro che i casi della tua esistenza. Tu dici bene che in
te, tutto quello che non fai tu, è Dio che lo fa. Egli ha degli strumenti,
perché tutto è strumento di Dio. Ma se è lui che lo fa, la tua
ragione e la tua fede ti permettono forse. di credere che è mai fatto?…
senza scopo, senz’ordine e senza idea? Su, via! vedi un po’ più chiaro, e
riconosci l’infinita bontà di questo Dio, ch’è incessantemente occupato
di te, onde combinare ed ordinare le creature per il bene e l’accrescimento della
tua vita. Com’è bello questo mistero d’amore! e come la vita appare realmente
come qualcosa di vitale! come tutte le particolarità sono divine!

Dio sa quando hai bisogno d’essere incoraggiato. consolato, fortificato, e secondo
le necessità ti procura le gioie e le consolazioni. Egli sa quando hai bisogno
di essere agitato da scosse che faranno cadere le tue scorie, purificato con la prova,
santificato con l’espiazione, distaccato col sacrificio, e a questo scopo dispone
l’azione delle creature che ti provano. Gli uomini e gli animali, gli elementi fisici
e gli avvenimenti morali, dalla puntura di una mosca fino ad un’ispirazione soprannaturale,
tutto lavora in te secondo i disegni di Dio! Ah! se tu sapessi credere a Dio e alla
sua azione!


IV.
L’azione soprannaturale.


Tu provi forse
difficoltà a credere che gli avvenimenti abbiano una tale connessione ed un
tale significato. Sospettavi così poco finora, che la fantasmagoria esteriore
potesse in fondo contenere delle realtà cosi vitali! È questa una delle
sventure della tua vita superficiale, che è ormai tempo di far cessare. Ma
ecco qualche cosa di più meraviglioso ancora; voglio dire il concatenamento
dell’ordine soprannaturale con l’ordine naturale.

Ogni creatura, spirituale o materiale, piccola o grande, che agisce su di te, produce
nelle tue facoltà uno scotimento. C’è in questo fatto un’azione esercitata
su di te: azione fisica, morale, o intellettuale; esercitata sulla tua mente, sul
tuo cuore, o sui tuoi sensi. Sai che cosa contiene quest’azione? Nient’altro che
la grazia attuale. Essa si chiama attuale, perché da una parte è il
fatto di un’azione esercitata su di te e dall’altra ti spinge all’azione, per il
fatto stesso dell’impulso che la contiene. – Ma allora la grazia attuale è
dappertutto! Sì, dappertutto; non c’è nulla di assolutamente ed esclusivamente
naturale nella tua vita di cristiano; il naturale è intimamente e costantemente
legato al soprannaturale. Diciamo la parola, il naturale è il veicolo del
soprannaturale, secondo l’espressione pittoresca di S. Agostino. Qui c’è già
una parte del gran mistero dell’Incarnazione. Tu sai che Nostro Signore Gesù
Cristo, Figlio di Dio, s’unì alla nostra natura umana, e pigliando la nostra
natura, restaurò tutte le cose, dice S. Paolo
6.
Come le restaurò? Facendo di tutte le cose gli strumenti della sua grazia,
affinché tutte le cose la possano portare agli uomini. Tutto quello che Dio
fa nel mondo porta la sua grazia.

Le creature sono strumenti. Tu vedi questi strumenti agire, muoversi, lavorare. Da
qual mano sono messi in moto? Dalla mano di Dio. Che lavoro fanno? Portano la grazia.
Poi mettere in dubbio che il movimento naturale degli esseri tocchi così dai
suoi due lati il mondo divino? Da un lato, Dio che dirige con la sua Provvidenza;
dall’altro, la grazia attuale, che è il risultato finale del movimento; fra
l’uno e l’altra gli strumenti. Ecco la verità vera circa l’economia delle
relazioni degli esseri.

– Ma allora quante grazie! – Oh sì, quante grazie! poiché ve ne sono
dappertutto; difatti Dio agisce continuamente e con ogni specie di strumenti! Vedi
qual è stata finora la tua ignoranza. Questo via vai della vita, tu l’hai
contemplato press’a poco come un bambino che ascolta il tic-tac d’un orologio. L’interesse
più nobile che in esso hai trovato, fu quello della curiosità. Ma non
ti sei affatto preoccupato di veder Dio che agisce e la grazia che deriva da quest’azione
divina. Capisco che in questo modo i veri aspetti della vita sono stati sottratti
ai tuoi sguardi? Tu non hai avuto finora il senso divino della vita. Almeno saprai
d’ora innanzi leggere negli avvenimenti ed utilizzarli?

Non è forse deplorevole il vedere le anime cristiane, che dovrebbero conoscere
Dio e l’azione di Dio, restarsene in un’ignoranza quasi assoluta e proprio per questa
loro ignoranza rendere inutile la maggior parte delle sue grazie? Difatti non conoscendole,
esse non vi corrispondono; e non corrispondendovi, non le utilizzano. Oh! che brutta
malattia è l’ignoranza!


V.
La grazia attuale.


Ma è bene
vedere più da vicino che cosa sia la grazia attuale. Tu ne conosci l’autore
che è Dio; ne conosci gli strumenti, che sono le creature; sai come viene
a noi, e cioè col movimento delle creature sotto la mano di Dio; ma in sostanza
che cos’è? Come t’ho già detto, questa grazia si chiama attuale, perché
è prodotta da un movimento, da una azione della creatura sotto la mano di
Dio, e nonché a te comunica un movimento. Propriamente parlando, la grazia
attuale è quel movimento divino, quell’azione soprannaturale che tu subisci.
È dunque uno scotimento soprannaturale, che Dio produce nelle tue potenze,
sia per se stesso, sia per mezzo delle creature che mette in movimento.

Dico: sia per se stesso, sia per mezzo delle creature. Ti mostrai infatti l’azione
delle creature sotto la mano di Dio, e ho insistito su questo, appunto per attirare
la tua attenzione su questo punto così pratico della tua vita e che tu così
poco conosci. Ma Dio può anche agire direttamente su di te, con quei tocchi
intimi, che le anime sante conoscono così bene e che senza dubbio lo stato
della tua dissipazione t’impedì di sperimentare finora. Io non oso parlarti
di queste relazioni immediate dell’anima tua col tuo Dio; te le mostrerà meglio
lui stesso facendotele gustare, se tu consenti a entrar nella sua intimità.

Ma in che consiste specialmente codesto scotimento che è la grazia? Tu sai
di essere mente, cuore e sensi. Sono dunque la tua mente, il tuo cuore e i tuoi sensi
che vengono scossi. Nella mente lo scotimento è una luce; nel cuore è
un calore; nei sensi è una forza. Movimento di luce nella mente, movimento
di calore nel cuore, movimento di forza nei sensi; ecco la grazia attuale. Luce nella
mente, per farla vedere; calore nel cuore, per farlo amare; forza nei sensi, per
farli agire.

Tu sai come devi conoscere, amare e servire Dio; hai veduto fin dove devi salite.
Ebbene, è in vista di questo lavoro infinito, che la grazia, recata dal movimento
delle creature, viene ad ogni istante a colpire la tua mente, il tuo cuore e i tuoi
sensi. Essa comincia con sollecitare ed eccitare, poi sostiene, anima e vivifica.
Ti previene e t’accompagna. Comincia l’opera divina senza di te, e la compie insieme
a te. In tal modo i teologi distinguono la grazia preveniente e la grazia concorrente.

I tocchi della grazia variano all’infinito. La disattenzione dell’anima tua ti lascia
appena sospettare la verità delle influenze che tu subisci; la moltitudine
degli incontri del tuo essere con gli oggetti che ti circondano, è troppo
grande nonché tu ne afferri l’azione. Dio varia in tal modo all’infinito il
suo lavoro su di te: tu lo sai quanto vi è da fare in te! Ma in una così
grande varietà egli si propone uno scopo unico, il tuo perfezionamento di
cristiano, la dilatazione della tua vita, il compimento soprannaturale del tuo essere.
Nulla mai fallisce a questo scopo: tutto converge verso questo risultato. Cosicché
Dio proporziona la misura e la qualità delle sue grazie alle necessità
della tua vita, secondo i disegni della sua misericordia sopra di te, e secondo la
corrispondenza che tu presti alla sua azione. La grazia infatti aumenta o diminuisce,
diviene più o meno penetrante, s’insinua più o meno nelle tue facoltà,
secondo che le resisti col peccato o le secondi con la virtù.

Queste influenze, esercitate su di te dal movimento ordinario delle creature sotto
la mano di Dio, costituiscono quello che i teologi chiamano soccorsi ordinari della
grazia. Tu vedi che questi soccorsi ordinari non sono rifiutati a nessuno, poiché
sono dappertutto e per tutti.

Ma la misericordia di Dio riserva a sé certi colpi straordinarii di grazia.
Quando atterra S. Paolo sulla via di Damasco o il Sig. de Quériolet a Loudun,
quando invia S. Caterina da Siena al papa d’Avignone per farlo ritornare a Roma,
e S. Giovanna d’Arco alla Francia per liberarla, e in generale tutte le volte che
agisce con un intervento miracoloso, queste sono grazie straordinarie.

D’altra parte Nostro Signore ha costituito nella sua Chiesa dei veri accumulatori
di grazie; permettimi di accennare qui alla preghiera e ai Sacramenti, di cui ti
parlerò nella quarta parte. Questi accumulatori hanno una potenza illimitata;
e quelli che ad essi vogliono ricorrere, possono ottenere i soccorsi più straordinari
e più abbondanti. Li hai alla mano, e sono completamente a tua disposizione.
Non sarà proprio colpa tua, se trascurando di ricorrervi tu rimarrai troppo
povero di elettricità divina, e se non hai la forza di salire fino alle altezze
a cui Dio ti chiama?


VI.
La grazia attuale.


(continuazione)


La grazia attuale
è dunque un movimento di luce nella mente, per farla vedere; di calore nel
cuore, per farlo amare; di forza nei sensi, per farli a agire. Ma per vedere, amare
e compiere che cosa? Vedrai qui ancor meglio come questa grazia è attuale.
Questa luce che penetra nella tua mente, le fa vedere esattamente quello che deve
vedere in questo momento. Questo calore, che colpisce il tuo cuore, ti porta ad amare
precisamente ciò che in quell’istante deve amare. Quella forza che colpisce
i tuoi sensi, li sollecita a fare appunto quello ch’essi devono eseguire in quel
momento. Come vedi, si tratta proprio di un soccorso del momento.

Ancora una volta, non potresti immaginare come ad ogni istante Dio proporziona la
sua azione alle necessità della tua vita. Non è a caso che la sua luce
colpisce la tua mente, il suo calore il tuo cuore, la sua forza i tuoi sensi. Non
a caso questa luce si proietta sugli oggetti che si devono vedere; questo calore
sugli oggetti che bisogna amare; questa forza su ciò che devi fare. La grazia
attuale tocca sempre il punto giusto delle tue facoltà, e il punto giusto
degli oggetti delle tue facoltà. È come una proiezione elettrica, che
mette in luce unicamente ed esattamente ciò che dev’essere illuminato, e ciò
che Dio vuole che sia illuminato, e lascia nell’oscurità i punti circostanti.

