Trattato della Vera Devozione a Maria: parte II, cap. 1 (60-89)

«Trattato della vera devozione a Maria»

di
S. Luigi Maria Grignion de Montfort










PARTE
SECONDA

IL
CULTO A MARIA NELLA CHIESA


CAPITOLO
PRIMO


FONDAMENTI
TEOLOGICI DEL CULTO A MARIA


[60] Ho esposto
brevemente la necessità che abbiamo della devozione alla santissima Vergine.
Ora bisogna dire in che cosa consiste. Lo farò con l’aiuto di Dio, dopo aver
premesso alcune verità fondamentali che mettano in luce la grande e solida
devozione che voglio far conoscere.



1. Gesù Cristo fine ultimo del culto alla Vergine



[61] PRIMA VERITÀ – Gesù Cristo, nostro Salvatore, vero Dio
e vero uomo, deve essere il fine ultimo di ogni nostra devozione. Diversamente sarebbe
devozione falsa e ingannatrice 
1

Gesù
Cristo è «l’Alfa e l’Omega» (Ap 1,8), «il
Principio e la Fine» (Ap 21,6) di ogni cosa. Noi lavoriamo – dice
l’Apostolo – solo per rendere ogni uomo perfetto in Gesù Cristo (cf Ef
4,13).

Solo in Cristo, infatti, «abita corporalmente tutta la pienezza della divinità»
(Col 2,9), con ogni altra pienezza di grazia, di virtù e di perfezione.

Solo in Cristo siamo stati «benedetti con ogni benedizione spirituale»
(Ef 1,3).

Egli è il solo maestro che deve istruirci, il solo Signore dal quale dipendiamo,
il solo capo al quale dobbiamo essere uniti, il solo modello cui dobbiamo rassomigliare
(cf Mt 23,8; Gv 13,13; Ef 4,15; Mt 11,29), il solo medico che ci deve guarire, il
solo pastore che ci deve nutrire, la sola via che ci deve condurre, la sola verità
che dobbiamo credere, la sola vita che deve vivificarci (cf Mt 9, 12; Gv 10,11; 14,6),
il solo tutto che ci deve bastare in ogni cosa.

Tranne il nome di Gesù Cristo, «non vi è altro nome dato agli
uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati
»
(At 4,12).

Dio non pose per noi altro fondamento di salvezza, di perfezione e di gloria, all’infuori
di Gesù Cristo. Ogni casa che non sia costruita su questa solida roccia, poggia
sulla sabbia mobile e, presto o tardi, sicuramente cadrà.

Ogni fedele che non è unito a Cristo come il tralcio alla vite cade, secca
e serve solo ad essere gettato nel fuoco (Cf Gv 15,6). Se invece siamo in Gesù
Cristo e Gesù Cristo in noi, «non c’è più nessuna condanna»
(Rm 8,1) da temere. Né gli angeli del cielo, né gli uomini della
terra, né i demoni dell’inferno, né alcun’altra creatura potrà
farci del male, perché «non potrà mai separarci dall’amore
di Dio, in Gesù Cristo
» (Rm 8,39).

Tutto possiamo «per Cristo, con Cristo e in Cristo »; possiamo
rendere «ogni onore e gloria » al Padre nell’unità dello
Spirito Santo; possiamo diventare perfetti ed essere profumo di vita eterna per il
prossimo.



[62] Se dunque stabiliamo una solida devozione alla santissima Vergine è solo
per stabilire più perfettamente quella verso Gesù Cristo e per indicare
un mezzo facile e sicuro per trovarlo 
2.
Se la devozione a Maria dovesse allontanare da Gesù Cristo bisognerebbe respingerla
come una illusione diabolica. Ma come ho già detto 
3 e come dirò ancora 4, è vero tutto il contrario. La devozione
alla Vergine Maria è necessaria proprio per trovare perfettamente Gesù
Cristo, amarlo di tutto cuore e servirlo con fedeltà.

[63] Qui mi rivolgo un momento a te, mio amabile Gesù, per lamentarmi amorosamente
con la tua divina Maestà.

La maggior parte dei cristiani, anche tra i più dotti, non conoscono il legame
necessario che esiste fra te e la tua santa Madre. Tu sei, o Signore, sempre con
Maria e Maria è sempre con te; né ella può essere senza di te,
altrimenti non sarebbe più quello che è. Ella è talmente trasformata
in te dalla grazia, che non vive più, non è più. Tu solo, mio
Gesù, vivi e regni in lei più perfettamente che in tutti gli angeli
e beati.

Oh, se si conoscesse la gloria e l’amore che tu ricevi da questa meravigliosa creatura,
come si avrebbero di te e di lei ben altri sentimenti! Ella ti è unita così
intimamente, che sarebbe più facile separare tutti gli angeli e i santi da
te, che la divina Maria, poiché lei ti ama più ardentemente e ti glorifica
più perfettamente di tutte le tue creature messe insieme.



[64] Non è dunque cosa sconcertante e dolorosa, mio buon Maestro, costatare
l’ignoranza e le tenebre di tutti gli uomini nei confronti della tua santa Madre?

