Vita oscura e nascosta di S. Giuseppe

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Vita oscura
e nascosta di S. Giuseppe


del Rev. P. Huguet, marista















La
vostra vita è nascosta

con Gesù Cristo in Dio.



(Coloss. III, 3).

La giustizia
cristiana è, dice l’eloquente Bossuet, un affare particolare di Dio con l’uomo,
e dell’uomo con Dio; è un mistero tra loro, il quale resta profanato quando
si divulga, e che non è m’ai troppo religiosamente nascosto a chi nel segreto
non ha parte. Egli è perciò che il Figliuol di Dio ci ordina, quando
abbiamo intenzione di pregare, e lo stesso consiglio vale per tutte le virtù
cristiane, di ritirarci in disparte, di chiudere la porta dietro di noi, e di celebrare
i nostri misteri con Dio solo, senza ammettervi altri che quelli che a lui piacque
di chiamare: Solo pectoris contentus arcano, orationem tuam fac esse mysterium,
dice S. Grisostomo.

Dimodochè la vita cristiana deve essere una vita occulta; il vero cristiano
deve ardentemente desiderare di dimorare coperto sotto l’ala di Dio, senza aver altri
testimoni delle sue buone opere.

Niun santo più di S. Giuseppe tanto attese a mettere in pratica cotesta sublime
dottrina; niuno ebbe cura più di lui di sottrarre agli occhi degli uomini
tutto ciò che poteva dare splendore alla virtù ed alla persona sua.

Il Vangel fa appena menzione di lui; gli evangelisti non parlano di Giuseppe se non
quando la vita di Maria lo vuole: tutto ciò che non ha una necessaria relazione
con questa augusta Vergine è soppresso, e le sante lettere non ci trasmisero
una dello sue parole. Non abbiamo nessuna minuta relazione sopra il tempo di sua
vita che precedette la sua unione con Maria, e ignoriamo il tempo ed il luogo della
sua morte.

Il Signore sembra aver preso una particolar cura di favorire quest’amor di Giuseppe
per la vita nascosta. Infatti, vediamo gli altri santi, non ostante tutta la loro
precauzione per essere sconosciuti, diventare quasi gli oracoli dei popoli e arbitri
della terra; più fuggivano la gloria, più ne erano circondati; ella
cercò gli anacoreti nelle orrende loro solitudini; il solo odore delle virtù
di S. Antonio, di S. Benedetto e di S. Bernardo attraeva i re e gl’imperatori e rendeva
i deserti da essi abitati simili alle città le più popolate.

Ma riguardo a S. Giuseppe, Dio e gli uomini sembra abbiano secondato in tutto la
sua umiltà; lo hanno lasciato nell’oscurità e nel disprezzo. Tra i
suoi, Giuseppe fu un tesoro di virtù, sconosciuto anche a coloro con cui aveva
maggior relazione; lo consideravano e io stimavano per operaio, probo ed onesto,
osservatore fedele della legge; ma non notavano niente nella sua persona che facesse
dir loro: ecco un uomo di una straordinaria pietà; e ,meno ancora potevano
sospettare che egli fosse stato eletto per essere il casto sposo della Madre di Dio,
il padre adottivo del Messia aspettato da tanti secoli, il depositario insomma della
salute del mondo e del più ricco tesoro del cielo e della terra. Infatti,
leggiamo nel Vangelo che, quando Gesù Cristo diede principio alla sua vita
pubblica, gli Ebrei si dicevano tra loro: Non è questo il figlio dell’operaio
Giuseppe? Come può egli saper lettere, se non le ha mai studiate? Nonne hic
est fabri filius? Quomodo hic litteras scit cum non didicerit?


Oh quanto sei preziosa agli occhi di Dio, vita di S. Giuseppe, vita oscura, vita
passata nel raccoglimento, nel silenzio e nella ritiratezza, vita che ha gli angeli
soli per testimoni e che pone gran cura di occultarsi agli altri ed a se stesso!
Gli uomini non conoscono il tuo pregio, e sono incapaci di stimare il tuo valore.
La pietà malintesa cerca di mettersi al largo col pretesto di edificare; la
vera pietà cerca il più che può di nascondersi; si svela soltanto
per necessità, quando lo richiede la gloria di Dio e la salute del prossimo
e tosto s’invola agli altrui sguardi.

Perciò ad imitazione di S. Giuseppe, dobbiamo desiderare che i favori che
abbiamo ricevuto dal cielo, rimangano sepolti nel secreto; lungi dal parlarne, non
dobbiamo nemmeno pensarci, ma dimenticarli tosto che ne abbiamo reso conto alla guida
della nostra anima. L’umiltà che fa mostra di sè, ordinariamente altro
non è che una vanità mascherata; questa virtù voi custodite
come la pupilla dell’occhio; è dessa che glorifica veramente Iddio, e che
edifica il prossimo. Bisogna dunque parlare più volentieri di quanto ci umilia,
che di quanto ci innalza nella stima degli altri, o meglio ancora, non parliamo mai
di quanto riguarda il nostro interno. Il più perfetto ed il più sicuro
modo, è di tacere e fare che nessuno pensi a noi. «Amate di esser ignorati»
dice l’Imitazione, quella dev’essere la massima più cara delle anime
interiori.

