S. Margherita M. Alacoque


«La meravigliosa
storia di S. Margherita M. Alacoque»


di Benedetto
XV






* DOVE
STA L’IMPORTANZA DEL DOCUMENTO?





«Ci vogliono più
formalità per far dichiarare un Santo che per farsi santi », esclamarono
ad Annecy i promotori del primo processo di beatificazione, iniziato quasi subito
dopo la morte di Suor Margherita Maria Alacoque. Difatti, nonostante la vasta fama
di santità che Margherita aveva lasciato e l’entusiasmo dei fautori della
causa, le cose andarono tanto per le lunghe che solamente nel 1864, quasi due secoli
dopo, si arrivò alla sua beatificazione e dopo 230 anni alla canonizzazione.

Ma le ragioni di questo enorme ritardo non stanno tanto nelle «formalità»
del processo, quanto nell’accanita ostilità dei nemici della devozione del
S. Cuore: i giansenisti in prima fila e quelle frange di cattolici, che ne sanno
sempre una più della Chiesa. Margherita, come era naturale, fu coinvolta nella
mischia: Era stata lei, si andava ciarlando, a inventare tutto; e fu fatta passare
per donna dal gusto morboso per la sofferenza, squilibrata e isterica.

L’importanza di questo documento sta nel fatto che, iscrivendo sr. Margherita Maria
Alacoque nell’albo dei santi, Benedetto XV mette in evidenza tre punti essenziali.

1) Il Papa non solo mette
fine alle infondate e allegre calunnie sul suo conto, ma, narrando la sua «meravigliosa
storia », esalta la sua personalità e ce la propone come donna equilibrata
ed eroica, di cui la Chiesa si può giustamente gloriare.

Vogliamo ricordare che già Pio IX, nel decreto cosiddetto del tuto
del 1864 in ordine alla sua beatificazione, così celebrava la sua straordinaria
missione nella Chiesa e nel mondo: «Il Redentore del mondo, che, innalzato
sulla croce, aveva stabilito di attirare tutto a sé, in modo meraviglioso
attirò a sé la venerabile sua serva Margherita M. Alacoque, affinché
essa, penetrando fin dentro il suo Cuore, gustasse alla stessa sorgente la dolcezza
dell’infinito amore e la spandesse in mezzo agli uomini. Eu così che la venerabile
Margherita fece scorrere come un fiume, su tutta la terra, quelle dolcissime acque
che aveva attinto dal Costato aperto di Cristo, con l’unico e ardente desiderio di
ammirare i cuori degli uomini purificarsi in questo oceano d’acque vive e veder nascere
nei loro cuori una sorgente zampillante fino alla vita eterna » (
1).

2) Benedetto XV però,
insieme alla mirabile Santa celebra anche la grande mistica, di cui accetta in pieno
il messaggio: il culto al Cuore di Cristo. Sappiamo tutti quanto il Magistero della
Chiesa sia lento e guardingo nel recepire le rivelazioni private, ad approvarle e
soprattutto a farle proprie.

Questo di santa Margherita Maria è uno dei rarissimi casi tanto che si può
affermare che, se la devozione al Sacro Cuore ha come fondamento la Rivelazione pubblica
(Bibbia e Tradizione Apostolica), come ce la presenta oggi la Chiesa, porta l’inconfondibile
impronta delle rivelazioni private fatte alla nostra Santa.



3) C’è un punto però del suo messaggio che ha recato e reca ancora
grosse difficoltà: la grande promessa. In occasione dei due processi di beatificazione
e canonizzazione tutti gli scritti di Sr. Margherita Maria, furono sottoposti a numerosi
e minuziosissimi esami, ma uno dei capitoli più scabrosi è sempre stato
la retta interpretazione e la dottrina teologica della grande promessa Ma il giudizio
dei teologi, prima della canonizzazione, fu tanto unanime e favorevole che Benedetto
XV, volendo offrire una solenne e autorevole testimonianza a questa straordinaria
promessa del Cuore di Cristo, la fece inserire, in questa bolla di canonizzazione.

Il caso più unico che raro per un documento del Magistero della Chiesa dovrebbe,
credo, far seriamente e responsabilmente riflettere più di un pastore d’anime
(
2).

E ora, prima di passare alla lettura del documento, vorrei segnalare gli accorgimenti
redazionali usati per rendere tale lettura meno difficoltosa.

Tanto per cominciare, la traduzione è stata fatta direttamente dal latino
(
3). Per presentare poi il racconto più riposante,
l’ho diviso in capitoli con relativi titoli e sottotitoli. Per una più facile
consultazione l’ho distribuito in numeri; l’ho corredato di alcune note che mi sono
sembrate indispensabili. Infine, proprio perché la pubblicazione avesse le
caratteristiche di una vita della santa, ho saltato l’ultima parte della «Bolla»,
nella quale si racconta l’iter storico della canonizzazione e si riportano i miracoli
esaminati e accettati in tale occasione. Buona lettura.

Luigi Filosomi S.I.



INDICE


Introduzione:
Dove sta l’importanza del documento

Il testo
della Bolla di canonizzazione:

1 – La meravigliosa
storia di Margherita


2 – Finalmente
religiosa


3 – Le
grandi rivelazioni


4 – Il P. La
Colombière e la grande rivelazione


5 – Il
testamento a favore di Cristo


6 – Assistente
e maestra delle novizie


7 –
«Il ritiro spirituale» e l’Autobiografia


8 – «La
grande promessa»


9 – Visitandine
e gesuiti


10 – «È
morta la santa delle Sante Marie»


11- Santa dopo
230 anni

1
– LA MERAVIGLIOSA STORIA DI MARGHERITA




1. È antichissima
consuetudine della Chiesa iscrivere nell’albo dei Santi coloro che durante la vita
vissero le virtù in grado eroico e operarono prodigi e miracoli. Per mezzo
delle canonizzazioni, decretate dalla Chiesa, si celebrano le lodi dei Santi e le
opere della misericordia di Dio, il quale volle premiare le fatiche dei Santi con
meravigliose grazie concesse per loro intercessione, quand’erano ancora su questa
terra; nello stesso tempo si proclama la gloria che essi godono in Cielo. Ed è
giusto che la Chiesa militante veneri con filiale e devoto affetto coloro che lasciarono
esempi di virtù e insegnarono la via per raggiungere la vita eterna.Meravigliosa
poi in modo speciale è la storia della serva di Dio Margherita Maria Alacoque,
alla quale tante volte si manifestò il Signore e le rivolse benignamente la
parola per suscitare sentimenti di devozione e di carità verso il Cuore Sacratissimo
di Gesù Cristo, che tanto ha amato gli uomini, mentre essi rispondono con
ingratitudine al suo amore.Le prove della bontà e della misericordia di Dio,
che appaiono così chiaramente nella vita di questa serva di Dio, muovano tutte
le anime rigenerate nel sangue di Cristo, ad amare il suo Cuore Sacratissimo, affinché
in questi tristi tempi, ottengano le grazie che Egli promise di effondere sopra coloro
che venerano con devoto culto il suo Cuore.