Non parlo degli idolatri e dei pagani: essi non conoscono te, quindi non si curano
di conoscere lei. Non parlo nemmeno degli eretici e degli scismatici: essi non si
curano di essere devoti della tua santa Madre, poiché si sono separati da
te e dalla tua santa Chiesa. Parlo dei cristiani cattolici e persino dei dottori
fra i cattolici. Essi fanno professione d’insegnare agli altri la verità,
ma non conoscono te, né la tua santa Madre, se non in maniera speculativa,
arida, sterile e indifferente 
5.

Solo rare volte questi signori 
6 parlano della tua santa
Madre e del culto che le si deve, perché hanno timore – così dicono
– che se ne abusi e che si faccia ingiuria a te onorando troppo lei. Se incontrano
o sentono qualche devoto della Vergine santa parlare spesso della devozione verso
questa amorevole Madre con affetto filiale e con accento forte e persuasivo, come
di un mezzo sicuro senza illusioni, di un cammino breve senza pericoli, di una via
immacolata senza imperfezioni e di un segreto meraviglioso per trovare ed amare te
perfettamente, subito gridano contro di lui. Gli mettono innanzi mille false ragioni
per provargli che non occorre parlare tanto di Maria. Gli dicono che in tale devozione
esistono grandi abusi e bisogna adoperarsi a distruggerli, che occorre parlare di
te, invece di portare la gente alla devozione verso la santa Vergine, che essi dicono
di amare già abbastanza.

Qualche volta si sentono parlare della devozione verso la tua santa Madre, ma lo
fanno non per stabilirla e inculcarla, bensì per distruggerne gli abusi. In
realtà questi signori non hanno pii sentimenti e tenera devozione nemmeno
verso di te, dal momento che non ne hanno per Maria. Considerano infatti il rosario,
lo scapolare, la corona come devozioni da donnicciuole, proprie degli ignoranti e
non necessarie per salvarsi. E se incontrano qualche devoto della Vergine che reciti
la corona, o abbia qualche altra pratica di devozione verso di lei, gli cambiano
presto la mente e il cuore consigliandogli la recita dei sette salmi invece della
corona ed esortandolo al culto verso Gesù Cristo piuttosto che alla devozione
a Maria.

Mio amabile Gesù! Hanno forse il tuo spirito costoro? Ti possono piacere,
comportandosi in tal modo? Come farti piacere se, per timore di dispiacerti, non
si fa ogni sforzo per piacere a tua Madre? La devozione verso la tua santa Madre
impedisce forse il tuo culto? Si attribuisce ella l’onore che le si rende? Fa ella
parte a sé? Oppure è un’estranea che non ha nessun legame con te? È
fare dispiacere a te voler piacere a lei? E separarsi o allontanarsi dal tuo amore
l’offrirsi a lei ed amarla?



[65] Eppure, mio amabile Maestro, anche se tutto quanto ho appena detto fosse vero,
la maggior parte dei dotti – giusto castigo del loro orgoglio! – non farebbe
di più per allontanare dalla devozione alla tua santa Madre, né saprebbe
ispirare più indifferenza a suo riguardo.

Preservami, Signore, preservami dai loro sentimenti e dal loro modo di agire. Fammi
partecipare ai sentimenti di riconoscenza, di stima, di rispetto e di amore che tu
nutri per la tua santa Madre, perché io possa amarti e glorificarti tanto
più perfettamente, quanto più ti imiterò e seguirò da
vicino.



[66] Come se non avessi detto ancora nulla in onore della tua santa Madre, fammi
la grazia di lodarla degnamente 
7, nonostante tutti i suoi
nemici – che sono pure i tuoi ó e di dir loro apertamente con i santi:
«Non pretenda di ottenere misericordia da Dio chi offende la sua santa Madre» 
8.



[67 ] Per ottenere dalla tua misericordia una vera devozione verso la tua santa Madre
e poterla diffondere su tutta la terra, fa’ che io ti ami ardentemente e accogli
a tal fine la preghiera che ti rivolgo con sant’Agostino e i tuoi veri amici:



Tu sei il Cristo, il mio padre santo, il mio Dio misericordioso, il mio grande
re.

Sei il mio buon pastore, il mio unico maestro, il mio migliore aiuto.

Sei il mio amore bellissimo, il mio pane vivo, il mio sacerdote per sempre.

Sei la mia guida alla patria, la mia luce vera, la mia dolcezza santa.

Sei la mia strada diritta, la mia fulgida sapienza, la mia limpida semplicità.

Sei la mia concordia pacifica, la mia sicura protezione, la mia preziosa eredità,
la mia salvezza eterna…

Cristo Gesù, amabile Signore! Perché ho amato, perché ho bramato
in tutta la mia vita altra cosa fuori di te, Gesù mio Dio?

Dov’ero quando non pensavo a te? O voi tutti miei desideri, da questo momento ardete
e confluite nel Signore Gesù. Correte, già troppo indugiaste!

Affrettatevi verso il traguardo cui tendete, cercate davvero colui che cercate!

O Gesù!

Chi non ti ama sia anàtema! Chi non ti ama sia saziato di amarezze…

Gesù dolce, ogni cuore buono e incline alle tue lodi ti ami, in te si diletti,
di te si stupisca!