Non solamente S. Giuseppe rimase oscuro e sconosciuto nel mondo; ma fu scelto dalla
Provvidenza per nascondere la gloria di Gesù e di Maria agli occhi degli uomini.
Il Signore impiega i santi nel ministero che più gli piace: gli uni ad istruire
i popoli, come i dottori; gli altri a combattere per lui, come i martiri; gli altri
ad edificare il mondo, come i confessori, e tutti ognuno secondo la propria vocazione
a far risplendere la sua gloria. Ma Giuseppe è un santo straordinario, il
quale sembra predestinato ad un mistero opposto, quello di nascondere la sua gloria.
E siccome è prodigio molto più grande il vedere il sole nelle tenebre,
che il vederlo rifulgente di luce, sembra che l’onnipotenza di Dio abbia voluto mostrarsi
più meravigliosa in S. Giuseppe, di cui si servì come di un’ombra per
nascondere la sua gloria agli occhi degli uomini che in tutti gli altri santi i quali
adoperò a manifestarla al mondo. O gran santo, io vi rimiro con un profondo
rispetto, come quelle tenebre auguste in cui la maestà di Dio volle avvolgersi:
Posuit tenebras latibulum suum.

Immaginatevi tutto l’ordine del mistero dell’incarnazione come un gran quadro, nel
quale vediate dipinti Iddio Padre, l’Unigenito di Dio, lo Spirito santo e la SS.
Vergine sfolgoranti di quella mirabil luce che deriva dai prodigi operatisi in quel
sublime mistero. Ma in cambio che si suol dar l’ombra a tutte le figure di un quadro
materiale, per dar loro il necessario risalto, in questo per l’opposto ci vuol un’ombra
per temperare lo splendore che abbaglierebbe gli occhi troppo deboli dei mortali;
e S. Giuseppe varrà egli solo a velarle; tutte.

Dio Padre è nascosto all’ombra di S. Giuseppe, il quale comparisce al suo
posto, ed è considerato come il vero Padre del suo Unigenito. Il Figliuol
di Dio è nascosto all’ombra di S. Giuseppe, il quale lo porta tra le sue braccia
in Egitto, e lo invola in tal guisa agli sguardi del tiranno che ne vuole la morte.
Anche lo Spirito Santo è nascosto all’ombra di S. Giuseppe, perciocché
quanto è nato in Maria è opera sua: Quod in ea natum est, de Spiritu
Sancto est
. O grande S. Giuseppe, se tutta l’adorabile, Trinità volle
nascondersi sotto la vostra ombra, non si stimerebbero fortunati tutti i santi del
cielo e della terra di potervisi nasconder essi pure e qui riposare? Finalmente,
è la SS. Vergine che principalmente nascondesi all’ombra di S. Giuseppe, di
lei casto sposo; il quale togliendo allo sguardo degli uomini l’adorabile mistero
che si è operato nel suo seno immacolato, protegge, nel tempo stesso e il
suo onore e la sua umiltà. Oh quanto il ministero di S. Giuseppe è
sublime! Il Signore dà l’uffizio a lui solo di essere il protettore, il fedele
conservatore, il prudente economo, il depositario de i secreti del più grande
mistero che siasi mai operato al di fuori di lui.

O Gesù, o Maria, quanto innalzate a un grado sublime di onore tutti coloro
che vi servono! Più siete serviti nel segreto e in una vita abbietta e nascosta,
e più questi servigi vi sono grati, e più li coronate di luminosa gloria.
Oh quanto è glorioso per S. Giuseppe l’essersi in tal modo dedicato ai sacri
interessi di Gesù e di Maria, senza uscire dall’oscurità di una vita
umile e nascosta! Elegi abiectus esse in domo Dei mei.

Ma ohimè! Quanto siamo lontani dal somigliar a lui! Non vogliamo servir d’ombra
a nessuno; non amiamo gli impieghi persino nelle pratiche di pietà, se non
sono onorifici agli occhi degli uomini. La superbia ci è tanto naturale che,
persino nelle azioni della più profonda umiltà, conserviamo un secreto
desiderio di essere approvati , stimati, e di innalzarci al disopra degli altri.
Impariamo oggi, da S. Giuseppe,ad essere dolci ed umili di cuore, e come lui troveremo
il riposo dell’anima. Da qual calma era accompagnata la sua vita nascosta, e di qual
soave pace non godette egli! Sconosciuto al mondo, egli non era esposto ai suoi discorsi
né sottoposto alle sue contraddizioni. Nello stretto recinto d’una povera
casa in cui si teneva rinchiuso e dove stava contento al suo lavoro, egli non era
turbato dalle passioni che agitavano gli uomini, godeva tranquillamente del silenzio
e dei vantaggi della solitudine; ed era soltanto con Gesù e con Maria ch’egli
si tratteneva e riceveva le più sante e le più dolci comunicazioni.