Fa il voto di castità

2. Margherita Maria nacque
a Lhautecour, diocesi di Autun, il 22 luglio 1647, da Claudio Alacoque, regio notaio
della provincia e da Filiberta Lamyn.Le fu madrina al fonte battesimale Margherita
di Saint-Amour la quale, appena la figlioccia raggiunse l’età di quattro anni,
chiese ed ottenne di averla presso di sé nel suo castello di Corcheval e l’affidò
alle cure di due domestiche. Di queste una era amabile e premurosa, però non
piaceva a Margherita; l’altra invece era piuttosto severa e tuttavia la bambina stava
più volentieri con lei. C’era una ragione: il Signore le aveva manifestato
che quest’ultima viveva in grazia di Dio, mentre l’altra no. Illuminata così
da Dio poté evitare i pericoli contro la sua innocenza. E tanto era l’amore
che Dio aveva infuso nel cuore della fanciulla verso la purezza, che senza neppure
saperne il significato, spesso ripeteva queste parole: «Signore, ti consacro
la mia purezza e faccio voto di castità perpetua». Rifuggiva i giochi
e il chiasso dei fanciulli, mentre volentieri andava a cercare nascondigli nel parco,
in cui potesse a suo agio pregare Iddio.



La prima comunione

3. Ben presto però
la visitò il dolore. Mortole infatti il padre all’età di otto anni,
la madre che aveva a carico cinque figli, affidò Margherita alle religiose
di santa Chiara a Charolles, presso le quali, a nove anni, fece la prima comunione.
Avrebbe desiderato rimanere per sempre presso quelle religiose per impadronirsi della
loro santità, ma presto fu assalita da tale debolezza fisica che la madre
fu costretta a portarla a casa. Ma né il tempo né le medicine recarono
sollievo a quella misteriosa malattia, e la fanciulla passò quattr’anni senza
poter camminare, e tanto le sporgevano le ossa da sembrare che stessero per rompere
la pelle.La madre si decise allora di chiederne la guarigione alla beata Vergine,
promettendo che la figliola sarebbe stata in modo speciale tutta sua. Così,
ricuperata la salute, la Vergine Maria diventò la Maestra di Margherita.



Il fascino del mondo

4. Il mondo intanto tentava
di esercitare il suo fascino nell’animo della giovane: Margherita cominciò
ad apprezzare la propria libertà, la moda del mondo, l’eleganza nel vestire
e a partecipare, insieme alle coetanee, ai divertimenti e alle conversazioni del
suo ambiente.Iddio, però, geloso della santità della sua serva, la
richiamò, attraverso le afflizioni, a più severi costumi. C’erano,
in casa di Margherita, tre donne che si comportavano da autentiche padrone e sorvegliavano
tanto dispoticamente ogni suo atto da toglierle ogni libertà. Inoltre avevano
tolto ogni autorità anche alla madre di Margherita, la quale, stando spesso
malata, era affidata soltanto alle cure e all’assistenza della figlia. Stretta da
tali angustie, Margherita si confortava ricorrendo a Gesù nell’Eucaristia,
che le insegnava la scienza della preghiera e la invitava ad abbracciare la vita
religiosa. Da essa però sembrava che la tenesse lontana l’amore di figlia,
desiderosa di non privare la madre della sua assistenza.



La Cresima

5. Nonostante tutti questi
contrasti, soccorreva, come poteva, i poveri, radunava in casa sua i loro figli e
insegnava loro il catechismo, a meno che in questa sua missione non fosse impedita
da quelle donne, che spadroneggiavano in casa sua.Vivissimo nella giovane si accese
il contrasto tra l’amore per la madre e il desiderio di arrendersi all’invito del
cielo.Intanto non mancarono dei giovani che la chiedevano in sposa e i parenti, che
cercavano di tranquillizzarla per il voto di castità e di persuaderla che
esso non aveva alcun valore perché l’aveva fatto da bambina, senza capire
perciò quel che faceva.Tra queste angustie venne a confortarla il sacramento
della cresima, che ricevette nel 1669, dal vescovo di Chalon-sur-Saône. Un
po’ tardi, in verità, ma non aveva potuto riceverla prima perché i
vescovi di Autun da molti anni non facevano più la visita della diocesi.






2
– FINALMENTE RELIGIOSA








Orsoline o Visitandine?

6. Intanto, mentre la voce
di Dio continuava a ricordare alla giovane il suo voto di perpetua castità,
le infermità di sua madre si andavano aggravando, e i familiari esortavano
Margherita a non abbandonarla perché, in quelle circostanze, sarebbe stata,
da parte sua, una vera crudeltà. Essa però, convinta ormai della necessità
di assecondare, senza altri indugi, gli ordini di Dio, finì per piegare la
volontà dei parenti.Sorse allora una nuova contesa sulla scelta dell’ordine
religioso. I suoi la esortavano a entrare tra le orsoline, dove si trovava già
una sua parente, mentre Margherita era sicura che il Signore la voleva tra le suore
della Visitazione, anche se rimaneva indecisa, in qual monastero entrare tra i tanti
che le si presentavano. Appena però fu certa di essere chiamata al monastero
di Paray, cominciò subito le trattative con quelle religiose, per la sua accettazione.E
ciò avvenuta, la gioia pervase talmente l’animo della giovane che coloro che
la vedevano tanto raggiante cominciarono a dubitare della sua vocazione e mormoravano
tra di loro: Questa ragazza tanto gaia ed esuberante potrà mai diventare una
buona religiosa?

A Paray

7. Essa, sempre gioiosa,
nel 1671 entrò nel monastero di Paray, dove tanto aveva desiderato vivere,
e, dopo due mesi, il 25 agosto, nella festa di san Luigi re di Francia, vestì
l’abito religioso e prese il nome di Margherita Maria.Qui, il Signore la colmò
subito di tante celesti consolazioni, che, non potendole più contenere, lo
supplicò di sospenderle alquanto e di mandarle invece umiliazioni e disprezzo.La
superiora era allora Madre Margherita Gerolama Hersant e suor Anna Francesca Thouvant
la maestra delle novizie. Queste, dopo aver conosciuto che lo spirito che la conduceva
veniva veramente da Dio, la distoglievano spesso dagli esercizi di pietà,
e le imponevano di occuparsi delle più umili faccende di casa. Per lei però
niente era ripugnante e nessuna cosa le stava più a cuore che obbedire in
tutto a Dio.Tuttavia quel cammino meraviglioso per il quale il Signore conduceva
la sua serva, rendeva perplesse le superiore, e pensando che i Santi Fondatori non
volevano che fra di loro ci fosse alcunché di straordinario, cominciarono
a dubitare se Margherita Maria fosse idonea o no a far parte del loro istituto Per
questo, terminato il noviziato, le ritardarono il giorno della professione.



