Trattato della Vera Devozione a Maria: parte II, cap. 3 (105-114)

«Trattato della vera devozione a Maria»

di
S. Luigi Maria Grignion de Montfort









PARTE
SECONDA – CAPITOLO TERZO

LA
VERA DEVOZIONE A MARIA

[105] Scoperte
e condannate le false devozioni alla Vergine santa, bisogna definire brevemente quella
vera
1.

Essa è: 1. interiore; 2. tenera; 3. santa; 4. costante; 5. disinteressata.



1. Devozione interiore



[106] 1) La vera devozione a Maria è interiore; parte, cioè,
dalla mente e dal cuore; deriva dalla stima che si ha di lei, dall’alta idea che
ci si forma delle sue grandezze e dall’amore che le si porta.



2. Devozione tenera



[107] 2) La vera devozione a Maria è tenera, vale a dire
piena di fiducia nella Vergine santa, di quella stessa fiducia che un bambino ha
nella propria mamma. Essa spinge l’anima a ricorrere a Maria, in tutte le necessità
materiali e spirituali, con molta semplicità, fiducia e tenerezza. La spinge
a rivolgersi a lei per aiuto come ad una mamma, in ogni tempo, in ogni luogo e in
ogni cosa: nei dubbi per essere illuminato, nei traviamenti per ritrovare il cammino,
nelle tentazioni per essere sostenuto, nelle debolezze per essere fortificato, nelle
cadute per essere rialzato, negli scrupoli per esserne liberato, nelle croci, fatiche
e contrarietà della vita per essere consolato. In poche parole, l’anima si
rivolge a Maria abitualmente, in tutti questi malesseri corporali e spirituali, senza
timore d’importunare questa Madre buona e di dispiacere a Gesù Cristo.



3. Devozione santa



[108] 3) La vera devozione a Maria è santa, cioè con duce l’anima
ad evitare il peccato e ad imitare le virtù della Vergine, in modo particolare
le dieci virtù principali della santissima Vergine: umiltà profonda,
fede viva, obbedienza cieca
2, orazione continua, mortificazione
universale, purezza divina, carità ardente, pazienza eroica, dolcezza angelica
e sapienza divina.



4. Devozione costante



[109] 4) La vera devozione alla Vergine è costante: conferma l’anima
nel bene e la induce a non abbandonare facilmente le pratiche di pietà. La
rende coraggiosa nell’opporsi alle mode e alle massime del mondo, alle molestie e
agli stimoli della carne, e alle tentazioni del demonio.

Pertanto una persona veramente devota della Vergine santa non è per nulla
volubile, triste, scrupolosa o timorosa. Non già che non cada e non provi
talora nessun gusto nella devozione, ma se cade, si rialza tendendo la mano a colei
che le è madre buona; se si trova senza gusto né fervore sensibile,
non se ne affligge. Infatti il giusto e il devoto fedele di Maria vivono della fede
di Gesù e di Maria, e non dei sentimenti della natura
3.



5. Devozione disinteressata



[110] 5) Infine, la vera devozione a Maria è disinteressata: muove l’anima
a non ricercare se stessa, ma Dio solo nella sua santa Madre. Un vero devoto di Maria
non serve questa augusta Regina per spirito di lucro e di interesse, per il proprio
bene temporale o eterno, corporale o spirituale, ma unicamente perché ella
merita di essere servita, e Dio solo in lei. Non l’ama perché abbia ricevuto
o speri ricevere favori, ma perché ella è degna di amore. Per questo
l’ama e la serve fedelmente, sia nelle freddezze e nelle aridità che nelle
dolcezze e nei fervori sensibili. L’ama tanto sul Calvario quanto alle nozze di Cana.

Come è gradito e prezioso agli occhi di Dio e della sua santa Madre un tale
devoto, che non ricerchi in nulla se stesso nel servirla! Ma adesso, come è
raro! Appunto perché non sia più così raro, ho preso la penna
in mano per mettere in scritto ciò che ho insegnato con frutto in pubblico
e in privato nelle missioni, per parecchi anni.