Se tu sapessi conformarti a quest’azione, non saresti mai distratto; e la ragione
è evidente. poiché il movimento di Dio non ti fa vedere, se non quello
che devi vedere, amare ed eseguire momento per momento; né la tua mente, né
il tuo cuore, né i tuoi sensi possono divagare a destra o a sinistra, in quegli
sviamenti che si chiamano, distrazioni. Seguendo il movimento di Dio, non si va a
destra o a sinistra, non si è mai distratti. Se adesso tu sei in una continua
distrazione, la ragione si è che non hai mai saputo conformarti al movimento
della grazia, nonché non l’hai compreso.

Così pure non saresti mai inquieto. D’onde vengono le inquietudini? Vengono
o dal fatto che non vedi ciò che in quell’istante devi fare, o dal fatto che
ti preoccupi dell’avvenire. Quando comprenderai la grazia, il tuo occhio vedrà
nell’istante presente con quella chiarezza che Dio vorrà, e avrai quella determinatezza
e quella forza che ti sarà necessaria, poiché la grazia ti dà
la luce, il movimento e la forza; e mi sembra che ciò debba bastarti. Comprenderai
anche che all’avvenire non bisogna pensare, poiché l’avvenire porterà
seco la sua grazia, che ad esso basterà.

Non sai con quale insistenza Nostro Signore ha raccomandato di non mai inquietarsi?
Leggi di grazia nel Vangelo il capo VI di S. Matteo, alla fine soprattutto, che io
non posso riferirti qui per intero.

Com’è facile e semplice la vita interiore di un cristiano, che si abbandona
al movimento della grazia! Ascolta un esempio. Tu hai certamente sentito parlare
di S. Giovanni Bosco, quel Santo prodigioso, che ha fatto opere portentose. Ebbene,
volendo io un giorno conoscere più a fondo la santità di quest’anima,
domandai varie cose sul suo interno ad uno dei suoi religiosi, che visse trent’anni
nella sua intimità – In mezzo alle sue innumerevoli opere, gli dicevo fra
le altre cose, Don Bosco era preoccupato? – Don Bosco, mi rispose, non ha mai, un
minuto prima, pensato a quello che stava per fare un minuto dopo. – Ecco un Santo
che comprendeva l’azione della grazia. Ti cito questo tratto, per farti toccar con
mano, come si fanno e a che punto arrivano i Santi. Anche tu devi imparare a seguire
questo movimento della grazia, se vuoi progredire nella vita cristiana.


VII.
La tentazione.


Comprendo che
i movimenti buoni, prodotti in me dall’azione degli esseri che sono nella mano di
Dio, possano essere altrettante grazie attuali. Ma non tutti i movimenti sono di
tal genere. Quante impressioni cattive, sollecitazioni pericolose, incontri disonesti
Certamente questi non sono movimenti di grazia. – Chiamiamo pure tutte queste eccitazioni
col nome generico di tentazioni. Ebbene ti dico che la Stessa tentazione porta seco
la sua grazia.

Che cos’è in fondo la tentazione, e perché ci è data? Il suo
vero scopo provvidenziale è quello d’illuminare la tua mente sul tuo stato,
di ridestare il tuo cuore e di provare le tue forze.

Chi non è stato tentato, che cosa sa?
7 È lo Spirito Santo
che lo dice. Vedi come la tentazione è utile alla tua mente, per insegnarle
intorno a te stesso e a tutto quanto un’infinità di cose che in altro modo
non potresti sapere? Beato l’uomo che soffre la tentazione, dice S. Giacomo, nonché
dopo la prova riceverà la corona di gloria promessa da Dio a quelli che lo
amano
8. Vedi come la tentazione
fortifica l’amore, rendendolo forte e sincero? Stima come tua maggior gioia, dice
il medesimo apostolo, il passare per diverse tentazioni, sapendo che la prova della
tua fede produce la pazienza e la pazienza rende le opere perfette
9. Vedi come la tentazione giova alle tue azioni,
purificandole e rendendole perfette? Dunque tu vedi che lo scopo e il risultato della
tentazione sono nel disegno di Dio uguali a quelli di tutti gli altri movimenti creati.

Senza dubbio lo strumento della tentazione è spesso cattivo in sé,
com’è cattiva la sua intenzione; ma che importa lo Strumento e la sua intenzione?

Quello che importa è l’intenzione di Dio. Ora Dio non permette mai che tu
sia tentato al di sopra delle tue forze, ma dà con la tentazione anche l’aiuto
per poterla sopportare
10. Cosicché anche
ciò che sembra maggiormente opposto al tuo avanzamento, ne diviene invece
un mezzo, e quello che sembra in lotta diretta con la grazia, ne diventa il canale.
Ancora una volta: tutto è strumento nelle mani di Dio. Tutto, anche gli ostacoli.

Dio ti semina le difficoltà sotto i piedi con una certa graduatoria, come
si fa con le difficoltà per chiunque impari un mestiere. Bisogna che l’apprendista
sia costantemente tenuto in esercizio; man mano che ha superato una difficoltà,
gliene presenta un’altra, e salendo di difficoltà in difficoltà, egli
finisce con raggiungere la perfezione dell’arte sua. Non è forse così
che s’imparano tutte le cose a questo mondo? Non è forse così che si
compie Ogni formazione? La formazione divina non segue un cammino affatto diverso;
e le tentazioni non sono altro che le difficoltà gradualmente seminate sui
tuoi passi, per forzarti a salire e a tenerti in esercizio. È così
che si scuotono ad uno ad uno i tuoi torpori e le tue debolezze, è così
che si sviluppano le tue forze.

Se tu soccombi, è nonché sei un codardo e un cattivo apprendista. Quando
si ha a cuore il lavoro. non si ha paura delle difficoltà. Chi ha un sincero
desiderio di progredire se ne rallegra, nonché dice a se stesso che, se il
maestro moltiplica rapidamente le difficoltà. è nonché lo giudica
capace di fare rapidi progressi. Nota che spetta al maestro graduare le difficoltà,
e non all’apprendista. Se infatti l’apprendista, che non conosce il mestiere, volesse
affrontare le difficoltà di sua testa, si smarrirebbe e si logorerebbe in
una perdita inutile. Il che vuol dire che non bisogna mai cercar tentazione, nonché
colui che ama il pericolo perirà in esso
11.
Ma bisogna che sappia virilmente affrontare quelle che Dio pone sul suo cammino,
e superarle tutte senza batter palpebra. Sic itur ad astra. Mio Dio, non permettete
ch’io cada nella tentazione
12. Vi sono due maniere sicure
di cadervi: cercarle e temerle. Dunque bando alla codardia, e con ciò sei
sicuro.


VIII.
Il tuo dovere.


La grazia attuale
sollecita la tua mente, il tuo cuore e i tuoi sensi, affinché si mettano in
opera. In tal modo Dio con la sua azione esige che anche tu dia la tua parte. E quale
contributo ti chiede? Che cosa vuole che tu faccia? Oh! ben poca cosa in confronto
di ciò che fa lui.. Ti domanda d’osservare i comandamenti di Dio, i comandamenti
della Chiesa e i doveri del tuo stato. Ecco il tuo dovere. Tutto il tuo dovere. È
questo che tu devi a Dio, e ch’egli esige da te. Ora Dio non esige altro che la Osservanza
dei comandamenti e la pratica dei doveri del proprio stato. I comandamenti di Dio
e della Chiesa li conosci. Ma conosci abbastanza anche i doveri del tuo stato? E
sai il posto che debbono occupare nella tua vita?

I comandamenti di Dio e della Chiesa sono identici per tutti gli uomini, in tutte
le età, in tutti i luoghi e in tutte le condizioni. Ma devono tutti osservarli
allo stesso modo? No, ognuno deve praticarli nella misura che conviene al proprio
stato.

D’altra parte chi vuol essere perfetto, – e tu vuoi esserlo, no? – chi vuol essere
perfetto deve praticare certi consigli evangelici. Che cosa è che determina
a ciascuno il modo in cui deve osservare i comandamenti, e la parte dei consigli
che deve seguire? Sono i doveri del proprio stato. Vedi dunque che i doveri del proprio
stato determinano due cose:

1° il modo personale in cui bisogna osservare i comandamenti;

2° i consigli evangelici da praticarsi.

Il religioso e il laico, il sacerdote e il soldato, il contadino e il magistrato,
hanno bensì i medesimi comandamenti da osservare, però non li osservano
allo stesso modo. Anch’essi hanno da praticare i consigli evangelici, se vogliono
essere perfetti; e tuttavia questi consigli non sono i medesimi per tutti. Sono i
doveri dello stato che specificano a ciascuno quello che deve fare in materia di
comandamenti e di consigli.

Dunque, qualunque sia la carriera, a cui Dio ti ha destinato, se vuoi percorrerla
cristianamente, comincia col saper i doveri del tuo stato, che ti spiegheranno tutti
i tuoi obblighi. E se vuoi sapere dove sono contenuti, ricorda che, per il prete,
sono contenuti nelle leggi ecclesiastiche; per il religioso, nella sua regola; per
il laico, nelle leggi proprie della sua professione. Ogni stato ha il suo dovere
professionale, e il dovere professionale ha le sue regole che lo determinano. Ed
è in queste regole del dovere professionale che ciascuno deve saper incarnare
anzitutto i comandamenti di Dio e della Chiesa, e poi la parte di consigli evangelici
che si applicano al suo stato.

Non bisogna mai vedere i comandamenti né i consigli fuori di questo quadro;
nonché fuori del quadro professionale, ci si espone ad applicarli in modo
sbagliato. Credi che gli esercizi d’una Carmelitana convengano ad una madre di famiglia,
o quelli d’un Certosino ad uno studente? Chiameresti cristiano un magistrato la cui
principale cura fosse quella del suo podere, o un padre di famiglia che non comprendesse
e non praticasse il suo dovere secondo le sacre esigenze del matrimonio e della paternità?
Ogni uomo che non sa vedere il suo dovere nel quadro professionale, che non pratica
i comandamenti e i consigli secondo le esigenze del suo stato, fa l’effetto di un
cervello leso o d’un cuore guasto. Oh! io ho fiducia che tu almeno non avrai alcuna
magagna né alla testa né al cuore. Desideroso d’esser cristiano, avrai
a cuore d’esser un uomo che compie il suo dovere, e per essere tale, ti applicherai
a vederlo ed a comprenderlo negli obblighi del tuo stato.