La professione

8. Grande naturalmente
fu il dolore di Margherita Maria, ma, la Madre Maria Francesca de Saumaise che nel
1672 era stata inviata superiora a Paray, comandò alla novizia di chiedere
a Dio che, se voleva che fosse ammessa tra le religiose, la rendesse utile alla comunità,
con la pratica esatta di tutte le regole.Il Signore si compiacque di assicurarla
che avrebbe largamente concesso quanto domandava e che se le superiore le avessero
comandato qualcosa contraria ai suoi ordini, avrebbe permesso alla sua sposa di obbedire
a quelle piuttosto che a Lui. La Madre de Saumaise rimase pienamente soddisfatta
di tale risposta e Margherita Maria ebbe a pieni voti il bramato consenso di compiere
la professione religiosa.Attese al sacro ritiro, solito a premettersi alla professione,
con somma devozione e durante questo tempo fu arricchita dal Signore, con divina
liberalità, di meravigliosi benefici. Scrisse col proprio sangue i suoi propositi:
non avrebbe fatto nulla per se stessa; in tutte le cose e per sempre si sarebbe consacrata
e offerta al suo divino sposo.



Aiuto infermiera

Così preparata,
il 6 novembre di quel medesimo anno, pronunziò i voti religiosi e quindi venne
assegnata come coadiutrice della sorella infermiera; carica di cui ebbe a soffrire
molto dal demonio, il quale, per quanto gli era permesso, la molestava con innumerevoli
noie e fastidi. Di più, il carattere dell’infermiera e quello della sua aiutante
erano assolutamente diversi, dal che proveniva che in quel che faceva, Margherita
non incontrava l’approvazione dell’infermiera e, sebbene vi si impegnasse con ogni
sforzo, non riusciva mai ad accontentarla.La serva di Dio, ardendo di inestinguibile
sete di abiezioni, chiedeva assolutamente allo Sposo celeste umiliazioni e disprezzo.
Egli esaudiva la sua prediletta, sicché l’animo della suora era pienamente
soddisfatto, felice che rimanessero nascoste nell’umiltà le cose ammirabili
che le avrebbero attirate le lodi.

La prima autobiografia

9. La Madre di Saumaise,
ritenendo singolari le cose che avvenivano in Margherita Maria, le ordinò
di metterle fedelmente in scritto (
4).

Riuscì assai penoso
all’umilissima suora questo comando, ma il Signore le fece conoscere che doveva obbedire
prontamente, suggerendole che, considerando se stessa, si sarebbe subito accorta
che quanto era in lei era da attribuirsi a Dio e non a una misera creatura quale
essa era. Perciò con tutta semplicità e diligenza obbedì al
volere della superiora.E così, fra le molte altre cose, sappiamo da lei che
nella vigilia della Visitazione, essendo in pena perché a motivo di una raucedine
non poteva cantare con le consorelle, d’un tratto, sfolgorante di luce il Bambino
Gesù le si posò sulle braccia, favorendola di celesti colloqui. Temendo
però che ciò fosse un inganno del demonio, chiese che se realmente
fosse Lui, il Bambino Gesù, le desse la possibilità di cantar le sue
lodi. L’ottenne subito e le carezze del divino Fanciullo non la distolsero un istante
dal seguire le consorelle con grande raccoglimento dell’animo, nel compiere quel
sacro ufficio.Nel giorno solenne di Pasqua poi, rincrescendole di non poter stare
con le altre consorelle, a motivo di un incarico affidatole, il Signore la riprese
ricordandole che l’obbedienza e il sacrificio gli erano più graditi dell’orazione.



3 – LE GRANDI RIVELAZIONI







Sua guida: S. Francesco d’Assisi

10. Così, a poco
a poco, il Signore iniziava a parlare del suo Sacro Cuore con la dilettissima serva.
Glielo presentò come un porto e asilo nei più gravi pericoli; le predisse
che nel suo Cuore le anime avrebbero trovato la quiete, il conforto e ogni dolcezza;
che il suo Cuore avrebbe regnato nelle sofferenze, trionfato nell’umiltà,
esultato nelI’unità. E così l’animo di Margherita già sentiva
accendersi dal desiderio di far conoscere e predicare a tutti l’amore del Cuore di
Gesù.Nel giorno della festa di san Francesco d’Assisi, Dio diede questo Santo
come patrono a Margherita Maria, e le disse che questa era una prova del suo divino
amore, giacché il Santo l’avrebbe dovuta guidare attraverso una via di amarezze
e di incessanti dolori. Soggiungeva di voler esser tutto per la sua sposa, suo conforto
e gaudio e nello stesso tempo sua pena.Margherita Maria infatti diceva di sentir
la sua anima tanto presa dal divino Sposo, da non aver altra brama, altra facoltà
se non quella di amarlo, e di non aver altro timore che quello del peccato. Come
inabissata nel Cuore di Gesù, chiedeva ardentemente il disprezzo, la noncuranza,
la dimenticanza degli uomini per rendersi somigliante allo Sposo suo crocifisso.Così,
gradualmente, Dio onnipotente formava la sua serva fedele perché divenisse
preparata e pronta a rivelare agli uomini l’ardentissimo amore del suo Cuore divino.



La prima apparizione

11. Nel giorno della festa
di san Giovanni Evangelista, del 1673, mentre Margherita Maria pregava dinanzi alla
Santissima Eucaristia, le apparve il Signore Gesù e la invitò a riposare
a lungo sul suo petto. Quindi, mostrandole per la prima volta il suo adorabile Cuore,
le disse: «Questo Cuore brucia di tanto amore per te e per tutti gli uomini
che non posso più contenerlo. È necessario perciò che, per mezzo
tuo, sia fatto conoscere a tutti, sicché tutti siano ricolmi dei benefici
del mio Cuore e siano preservati dagli eterni supplizi».Chiestole quindi il
cuore, dopo averlo immerso nella fornace del Cuore divino, glielo restituì
infuocato del medesimo incendio e per tutta la vita essa arse di quel fuoco, né
mai si estinse lo spasimo iniziato in quel momento.