È in questa guisa che la vita ritirata e nascosta ci procura la pace interna,
il più solido ed il più prezioso di tutti i beni. «Colui che
non desidera piacere agli uomini, e che non teme di spiacer loro, godrà una
gran pace, dice il pio autore dell’Imitazione; dall’amore disordinato e dai vani
timori nascono l’inquietudine del cuore e la dissipazione dei sensi. Il mondo è
come un mare procelloso, invece il ritiro è come un porto e un asilo in cui
si è al sicuro da ogni burrasca. Chi potrebbe narrare le veraci dolcezze che
vengono gustate dalle anime pie, avvezze a vivere nella solitudine, e che come S.
Giuseppe sanno limitarsi a questa vita?

Ella ha le sue occupazioni segnate o prescritte dall’ubbidienza stessa; non sono
alti affari, ed è appunto perciò che maggiormente le piacciono. Le
adempie fedelmente senza ingerirsi di altro, dimodoché poco si turba di quanto
passa nel mondo, né de’mille avvenimenti, che per altri sarebbero una sorgente
d’inquietudini e di affanni. E come può ella inquietarsi di quanto avviene
al di fuori, se appena sa una parte di quanto si passa presso di lei? Dacché
una cosa non la riguarda, e non si tratta né della carità, né
del bene comune della famiglia, non si informa di nulla, non s’intromette in nulla;
il suo piacere e di nascondersi, e di confondersi nella moltitudine. Amica delle
virtù e delle pratiche, le meno luminose le quali sono appunto le più
solide; essa le preferisce ad ogni altra.

Essa è l’umile e timida viola, la quale non osa mostrarsi in pieno dì,
e si lascia calpestare sotto l’erba che la copre. Ma ciò che consola quest’anima,
è la parola dell’apostolo ch’essa medesima si applica. Voi siete morti,
e la vostra vita è nascosta con Gesù Cristo in Dio
. Poiché
è una vita nascosta in Dio, è una vita grata a Dio; e conseguentemente
tutta santa; e poiché è una vita nascosta con Gesù Cristo, è
una vita come quella di S. Giuseppe, tutto conforme alla vita di Gesù Cristo,
al suo spirito ed ai suoi sentimenti.

Lasciate agli uomini vani le cose vane, dice il pio autore dell’Imitazione; non vi
occupate se non di quello che Dio vi comanda. Chiudete la porta dietro voi, e chiamate
a voi Gesù, il vostro diletto; dimorate con lui nella vostra cella, ché
non troverete altrove altrettanta pace.

Quando non si cerca al di fuori nessuna manifestazione in favore proprio, è
chiaro che si è interamente affidati a Dio. Il non voler consolazione da alcuna
creatura, è prova di una grande confidenza interiore.

Massime
della vita interiore.

L’umiltà
non consiste nell’ignorare le grazie che Dio ci fa, ma nel riferire interamente a
lui i doni che si ricevono dalla sua mano e nel non attribuirsi altro se non il nulla
ed il peccato. (S. Giovanni della Croce).



L’ umiliazione è la via che conduce alla umiltà, come la lettura alla
scienza. (San Bernardo)



Meglio è essere nascosto e prender cura della propria salute, che il far miracoli
e dimenticare se stesso. (Imitazione).

Affetti

Beato
Giuseppe, onorato dei più sublimi privilegi, voi viveste in questo mondo disprezzato
e sconosciuto. Quale esempio per me, cenere e polvere, che non cerco se non d’innalzarmi
e comparire! Per vostra intercessione distruggete nel mio cuore l’amor proprio e
la superbia, e vi spuntino i sentimenti di una vera e sincera umiltà. Ottenetemi
che come voi, ami il silenzio e la vita nascosta; che come voi sia dimenticato dalle
creature; che le umiliazioni e la croce di Gesù Cristo siano la mia sorte
in questo mondo come furono la vostra. O Gesù, Maria e Giuseppe, voglio d’or
innanzi mettere tutta la mia gloria e la mia felicità nell’umiliarmi a vostro
esempio. Così sia.

Pratica.

Onorare
i Santi che più hanno amato S. Giuseppe come S. Elisabetta, S. Bernardino,
S. Bernardo, S. Teresa, S. Francesco di Sales.


G.
M. G.




testo tratto
da: P. Huguet, marista, Glorie e virtù di San Giuseppe, modello delle anime
interiori,
Torino 1884, pp. 301-313.