IX.
Il compimento del dovere.


Insomma i doveri
dello stato incarnano per te tutto il tuo dovere, in una maniera concreta e positiva;
in modo che in ultima analisi, il tuo lavoro in questo mondo si compendia in questo:
conoscere, amare e compiere i doveri del tuo stato. Conoscerli, amarli e compierli
tali quali Dio te li impone, e perché egli te li impone. È qui che
bisogna saper evitare le illusioni dell’interesse, le fluttuazioni del capriccio,
i meschini calcoli della codardia, i falsi pretesti delle passioni.

Il dovere è il dovere; esso s’impone a te, non sei tu che lo crei. -Tu devi
prenderlo quale è. Se lo mutili a seconda delle tue convenienze, non avrai
più che i resti di un cadavere. Nota, del resto, che il dovere è qualcosa
di vivo, composto da un’anima e d’un corpo. Il corpo del dovere è la lettera
delle prescrizioni, che nei loro diversi articoli compongono come le membra della
legge. L’anima è la volontà di Dio, che ispira, penetra ed anima le
prescrizioni. Secondo l’espressione di S. Paolo, vi è la lettera, che per
se stessa è morta, e lo spirito che le dà la vita
13. Se tu vuoi vivere del tuo dovere, non ucciderlo;
perciò devi prenderlo nella sua integrità, col suo spirito e con la
sua lettera, con l’anima e col suo corpo. Quando fai una scelta fra le prescrizioni
che ti convengono e quelle che non ti convengono, prima di tutto non hai più
affatto l’anima del dovere, poiché facendo tale scelta, tu la tua volontà
e non quella di Dio; poi non hai che brandelli del corpo, poiché ne pigli
alcuni e ne lasci altri. In tali condizioni, qual vita interiore vi potresti trovare?

Se vuoi vivere del tuo dovere, prendilo vivente, cioè, nella sua interezza;
ed appigliati alla sua anima, cioè, alla volontà di Dio. Finché
non vedrai nel tuo dovere quella gran cosa che ne è la vita, finché
non l’accetterai senza calcolo, senza diminuzione, senza divisione, non comprenderai
nulla in fatto di dovere, ed esso non sarà per te che un peso fastidioso.
Niente è bello e soave, niente è forte e fortificante come il dovere
vivente; niente è odioso e schiacciante come il dovere sbocconcellato e morto.
Se il dovere ti è costato tanto finora, prenditela con te stesso; perché
l’hai ucciso? Sii una buona volta l’uomo del dovere, del dovere integrale, non l’uomo
dei tuoi capricci e delle tue passioni; non l’uomo degli espedienti e dei compromessi,
ma l’uomo del dovere, sempre; e non ti lagnerai più del suo peso, come fa
l’uccello il quale non si lagna del peso delle sue ali; e comprenderai e gusterai
quelle parole del Salvatore: Il mio giogo è soave e il mio carico leggero
14.

Non posso qui indicarti le particolarità dei doveri del tuo stato; non sono
consigli particolareggiati ch’io qui ti do, ma i principii generali della tua vita,
la linea direttiva della tua condotta. A me basta indicarti il compito e il posto
dei doveri del tuo stato nell’economia dell’opera della tua perfezione, e d’indicarti
il modo sostanziale secondo cui li devi mettere in pratica. Spetta poi a te aggiungere
tutte le particolarità.

Quello che cerco di formare in te, non è la regolarità esterna d’una
vita più o meno meccanica. Quello che voglio darti, non è un regolamento.
Non già che non te ne occorra uno; un regolamento è necessario all’uomo,
come la scorza all’albero. Né il succo può circolare nell’albero senza
la protezione della scorza, né la corrente della vita divina nell’anima senza
la protezione del regolamento. Ma né la scorza né il regolamento sono
la vita. Dei regolamenti se ne trovano dappertutto, abbondano e sovrabbondano; non
c’è bisogno ch’io ne aggiunga un altro a quello già esistente. Ma quello
che abbonda meno, quello che tiene troppo poco posto nella maggior parte delle nostre
organizzazioni fittizie, è il succo: il succo, cioè lo spirito interiore
che costituisce la vita. Ecco quello che vorrei formare in te. Il solo bene che ho
di mira, l’unico frutto che vorrebbe recare all’anima tua questo lavoruccio, è
lo spirito cristiano. Ah! se la tua vita potesse essere animata da questo soffio,
riempita di questo succo, nutrita di questa sostanza! O mio Dio! inviate il vostro
spirito, e noi saremo creati, e, la faccia della nostra vita sarà rinnovata
15.


X.
Dovere e perfezione.


Il dovere: ecco
l’unica tua occupazione. Per giungere all’ultima vetta della perfezione cristiana,
per consumarti nella santità più sublime, non hai che una sola cosa
da fare, perché Dio non te ne domanda che una, ed è l’osservanza dei
doveri del tuo stato. Capisci? I doveri del tuo stato nei quali sono compresi i comandamenti
e i consigli. Tu non avrai mai da uscire di lì.

Vedi dunque com’è una cosa semplice e pratica. Non si tratta affatto di far
cose eccezionali esse sono proibite; quando nelle vite dei Santi vi sono cose eccezionali,
è Dio che le fa. Tu dal canto tuo devi semplicemente seguire la linea comune
del dovere, del dovere pratico di tutti i giorni, nella condizione in cui Dio ti
vuole; tutto il tuo dovere e niente altro che il dovere, ecco la tua perfezione.

Cosicché la perfezione è di tutti gli stati ed alla portata di tutti.
Chi è che non possa fare il suo dovere? E fare il proprio dovere è
tutto quello che Dio domanda, non ha mai domandato e mai non domanderà altro.
Non venire a dirmi: È difficile essere cristiano nella tale condizione, la
perfezione è impossibile nel tale stato. Prima di tutto ti risponderò:
Non facciamo calcoli con le difficoltà; un uomo coraggioso le supera sempre.
Poi ti domando: In quel tale stato, c’è un dovere da compiere? – Si. – Compi
il dovere di questo stato e contentati di esso. Quando dico: compiere, intendo compierlo
tale e quale Dio l’impone e perché egli lo impone. È impossibile questo?
No, mai; sarebbe un bestemmiare Iddio il dire ch’egli impone doveri impossibili.

Va’ dunque al fondo del tuo dovere, del tuo, non di quello del tuo vicino, e giungerai
alla completa perfezione che Dio esige da te. La codardia della nostra cattiva natura
ci getta spesso in una deplorevole illusione. S’io fossi in quella condizione, farei
meglio, si dice: a questo o a quest’altro è più facile che non a me
l’essere cristiano. E si comincia a desiderare un altro stato, e intanto non si fa
il dovere dello stato proprio. È proprio questo che vuole il nemico della
tua perfezione. Sii più positivo: tienti sempre là dove ti trovi, e
li dove ti trovi, comincia a fare quello che c’è da fare. Se più tardi
Dio ti conduce ad uno stato diverso, tu farai anche allora il dovere di quello stato,
e così sempre, vivendo praticamente della vita in cui ti trovi. Non c’è
niente di tanto positivo come la vita cristiana; non è col cullarti in vuote
utopie né divagando in pie immaginazioni che si fanno dei cristiani. Il dovere,
il dovere del momento, il dovere puro e semplice, nella sua realtà concreta,
qualunque essa sia; tutto sta lì. Sii fermo e costante nell’adempimento del
dovere, e sarai cristiano. Sii fedele al dovere della prima vocazione perché
ogni vocazione ha il suo dovere proprio, ed è questo che bisogna compiere.
Tu hai necessariamente un dovere proprio e personale, perché hai necessariamente
una vocazione.


XI.
La vocazione.


Non voglio chiederti,
se conosci la tua vocazione; questa una questione da trattarsi col direttore della
tua coscienza, ma voglio domandarti se sai che cosa sia la vocazione. Prima di saper
qual è la tua vocazione, devi sapere che cos’è la vocazione. Forse
tu non ne hai un’idea abbastanza esatta. Dimmi, pensi tu che Dio ti abbia creato
a caso? No, certamente. Egli seppe quando, perché e come ti creava. E ti diede
un insieme di facoltà, d’attitudini e di tendenze, corrispondenti alla sua
idea a tuo riguardo. Credi tu che, dopo averti creato, t’abbia lanciato nella vita
in balla delle eventualità? No, affatto; nella sua idea egli t’ha fissato
un posto e t’ha assegnato una funzione; ed è in vista di questa funzione che
ti diede tutto ciò che sei, e continua a dirigerti tutti i giorni. L’essere
che ti diede.. lo scopo che ti prefisse, la funzione che t’assegnò, la condotta
che tiene a tuo riguardo, è tutto quello che compone la tua vocazione.

Penso che tu abbia compreso che noi non siamo atomi isolati nella vita. Sai che facciamo
parte del gran corpo di Cristo che è la Chiesa; sai che ne siamo, le membra,
per questo mondo e pel cielo. Un corpo è composto di membra svariatissime,
e ciascun membro ha un posto ed una funzione da compiere nel corpo. Osserva il tuo
corpo: quante membra ed organi diversi, ciascuno con la sua funzione propria! L’occhio
ha la sua funzione, la mano, il piede, il cuore, le vene, le ossa, i nervi, ecc.,
ogni cosa ha la sua funzione e il suo proprio posto. E la diversità delle
funzioni produce il funzionamento completo del e la sua integrità organica.
Tu lo sai
16.

Hai osservato che nessun organo ha ricevuto la sua funzione per se stesso ma pe1
servizio del corpo. In tal modo, cosa mirabile! l’occhio, che è fatto per
vedere, non vede se stesso, ma vede tutte le altre membra. È come il servitore
di tutte le altre membra in quanto ha questa funzione di vedere. E lo stesso dicasi
di tutti gli organi. Ciascuno ha la sua funzione e la sua funzione e pel servizio
di tutti.

Ecco la vocazione, ecco la ragione di questa varietà infinita fra le vocazioni
e fra le anime. Ogni anima ha la sua vocazione, perché ognuna ha la sua funzione
da compiere non già per se stessa, ma pel corpo che è la Chiesa. Così
colui che ha la vocazione comune del matrimonio, non l’ha per sé, ma per la
Chiesa, a fine di darle dei figli. Colui che ha la vocazione, dell’immolazione nella
penitenza e nella preghiera, non l’ha per sé, ma per la Chiesa, che il suo
sacrificio è destinato a santificare.

Tu sei cristiano, dunque sei membro della Chiesa: appartieni al suo corpo. In questo
corpo tu devi occupare un posto; quale?… Quale è la tua vocazione?

Qualunque sia, civile, ecclesiastica o religiosa, poco importa. Ciò, che importa
è che tu rimanga nella tua vocazione e ne compia i doveri. A che serve un
membro che si sposta? A far soffrire e soffrire esso medesimo orribilmente. Osserva
cosa produce un nervo irritato o un osso slogato. Dunque bisogna che tu mantenga
il tuo posto, quello che la tua vocazione t’assegna, e che in codesto posto tu compia
integralmente il dovere della tua funzione.

E ciò per la Chiesa anzitutto, cioè, per Dio; e poi per te. Dunque,
per Dio, per la Chiesa e per te, sii l’uomo della tua vocazione, l’uomo del tuo dovere.