12. Non molto tempo dopo le apparve di nuovo il Cuore divino di Gesù. Più
sfolgorante del sole e trasparente come un cristallo stava sopra un trono di fiamme;
lo cingeva una corona di spine, era sormontato da una croce, mentre la ferita della
lancia irradiava splendori.Mosso dal desiderio di essere fortemente amato dagli uomini,
il Signore manifestava alla sua sposa di essere risoluto a far loro conoscere il
suo Cuore e per esso spargere largamente i tesori dell’amore, della misericordia,
della grazia, della santità e della salvezza.Aggiungeva che gli era sommamente
gradito di vedersi onorato pubblicamente dagli uomini sotto la figura del suo Cuore
di carne, per meglio commuovere, con tale immagine, i loro cuori. Dovunque perciò
quella immagine venisse onorata, avrebbe operato ogni sorta di benedizioni. Udì
inoltre queste parole dal Cuore sacratissimo: «Ho una sete ardente di essere
onorato dagli uomini nel santissimo Sacramento: ma non trovo quasi nessuno che si
adoperi ad estinguere la mia sete e corrisponda al mio amore». Parole che recarono
incredibile angoscia al cuore di Margherita, ardente com’era di amore per Gesù.



Maestra delle «sorelle del piccolo abito»

13. Intanto Margherita
Maria, esonerata dall’ufficio di infermiera, nel 1674 fu nominata maestra delle «sorelle
del piccolo abito»: ragazze accolte nel monastero, per essere educate, perché
una volta diventate giovani, potessero entrare fra le novizie.In quelle giovani Margherita
Maria cercava di ispirare l’orrore del male, l’amore di Dio e della virtù.
Affabile e condiscendente in tutto, era però severa quando si trattava di
menzogna e di poca sincerità.Quanto quelle fanciulle la stimassero e la venerassero
è cosa che desta meraviglia. Conservarono come sacre reliquie i piccoli doni
della maestra e perfino qualche ciocca di capelli che fossero riuscite ad avere.
Quando poi sorprendevano la maestra in preghiera, si chiamavano a vicenda per ammirarla.



Nuova apparizione

14. Gesù apparve
di nuovo alla sua sposa: dalle sue cinque piaghe e specialmente dal suo Cuore adorabile,
si sprigionavano fiamme e fulgori. Le ricordò il suo amore infinito per gli
uomini e si lamentò di venir corrisposto con ingratitudine, ostinazione e
oltraggi. E aggiunse: «Tu almeno compensa l’ingratitudine del loro abbandono».
«E come potrei io, Signore?» rispose essa. E Gesù: «Ecco,
ora hai come supplire alla tua debolezza». E aperto il divin Cuore ne uscì
una fiamma tanto veemente che a mala pena le ressero le forze per sostenerla.Le ordinò
allora ciò che avrebbe dovuto fare: doveva accostarsi alla santa comunione
quanto più spesso gliel’avesse permesso l’ubbidienza e ogni primo venerdì
di ciascun mese. Prima della mezzanotte dal giovedì al venerdì, a ricordo
della tristezza mortale che oppresse il Redentore degli uomini nel giardino degli
ulivi, per lo spazio di un’ora intera doveva giacere prostrata a terra, implorare
misericordia per i peccatori e alleviare insieme, in qualche modo, l’amarezza da
Lui provata per l’abbandono degli Apostoli.Doveva guardarsi diligentemente dal nemico,
che, in tanti modi, le avrebbe teso insidie; doveva aver per norma l’obbedienza e
non doveva far nulla senza il comando dei superiori.Rimasta come fuori di sé
per tale visione, le consorelle che la cercavano, si accorsero che non riusciva né
a rispondere né a fare un passo, e così infiammata e tremante la condussero
alla superiora.Margherita Maria, gettandosi alle sue ginocchia, le raccontò
a malincuore quanto le era accaduto. Ma la Madre de Saumaise, ricevutala rudemente
la mortificò e non volle concederle nulla di quanto il Signore le aveva chiesto.
Di ciò essa ne fu quanto mai lieta, dato che nessuna cosa le era più
gradita che l’umiliazione e la disistima degli altri.



Sotto la protezione della Vergine

15. Ma quella fiamma che
divinamente aveva pervaso le fragili membra di Margherita, le fece contrarre una
febbre tanto alta e continua, anche se tollerata da lei volentieri, che la portò
a tal punto che sembrava dovesse morire da un momento all’altro.Madre de Saumaise
ordinò allora a Margherita Maria di chiedere a Dio la guarigione; se l’avesse
ottenuta, questa sarebbe stata prova sicura che era guidata dallo Spirito divino.Obbedì
alla volontà della superiora e fu subito esaudita. A Margherita malata, infatti,
apparve la santissima Madre di Dio, e le disse che era stata inviata dal divin Figlio
per restituire alla diletta figlia la salute di prima. Poi con molta bontà,
la consolò e le predisse che le restava ancora un lungo cammino da percorrere,
sempre sotto la croce, trafitta da chiodi e spine, lacerata da flagelli. Non doveva
però temer nulla, perché Essa non l’avrebbe mai abbandonata, ma l’avrebbe
tenuta costantemente sotto la sua protezione.





4 – IL PADRE LA COLOMBIÈRE E LA GRANDE RIVELAZIONE







«La visionaria»

16. Davanti a questi fatti
Madre de Saumaise non poteva avere più alcun dubbio che i fenomeni che avvenivano
in Margherita Maria fossero di origine soprannaturale. Non sentendosi però
capace di dirigere una figlia che batteva vie tanto eccelse, credette giustamente
necessario di far esaminare il tanto difficile caso da persone religiose di Paray,
esperte nella conoscenza e guida delle anime.Costoro, esaminati i fatti, ritennero
Margherita Maria una visionaria e proibirono a lei e alla superiora di accettare
e prestar fede a quanto si presentasse di meraviglioso.Invano Margherita Maria si
sforzava con tutte le sue energie di eseguire questo comando, perché il Signore
non glielo permetteva. Cadde così in una grande ansietà, perché,
mentre Dio continuava a operare con insistenza sulla sua serva, questa aveva l’ordine
di ritenere che non era Dio ad agire in lei.Mentre, in tale stato di perplessità,
si credeva abbandonata da Dio, il divino Maestro la tranquillizzò, promettendo
di inviarle un suo servo, al quale voleva che manifestasse tutti i segreti da lei
conosciuti intorno al suo sacro Cuore: egli infatti era stato scelto a confermarla
sulla via straordinaria sulla quale camminava.