[111] Ho già detto molte cose sulla Vergine santissima. Ma ne ho ancora di
più da dire e ne tralascerò una infinità d’altre, sia per ignoranza
ed incapacità, sia per mancanza di tempo, nell’intento che ho di formare un
vero devoto di Maria e un vero discepolo di Gesù Cristo.



[112] Quanto sarebbe spesa bene la mia fatica, se questo piccolo scritto, capitando
fra le mani di un cristiano ben disposto, nato da Dio e da Maria e «non
da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo
»
4, gli scoprisse ed ispirasse, con
la grazia dello Spirito Santo, l’eccellenza e il valore della vera e solida devozione
a Maria, quale sto per esporre!

Se sapessi che il mio sangue colpevole potesse servire a far penetrare nei cuori
le verità che scrivo in onore della mia amata Madre e augusta Sovrana, di
cui sono l’ultimo dei figli e schiavi, me ne servirei, invece dell’inchiostro, per
tracciare questi caratteri. Spero infatti in tal modo di trovare anime, che con la
loro fedeltà alla pratica che insegno, compenseranno la mia cara Madre e Sovrana,
dei danni subiti per la mia ingratitudine e infedeltà.



[113] Mi sento più che mai spinto a credere e sperare tutto quanto ho profondamente
impresso nel cuore e da tanti anni vado chiedendo a Dio: presto o tardi, la Vergine
santa avrà più che mai figli, servi e schiavi d’amore
5 e, per tal mezzo, Gesù Cristo,
mio amato Signore, regnerà più che mai nei cuori.



[114] Prevedo che molte bestie frementi verranno infuriate per dilaniare con i loro
denti diabolici questo piccolo scritto e colui del quale lo Spirito Santo si è
servito per scriverlo, o almeno per seppellirlo nelle tenebre e nel silenzio d’un
cofano
6, perché non sia
pubblicato.

Assaliranno anzi, e perseguiteranno quelli e quelle che lo leggeranno e lo metteranno
in pratica. Ma non importa! Tanto meglio! Questa visione mi dà coraggio e
mi fa sperare un grande successo, cioè la formazione di uno squadrone di bravi
e valorosi soldati di Gesù e di Maria, dell’uno e dell’altro sesso che combattano
il mondo, il diavolo e la natura corrotta, nei tempi difficili più che mai
vicini.

«Chi legge comprenda»
7.
«Chi può capire, capisca»
8.

NOTE

1
In chiave a queste pagine del Trattato è bene mettere l’affermazione
del Concilio Vaticano II: «I fedeli ricordino che la vera devozione non consiste
né in uno sterile e passeggero sentimentalismo, né in una certa qual
vana credulità, ma bensì procede dalla fede vera, dalla quale siamo
portati a riconoscere la preminenza della Madre di Dio e siamo spinti al filiale
amore verso la Madre nostra e all’imitazione delle sue virtù» (LG 67).
«La devozione non è altro che una volontà o volizione di dedicarsi
prontamente alle cose attinenti al servizio di Dio» (S. TOMMASO, S. Th.,
II-II, q. 82, a. 1).



2
Oggi diremmo piuttosto «obbedienza responsabile» infatti «Maria
non fu strumento meramente passivo nelle mani di Dio, ma cooperò alla salvezza
dell’uomo con libera fede e obbedienza» (LG 56).

3 Cf Eb 10,34 e VD 214.

4 Gv 1,13.

5 Si noti il trinomio: figli, servi e schiavi. Simile associazione
di termini si trova nel Catechismo del Concilio di Trento (parte I, cap. 3,
n. 12): «Quale animo piuttosto non sarà acceso da fiamme d’amore per
la benignità e accondiscendenza di un sì grande Signore, il quale,
pur avendoci in suo potere e dominio quali servi redenti col suo sangue, ci ama così
che non ci chiama servi ma amici e fratelli?».

6 Infatti, il prezioso manoscritto del Trattato, nascosto in un
cofano durante i torbidi della Rivoluzione francese, fu ritrovato nel 1842 e pubblicato
la prima volta nel 1843.

7 Mt 24,15.

8 Mt 19,12.






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