Dio del mio cuore e mia eredità, Cristo Gesù! Venga meno il mio cuore
dentro di me e sii tu a vivere in me Si accenda nel mio spirito la brace viva del
tuo amore, e divampi in un incendio!

Arda sempre sull’altare del mio cuore, bruci nel mio intimo, avvampi le fibre più
nascoste della mia anima.

Nel giorno della mia morte sia trovato consumato dall’amore presso di te.

Amen
9



Ho voluto
trascrivere questa stupenda preghiera di sant’Agostino, perché la si ripeta
tutti i giorni a fine di chiedere l’amore di Gesù: quell’amore che andiamo
cercando per mezzo della divina Maria.



2. Noi siamo di Cristo e di Maria



[ 68 ] SECONDA VERITÀ – Da ciò che Gesù Cristo è
nei nostri confronti, bisogna concludere con l’Apostolo 
10 che noi non ci apparteniamo più, ma siamo
totalmente suoi, come sue membra e suoi «schiavi» che egli ha comprati
ad un prezzo infinitamente caro, a prezzo cioè di tutto il suo sangue 
11.



Prima del battesimo, infatti, noi eravamo del demonio, veri suoi schiavi. Il battesimo
ci ha resi veri schiavi di Gesù Cristo 
12, i quali devono vivere, lavorare e morire unicamente
allo scopo di portare frutto per questo Dio-Uomo 
13, glorificarlo nel proprio corpo e farlo regnare
nella propria anima, perché siamo sua conquista, popolo che egli si è
acquistato e sua eredità 
14. Per lo stesso motivo
lo Spirito Santo ci paragona:

1) ad alberi piantati lungo le acque della grazia, nel campo della Chiesa, e che
devono dare frutto a suo tempo 
15;

2) ai tralci di una vite di cui Gesù Cristo è il ceppo e che devono
produrre grappoli buoni 
16;

3) a un gregge di cui Gesù Cristo è il pastore, e che deve moltiplicarsi
e dare latte 
17;

4) a una terra buona, lavorata da Dio, nella quale la semente si sviluppa e dà
un frutto abbondante: trenta, sessanta o cento volte di più 
18.

Gesù Cristo maledisse il fico infruttuoso 
19 e condannò il servo infingardo che non aveva
valorizzato il proprio talento 
20. Tutto questo prova che
Gesù Cristo vuol cogliere qualche frutto dalle nostre misere persone e, cioè,
le nostre buone opere poiché queste gli appartengono e in modo esclusivo:
«Creati in Gesù Cristo per le buone opere» 
21. Queste parole dello Spirito
Santo mostrano che Gesù Cristo è l’unico principio e dev’essere l’unico
fine di tutte le nostre buone opere, e che noi dobbiamo servirlo, non solo come servi
salariati, ma quali schiavi d’amore. Mi spiego.



[69] Vi sono due modi, quaggiù, di appartenere ad un altro e di dipendere
dalla sua autorità: la semplice servitù e la schiavitù. Di qui
i noti appellativi di servo e schiavo.

Con la servitù, comune tra i cristiani, uno si obbliga a servire un altro
per un certo periodo di tempo e per un certo salario o un determinato compenso. Con
la schiavitù, invece, uno dipende interamente da un altro per tutta la vita
e deve servire il padrone senza pretendere salario o ricompensa alcuna, quasi fosse
una delle sue bestie sulle quali egli ha diritto di vita o di morte.



[70] Vi sono tre specie di schiavitù: la schiavitù di natura, la schiavitù
forzata e la schiavitù volontaria.

Tutte le creature sono schiave di Dio nel primo modo: «Del Signore è
la terra e quanto contiene
» 
22;
i demoni e i dannati lo sono nel secondo; i giusti e i santi nel terzo.

La schiavitù volontaria è la più perfetta e più gloriosa
per Dio che scruta il cuore, domanda il cuore e si chiama Dio del cuore 
23 o della volontà
amante. Con tale schiavitù, infatti, si sceglie Dio e il servizio a lui al
di sopra di ogni altra cosa, anche se per natura non si fosse obbligati.



[71] C’è una differenza totale tra servo e schiavo 
24:

1) Il servo non dà al padrone tutto ciò che è, tutto ciò
che ha e tutto ciò che può avere da altri o da se stesso. Lo schiavo,
invece, gli si dà interamente, con quanto possiede e quanto può acquistare,
senza nulla escludere.

2) Il servo esige un salario per i servizi che rende al padrone; invece lo schiavo
non può pretenderne alcuno, qualunque sia il suo impegno, iniziativa e fatica
nel lavoro.

3) Il servo può lasciare il padrone quando vuole, o almeno al termine del
suo servizio; lo schiavo invece non ha diritto di abbandonarlo quando vuole.

4) Il padrone del servo non ha su di lui nessun diritto di vita e di morte, di modo
che se lo sopprimesse come una delle sue bestie da soma, commetterebbe ingiusto omicidio.
Invece, il padrone dello schiavo ha, per legge, diritto di vita e di morte su di
lui, di modo che potrebbe venderlo a chi vuole o ucciderlo – mi si perdoni il
paragone – come farebbe del proprio cavallo.

5) Infine, il servo è al servizio del padrone solo per un dato tempo; lo schiavo,
invece, per sempre.