Ecco colui che ti mando

17. All’inizio dell’anno
seguente, giunse a Paray, come superiore della casa dei gesuiti, il venerabile Padre
Claudio de la Colombière, la cui scienza e virtù eran tenute in grande
stima. La prima volta che mise piede nel monastero della Visitazione, Margherita
Maria sentì dentro di sé una voce che le diceva: «Ecco colui
che ti mando».Qualche tempo dopo, terminata una conferenza alle religiose della
Visitazione, il Padre La Colombière domandò alla Madre de Saumaise
chi fosse la suora da lui vista al posto che le indicò, e rispondendogli che
si chiamava Margherita Maria, il Padre aggiunse: _ È un’anima eletta _. Madre
de Saumaise ordinò allora a Margherita Maria di manifestare tutto il suo animo
al Padre Claudio. Essa si presentò al Padre con grande ripugnanza, ma poi,
da lui confortata, si aprì candidamente.Il Padre La Colombière incoraggiò
l’umile suora assicurandola che non doveva avere alcun dubbio sullo Spirito che la
guidava, poiché Esso non la sottraeva all’obbedienza. Poteva quindi seguire
gli impulsi di Dio, abbandonarsi pienamente e con riconoscenza al suo volere, e ammirare
piuttosto la sua bontà dal momento che, nonostante la sua ritrosia, non si
era ritirato da lei; accogliesse dunque le sue confidenze e i suoi familiari colloqui
con animo riverente, umile e grato.



L’unione dei tre cuori

18. Un giorno il Padre
La Colombière, mentre celebrava il divin Sacrificio nella Chiesa della Visitazione,
con la partecipazione delle suore, riflettendo sulla bontà del Signore che
si comunica a noi per mezzo del santo sacrificio, si sentì infiammare da un
nuovo e inesplicabile fervore. Questo stato d’animo fu rivelato anche a Margherita.
Ora, mentre essa stava per comunicarsi, Nostro Signore le mostrò il suo Cuore
che sembrava una fornace ardente. Altri due cuori si avvicinarono al Cuore di Gesù
per unirsi e immergersi in Lui. Sentì allora una voce che diceva: «Così
il mio amore unisce in eterno questi tre cuor
i». Gli altri due cuori erano
quello di Margherita e quello di Padre Claudio. Il Signore inoltre ordinò
alla sua serva di manifestare al padre i tesori del suo divin Cuore, affinché
ne divulgasse il valore e i benefici, e soggiunse che li voleva tutt’e due come fratello
e sorella, partecipi ugualmente di queste divine ricchezze.



La grande rivelazione

19. E degna d’eterna memoria
la celebre rivelazione fatta a Margherita Maria durante l’ottava della festa del
Corpus Domini del 1675. Stando essa dinanzi al santissimo Sacramento, lo Sposo divino
profuse alla sua diletta grazie tanto straordinarie, che essa si sentiva spinta fortemente
a trovare, a tutti i costi, il modo di ringraziarlo. «Non puoi ricompensarmi,
disse Gesù, in modo più gradito che portare a compimento ciò
che più volte ti ho chiesto
». Scoprendo quindi il suo divin Cuore
disse: «Ecco quel Cuore che ha tanto amato gli uomini da non risparmiare
nulla fino al sacrificio supremo senza limiti e senza riserve, per dimostrare il
suo amore. La maggior parte di essi però mi ricambia con l’ingratitudine,
che manifestano con irriverenze, sacrilegi e con l’apatia e il disprezzo verso di
me in questo sacramento d’amore. Ma ciò che maggiormente mi affligge è
il vedermi trattato così anche da cuori a me consacrati. Perciò ti
chiedo che il venerdì dopo l’ottava del Corpus Domini, sia celebrata una festa
per render culto al mio Cuore. In quel giorno i fedeli si accosteranno alla comunione
e insieme faranno una riparazione intesa ad onorare il mio Cuore e a compensare gli
oltraggi recati al santissimo Sacramento nei giorni nei quali è stato esposto
all’adorazione del popolo. Ti prometto che il mio Cuore si dilaterà per effondere
abbondantemente le grazie del suo divino amore su coloro che Gli renderanno quest’onore
e procureranno che anche altri glielo rendano
».

Dopo che il Signore si
degnò di parlare così alla sua diletta, essa rispose: «Ma, Signore
mio, chiedi queste cose a una creature così misera e peccatrice che con la
sua indegnità impedirà i tuoi disegni?». Disse il Signore: «Ingenua
creatura! Non sai che io mi servo delle persone più deboli per confondere
quelle più forti?». Replicò Margherita: «Allora rendimi
capace di fare quanto mi comandi».Di nuovo il Signore: «Rivolgiti al
mio servo (cioè al padre de La Colombière), e digli da parte mia che
faccia quanto è in lui per stabilire questa devozione e realizzare i desideri
del mio Cuore. Non si abbatta di fronte alle difficoltà che sorgeranno; sappia
che è onnipotente colui che diffida totalmente di sé e ripone la sua
fiducia soltanto in me».



20. Quando Margherita comunicò al padre Claudio gli ordini ricevuti dal Signore,
questi le comandò di mettere in iscritto quanto riguardava la devozione al
sacro Cuore ed ogni altra cosa utile alla gloria di Dio, in cui anch’egli aveva parte,
e di consegnargli lo scritto per potervi comodamene meditare (
5).I
due araldi di questa devozione, scelti dal Signore stesso, il 21 giugno di quello
stesso anno 1675, celebrarono per primi la festa del divin Cuore di Gesù Si
consacrarono a Lui pronti a intraprendere e soffrire ogni cosa per portare a compimento
i suoi disegni.



Indescrivibili sofferenze

21. Di lì a non
molto però, venne a mancare a Margherita Maria l’aiuto del padre de la Colombière,
che al finire del settembre dell’anno seguente fu mandato alla corte d’Inghilterra,
come predicatore della duchessa di York. Margherita Maria soffri molto per questa
separazione; ma ne fu ripresa dallo Sposo celeste, il quale la rimproverò
dicendole: «Come? Non ti basto io, che sono il tuo principio e la tua fine?».Partito
il padre Claudio da Paray, il Signore permise che Margherita Maria avesse a sostenere
indicibili sofferenze in espiazione delle mancanze che si commettevano nel suo monastero.
Come conseguenza cadde in una estrema debolezza perché, non sopportando più
il suo stomaco alcun cibo, era costretta ad astenersi da ogni alimento. Le venne
ordinato di mangiare quanto le si dava, ma siccome rimetteva tutto, la sua salute
andava sempre peggiorando. L’ordine allora fu revocato e mutato in quest’altro: doveva
nutrirsi di ciò che poteva.



