Vita di San Giuseppe – L. I, cap. II

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Serva
di Dio

Maria Cecilia Baij O.S.B. (1694-1766)

VITA DI SAN GIUSEPPE

Libro I – Capitolo II

La nascita di S. Giuseppe e la sua circoncisione

Nascita di Giuseppe
– Arrivato il tempo della nascita del nostro Giuseppe, sua madre si preparò
con più calde orazioni, cosicché arrivato il giorno fortunato lo diede
alla luce con grande facilità, restando molto consolati, sia i genitori, come
chi li assisteva. Il nostro Giuseppe aveva un’aria angelica, grave e serena e nonostante
a quell’età si possano appena distinguere negli altri fanciulli le fattezze,
tuttavia si distinguevano bene nel nostro Giuseppe che, al solo guardarlo, apportò
a tutti una grande consolazione e specialmente ai suoi genitori, che, nel vederlo
tale, si confermarono nella verità di quanto l’Angelo aveva detto loro in
sogno. Terminate le funzioni che si fanno in tali occorrenze, la madre si applicò
con la sua mente a rendere grazie a Dio del felice parto, e fattasi portare il fanciullo
l’offrì a Dio col desiderio di dedicarlo al servizio del sacro Tempio di Gerusalemme.
Ma Dio aveva già destinato di farlo custode del Tempio vivo e animato dello
Spirito Santo, cioè della Madre del Verbo divino. L’Altissimo, però,
gradì il desiderio e l’offerta della madre di Giuseppe e, se non accettò
ed esaudì i suoi desideri, fu per sublimarlo ad un posto assai maggiore.



Comune esultanza – Per tutta Nazareth si sparse la fama della nascita del
fanciullo e delle sue rare fattezze, e di come sembrava un angelo del Paradiso. Tutti
si rallegrarono e fecero festa per la nascita dei fanciullo, che apportava a tutti
un’insolita allegrezza e giubilo di cuore. Alla nascita di Giuseppe sfolgorarono
poi a meraviglia le tre stelle splendenti sopra la casa dei suoi genitori, e si fecero
vedere di nuovo, benché di passaggio. Il nostro Giuseppe aprì gli occhi
e li fissò verso il cielo, tenendoli per qualche tempo così fissi,
come stupito a rimirare la grandezza dei segno che Dio dava al mondo nel suo natale.
Chiusi gli occhi, poi, non li aprì più fino al tempo debito, e questo
fu ammirato da tutti con grande stupore e meraviglia.



Singolare modestia del fanciullo – Il fanciullo stava poi con grande quiete
e tranquillità, apportando in tutto molta consolazione ai suoi genitori, e
specialmente alla madre, che lo allattò con giubilo ed allegrezza e con molta
riservatezza. Sebbene fosse in quella tenera età non permise mai che alcuno
gli si avvicinasse a fargli le solite carezze che si fanno ai bambini, ritirando
sempre il suo volto in atto di sdegnarle, mostrando anche in quella tenera età
come doveva custodire illibato il candore della sua purezza ed innocenza, e permetteva
solo ai genitori qualche dimostrazione di cordiale amore, benché essi fossero
molto riservati, vedendo come il fanciullo schivava quei vezzi e quelle dimostrazioni
di affetto.



Sua circoncisione – Arrivato l’ottavo giorno, i suoi genitori fecero circoncidere
il fanciullo secondo l’uso degli Ebrei e i comandamenti della Legge e gli imposero
il nome di Giuseppe, poiché erano comunemente d’accordo. Nel circonciderlo,
il fanciullo pianse, ma asciugò presto le lacrime perché, nell’atto
della circoncisione, Dio gli accelerò l’uso della ragione. Essendosi levata
la macchia che aveva contratto dal peccato originale, stando in grazia ed amicizia
di Dio, senza quella macchia che glielo rendesse in qualche modo disgustoso, Giuseppe
fu ornato da Dio di molti doni e anche dell’uso della ragione, per la quale conobbe
il suo Dio, e l’adorò con profonda adorazione, chinando la sua piccola testa
e rasserenandosi tutto nel volto. Con atto ridente e grave esultò, mostrando
anche esteriormente il godimento del suo spirito. Conobbe il beneficio che Dio gli
aveva fatto e ne rese grazie affettuose e tutto si offrì a Lui. A Giuseppe,
fu dato poi da Dio, oltre al suo angelo custode, anche un altro angelo, che molto
spesso gli parlava nel sonno e lo ammaestrava in tutto quello che doveva fare per
piacere maggiormente al suo Dio.



Pietà e zelo di Giuseppe – Il nostro Giuseppe, in quella tenera età
aveva l’uso della ragione, della quale si serviva per conoscere, lodare e ringraziare
il suo Dio che tanto lo aveva favorito, soffrendo l’incomodità di quella tenera
età con grande pazienza. L’Angelo molto spesso lo avvisava di offrire a Dio
quei patimenti che soffriva stando stretto tra le fasce; il fanciullo lo faceva in
ringraziamento dei favori che Dio gli compartiva, e le sue offerte erano molto gradite
a Dio. Il fanciullo comprendeva poi come il suo Dio fosse molto offeso dagli uomini,
perciò spesso lacrimava, benché senza strepito, per non recare pena
ai suoi genitori, e offriva a Dio quelle lacrime innocenti, ammaestrato così
dal suo Angelo. Quando poi faceva questo, riceveva da Dio maggiori lumi e grazie,
ed egli non mancava di rendere grazie a chi tanto lo beneficava.



Sua modestia e gratitudine – Quando poi la madre lo fasciava, il nostro Giuseppe
si vedeva con il volto ricoperto di un vermiglio rossore e con gli occhi chiusi,
in atto di mostrare dispiacere di essere sfasciato e visto. La madre era molto riservata
in questo, ed usava grande cautela per non recare pena a suo figlio, poiché
conosceva bene come la grazia divina facesse in lui mirabili prodigi, essendo anche
lei un’anima molto illuminata e ornata di grandi virtù. Il nostro Giuseppe,
succhiando il latte di sua madre, si imbeveva sempre di più delle sue virtù,
e si mostrava con lei, più che con gli altri, molto affezionato e gradevole
per l’alimento che gli dava. Le si mostrava molto allegro e gioviale, perché
scorgeva in lei le rare virtù e capiva come, con il latte che prendeva da
lei, gli si comunicavano anche le sue virtù.



Sua crescita – Il nostro Giuseppe aveva un ottimo temperamento ed era arricchito
di doni naturali e molto più di doni soprannaturali. Cresceva a meraviglia
sia nel corpo che nello spirito. Nel corpo per il buon nutrimento che riceveva da
sua madre, anche lei di ottima salute; nell’anima, per i continui doni che riceveva
dalla grazia divina e dalla generosità del suo Dio, che lo andava formando
tutto a suo genio e secondo il suo Cuore, per renderlo poi degno sposo della Madre
del Verbo divino. Il fanciullo conosceva le grazie che continuamente riceveva da
Dio, e gli si mostrava grato con i soliti atti di ringraziamento. Il nostro Giuseppe
aveva appena il cuore capace di amare, che tutto lo impiegò nell’amore verso
il suo Dio e sommo benefattore, al quale ben riconosceva quanto doveva per i doni
che gli aveva fatto.