[72] Non c’è nulla tra gli uomini che faccia appartenere di più ad
un altro, quanto la schiavitù. Similmente non c’è nulla fra i cristiani
che faccia appartenere in modo più assoluto a Gesù Cristo e alla sua
santa Madre quanto la schiavitù volontaria secondo l’esempio di Gesù
Cristo stesso, che prese «la condizione di servo » 
25 per nostro amore,
e della santa Vergine, che si disse serva e schiava del Signore 
26. L’Apostolo si onora del titolo di servo di
Cristo
 
27. Più volte,
nella Scrittura, i cristiani sono chiamati servi di Cristo 
28. Ora, secondo l’osservazione
giustissima di un dotto, anticamente la parola servo
(servus) stava ad indicare
soltanto uno schiavo, perché non esistevano allora servi come quelli di oggi,
dato che i padroni erano serviti solo da schiavi o da liberti.

Per affermare inequivocabilmente che siamo schiavi di Gesù Cristo, il Catechismo
di Trento si esprime con un termine preciso: mancipia Christi, schiavi di
Cristo 
29.



[73] Ciò detto, affermo che dobbiamo essere di Gesù Cristo e servirlo
non solo come servi stipendiati, ma come schiavi affezionati che, mossi da un grande
amore, si donano e si consacrano al suo servizio in qualità di schiavi per
il solo onore di appartenergli.

Prima del battesimo eravamo schiavi del demonio; ora il battesimo ci ha resi schiavi
di Gesù Cristo 
30. Ne consegue che i cristiani
devono essere o schiavi del demonio o schiavi di Gesù Cristo.



[74] Ciò che ho detto in modo assoluto di Gesù Cristo, lo dico in modo
relativo della Vergine santa. Gesù Cristo l’ha scelta per compagna indissolubile
della sua vita, morte, gloria e potenza in cielo e in terra, e le ha quindi dato
per grazia, rispetto alla sua divina Maestà, tutti gli stessi diritti e privilegi
che egli possiede per natura.

Dicono i santi: «Tutto ciò che conviene a Dio per natura, conviene
a Maria per grazia
» 
31. Poiché
dunque, secondo loro, sono tutti e due di una medesima volontà e potere, tutti
e due hanno gli stessi sudditi, servi e schiavi.



[ 75 ] Secondo il pensiero dei santi e di molti uomini insigni è lecito, dunque,
chiamarsi e divenire schiavi d’amore della santissima Vergine per essere così
più perfettamente schiavi di Gesù Cristo.

La Vergine santa è il mezzo del quale nostro Signore si è servito per
venire sino a noi; ed è anche il mezzo di cui noi dobbiamo servirci per andare
a lui. Ella, infatti, non è come le altre creature, le quali, se ad esse ci
affezioniamo, anziché avvicinarci a Dio, potrebbero allontanarcene. L’inclinazione
più forte di Maria è di unirci a Gesù Cristo 
32 suo figlio, così
come il desiderio più forte del Figlio è che si vada a lui per mezzo
della sua santa Madre. In tal modo gli si fa onore e piacere, come farebbe onore
e piacere al re chi si facesse Schiavo della regina per essergli perfettamente suddito
e schiavo. Ecco perché i santi Padri e san Bonaventura dopo di loro, dicono
che la Vergine Maria è la strada per arrivare al Signore 
33.



[76] Inoltre, se, come ho già detto, la Vergine santa è regina e sovrana
del cielo e della terra, non avrà altrettanti sudditi e schiavi quante sono
le creature? – si chiedono sant’Anselmo, san Bernardo, san Bernardino e san Bonaventura 
34. Non è forse giusto
che fra tanti schiavi per forza ve ne siano di quelli per amore, che scelgano Maria
come loro sovrana? Come! Gli uomini e i demoni hanno i loro schiavi volontari, e
Maria non ne avrebbe alcuno? Come! Un re si stima onorato che la regina consorte
abbia degli schiavi, su cui possa esercitare un diritto di vita e di morte – l’onore
e il potere dell’uno, infatti, è l’onore e il potere dell’altra – e si
potrebbe credere che Nostro Signore non sarebbe contento che abbia degli schiavi
Maria, la sua santa Madre, alla quale egli, come il migliore dei figli, ha comunicato
tutta la sua potenza? Avrebbe egli meno rispetto e amore per sua madre che Assuero
per Ester e Salomone per Betsabea? 
35 Chi oserà dirlo
o anche solo pensarlo?



[77] Ma dove mi conduce la penna? Perché mi soffermo a provare una cosa tanto
evidente? Se non ci si vuol chiamare schiavi di Maria Vergine, che importa! Ci si
faccia pure schiavi di Gesù Cristo! Tanto è costituirsi insieme schiavi
della Vergine santa, perché Gesù è il frutto e la gloria di
Maria.

Tutto questo si compie in modo perfetto nella devozione di cui parleremo più
in là.



3. Dobbiamo rivestirci dell’uomo nuovo



[78] TERZA VERITÀ – Di solito le nostre migliori azioni sono macchiate
e corrotte dalle inclinazioni cattive che sono in noi.