5 – IL TESTAMENTO A FAVORE Dl CRISTO







La «terribile
» Madre Greyfié…

22. La Madre de Saumaise,
compiuti i sei anni del suo governo, quasi alla stessa epoca, cioè nel 1678,
abbandonò Paray, lasciando nelle sue memorie questa testimonianza di Margherita
Maria: «Nello spazio di sei anni, durante i quali ho avuto modo di conoscerla
molto da vicino, non è mai venuta meno al suo proposito; si poteva perciò
essere certi che Dio regnava in lei in tutto, prima di tutto e sopra di tutto, né
ha mai accondisceso ad alcuna seduzione dell’animo o del corpo. Per questo suo costante
impegno ha ricevuto dalla divina generosità grazie e favori eccezionali, che
a loro volta le servivano di sprone per desiderare con sempre maggior ardore croci,
umiliazioni e sofferenze. Non c’è nessuno al mondo che desideri onori e piaceri
con tale avidità, quanto essa anelasse alle croci e alle umiliazioni. Queste
erano le sue delizie, anche se la sua natura tanto delicata, ne risentisse e ne provasse
ripugnanza ».

La Madre Greyfié, succeduta alla Madre de Saumaise nel governo del monastero
di Paray, trovò che i sentimenti delle consorelle nei confronti di Margherita
Maria erano diversi. Per mantenere la concordia mostrava di non dar alcun peso a
quanto di straordinario accadeva in Margherita e, se faceva qualcosa che non era
gradito alle altre, anche se l’avesse fatto dietro suo ordine o col suo consenso,
non dubitava di punirla davanti a tutte.

Questo modo di agire suscitò nella serva di Dio sentimenti di riconoscenza
verso la superiora e rafforzò sempre più i legami di una santa amicizia.

…cambia parere

23. Sebbene a Margherita
niente stesse più a cuore che far conoscere a tutti gli uomini il Cuore adorabile
di Gesù, tuttavia umilissima come era, a motivo della sua ingenuità,
non osava intraprendere nulla per timore di guastare e distruggere un’opera così
santa.

Intanto però la superiora le proibì di trascorrere in preghiera l’ora,
che per ordine del Signore faceva tutte le notti dal giovedì al venerdì.
Essa obbedì umilmente ma ogni tanto si presentava alla superiora per esprimerle
il timore che il Signore non approvasse questo divieto e le infliggesse qualche castigo.
La superiora non si lasciò rimuovere dal suo rifiuto, ma quando vide morire
improvvisamente per sbocchi di sangue suor Maria Elisabetta Quarré, in cui
aveva riposto le più belle speranze, pensò che ciò fosse in
punizione della sua colpa, e concedette nuovamente a Margherita il permesso che le
aveva poco prima tolto.



Il Signore dona a Margherita Maria un fedele custode

24. In un periodo di grandi
afflizioni spirituali, il Signore benevolmente l’esortò a non perdersi d’animo,
perché le avrebbe dato un custode fedele che l’avrebbe accompagnata dappertutto,
assistendola in ogni evenienza e aiutandola contro il nemico.

La serva di Dio si valeva costantemente dell’aiuto che le era stato dato, e questi,
in momenti di angustia, si faceva anche vedere- da lei. Una volta questo fedele custode
per farle comprendere quanto grande amore avesse lo Sposo per lei: «Io sono,
disse, uno di quei beati spiriti che stanno più vicini al trono della divina
Maestà e che partecipano di più degli ardori del Sacro Cuore di Gesù
».



Il testamento

25. Un giorno Margherita
si sentì imporre dal cielo di fare al suo Sposo una completa donazione di
tutto ciò che aveva e per scrivere il solenne atto fu scelta Madre Greyfié.
Questa facendo le parti di notaio, l’ultimo giorno di dicembre dell’anno 1678, mise
in iscritto che, in virtù del potere che aveva sopra Margherita Maria, con
clausola irrevocabile e assoluta, offriva, dedicava e consacrava al sacro e adorabile
Cuore di Gesù tutte le opere buone che Margherita Maria avrebbe potuto compiere
nell’intera sua vita e che altri avesse compiuto per lei dopo la morte, affinché
il medesimo sacro Cuore ne disponesse di sua libera volontà ed arbitrio in
favore di coloro che voleva, vivi o defunti.

Suor Margherita Maria da parte sua dichiarava fermamente di spogliarsi di tutto,
eccettuato il desiderio di voler essere per sempre unita al divin Cuore di Gesù
e di amarlo solamente per amor di Lui stesso. Tanto la Madre che la suora apposero
la loro firma a questo documento che riuscì di sommo gradimento al Signore.Questi
poi disse alla sua sposa che com’ella, per amor suo, aveva rinunziato ad ogni bene,
così a sua volta Egli la voleva costituire erede del suo Cuore e di tutte
le sue ricchezze. Le ingiunse inoltre di scrivere, su sua dettatura questa donazione
col suo proprio sangue. Margherita per renderla più stabile, incise sopra
il suo cuore, con la punta di un temperino, il sacro nome di Gesù.



Il ritorno del Padre La Colombière

26. In quei medesimi giorni
il Padre La Colombière, messo al bando dall’Inghilterra per motivi di fede,
venne a passare per Paray e trovò la Madre Greyfié alquanto perplessa
su Margherita Maria e sulle cose singolari che avvenivano in lei. Ma il Padre, da
uomo saggio quale era, la rassicurò che per conto suo non aveva alcun dubbio
che in lei operasse la grazia di Dio.
«E che importa, soggiungeva, che
si tratti di illusione del diavolo dal momento che ne provengono i medesimi effetti
che producono le grazie di Dio? Ma in realtà non c’è nulla di tutto
questo; perché, agendo così per ingannarla, il diavolo ingannerebbe
se stesso, giacché l’umiltà, l’obbedienza assoluta, la semplicità
e l’abnegazione della propria volontà non sono frutti dello spirito delle
tenebre
».