Comprendi e segui la tua vocazione; tu vedi che, come tutta la religione, la tua
vocazione non è una questione di egoismo, ma di dedizione. Com’è grande
ogni cosa, quando la si considera al vero lume della fede! Come comprendi di essere
qualche cosa di grande, quando vedi ciò che sei agli occhi di Dio e della
Chiesa! Credi a me, tu non avrai mai idee abbastanza larghe intorno a Dio e all’anima
tua, intorno alla religione ed alla tua vocazione dal punto di vista esclusivo del
tuo interesse personale. quaggiù come lassù la tua vocazione ti chiama
ad essere qualcuno ed a fare qualche cosa nella Chiesa di Cristo per la gloria di
Dio. Sulla terra come in cielo, mira la tua vocazione nel corpo di Cristo; e di’
a te stesso ch’essa è soprattutto una funzione da compiersi per Dio, e che
appunto compiendo questa funzione, otterrai in tutta la sua estensione

La gran ricompensa, che si chiama la salvezza. Ah! la salvezza ti sarà concessa
in larghissima misura, se saprai osservare la tua vocazione con l’ampiezza ch’io
ti indico. Da’ e sarà dato! da’ generosamente e ti sarà versata in
grembo una misura buona, piena, agitata e traboccante. Si userà verso di te
la misura, di cui ti sarai servito verso Dio e la sua Chiesa
17


XII.
Seguimi.


Eccoti dunque
nelle sue linee generali, l’idea di quello che fa Dio e di quello che devi fare tu.
Da una parte l’azione di Dio, e dall’altra la tua. Queste due azioni devono svolgersi
isolatamente e indipendentemente l’una dall’altra? No, certo; esse devono tenersi
per mano e l’una deve trar seco l’altra. Per la formazione della tua vita, Dio non
può far nulla senza di te, e tu non puoi far nulla senza di lui. Se tu non
le presti il tuo concorso, la sua azione non ti penetra; e se la sua azione non ti
penetra, la tua azione non è che un’agitazione sterile e inutile.

Le due azioni devono procedere di pari passo. Ma qual è quella che deve dirigere
il movimento? È forse necessario domandarlo? Quando Dio ci chiama, ci dice
sempre: Seguimi. T’è forse capitato di vedere che in qualche caso Dio abbia
detto: passa davanti a me? Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinunci a se stesso,
porti la sua croce e mi segua
18.

Venite dietro a me, seguitemi, disse Nostro Signore a tutti i suoi discepoli
19. È sempre così ch’egli
ci chiama. Dunque devi seguire Dio.

Ecco come ciò si pratica. Dio con la sua azione produce in te quello scotimento,
che mi sono studiato di farti intendere, e che è la grazia attuale. Se tu
ti presti a questo movimento, egli s’impossessa di te e tu alla tua volta entri in
azione, poi sei sostenuto dall’azione della grazia per vedere, amare ed eseguire
quella precisa parte di dovere che t’incombe. In tal modo la tua azione è
provocata, sostenuta e misurata da quella di Dio. Questa unione per l’appunto è
la tua forza. lo posso tutto in colui che mi fortifica, dice S. Paolo
20. Il dovere in tali condizioni ti è reso
doppiamente facile: anzitutto perché non ne prendi troppo né troppo
poco, poiché è Dio che lo misura; poi perché non sei solo a
portarlo, giacche Dio è con te. È per questa ragione che Nostro Signore
chiama giogo il dovere. Il giogo suppone sempre due teste, sulle quali poggia contemporaneamente.
Che ci può essere di duro e di difficile in un lavoro che Dio fa in comune
con te? Capisco benissimo che, quando tu vuoi agire da solo e senza curarti dell’azione
di Dio, sei facilmente schiacciato: il compito è veramente troppo pesante
per le tue sole spalle.

Dunque bisogna cominciare con accettare quello che Dio fa, ed agire in conformità
di questa accettazione. Colui che bestemmia contro Dio, mormorando contro il tempo
e gli avvenimenti, le prove e i contrattempi, le sofferenze e gl’incontri spiacevoli.
costui non vuol saperne dell’azione di Dio, non vuoi sottomettersi, ed è in
opposizione con Dio; come vuoi che possa in seguito agire cristianamente? Deve piegarsi
per forza. Quando al contrario tu sai accettare, che belle preghiere scaturiscono
dal tuo cuore! come si anima il tuo coraggio! Come s’ingrandiscono le virtù
della pazienza, dell’abnegazione, della fortezza, della generosità, della
confidenza e dell’amore! Ad un’anima che sa accettare, Dio può giungere a
domandar tutto, anche il martirio; ed essa ne sarebbe capace. L’anima che mormora
non è capace di nient’altro che d’inquietarsi e d’accasciarsi.

Quando l’azione di Dio si esercita su di te sotto forma di consolazione, oh! sei
pronto ad accettarla. Si, tu pigli la consolazione, ma che ne fai? Stai li a godertela,
e in questo godimento ti riposi e per esso dimentichi il tuo dovere. E così
non segui Dio, il quale aveva versato nell’anima tua questa goccia d’olio, per renderle
la facilità nel dovere, il vigore e lo slancio nel suo cammino. E tu, disconoscendo
le attenzioni della bontà divina, ne pigli pretesto per addormentarti in una
pigrizia gaudente ed egoista. E se corrispondi cosi malamente agli inviti ed alle
sollecitazioni del tuo Dio, ti meravigli di non fare dei progressi? Comprendi un
po’ meglio la sua azione, sappi seguirlo con maggior sincerità, e vedrai come
ti diventerà facile progredire.

Guarda come anche qui la vita cristiana è positiva e pratica. Quello che bisogna
accettare è la situazione del momento come Dio la dispone. Non si tratta di
sognare altre condizioni; bisogna pigliare quelle in cui ti trovi e pigliarle quali
si presentano, e profittarne per fare il proprio dovere.

Dimmi se può esserci alcunché di più positivo. È forse
anche perché è troppo positivo che i codardi e i fantastici ne hanno
paura.


XIII.
La scuola di Dio.


Ogni arte, ogni
scienza s’impara, e s’impara solidamente e rapidamente solo con un maestro. La scienza
della vita cristiana è la più sublime di tutte:

bisogna impararla sotto la guida di un Maestro.

Chi è il Maestro? Non ce n’è che uno: il tuo Maestro è uno solo
21. Bisogna andare alla sua
scuola e diventare suo discepolo; poiché sta scritto nei profeti che tutti
andranno alla scuola di Dio
22.

E qual è la scuola di Dio? Tu adesso la conosci, seppure io ho saputo farti
comprendere l’azione della grazia. Dio parla ed agisce per mezzo di tutte le Creature.
Egli tiene dunque scuola e scuola pratica dappertutto; per essere ammaestrato, non
c’è che da ascoltarlo e seguirlo.

Certo gl’insegnamenti non mancano ed egli ammaestra ciascuno in particolare; poiché
quello che fa per te, non lo fa se non per te; ha un’azione, e un insegnamento, e
una condotta speciale per te. Ciò che manca sono i discepoli docili. Confessa
che tu sei stato finora un cattivo discepolo alla scuola di Dio e che hai ascoltato
abbastanza poco e pochissimo compreso le sue lezioni.

E che cosa insegna Dio nella sua scuola? Egli insegna tutto, assolutamente tutto
ciò che la tua vocazione esige che tu sappia, ami e faccia. La tua vocazione
t’impone di perfezionare la tua mente, il tuo cuore e i tuoi sensi in modo da servire
Dio, secondo tutte le esigenze della sua gloria e del tuo stato.

Ciò suppone che tu praticherai tutte le virtù cristiane, proprie della
tua condizione. Ora sono appunto queste virtù, e tutte queste virtù
che Dio cerca di formare in te.

Infatti il succedersi degli avvenimenti, diretti da lui e nei quali la tua vita è
divisa, ti conduce nel momento voluto a praticare via via la pazienza o la fede,
la generosità o la confidenza, l’abnegazione o la dolcezza, la fortezza o
la prudenza, la carità o la giustizia, ecc., ecc.

Quali virtù devi dunque praticare? Quelle che Dio t’insegna e di cui ti presenta
l’occasione: non temere ch’egli ne dimentichi qualcuna; è un Maestro che non
dimentica nulla. In che momento e in che ordine devi praticarle? Nel momento in cui
ti presenta l’occasione e nell’ordine in cui gli piace di domandartele. Quello è
il momento buono e l’ordine voluto. Dio è abilissimo nella formazione delle
anime. Che cristiano sarai, se, lasciandoti formare da lui, tu pratichi nel momento
e nell’ordine voluto dalla Provvidenza le virtù del tuo stato!

E che penitenze farai? Quelle che lui semina ogni giorno sul tuo cammino. A ciascun
giorno basta la sua pena. Piglia le sue, quelle che ti sono imposte o proposte dal
dovere, dagli avvenimenti o dalle ispirazioni che ti vengono da lui. Queste sono
le sue e sono migliori delle tue che, inventate dal capriccio, non hanno la grazia,
mentre le sue l’hanno sempre con sé; le tue sono spesso imprudenti, pericolose,
fallaci, mentre le sue non lo sono mai; le tue sono incostanti, capricciose, incoerenti,
le sue sono misurate, continuate, ragionate; le tue rispondono spesso assai poco
e male ai bisogni del tuo sviluppo, le sue vi sono sempre proporzionate.

E in fatto di dedizione e di carità, che cosa praticherai?

Quello che Dio ti domanderà, e nelle circostanze in cui te lo domanderà.
Se tu sapessi com’è comodo lasciarsi così guidare e condurre dalla
mano di Dio! com’è bello, migliore e pratico!

Non è forse deplorevole che tante anime, piene d’aspirazioni cristiane elevatissime,
disconoscano questa scuola di Dio, e si scostino nelle vie difficili dell’agitazione
umana? Esse hanno buona volontà, e fanno grandi sforzi, e finiscono nella
stanchezza e nell’impotenza. Perché infatti, dice S. Paolo, né la volontà,
né gli sforzi dell’uomo possono riuscire in questo lavoro, ma solo la misericordia
di Dio può operarlo. Va’ dunque alla scuola di Dio, e sii un vero e fedele
discepolo del Maestro.

Sai perché tanti sforzi, tante risoluzioni, tanti regolamenti di vita, non
danno altro che risultati disastrosi? Perché l’uomo fa tali cose di sua testa,
senza seguire il movimento di Dio. Lo scolaro che non ascolta il maestro, non farà
mai progresso.


XIV.
L’umiltà.


Non meravigliarti
se ti rimando a scuola. È una grande e bella scuola quella di Dio. Signore,
beato l’uomo che viene formato alla tua scuola, e che impara la tua legge dalle tue
labbra! Non temere, non è qui che tu acquisterai lo spirito scolaresco o ti
farai più piccolo. Tu sai se io ho un vivo desiderio che tu sia un uomo magnanimo.
Sai se io auguro alla tua vita la pienezza del suo sviluppo. Che larghezza e rettitudine
io desidero alla te! Che energica generosità al tuo cuore!