Quando si versa dell’acqua pura e limpida in un vaso che sa di cattivo, o del vino
in una botte guasta da altro vino, l’acqua limpida e il buon vino si guastano e prendono
facilmente cattivo odore. Così, quando Dio mette le sue grazie e rugiade celesti
o il vino delizioso del suo amore nel vaso dell’anima nostra, guasta dal peccato
originale ed attuale, i suoi doni ordinariamente si corrompono e si macchiano a causa
del cattivo lievito e del fondo cattivo lasciato in noi dal peccato. E le nostre
azioni, non escluse quelle ispirate dalle virtù per quanto sublimi, ne risentono 
36. È perciò
importantissimo vuotarci di quanto in noi c’è di male se si vuole acquistare
la perfezione che si trova soltanto nell’unione con Gesù Cristo 
37; altrimenti Nostro Signore,
che è infinitamente puro e odia all’estremo anche la minima macchia nell’anima,
ci allontana da sé e non si unisce a noi.



[79] Per vuotarci di noi stessi 
38 occorre, in primo luogo,
conoscere bene, con la luce dello Spirito Santo, le nostre cattive inclinazioni,
la nostra incapacità ad ogni bene utile alla salvezza, la nostra debolezza
in ogni cosa, la nostra incostanza in ogni tempo, la nostra indegnità di ogni
grazia e la nostra iniquità in ogni luogo.

Il peccato del primo padre ci ha tutti quasi completamente guastati, inaciditi, gonfiati
e corrotti, come il lievito inacidisce, gonfia e corrompe la pasta in cui è
messo. I peccati attuali da noi commessi, mortali o veniali che siano, anche se perdonati,
hanno aumentato la nostra concupiscenza, debolezza, incostanza e corruzione, lasciando
delle scorie nella nostra anima.

I nostri corpi sono talmente corrotti, che lo Spirito Santo li chiama corpi di peccato 
39, concepiti nel peccato 40, nutriti nel peccato e
capaci di tutto; corpi soggetti a mille e mille malattie, che si corrompono di giorno
in giorno e generano putredine.

La nostra anima, unita al corpo, è divenuta così carnale che viene
chiamata carne: «ogni vivente aveva corrotto la sua vita» 
41. Abbiamo per eredità
l’orgoglio e l’accecamento nello spirito, l’indurimento nel cuore, la debolezza e
l’incostanza nell’anima, la concupiscenza, le passioni in rivolta e le malattie nel
corpo. Siamo, per condizione naturale, più superbi dei pavoni, più
attaccati alla terra dei rospi, più brutti dei capri, più invidiosi
dei serpenti, più golosi degli animali immondi, più collerici delle
tigri, più pigri delle tartarughe, più deboli delle canne e più
incostanti delle banderuole. Abbiamo di nostro soltanto il nulla e il peccato, ed
altro non meritiamo che l’ira di Dio e l’inferno eterno 
42.



[80] C’è dunque da stupirsi che Nostro Signore abbia detto che chi vuole seguirlo
deve rinnegare se stesso e odiare la propria vita? 
43. Che «chi ama la sua vita la perde e chi
odia la sua vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna
» 
44?

Il Cristo, Sapienza infinita, non dà comandi senza ragione. Ci ordina di «odiare»
noi stessi solo perché siamo sommamente degni di odio. Nulla più di
Dio è degno di amore, nulla più di noi è degno di odio.



[81] In secondo luogo, per vuotarci di noi stessi bisogna morire tutti i giorni
a noi stessi, rinunciando alle operazioni delle potenze della nostra anima e dei
sensi del nostro corpo. Dobbiamo guardare come se non guardassimo, ascoltare come
se non ascoltassimo, servirci delle cose del mondo come se non ce ne servissimo 
45. È quanto san Paolo
chiama morire tutti i giorni: «Ogni giorno io affronto la morte» 
46.

«Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo» 
47; rimane terra e non produce
nessun frutto buono. Se non moriamo a noi stessi e se le nostre devozioni, anche
le più sante, non ci portano a questa morte necessaria e feconda, non produrremo
frutti che valgano: le nostre devozioni resteranno sterili e tutte le nostre giustizie 
48 saranno contaminate dall’amor
proprio e dalla propria volontà; Dio avrà in abominio i più
grandi sacrifici e le migliori azioni che possiamo compiere; in punto di morte ci
troveremo con le mani vuote di virtù e di meriti e non avremo una scintilla
di quel puro amore che viene comunicato solo alle anime morte a se stesse e la cui
vita è nascosta con Gesù Cristo in Dio 
49.



[82] In terzo luogo, bisogna scegliere tra tutte le devozioni alla santissima
Vergine quella che porta di più al rinnegamento di se stessi, essendo essa
la migliore e più santificante.

Non bisogna, infatti, credere che tutto ciò che riluce sia oro; che tutto
ciò che è dolce, sia miele; e che tutto ciò che è agevole
a farsi e praticato dai più, sia il più santificante. Come vi sono
segreti di natura per fare in poco tempo, con poca spesa e con facilità certe
operazioni naturali, così vi sono segreti nell’ordine della grazia per fare
in poco tempo, con dolcezza e facilità operazioni soprannaturali, come spogliarsi
di sé, riempirsi di Dio e diventare perfetti.