Il nome di Gesù sul cuore

27. Nell’autunno dell’anno
seguente, suor Margherita Maria, visto che già si rimarginava la ferita che
si era prodotta per incidere sul proprio cuore il nome santissimo di Gesù,
spinta dal suo ardente amor di Dio, pensò di ravvivarla con la fiamma di una
candela. Ma l’effetto sorpassò le sue intenzioni, perché prodottasi
una grande piaga, fu costretta ad informarne la superiora, la quale, per evitare
danni più gravi, le fece sapere che bisognava usare dei rimedi. Ma l’umilissima
suora, terrorizzata al pensiero di dover svelare ad altri il male che si era prodotto
per amor di Dio, pregò calorosamente il Signore di togliere la sua sposa da
tanta angustia. Il Signore le promise che l’indomani sarebbe guarita; come infatti
avvenne.Non avendo però avuto il tempo di far conoscere la prodigiosa guarigione,
ricevette nel frattempo dalla sua superiora un biglietto che le ordinava di mostrare
il suo male alla suora che glielo consegnava.Siccome però non era rimasta
alcuna traccia del male, Margherita Maria credette di non dover eseguire l’ordine
e si recò subito dalla Madre, la quale però la rimproverò aspramente
e volle che mostrasse il posto della ferita alla suora infermiera, anche se non v’era
più bisogno di alcun rimedio.Anche più severamente, per lo spazio di
cinque giorni la trattò il divino Sposo, e le disse che, in pena della sua
mancanza, non sarebbe più apparso all’esterno il sacro nome, che ella si era
impressa con tanto dolore.



Una «disobbedienza» punita

28. Le infermità
che continuamente l’affliggevano, ma che del resto costituivano il suo piacere, la
costringevano spesso a rimanere in infermeria. Trovandosi ivi già da qualche
tempo, il 19 giugno 1680, vigilia della festa del Corpus Domini, ottenne, dietro
vive istanze, dalla Madre Greyfié, che era andata a visitarla, il permesso
di alzarsi il giorno dopo, per breve tempo, per assistere alla Messa.La sorella infermiera
perciò ebbe l’ordine di portarle qualcosa da mangiare verso l’ora dell’ufficio,
facendola poi alzare e condurla alla Messa. La sera però Margherita Maria
disse all’infermiera che desiderava di restar digiuna per poter fare la comunione,
sperando che il Signore le avrebbe dato forze sufficienti per farlo.L’infermiera
non fece opposizione e pensando che neppure la Madre Greyfié si sarebbe opposta,
promise di domandarle il permesso; ma in quel giorno se ne dimenticò. L’indomani,
all’alba, aiuta Margherita Maria a vestirsi, poi va diritta a domandare il permesso.Nello
stesso tempo la Madre, entrata nell’infermeria da un’altra porta, vide Margherita
Maria che. s’era già alzata da letto con l’intenzione di andare a far la Comunione
e, senza prima informarsi, la sgridò severamente: le disse che era troppo
attaccata alla propria volontà, mancava di obbedienza, di umiltà, di
semplicità. Le disse infine che poteva andare alla Messa e far pure la Comunione,
se ciò le piacesse. Dato però che la propria volontà le dava
abbastanza vigore per queste cose, così essa a sua volta le ordinava di lasciare
l’infermeria per cinque mesi di seguito, di seguire tutti gli esercizi della comunità,
di non prendere nessuna medicina e di non mettere piede in infermeria se non per
visitare le inferme e render loro qualche servigio, quando occorresse.

L’umilissima suora, prostrata
alle ginocchia della superiora; accettò la severa riprensione, chiese perdono
e penitenza della sua mancanza e immediatamente si diede ad eseguire quanto le veniva
ordinato.



Salute per cinque mesi

29. Il Signore però
venne benevolmente in suo aiuto; promise la salute alla sua diletta sposa; salute
che godette esattamente cinque mesi, spirati i quali si riversarono sopra di lei
tutti i mali che, con tanta avidità, aveva sempre chiesto.Con tutto ciò
stupisce quanto la Madre Greyfié prediligesse questa sua figlia e quanto stimasse
le sue virtù e la sua santità. Essa poi, quanto più duramente
veniva trattata tanto più rispondeva con l’affetto.Sul finire dell’anno 1681,
essendo Margherita ricaduta di nuovo in una grave malattia, la superiora si senti
spinta da capo a farla uscire improvvisamente dall’infermeria e affidarla alle cure
del Signore per ridonarle la sanità A quest’ordine la suora, sebbene fosse
coi brividi di una alta febbre, si recò nella propria cella, e quivi, apparsole
il Signore la sollevò da terra dov’era caduta e, come affidata alle sue sollecitudini,
le restituì tanta salute come se non fosse stata mai malata.





6 – ASSISTENTE E MAESTRA DELLE NOVIZIE







La corona di spine

30. Un giorno, mentre Margherita
si accostava alla divina Eucaristia, nell’Ostia consacrata le apparve il Signore
nell’atto di cingere la sua sposa con una corona di spine e la esortò a riceverla
come pegno di un’altra corona che stava per imporle e che l’avrebbe resa a Lui somigliante.

E di fatto, poco dopo, colpita alla testa per casuali indicenti, ebbe a soffrire
atroci sofferenze, delle quali era assai più riconoscente al suo Signore che
se le avesse donato i diademi dei più potenti sovrani del mondo. Durante le
notti insonni poi, si reputava beata di poter passare il tempo col divino sposo,
felicissima che il dolore le impedisse di poggiare la testa sul guanciale, come il
Signore Gesù che non poteva poggiare il capo sopra la croce.



Muore il Padre La Colombière

31. Nel mese di agosto
di quell’anno, ritornò a Paray il Padre La Colombière per farsi curare
dalla gravissima malattia che lo affliggeva e che, per i dolori e la debolezza, l’aveva
prostrato a tal segno da poter appena parlare.

Prima però che iniziasse l’inverno, poté recarsi qualche volta al monastero
della Visitazione e rivedere suor Alacoque e le altre figlie spirituali. Ma ancora
per poco, perché le sue condizioni di salute precipitarono tanto, che tutti
compresero che il clima di Paray non era confacente alla sua salute. Si pensò
di trasferirlo in riva al Rodano o a Lione, oppure a Vienne per respirare l’aria
nativa. In gran segreto furono fatti i preparativi per il viaggio e, il 29 gennaio
1682, il fratello del Padre che lo doveva accompagnare, era già arrivato a
Paray, quando la signora di Mayneaud di Bisefranc, subodorata la cosa, la manifestò
a Margherita Maria. Questa la incaricò di dire a Padre Claudio di non partire,
se poteva farlo senza mancare all’obbedienza.

Il Padre chiese che Margherita Maria gli spiegasse il motivo per iscritto, ed essa
scrisse in un biglietto: «Mi ha detto di voler qui il sacrificio della sua
vita». Così fu rimandato il viaggio.