Che purezza ai tuoi sensi! Non sarò certo io che reprimerò gli slanci
dell’anima tua; penso che Dio non t’ha dato delle facoltà per soffocarle.
Ma penso anche che non te ne ha date per sprecarle. Non temo i tuoi slanci, ma pavento
i tuoi sviamenti.

Diffida dell’orgoglio: in nessun’altra cosa la vita umana s’inabissa e perisce più
miseramente. Chi s’innalza sarà umiliato; e chi si umilia sarà innalzato.
Sai che cos’è l’orgoglio? Sai che cos’è l’umiltà? È molto
importante che tu lo sappia.

L’orgoglio è la tua vita diretta da te e per te.

L’umiltà è la tua vita diretta da Dio e per Dio.

Nelle due parti precedenti insegnandoti a glorificare Dio il primo e
Dio solo non ti ho forse insegnato abbastanza come devi vivere per Dio?
riferire l’intera tua vita alla sua gloria e non al tuo piacere? E in questo consiste
sostanzialmente l’umiltà. Poiché l’umiltà non consiste nel non
aver niente, ma nel riferire tutto. Quanto più si è ricevuto da Dio,
tanto più si può riferire a lui; e quanto più si riferisce,
tanto più si è umili. Per conseguenza il più umile di tutti
è colui che avendo ricevuto di più riferisce tutto al suo Padrone.
Negare o soffocare in sé i doni di Dio non è che menzogna e pigrizia.
Riferisci dunque a Dio tutto ciò che hai da lui ed avrai il solido fondamento
dell’umiltà.

Ma questo non basta. Se tu volessi andar a Dio da te stesso, con le forze naturali
della tua mente, del tuo cuore e dei tuoi sensi, ciò sarebbe ancora orgoglio,
e non andresti a lui, ma ritorneresti su te stesso. Perché? Perché
per te non puoi uscire da te. Lui solo può innalzarti a sé. Infatti
la tua vita di cristiano è una vita soprannaturale; e questa vita è
al di sopra di te, ed è Iddio che la produce in te, ed è lui solo che
può produrla. In fatto di vita soprannaturale, tu sei incapace di far scaturire
dal fondo del tuo essere anche un semplice pensiero. Rammenta il principio fondamentale
enunciato al principio di questo libro: La vita non esiste se non in forza del principio
vitale interno. Ora il principio della tua vita cristiana è Dio, che vive
in te e vivifica i tuoi pensieri, i tuoi affetti e le tue azioni.

In fatto di vita naturale, che può il tuo corpo senza l’anima tua? Di quale
pensiero, di quale sentimento, di quale atto è capace senza di essa?

È radicalmente impossibile ad un cadavere aver per se il benché minimo
movimento di vita. È l’anima la vita del corpo, ed esso non è attivo,
se non quanto essa lo vivifica. Unito a lei, vede, ode, parla, agisce. Così
pure nella tua vita di cristiano, tu non puoi nulla, affatto nulla, senza Dio. È
lui che produce la vita soprannaturale nell’anima tua, nell’identico modo in cui
l’anima produce nel corpo la vita naturale. Non sarebbe assurdo il supporre che il
corpo volesse vivere senza l’anima ed agire da se stesso? È pure altrettanto
assurdo ad un’anima cristiana il voler vivere cristianamente da se stessa senza Dio.

Con lui e per mezzo di lui puoi tutto; senza di lui, non puoi niente.

Dunque comprendi e vedi che non devi aver in te stesso, né appoggiarti, né
far assegnamento su te stesso, poiché non puoi niente. Tutte le volte che
ti appoggi su di te, tu sei sicuro di fare una caduta. Tu ne hai già fatte,
forse di gravi, e tutte provengono dalla confidenza in te Stesso. Senza dubbio tu
non lo capisci ancora molto bene; ma quando avrai imparato a penetrare un po’ più
addentro i segreti dell’anima tua, te ne renderai conto assai meglio.

E certamente, se finora nelle tue cadute hai fatto così vergognose esperienze
della tua debolezza, devi forse farne le meraviglie? Hai voluto agire da solo, da
te stesso, a tuo capriccio. E trovi che questo giogo è duro! che il peso è
grave! Lo credo bene. Ma perché tu fai della religione a rovescio? Fai sempre
assegnamento e sempre ti appoggi sulla buona volontà, sui tuoi sforzi, sui
tuoi regolamenti, sui tuoi espedienti, in una parola, su te stesso. Tutte queste
cose sono buone, ma per se stesse non sono che cadaveri. Dio solo dà a tutto
ciò la vita. Tu nella tua religione hai la mania d’essere il primo e di agire
da solo; mentre la vera religione è: Dio il primo, Dio solo. Non ho forse
ragione di dire che fai della religione a rovescio?

Se sapessi una buona volta lasciarti condurre da Dio e piegarti al movimento della
sua grazia, tutti gli atti della tua mente, del tuo cuore e dei tuoi sensi ben presto
diventerebbero soprannaturali, vale a dire, cristiani. Vivresti sotto l’impulso di
Dio ed allora vivresti davvero per Dio. E ciò sarebbe in te la grande e vera
umiltà; non serberesti per te niente di ciò che ti è dato da
Dio: tutto sarebbe a lui riferito. E quindi che grandezza! e che vita! L’umiltà
è divina, poiché riferisce tutto a Dio; l’orgoglio è pagano,
poiché riferisce tutto all’uomo. L’orgoglio è essenzialmente piccolo,
poiché ti abbassa in te stesso; l’umiltà è infinita, poiché
ti innalza a Dio. Vedi come si verifica la parola del Salvatore: Chi si inorgoglisce,
si abbassa; e chi si umilia, s’innalza. L’umiltà è la virtù
delle anime grandi, e l’orgoglio è il vizio delle anime grette.

Ebbene, avrai ancora paura di metterti alla scuola del divino Maestro? Non sei determinato
a ricevere da lui la vera vita, la vita divina della tua mente, del tuo cuore e dei
tuoi sensi? Senza dubbio tu vuoi essere suo discepolo; vuoi imparare da lui come
bisogna vivere per lui.


XV.
Docilità e virilità.


Che cosa occorre
a colui che vuole essere umile discepolo del divin Maestro? Due cose: docilità
e virilità.

Docilità per accettare, virilità per agire:

pieghevolezza nell’accettazione, energia nell’azione; bisogna ascoltare, e seguire:
ecco le condizioni dell’umiltà. Ascoltare anzitutto gl’insegnamenti di Dio
ed accettare le sue disposizioni, poi seguire la linea del dovere e praticare le
virtù richieste. Bisogna pertanto che la docilità preceda e la virilità
segua. Mai in nessuna scuola si fanno seri progressi in altra maniera.

Senza la virilità, la docilità non sarebbe che un lasciar correre e
degenererebbe facilmente in codardia e in scipitaggine.

Senza la docilità, la virilità non sarebbe che orgoglio e condurrebbe
fatalmente ad ogni sorta di sviamenti. Unisci queste due cose, sii dolce e forte:
dolce davanti a Dio, forte per mezzo di lui contro te stesso. Sii pieghevole sotto
la mano di Dio, energico ed inflessibile contro ogni altra azione. Diventa sul serio
un discepolo pratico e praticante del divino Maestro. Pratico, tu vedi che bisogna
saper esserlo; poiché le lezioni di Dio sono tutti e singoli gli avvenimenti,
con cui egli ti conduce. C’è forse qualche altra cosa così pratica
e positiva? Ed è questo che bisogna saper comprendere; e per comprenderlo,
è necessario essere pratico. Ma bisogna anche saperlo fare, ed è per
questo che bisogna esser praticante.

Dilucidiamo anche questo con degli esempi. Tu hai degli amici, ne hai senza dubbio
parecchi e sono veri amici. Hai anche dei nemici: e chi non ne ha?

Tu li hai perché Dio lo vuole e così dispone; perché se non
lo volesse, non li avresti. Presso i tuoi amici trovi consolazioni e sono dolcissime.
Dai tuoi nemici ti vengono delle desolazioni e sono amarissime.

Devi forse detestare gli uni e godere degli altri? Se fai così, vivi da pagano
e da pubblicano, non da cristiano. Per essere cristiano, devi servirti delle pene
degli uni e delle gioie degli altri, a fine di sviluppare le tue virtù; poiché
pene e gioie non sono in realtà e non debbono essere altro che strumenti di
virtù. Dio ti procura degli amici e dei nemici, come ti procura i successi
e i rovesci, la salute e la malattia, le lodi e gli affronti, la fortuna e il disagio,
come ti procura tutte le cose; vale a dire, in vista del tuo sviluppo, nell’ordine
della tua vocazione, per la tua gloria.

Se lo scopo della tua vita continua ad essere la ricerca del tuo piacere, continuerai
anche a vedere nel tuo amico soltanto una fonte di gioie, e nel tuo nemico una sorgente
di noie; continuerai a godere dell’uno e a detestare l’altro, secondo l’interesse
molto meschino ed utile del tuo benessere; continuerai a non comprendere nulla in
fatto di vita, ad abusare di tutto ed a vegetare da egoista.

Ma dal momento in cui la gloria di Dio orienta definitivamente il tuo movimento vitale,
sia il piacere che la contraddizione diventano degli strumenti e tu ti servi di tutto
quello che Dio ti procura, per promuovere la sua gloria e compiere il tuo dovere.

Ed ecco quello che io dico essere un vero discepolo, un discepolo pratico e praticante
del divino Maestro. Sii tale alla sua scuola e farai progresso. Sarete miei veri
discepoli, se resterete fedeli ad ascoltare la mia parola, disse il Salvatore


XVI.
Grazie a Dio.


Saper accettare
quello che Dio fa, gli avvenimenti che dispone, quello che ti succede ogni giorno,
convinto che tutto viene dalla sua mano, è una scienza dolce al cuore generoso,
ed è una scienza chiusa al cuore egoista. L’egoista, il quale non pensa che
a vivere per se stesso, mai comprenderà questo segreto della vita cristiana.
Ma il cuore generoso, che sente il bisogno di darsi, è ad essa pienamente
aperto: ne gusta la pratica per istinto, vi si immerge arditamente, vi trova il miglior
alimento della sua vita.

Egli accetta senza riserva, senza esitazione, senza curiosità, tutte le disposizioni
di Dio; ma soprattutto accetta con amore e riconoscenza.