La devozione che voglio rivelare è uno di questi segreti di grazia: segreto
sconosciuto dalla maggior parte dei cristiani, conosciuto da pochi devoti, praticato
e gustato da più pochi ancora.

Per incominciare a scoprire questo segreto, ecco una quarta verità conseguente
alla terza.



4. La funzione materna di Maria facilita l’incontro personale
con Cristo



[ 83 ] QUARTA VERITÀ – È cosa più perfetta, perché
più umile, non accostarsi da soli a Dio senza un mediatore. La nostra condizione
umana è così volta al male – come ho dimostrato or ora –
che se ci appoggiamo alle nostre fatiche, iniziative e disposizioni, per giungere
a Dio e piacergli, è certo che tutte le nostre opere buone saranno macchiate
e di poco valore davanti a Dio, per indurlo ad unirsi a noi ed esaudirci.

Infatti, non senza motivo, Dio ci ha dato dei mediatori 
50 presso la sua Maestà. Ha visto la nostra
indegnità e incapacità ed ha avuto compassione di noi. Per renderci
accessibili le sue misericordie, ci ha provvisti di intercessori potenti presso la
sua Maestà. Ebbene, trascurare tali mediatori e avvicinarsi direttamente alla
santità di Dio senza alcun appoggio, è mancare di umiltà e di
rispetto a un Dio così eccelso e così santo. È far meno caso
di questo Re dei re che non si farebbe di un sovrano o di un principe della terra,
al quale non vorremmo avvicinarci senza un qualche amico che parlasse in nostro favore 
51.



[84] Gesù Signore è il nostro avvocato e il nostro mediatore di redenzione
presso il Padre. Per mezzo di lui dobbiamo pregare con tutta la Chiesa trionfante
e militante; per mezzo di lui si accede presso la Maestà divina, dinanzi alla
quale dobbiamo sempre presentarci sorretti e rivestiti dei meriti di Gesù
Cristo, come il giovane Giacobbe s’era rivestito delle pelli dei capretti dinanzi
a suo padre Isacco per riceverne la benedizione.



[85] Ma non abbiamo forse bisogno di un mediatore presso il Mediatore stesso? È
forse abbastanza grande la nostra purezza, per unirci a lui direttamente e da soli?
Non è forse anche lui Dio in tutto uguale al Padre, e quindi anche lui il
Santo dei Santi, degno di altrettanto rispetto quanto il Padre? Se per infinito amore
si fece nostro garante e nostro mediatore presso Dio suo Padre, a fine di placarlo
e di saldare il debito da noi contratto, avremo allora meno rispetto e timore della
sua maestà e santità?

Diciamo dunque arditamente con san Bernardo 
52
che abbiamo bisogno di un mediatore presso il Mediatore stesso, e che la divina Maria
è la più capace di svolgere tale caritatevole compito. Per mezzo di
lei Gesù Cristo è venuto a noi, ancora per mezzo di lei noi dobbiamo
andare a lui. Se abbiamo timore di andare direttamente a Gesù Cristo-Dio a
causa della sua grandezza infinita, o della nostra pochezza, o dei nostri peccati,
imploriamo con audacia l’aiuto e l’intercessione di Maria nostra Madre.

Maria è buona, è tenera. Non ha nulla di austero e scostante; nulla
di troppo alto e di troppo splendente. Vedere lei è vedere la nostra stessa
natura. Maria non è il sole che col fulgore dei suoi raggi ci potrebbe abbagliare
perché siamo deboli. È, invece, bella e soave come la luna 
53, che riceve la luce dal
sole e la tempera per adattarla alla nostra debole vista.

È così caritatevole, da non rimandare nessuno che invochi la sua intercessione,
per quanto peccatore sia. Infatti non si è mai inteso dire da che mondo è
mondo – affermano i santi – che alcuno sia ricorso con fiducia e perseveranza
alla Vergine santa e sia stato respinto.

E così potente, da non ricevere mai un rifiuto alle sue domande. Le basta
presentarsi innanzi al Figlio per pregarlo e subito questi concede, subito accoglie,
perché sempre si lascia vincere amorosamente dalle preghiere della sua carissima
Madre, che lo portò in grembo e allattò.



[86] Tutto questo è tratto dagli scritti di san Bernardo e di san Bonaventura.
Secondo loro, sono tre i gradini da salire per arrivare a Dio. Il primo, che è
il più vicino a noi 
54 e il più adatto
alla nostra condizione, è Maria; il secondo è Gesù Cristo e
il terzo è Dio Padre.

Per andare a Gesù, bisogna andare a Maria, nostra mediatrice d’intercessione;
per andare al Padre, bisogna andare a Gesù, nostro mediatore di redenzione 
55.

Ora è proprio questo l’ordine seguito perfettamente nella devozione, di cui
parlerò più oltre.



5. Portiamo il tesoro della grazia in vasi di creta



[87] QUINTA VERITÀ – Data la nostra debolezza e fragilità, ci è
molto difficile mantenere le grazie e i tesori ricevuti da Dio.

1) Perché portiamo questo tesoro, che vale più del cielo e della terra,
in vasi di creta 
56, vale a dire in un corpo
corruttibile e in un’anima debole ed incostante che un nulla sconcerta e abbatte.