Sta lì, nella riconoscenza, il segno inconfondibile delle vere anime di Dio.
Se tu hai la fede, se la tua fede ti fa vedere il tuo Dio nell’atto che lavora alla
tua perfezione, se tu credi che quello che ti capita non è se non il succedersi
dell’incessante lavoro di Dio sull’anima tua, se sei convinto che questo lavoro continuo
ti reca continue grazie, dimmi, qual è il sentimento che si sprigiona spontaneamente
dal tuo cuore? La riconoscenza, non è vero? Tu dici GRAZIE, e non sai dirgli
altro. E non fai distinzione fra ciò che ti mette alla prova e ti piace; sai
che tutto è insegnamento di Dio, azione di Dio: sai che Dio si trova nella
consolazione e nel dolore e tu ringrazi Lui, perché viene a te e per quello
che opera in te. Grazie, mio Dio…

Non c’è parola che ti sia più cara, sentimento che ti sia più
dolce. Pensando alla gloria di Dio che è lo scopo della tua vita, tu dici:
Viva Dio; pensando all’azione di Dio che ti conduce: Siano grazie a Dio. Ecco due
semplici espressioni che dicono tutto per un cuore cristiano. Saranno anche le tue?
Si, perché tu sei un uomo che ha capacità di gustarle! se non fossi
capace di gustarle, non mi avresti seguito fin qui.

Ma sai che sono veri gridi di guerra; si lanciano con un solo battito del cuore e
si corre al proprio dovere. È un colpo di spada al nemico e si passa; è
un colpo di sprone al cavallo e ci si slancia; è uno squillo di tromba alle
milizie e si parte. Nessun bisogno di ripeterli tante volte, Dio li comprende e l’anima
tua li sente. Vedi? uno di questi gridi sprigionatisi, soprattutto nella sofferenza,
dà all’anima una singolare energia. Ecco che ti solleva dal pianterreno, fa
scattare le molle della generosità nascoste nel cuore, ridesta gli istinti
cristiani dell’anima, spande in tutto l’essere umano dell’elettricità. Come
si compie con gioia il proprio dovere sotto questo impulso! Allora non ci si trascina
più nel dovere, non si calcola più, non si esita più; ci si
slancia energicamente, lietamente, per Dio. Grazie a Dio, viva Dio!


XVII.
La volontà di Dio.


Accettare e fare,
ecco la tua vita: accettare per fare il tuo dovere, è il cammino della vita
cristiana.

Questi due elementi devono sempre stare uniti, completarsi l’uno con l’altro, e intrecciarsi
in modo da formarne uno solo. Del resto essi sono veramente uno. Difatti sia in quello
che accetti come in quello che fai, non c’è che una cosa che abbia pregio,
e che dia vita alla tua accettazione come alla tua azione, ed è la volontà
di Dio. Che cosa accetti? quello che vuole Dio. Che cosa fai? quello che lui vuole.

Accetti e fai, perché lui lo vuole. Nell’uno e nell’altro caso è la
sua volontà che ti spinge; quella tu vedi, ami e segui. Il dovere non sarebbe
il dovere, se in non ci fosse la volontà di Dio; la tua accettazione sarebbe
vuota di senso, se tu non abbracciassi il beneplacito divino. Ecco un paragone che
ti farà comprendere meglio.

Dimmi in un’ostia consacrata, che cosa è che valore per te? la specie sacramentale
o quello che è nascosto sotto le specie? Quando ti comunichi è l’ostia
in sé che ti preme di ricevere, oppure Nostro Signore nell’ostia? Non è
forse vero che questa per te non ha valore, se non perché contiene il tuo
Dio?

Un’ostia non consacrata non è che un pezzo di pane, e tu non te ne curi. Un’ostia
consacrata invece contiene il tuo Dio, ed è ciò che adori con maggiore
amore. Tu sei felice di comunicarti!…

Ora le cose da accettare e il dovere da compiere sono veri sacramenti ed ostie, che
contengono la volontà di Dio, cioè, Dio: poiché la sua volontà
è lui; e per te egli non è così presente in nessun altro luogo
come là dov’è la sua volontà, come presto ti farò vedere.
Se tu non cerchi questa volontà nel dovere e nell’accettazione, queste cose
sono per te assolutamente vuote, vuote come un’ostia non consacrata: e dovere ed
accettazione non hanno maggior valore d’una comunione con un’ostia non consacrata.
Ma se vai al tuo dovere per trovarvi la volontà di Dio, e se nelle disposizioni
della Provvidenza accetti la volontà di Dio, allora è la vera comunione,
l’unione piena, l’amplesso della tua volontà con quella di Dio.

Ed è in ciò la vera comunione, di cui la stessa comunione sacramentale
è un mezzo. Infatti comunione significa unione comune, comune unione dell’uomo
e di Dio. Ora l’unione con Dio si opera soprattutto sotto forma di un’unione morale,
vale a dire, di volontà. L’unione tra Dio e l’uomo si compie quando la volontà
dell’uomo s’unisce a quella di Dio. Per conseguenza, allorché la tua volontà
incontra quella di Dio e vi aderisce, si fa una comunione. E l’unione fra te e Dio
non può compiersi in altro modo; perciò vedi che Dio per te non è
presente in nessun altro luogo come là dov’è la sua volontà:
non puoi incontrarlo che là. Il luogo del tuo incontro con lui è dunque
il dovere e l’accettazione, perché li vi è la sua volontà. È
lì che la sua volontà attende la tua, per unirsi ad essa. E se tu la
vedi e l’abbracci, ti comunichi realmente, poiché entri in unione con Dio.
Ma se non la vedi, sei come un infedele in presenza del SS. Sacramento. Questi non
sa affatto quello che c’è nella santa ostia, la quale per lui non è
che una cosa senza significato. E lo stesso succede del dovere e degli avvenimenti
della vita pel cristiano cieco, che non sa adorare in essi la volontà di Dio.
Va’ dunque alla scuola di Dio per cercare la volontà di Dio, e sarai in comunione
con Dio.


XVIII.
La vera comunione.


Se, per un privilegio
impossibile, il Papa ti accordasse la facoltà di portar sempre con te un ciborio
pieno di ostie e di comunicarti quante volte vuoi, la tua vita sarebbe un continuo
rapimento. Ora quello che il Papa non ti accorderà mai, te lo accorda Iddio.
Tu hai sempre con te la volontà di Dio, in tutto quello che hai da accettare
e da fare. Accetta e, fa’; accetta e fa’ la volontà di Dio ed è ogni
volta una nuova comunione. E in certo modo è meglio d’una comunione sacramentale,
poiché è una comunione effettiva, una comunione essenziale della tua
volontà con quella di Dio. Ti ho detto che fai la comunione sacramentale unicamente
come mezzo per attuare questa unione effettiva della tua volontà con quella
di Dio. Infatti perché ti comunichi e ricevi Gesù? Per accrescere in
te il suo amore. E il suo amore che cosa è, se non l’unione della tua volontà
con la sua? La tua comunione sarebbe sterile, se non producesse l’amore. La comunione
piena, efficace e vera è dunque l’unione della tua volontà con quella
di Dio. Oh! quante belle cose svela la fede!… quando la si ha!… Bisogna però
convenire che la fede illuminata e viva non è cosa comune, oggi soprattutto!

Ma osserva anche le conseguenze. Se la tua fede non è ancora così viva
da farti vedere la volontà di Dio nel sacramento delle cose da accettarsi
e da farsi, essa tuttavia è abbastanza illuminata da farti sapere che Nostro
Signore è tutt’intero in ciascuna ostia e in ogni parte d’ostia, tutt’intero
in una piccola come in una grande, in un frammento come in un’ostia intera. La differenza
di dimensioni e di accidenti dell’ostia non modifica in nulla la presenza reale di
Gesù Cristo. Ti comunichi tanto con una piccola ostia, quanto con una grande,
con una metà come con una intera, e vedi che il sacerdote raccoglie con lo
stesso rispetto e uguale venerazione anche le minime particelle consacrate.

Ebbene lo stesso è della volontà di Dio. Essa è sempre intera,
sempre la medesima, in tutte le cose da farsi e da accettarsi, piccole e grandi.
Perché dunque disprezzi le piccole cose? La volontà di Dio è
forse meno pregevole, perché ti dà una piccola cosa da fare o da sopportare?
Dio non è forse Dio egualmente dappertutto? Se tu lo disprezzi nelle piccole
cose, è questo un modo di attestargli la tua fede? Perché fai tanta
differenza, se non perché in fondo non è la sua volontà che
tu cerchi, ma il tuo capriccio? Se vuoi essere cristiano, non far tante distinzioni.
Se vuoi comunicare con la volontà di Dio, essa è lì tutt’intera
nelle piccole cose come in quelle grandi, nelle circostanze spiacevoli come in quelle
che ti possono dare consolazioni. Se tu la disprezzi, è perché non
hai fede; se la disconosci, è perché sei un cieco; se la trascuri,
è perché sei un codardo; se te la metti sotto i piedi, è perché
sei uno scellerato.

Se sapessi comunicarti, vale a dire, unir la tua volontà a quella di Dio,
non ti occorrerebbe molto tempo per essere un cristiano; poiché questa comunione
può essere di tutti gli istanti, e in tutte le cose Ö Ah! se tu sapessi!…
Suvvia, dunque! di’ risolutamente col Salvatore, che d’ora innanzi il tuo grande
e sostanzioso cibo sarà il fare la volontà di colui che t’ha inviato
in questo mondo, fino al perfetto compimento dell’opera, per cui t’ha creato
23.


XIX.
L’imperturbabilità.


Se tu hai l’intelligenza
di quest’adorabile mistero della tua volontà divina nascosta dappertutto,
se sai fare questa comunione, di cui cerco d’insegnarti il segreto, non ci può
essere per te nessuna sventura.

Infatti tutto quello che il mondo chiama avversità e disgrazie, come quello
ch’esso chiama fortuna e felicità che cosa è in realtà? Non
è che una scorza, una superficie, un’apparenza; è l’esteriore della
vita. Lì sotto sta nascosta una sostanza, che è l’interno, il midollo
della vita: cioè la volontà di Dio. Fare il volere di Dio è
tutto il cibo dell’anima; nessuna cosa la nutre tranne questo. Ma quanto le è
anche vantaggioso questo cibo! Unendosi alla volontà di Dio, l’anima s’ingrandisce,
la sua vita si sviluppa, tutte le sue facoltà s’innalzano fino a poter glorificare
Dio.

Tu ora sei serio e vuoi vivere ad ogni costo: vivere, cioè, crescere, dilatarti,
per raggiungere la meta per cui fosti creato. Il solo bene che ti attrae, perché
infatti è il solo tuo bene, è l’ingrandimento del tuo essere per la
gloria di Dio. Ora questa grandezza cristiana, che t’incanta, tutto te la conferisce:
il dolore quanto, e spesso più ancora della gioia. La volontà di Dio
è dappertutto Ecco perché sei sempre felice. Dovunque trovi Dio che
lavora al tuo ingrandimento servendosi delle sue creature.

Che importa a te un po’ di piacere o un po’ i sofferenza? Queste son sciocchezze
da nulla per un cuore che vuol vivere!…

E guarda che pace in questo cuore! Una pace che nulla turba, nulla altera e nulla
interrompe. Una pace che è sempre la medesima, calma nella gioia, più
calma ancora nel dolore. Una pace che accoglie tutti gli avvenimenti e tutti i doveri
con la stessa serenità perché tutti le recano il medesimo nutrimento
e il medesimo profitto. La pace cristiana!

Un’assoluta imperturbabilità! ecco il vero stato del vero cristiano. Dopo
la gloria di Dio non c’è cosa tanto grande quanto la pace dell’uomo, come
cantarono gli Angeli sulla culla di Betlemme
24.
Oh! Quanto fa bene l’essere cristiano! Nulla vale questa pace, e questa uguaglianza
d’anima io t’auguro di gustarla.

L’uomo che pone lo scopo della sua vita nel suo piacere, che vede la ragione della
sua esistenza nella felicità di cui può godere, e che è incessantemente
occupato nel conseguimento di questa felicità attraverso le creature, quest’uomo,
dico, è continuamente infelice; perché ciò che pensa essere
la parte principale della sua vita, gli sfugge sempre. Tu ancora non conosci che
assai poco i mali di questa vita; ed io ti auguro di non conoscerli mai.

Hai or ora veduto come si effettua l’imperturbabilità nella vita umana individuale.
Vuoi vedere ora come si effettua nella vita sociale? Non vi sono mestieri sciocchi,
ma c’è della gente sciocca, dice un proverbio volgare. Che profondità
di senso cristiano e di buon senso racchiude questo proverbio! Infatti un mestiere
qualunque, una condizione sociale qualsiasi, dal momento che è voluta da Dio
per il bene generale, contiene la sua volontà tutta intera. La condizione
di capo di uno Stato non la contiene più di quella dello spazzino. Dio vuole
delle condizioni sociali diverse, pei diversi bisogni della società; ma per
quanto varie siano tali condizioni, tutte indistintamente non contengono che un’identica
sostanza, che dà ad esse il loro valore, cioè, la volontà di
Dio. In qualunque grado della scala sociale ci si trovi, unica cosa essenziale è
fare la volontà divina.

Il mondo, con la sua vanità fallace, non sa apprezzare che le esteriorità
delle distinzioni sociali; compiange o disprezza quelli che sono in basso, ed invidia
quelli che sono al vertice della scala sociale. Il cristiano, il quale sa che la
volontà del Signore non è più in alto che in basso, stima colui
che è in basso tanto ricco e privilegiato quanto quello che è alla
sommità. Non stima, non invidia, non ambisce che la sola cosa che abbia un
valore per lui, la volontà del suo Dio. Ed egli sa di averla tanto in basso
quanto in alto. Vedi un po’ se un S. Benedetto Labre, che si santificò mendicando,
non ebbe una situazione tanto privilegiata, quanto quelle dei Papi, che regnarono
mentr’egli mendicava, e che non furono come lui canonizzati?

Ecco attuata, nella più estesa diversità delle funzioni sociali, la
divina e vera, e profonda uguaglianza delle anime. Nessuno può lagnarsi che
Dio sia stato con lui avaro, poich’egli ha assegnato a la sua volontà, per
condurli tutti alla sua gloria per questa via. Cosicché è profondamente
vero che non c’è mestiere sciocco. Ma, ohimè! quanta gente sciocca!
quanta gente la cui insipienza non apprezza che l’esteriorità delle cose,
e non si pasce che di apparenze! Dunque qualunque sia il tuo mestiere, ricordati
ch’esso non sarà mai sciocco, e studiati di non esserlo mai tu stesso: il
mezzo lo conosci.


XX.
La grazia santificante.


Ogni volta che
ti comunichi effettivamente, cioè, unisci la tua volontà a quella di
Dio, si produce un’effusione di Dio in te, che è la grazia santificante, poiché
S. Tommaso definisce la grazia santificante un influsso della divina bontà
nell’anima, la quale per questa comunicazione diventa simile e gradita a Dio, e degna
della vita eterna
25. È questa grazia
che fa la santità, e perciò si chiama santificante.

Vi è sempre una preparazione, un adattamento necessario perché questa
grazia possa essere infusa nell’anima. Infatti finché l’anima è lontana
da Dio, l’influsso della grazia non può prodursi. Bisogna pertanto ch’essa
sia vicina a Dio, affinché egli possa effondersi in lei. Così, per
il battesimo, il bambino vi è portato e disposto dalle sollecitudini della
Chiesa. L’adulto vi si accosta lui stesso, sotto l’influsso di quella grazia attuale,
che ho cercato di farti comprendere. Appena l’anima è vicina a lui, Dio si
effonde in lei, si comunica a lei, e quest’infusione misteriosa della grazia santificante
fa si che l’anima viva di Dio; essa ha la vita di Dio in se.

Questa prima unione è affatto gratuita; non puoi in nessun modo meritarla.
Puoi e devi disporti a riceverla, non con le sole tue forze certamente, poiché
la grazia attuale ti è già data per questo, ma devi collaborare con
la grazia. Quando sei disposto, Dio entra in te, per un puro atto della sua bontà,
e piglia possesso dell’anima tua. Egli è in te e tu in lui; egli è
tuo e tu sei di lui, egli vive in te e tu vivi in lui. Ecco la vita cristiana.

Quando Dio è così in te, ogni volta che si fa un nuovo incontro della
tua volontà con la sua, cioè, ogni volta che fai un atto di conformità
alla sua volontà, si compie un nuovo ravvicinamento. e in questo ravvicinamento
una nuova effusione. In tal modo la grazia aumenta, e Dio penetra nell’anima tua
e ne prende possesso per trasformarla, soprannaturalizzarla e divinizzarla. Ecco
come si fanno i cristiani e i Santi.

Tu hai già capito che ogni particolare dell’azione di Dio reca una grazia
attuale; adesso vedi che ogni incontro della tua volontà con quella di Dio,
produce un aumento di grazia santificante; vedi dunque quante grazie! Che cosa ti
manca ancora, dal momento che l’azione di Dio è da per tutto con la grazia
attuale, e da per tutto puoi incontrare la volontà di Dio e trovar nella sua
unione la grazia santificante? Pensa alla quantità dei movimenti prodotti
nelle tue facoltà da tutto ciò che ti tocca interiormente ed esteriormente…
e in tutti questi movimenti si trovano grazie attuali; perché non ne approfitti?
Pensa alla facilità che hai d’unire la tua volontà a quella di Dio,
che trovi dappertutto, nel tuo dovere e in tutte le cose che si devono accettare;
perché non fai quest’unione? Se non diventi un cristiano e un Santo, la colpa
è cento volte tua.

L’eccitazione della grazia attuale è già un movimento della vita; codesto
scotimento che porta la luce nella mente, il calore nel cuore, la forza nelle potenze,
ti aiuta in modo singolare a far ciò che devi. Ma quando la grazia si spande
nell’anima tua, allora è la vera vita, la vita di Dio, che fa vivere l’anima
tua. Si spande anche nella mente, nel cuore e nei sensi, e dovunque porta la vita
divina. Essa, l’anima tua, fino a che le tue facoltà siano intieramente unite
a Dio, senza alcuna deviazione, il che è l’apice della perfezione. E allora
qual gloria gli rendi! Il tuo essere gli è interamente consacrato, dato, dedicato;
tu vivi di lui e vivi per lui. Allora inoltre qual felicità per te! Tu godi
di Dio, godi in Dio; e gusti veramente e vedi quanto è soave il Signore
26.


XXI.
Le tre pienezze della grazia.


Ma che cosa è
in sé quest’influsso della divina bontà, con cui Dio ti unisce a sé
e ti fa vivere della sua vita? È questo il più grande dei misteri di
Dio, poiché la grazia è la più grande delle cose che abbia create.
Essa è anche una creatura di Dio, perché fu creata da Dio. È
la più grande ed è la prima che sia stata creata. La prima di tutte
le cose create è la sapienza, dice la S. Scrittura
27. Quello che la Scrittura chiama Sapienza
creata è la grazia nella sua generalità completa, nella sua pienezza
universale. Dio ha posseduta questa sapienza fin dall’inizio delle sue vie, prima
ancora di creare qualunque altra cosa
28. Perché la grazia
fu la prima cosa creata? Rammenta il piano di Dio. Lo scopo della creazione è
l’unione delle anime a Dio, per la sua gloria e per la loro felicità. Il mezzo
che attua questa unione è la grazia; la grazia attuale che la prepara, la
grazia santificante che la stabilisce. Le altre creature sono i veicoli della grazia.
Non era forse necessario che il gran mezzo d’unione esistesse prima dell’uomo che
doveva essere unito? prima delle creature che dovevano esserne gli strumenti? Essa
fu dunque creata la prima; e a misura che Dio ha fatto e continua a fare gli altri
esseri, essa si espande in essi. Simile al fluido magnetico, s’insinua, per così
dire, nelle creature destinate ad essere i suoi strumenti, affinché tutto
il movimento degli esseri creati possa convergere alla formazione delle anime cristiane.

Sai qual è il più grande capolavoro della grazia? È Gesù
Cristo. In lui vi è la più perfetta unione dell’uomo con Dio, poiché
Gesù Cristo è Dio e uomo, è il figlio di Dio fatto uomo. In
lui la natura umana è talmente unita alla natura divina, che non esiste se
non una sola persona. E cos’è che fece tale unione? È la grazia. È
essa che unì l’umanità del Salvatore alla divinità del Verbo.
Che grazia! Da sola essa sorpassa tutte le grazie riunite insieme. Cosi Gesù
Cristo ha in se stesso e per se stesso una prima pienezza di grazia, che in qualche
modo si può chiamare infinita, la grazia mediante la quale si operò
il mistero dell’Incarnazione.

Dopo questa prima pienezza, che è propria del Figlio di Dio, ce n’è
un’altra che le si avvicina molto, ed è quella che fece la Madre di Dio. Incomparabile
pienezza anche questa! poiché dopo il prodigio del Figlio di Dio fatto uomo,
il più gran portento è la Vergine fatta Madre di Dio. E per compiere
questo portento della Vergine fatta Madre di Dio, ci volle una pienezza di grazia
che non fosse troppo discosta dalla prima pienezza. È questa pienezza che
tu saluti con l’Angelo, dicendo a Maria: Ti saluto, piena di grazia.

Infine ce n’è ancora una terza, ed è quella che è destinata
a fare i figli di Dio. Gli Angeli e i Santi sono chiamati a formare tutti insieme
un solo corpo che si chiama la Chiesa. E per formare questo corpo, esiste una pienezza
di grazia, che è la pienezza propria della Chiesa. Ogni membro del corpo della
Chiesa, vale a dire, ogni Angelo ed ogni eletto, attinge in questa pienezza la parte
di grazia che gli è necessaria, per occupare nel corpo il posto che gli è
destinato. È a questa terza pienezza che tu pigli parte, e da essa appunto
ricevi la parte di grazia che ti fa cristiano.