[88] 2) Perché i demoni, che sono ladri astuti, cercano di prenderci alla
sprovvista per derubarci e svaligiarci. A tal fine, spiano giorno e notte il momento
favorevole, Si aggirano di continuo intorno a noi per divorarci e toglierci in un
momento, con un peccato, quanto abbiamo potuto guadagnare di grazie e di meriti in
parecchi anni. La loro malizia, la loro esperienza, le loro insidie e il loro numero
devono farci temere infinitamente tanta sventura, sapendo che persone più
ricolme di grazie, più ricche di virtù, più mature per esperienza
e più elevate in santità sono state sorprese, derubate e infelicemente
spogliate.

Ah, quanti cedri del Libano e stelle del firmamento si sono visti cadere miseramente
e perdere in poco tempo tutta la loro altezza e il loro splendore! Da che cosa dipende
questo strano cambiamento ? Non certo da mancanza di grazia – la grazia è
data a tutti – ma da mancanza di umiltà. Si credevano più forti
e più sufficienti di quanto non fossero, si sono fidati e appoggiati su se
stessi, hanno creduto la loro casa abbastanza sicura e le loro casseforti abbastanza
solide per custodire il prezioso tesoro della grazia. Così, per questo loro
appoggio impercettibile su se stessi – anche se pareva loro di contare soltanto
sulla grazia di Dio – il Signore giustissimo ha permesso che siano stati derubati
e abbandonati a se stessi. Ahimè! Se avessero conosciuto la meravigliosa devozione
che sto per spiegare, avrebbero affidato il loro tesoro alla Vergine potente e fedele.
E lei l’avrebbe custodito come un bene proprio, anzi se ne sarebbe fatto un dovere
di giustizia.



[89] 3) È difficile perseverare nello stato di grazia, a causa dell’incredibile
corruzione del mondo. Il mondo, infatti, è corrotto a tal punto, che gli stessi
cuori religiosi sono ricoperti quasi necessariamente se non dal suo fango, almeno
dalla sua polvere. È davvero una specie di miracolo se qualcuno rimane saldo
in mezzo a questo impetuoso torrente senza essere o sommerso dalle onde o depredato
dai pirati e dai corsari, in mezzo a questa aria inquinata senza rimanerne danneggiato.

La Vergine fedelissima e mai vinta dal demonio opera un tale miracolo a favore di
quelli e quelle che l’amano nella forma migliore.


NOTE


1
Questa magnifica pagina intessuta di passi biblici sottolinea il posto centrale di
Gesù nella vita cristiana, che ogni autentica devozione a Maria deve rispettare.


2 «Le varie forme di devozione verso la Madre di Dio, che
la Chiesa ha approvato… fanno sì che, mentre è onorata la Madre,
il Figlio… sia debitamente conosciuto, amato, glorificato, e siano osservati i
suoi comandamenti» (LG 66).

3 VD 24,31-33,50.

4 VD 75, 81-86, 120, 152-168.

5 Cf VD 13, nota 19.

6 Allusione ai giansenisti e agli Avvisi salutari di A.
WIDENFELD, pubblicati nel 1673 e messi all’Indice nel 1676. VD 93.

7 Testo latino: «Fac me digne tuam Matrem collaudare».


8 Testo latino: «Non praesumat aliquis Deum se habere
propitium qui benedictam Matrem offensam habuerit
».

9 Questa preghiera è tratta da diverse opere di S. Agostino
o da opere a lui attribuite. Il Montfort riferisce soltanto il testo latino della
preghiera.

10 1 Cor 6,19-20; 1 Cor 3,23.

11 1 Pt 1, 19.

12 Cf Catechismo del Concilio di Trento, parte I, cap.
3, n. 12. Cf VD 129.

13 Rm 7,4

14 1 Pt 2,9.

15 Sal 1,3.

16 Gv 15,5.

17 Gv 10,1 sgg.

18 Mt 13,3. 8.

19 Mt 2 1, 19.

20 Mt 25,24-30

21 Ef 2,10.

22 Sal 24,1.

23 Sal 73,26.

24 Nel presentare i diversi elementi di questa differenza, il
Montfort considera i due termini unicamente dal punto di vista storico, senza volerli
«giustificare» nei confronti della legge naturale e della legge morale.
Egli vuole soltanto dire che il termine schiavo – che suona male agli
orecchi di tanti nostri contemporanei ó mette in rilievo la nostra totale appartenenza
a Dio e la nostra totale dipendenza da lui.

25 Fil 2,7.

26 Lc 1, 46-48.

27 Rm 1,1. «Paolo tiene se stesso e il singolo
cristiano in conto di doulos, schiavo del Cristo che è il Kyrios
(cf Gal 1,l0; Rm 1,1; 1 Cor 7,22). E tuttavia questo
rapporto del cristiano col Kyrios non è un rapporto di dispotismo o
tirannia, è la base stessa della libertà paolina: soggetto a
Gesù il Kyrios, il cristiano è liberato da se stesso e libero
per gli altri» (Grande commentario biblico, Queriniana, p. 1881).

28 1 Cor 7,22. 2 Tm 2,24.