Così eccoti tre pienezze di grazia: l’una propria di Cristo, l’altra propria
della sua Madre, la terza propria della Chiesa. La prima ha fatto l’Uomo-Dio, la
seconda ha fatto la Madre di Dio, la terza fa la Chiesa di Dio. Di queste tre pienezze
la seconda è maggiore della terza, e la prima è maggiore delle altre
due. Così la grazia che ha fatto Gesù Cristo Uomo-Dio, è maggiore
di quella che ha fatto Maria Madre di Dio, maggiore di quella che nella Chiesa fa
i figli di Dio e maggiore delle due riunite.

Da sé solo e per sé solo Gesù Cristo possiede una pienezza di
grazia incomprensibile ed incomunicabile. Ma nello stesso tempo possiede la pienezza
propria di Maria e la pienezza propria della Chiesa.

Difatti egli meritò per la sua Madre la grazia insigne ch’ella ricevette da
lui, e guadagnò tutte le grazie che comunica alla sua Chiesa. Grazia attuale
e grazia santificante, tutto viene da lui. Egli pertanto ha da sé solo la
pienezza assoluta ed universale della grazia. È il santo di Dio per eccellenza
29, è la Santità
personificata, è l’essere Santo che porta il nome di Figlio di Dio
30. È a lui che devi ricorrere,
come alla fonte d’ogni vita, se vuoi vivere cristianamente. Quanti tesori egli tiene
in serbo per te! È lui, sono i meriti della sua Passione, che spandono la
grazia attuale, nelle creature che ne sono i canali. Per lui e pei meriti suoi la
grazia santificante viene infusa nell’anima tua e in tutte le anime. Ama dunque Gesù
Cristo, studialo, seguilo. Egli ti farà cristiano. Accostati con confidenza
al trono della grazia, per ottenere misericordia e trovare i soccorsi di grazia proporzionati
ai tuoi bisogni
31.


XXII.
Maria piena di grazia.


Maria è
piena di grazia; e questa pienezza è il vero motivo della sua grandezza. Come
potrò farti comprendere qualcosa di questa pienezza e di questa grandezza?
La S. Vergine ha una grazia che è per lei, che le è propria e che la
fa Madre di Dio. E questa grazia unica e singolare è così grande che
da sé sola sorpassa tutte le grazie riunite insieme che furono accordate agli
Angeli ed ai Santi. Calcola, se puoi, ma non lo potrai mai, calcola almeno quanto
puoi, il numero infinito di grazie attuali distribuite in tutti i secoli, l’estensione
immensa di grazia santificante profusa negli Angeli e nei Santi. Tutte le grazie
comunicate nei secoli passati e tutte quelle che saranno comunicate nei secoli futuri,
tutte insieme, come ti dissi, costituiscono la pienezza della Chiesa.

Ebbene, la sola grazia data a Maria per farla Madre di Dio, è più grande
di tutto questo. Per conseguenza Maria è da sé sola un prodigio di
santità più grande di tutti gli Angeli e i Santi riuniti insieme. Dopo
il suo divin Figliuolo, ella è la più perfetta delle opere di Dio.
Che grandezza! Per ciò è che i Santi e i Dottori hanno cercato a gara
di lodarla, e cose meravigliose hanno detto di lei. Non finiscono di cantar lodi,
di porgere felicitazioni, e di espandersi in acclamazioni in suo onore. E che cosa
hanno potuto dire? Nulla che sia degno di lei, poiché le lingue degli Angeli
e degli uomini riunite non diranno mai una grandezza, che è al dì sopra
di loro tutti. Quando parlassi le lingue degli Angeli e degli uomini, non avrei ancor
detto nulla di lei.

Tu vedi come, per quest’elevazione, Maria è la Regina degli Angeli e degli
uomini. Ma tale ella è ancora per un altro titolo, più immediato, in
un senso, e più effettivo. Infatti ella possiede inoltre, per comunicarla,
tutta la pienezza di grazia, che è propria della Chiesa. Tutte le grazie che
fanno gli Angeli e i Santi, Maria le possiede, ne ha il dominio, e da lei le riceve
l’intera Chiesa degli Angeli e dei Santi. Maria è la distributrice universale
delle grazie. Non c’è nessuna grazia che non venga dal suo cuore, e che non
passi per le sue mani. Tu ed io, come tutti i santificati di tutti i tempi, tutto
riceviamo da lei. Comprendi quindi come ella è, in modo pratico e vivo, la
Regina del cielo e della terra? Infine tutti i movimenti del cielo e della terra,
si compiono unicamente per comunicare la grazia; perciò ubbidiscono alla S.
Vergine, che è distributrice delle grazie. Vera Regina e Signora, al cui volere
tutto obbedisce, per portare agli Angeli ed agli uomini le grazie, di cui ella è
la proprietaria e la dispensatrice!

Per questo secondo titolo, Maria sarebbe già più grande di tutti gli
Angeli e i Santi, poiché non solo possiede ciò ch’essi ricevono, ma
distribuisce da Regina e da Signora quello ch’essi ricevono quali servitori. Che
sarà adunque, se a questa pienezza che è incaricata di distribuire,
tu aggiungi quella che ha per se stessa e che è incomparabilmente più
grande? Oh! dimmi, trovi la tua madre abbastanza grande? abbastanza degna delle tue
lodi, del tuo rispetto, del tuo amore e della tua confidenza? Ti ho detto la sua
grandezza: ma ti dirò la sua bontà? Pensa che questa seconda pienezza
ella non l’ha che per comunicarla. La prima la fa Madre di Dio. La seconda la fa
Madre degli uomini. È Madre, e non si può dir di più. È
tua Madre; cosa vuoi che dica ancora? Vieni e salutala Madre del tuo Dio e Madre
tua. Salutala in quell’incomparabile pienezza che la fa Madre di Dio, ed ama ripeterle
con l’Angelo quel saluto che tu ora troverai più bello: Ave, Maria,
piena di grazia. Salutala in quella pienezza che la fa Madre degli uomini,
e dille quell’invocazione che le rivolge la Chiesa: Santa Maria, Madre di Dio,
prega per noi.

Non aggiungo altro: di fronte a questa grandezza di Maria, io sento il bisogno di
contemplare in silenzio. Che cosa potrei dire che sia degno di lei e di te? Tu pure
hai bisogno di prostrarti nel silenzio della meditazione, e le espressioni mancheranno
alla tua venerazione e la tua venerazione non troverà parole per esprimersi.
È pur grande Maria, Madre di Dio! È pur dolce e buona Maria, Madre
tua! Io lascio che tu ora la veneri e la preghi: lascio che veneri la sua grandezza,
preghi la sua bontà. Lascio che la veneri in quella pienezza di grazia, per
cui è Madre di Dio; che la preghi, a motivo di quella pienezza, per cui è
Madre tua. Lodala, porgile felicitazioni per quella grazia incomparabile, che la
fece Madre di Dio; non la loderai mai abbastanza. Pregala, invocala, per ottenere
da lei le grazie che ella possiede per te. Non l’invocherai mai abbastanza. Lode
a Maria, preghiera a Maria: debbono essere i due atti incessanti del tuo amore per
lei. Ella è la Madre dei tuo Dio: come non lodarla? Ella è la Madre
tua: come non pregarla? E questi due sentimenti di lode e d’invocazione sono così
bene espressi in quella preghiera, che è la più bella dopo il Pater,
quella preghiera che tu ami già tanto, ma che amerai ancora di più.
Ave Maria. Ti saluto, o Maria… ecco la lode. Santa Maria, Madre di Dio, prega per
noi… ecco l’invocazione Oh! quando saprai recitare l’Ave Maria!


NOTE


1
Venite ad me, omnes qui laboratis et onerati estis, et ego reficiam vos… Iuqum
enim meum suave est et onus meum leve. Matth. 11, 28 e 30.

2 Omnia cooperantur in bonum iis qui secundum propositum vocati
sunt sancti. Rom. 8, 28.

3 Ipse fecit nos, et non ipsi nos. Ps. 99, 3.

4 Vestri autem capilli capitis omnes numerati sunt. Matth.
10,30.

5 Et capillus de capite vestro non peribit. Luc. 21. 18,

6 Instaurare omnia in Christo, quae in caelis et quae in terra
sunt, in ipso. Ephes. 1, 10.

7 Qui tentatus non est, qualia scit? Eccli. 34, 11

8 Beatus vir qui suffert tentationem, quoniam cum probatus
fuerit, accipiet coronam vitae, quam repromisit Deus diligentibus se. Iacob. 1, 12

9 Omne gaudium existimate, fratres mei, cum in tentationes
varias incideritis, scientes quod probatio fidei vestrae patientiam operatur. Patientia
autem opus perfectum habet. Ibid. 2-4.

10 Fidelis autem Deus est, qui non patietur vos tentari supra
id quod potestis, sed faciet etiam cum tentatione proventum, ut possitis sustinere.
I Cor. 10, 13

11 Qui amat periculum, in illo peribit. Eccli 3, 27.

12 Et ne nos inducas in tentationem. Matth. 6, 13.

13 Littera enim occidit, spiritus autem vivificat. II Cor.
3, 6.

14 Iugum enim meum suave est, et onus meum leve. Matth. 11,
30.

15 Emitte spiritum tuum et creabuntur, et renovabis faciem
terrae. Ps.103, 30.

16 Ved. P. I. cap. 8.

17 Date, et dabitur vobis: mensuram bonam, et confertam,
et coagitatam, et supereffluentem, dabunt in sinum vestrum. Eadem quippe mensura,
qua mensi fueritis, remetietur vobis. Luc. 6, 38.

18 Si quis vult post me venire, abneget semetipsum, et tollat
crucem suam et sequatur me. Matth. 14, 24.

19 Venite post me. Id. 4, 19.

20 Omnia possum in eo qui me confortat. Philipp. 4, 13

21 Unus est enim magister vester. Matth, 23, 8.

22 Est scriptum in prophetis: Et erunt omnes docibiles Dei.
Ioan, 6, 45.

23 Meus cibus est, ut faciam voluntatem eius qui misit me
ut perficiam opus eius. Ioan. 4, 34

24 Gloria in altissimis Deo, et in terra pax hominibus bonae
voluntatis. Luc. 2, 14.

25 Gratia est influentia divinae bonitatis in animam per
quam assimilata Deo, fit ei grata et vitae aeternae digna. D. Thom. Opusc. 51, c.
26.

26 Gustate et videte quoniam suavis est Dominus. Ps. 33,
8.

27 Prior omnium creata est sapientia. Eccli. 1, 4.

28 Dominus possedit me in initio viarum suarum, antequam
quidquid faceret a principio. Prov. 8, 22.

29 Scio qui sis, Sanctus Dei. Marc. 1, 24.

30 Ideoque et quod nascetur ex te Sanctum, vocabitur Filius
Dei. Luc. 1. 35.

31 Adeamus ergo cum fiducia ad thronum gratiae, ut misericordiam
consequamur, et gratiam inveniamus in auxilio opportuno. Hebr. 4, 16.










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