29 Vedi sopra, nota 12; VD 129.

30 Rm 6,22.

31 Testo latino: «Quidquid Deo convenit per naturam,
Mariae convenit per gratiam
». – Il dottore esimio F. Suarez ha posto
come norma nella mariologia che «i misteri della grazia, che Dio ha operato
nella Vergine, non vanno misurati dalle leggi ordinarie, ma dalla onnipotenza di
Dio, supposta la convenienza della cosa in se stessa, ed esclusa ogni contraddizione
o ripugnanza da parte della S. Scrittura… » (PIO XII, Munificentissimus
Deus
, 1.XI.1950). Nell’interpretare questo principio bisogna tenere conto che
Maria è una pura creatura (VD 14, 17, 157, 181, 260) e che le sue perfezioni
«sono limitate» (VD 52).

32 VD 164.

33 Testo latino: «Via veniendi ad Christum est appropinquare
ad illam»
(inter opera, Psalt. Maius, Ps 117).

34 Testo latino: «Ecce imperio Dei omnia subiiciuntur
et Virgo, ecce imperio Virginis omnia subiiciuntur et Deus
».

35 Est 5,2-8; 1 Re 2,19.

36 Con tali paragoni, il Montfort non intende mettere in dubbio
l’efficacia delle grazie e dei doni di Dio, né affermare che le nostre azioni
possano «guastare» tali grazie e tali doni; vuole soltanto mettere in
evidenza che le nostre azioni, anche le migliori, sono ordinariamente imperfette,
a causa dell’amor proprio e della segreta affezione alle creature che si introduce
insensibilmente nelle migliori azioni (VD, 146). Per questo bisogna vuotarci di quanto
in noi c’è di cattivo. – Cf luoghi paralleli: LAC 47: VD 146, 173, 213, 228.


37 VD 120.

38 «Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se
stesso
» (Mt 16,24) . Cristo Gesù… «spogliò
se stesso assumendo la condizione di servo
» (Fil 2,7). «Spogliò
se stesso… alla lettera si vuotò di se stesso. Dal verbo greco che
significa vuotare è venuto il termine kènosi» (La Bibbia
di Gerusalemme
, p. 2523).

39 Rm 6,6.

40 «Ecco, nella colpa sono stato generato, nel peccato
mi ha concepito
mia madre» (Sal 51,7).

41 «Ogni uomo aveva pervertito la sua condotta sulla
terra
» (Gen 6,12). Con la Volgata, il Montfort scrive «ogni
carne». «La carne designa l’uomo nella sua condizione di debolezza
e di mortalità» (La Bibbia di Gerusalemme, p. 2266).

42 Cf VD 213,228. S. GIOVANNI CRISOSTOMO (Hom. 4 in Matth.,
n.8, PG 57,48) rincara la dose di questi paragoni dati dal Montfort, che ci fanno
percepire il «profondo squilibrio che è radicato nel cuore dell’uomo»
(GS 10). Tuttavia non bisogna dimenticare che il cristiano, tempio dello Spirito
Santo (Tt 3,5; 1 Cor 6,19) e nuova creatura (2 Cor 5,17;
Gal 6,15) diviene capace di portare in Cristo frutti di salvezza e di vita
eterna (Gv 4,36; 15,5).

43 Mt 16,25; Lc 9,24; 14,26. «e non odia:
ebraismo. Gesù non domanda odio, ma il distacco completo e immediato (cf 9,57-62)»
(La Bibbia di Gerusalemme, p. 2233).

44 Gv 12,25.

45 Cf 1 Cor 7, 30-31.

46 1 Cor 15,3

47 Gv 12,24.

48 «Giustizia» nel senso biblico di opere buone,
virtù, santità.

49 Col 3,3. – «Conviene sapere che l’anima, per
giungere allo stato di perfezione, generalmente deve prima passare attraverso due
aspetti principali di tenebre, che gli spirituali chiamano purgazione o purificazione,
io invece notte, perché l’anima, nell’una e nell’altra, cammina al
buio come di notte» (S. GIOVANNI DELLA CROCE, Salita del monte Carmelo,
lib. 1, cap. 1, n. 1).

50 «Come il sacerdozio di Cristo è in vari modi
partecipato e dai sacri ministri e dal popolo fedele, e come l’unica bontà
di Dio è realmente diffusa in vari modi nelle creature, così anche
l’unica mediazione del Redentore non esclude, ma suscita nelle creature una varia
cooperazione partecipata da un’unica fonte» (LG 62).

51 Si rileggano i nn. 83-86 del Trattato confrontandoli
con le affermazioni del Concilio Vat. II. in Lumen Gentium, nn. 60, 62.

52 Hom. 5 in Assumpt.: Signum magnum, n. 2, PL
183, 429.

53 Ct 6,10.

54 Maria è «Colei che nella Chiesa Santa occupa,
dopo Cristo, il posto più alto e il più vicino a noi» (LG 54).


55 Cf LEONE XIII, Octobri mense, 22.9.1891. La teoria
dei tre gradini non deve dimenticare lo Spirito Santo, secondo l’ordine biblico:
«Al Padre, per mezzo di Cristo nello Spirito» (cf Ef 2,18). Maria
partecipa al compito dello Spirito di unirci a Cristo, di formarlo in noi e di intercedere
per noi, come il Montfort più volte afferma (VD 20-21, 34-37…).

56 2 Cor 4,7.











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