Il 15 febbraio 1682, verso le sette pomeridiane, il padre Claudio La Colombière
morì a Paray. Recata la notizia al monastero la mattina del giorno seguente,
Margherita Maria disse: «Pregate per lui, fate pregare per lui». Ma verso
le undici soggiunse: «Cessate di affliggervi: invocatelo e non temete di nulla,
poiché ora può portarvi aiuto più di prima». Meravigliata
la Madre Greyfié che Margherita non avesse chiesto alcun permesso di far penitenza
e preghiere per il defunto padre, come era solita fare per gli altri, si sentì
rispondere con dolcezza e ilarità: «Non ha nessun bisogno di preghiere;
si trova infatti in condizione di pregare per noi, poiché per la bontà
e la misericordia del sacro Cuore di Gesù, egli gode di una bella sede in
Cielo. Solamente per soddisfare di qualche negligenza nell’esercizio dell’amor di
Dio, la sua anima è stata privata della visione beatifica dal momento della
morte fino al momento della sua tumulazione.

Frattanto l’umile suora si adoperava per ricuperare il biglietto spedito al Padre
prima di morire, ma il Padre Bourguignet, superiore della residenza dei gesuiti,
rispose che avrebbe dato più volentieri l’archivio della casa che quel profetico
biglietto.



Sollecitudine per le anime del Purgatorio

32. Quanta compassione
sentisse Margherita Maria per le anime che si purificavano nel fuoco del Purgatorio,
è veramente incredibile. Non di rado il Signore permetteva che si presentassero
davanti a lei manifestandole i loro pentimenti. Ed essa pregava con l’ardore più
vivo e si addossava le loro sofferenze fino a che non sapesse che eran giunte al
possesso della bramata visione beatifica di Dio.



La nuova superiora Madre Melin

33. Il giorno dell’Ascensione
del Signore del 1684, la Madre Greyfié, terminati gli anni del suo superiorato,
lasciò il monastero di Paray e le succedette Madre Cristina Melin, che, educata
nel monastero di Paray, ben conosceva la virtù di Margherita Maria e la stimava
tantissimo.

Il cambiamento della superiora riuscì sgradito a Margherita Maria, specialmente
perché non la riprendeva come faceva spesso e pesantemente Madre Greyfié.
Ancor più doloroso le riuscì il fatto che Madre Melin, desiderosa di
averla presso di sé come assistente, ottenne che la comunità delle
religiose la eleggesse a tale ufficio. Essa però cercava di consolarsi per
quella carica ricevuta tanto a malincuore, dedicandosi ai servigi più umili:
offrendo il suo aiuto alle suore di cucina, portando la legna e lavando le stoviglie.



Maestra delle novizie

34. Alla fine del medesimo
anno, Margherita Maria fu nominata maestra delle novizie, su richiesta delle stesse,
nella speranza che con l’insegnamento e gli esempi di tale maestra avrebbero più
agevolmente raggiunta la perfezione della vita che incominciavano. E vi fu chi, finito
il tempo del noviziato, volle tornare ad affidarsi alla sua direzione.

Margherita Maria poneva a base della vita religiosa la volontà di Dio: insegnava
che la volontà di Dio era la norma di tutte le azioni, e bisognava rinunziare
per sempre alla propria volontà, spogliandosi di ogni affetto estraneo, distaccarsi
da tutte le cose, disprezzare se stesse e partecipare a tutte le preghiere e atti
religiosi; soggiungeva tuttavia che bisognava pregare sempre. Iniziava in pari tempo
le sue dilette novizie alla devozione verso il santissimo Cuore di Gesù, di
cui parlava spesso; ed esse accoglievano le esortazioni della fervente maestra con
la massima disponibilità e con l’ardente desiderio di metterle in pratica.





7
– «IL RITIRO SPIRITUALE» E L’AUTOBIOGRAFIA







La festa del Sacro Cuore in noviziato

35. All’avvicinarsi del
giorno stabilito da Gesù stesso, da consacrarsi al suo sacratissimo Cuore,
nell’anno 1685 (era il 20 giugno), Margherita Maria tracciò, a penna, un’immagine
del Cuore di Gesù. Le sue novizie da lei infervorate, si alzarono a mezzanotte,
eressero un piccolo altare, ottenuto il permesso vi collocarono sopra quell’immagine
e l’adornarono con devozione. Al mattino ciascuna di esse si consacrò e si
offri al S. Cuore come sua proprietà. La loro maestra intanto proclamava beate
loro, le prescelte dal Signore, per dare inizio alla devozione verso il divin Cuore.
Tutto il giorno fu trascorso dalle novizie nell’onorare, lodare e benedire l’umilissimo
e soavissimo Cuore di Gesù.

Quanta gioia provasse Margherita Maria a questo primo trionfo del Cuore di Gesù,
è facile immaginarlo. Ma alla letizia tennero dietro dure reazioni.

Quando si venne a sapere nel resto del monastero ciò che era successo nel
noviziato, non mancarono delle religiose che rimproverarono aspramente la serva di
Dio e le sue discepole perché di propria iniziativa, dicevano, volevano imporre
alle altre suore preghiere e devozioni inconsuete, il che era proibito dalle costituzioni.

Sorte queste contese, Madre Melin, per amor di concordia, vietò di fare in
noviziato, davanti agli occhi delle altre religiose, alcunché di simile; in
privato però rimaneva lecito alle novizie di praticare le loro devozioni.



Il «Ritiro Spirituale» del P. La Colombière

36. In breve però
la situazione cambiò completamente. L’anno precedente era stato stampato a
Lione il Ritiro Spirituale del Padre Claudio La Colombière.

Non molto dopo, il libro fu portato a Paray e letto in refettorio, con grande gusto
e devozione di quelle suore. Tutte infatti avevano tanta stima del Padre che nessuna
di esse aveva dubbio alcuno sul contenuto di quelle pagine.

Si giunse al brano nel quale si raccontava di una certa persona favorita da Dio con
familiari comunicazioni e alla quale, mentre essa se ne stava in preghiera davanti
al santissimo Sacramento, il Signore aveva chiesto di adoperarsi per stabilire la
festa del suo santissimo Cuore, il nono giorno dopo la solennità del Corpus
Domini. Questa stessa persona poi aveva trasmesso all’autore del Ritiro l’ordine
di Dio.

Al racconto, le religiose compresero che tra le mura del loro monastero era accaduta
qualcosa di soprannaturale e di divino e che la persona ornata di così eccelsi
privilegi era suor Margherita Maria Alacoque.

Finita al refezione, durante la ricreazione, una delle consorelle non dubitò
di farsi incontro a Margherita Maria e parlargliene apertamente. Essa, senza smentire
le cose narrate nel Ritiro, nelle quali aveva avuto un ruolo principale, rispose
che da ciò doveva trarre giusto motivo di amare la propria abiezione.

La festa del Sacro Cuore
in monastero

39. A così gravi
molestie seguirono grandi consolazioni. Essendo infatti imminente il giorno stabilito
dal Signore per rendere onore al suo Cuore divino, proprio quella suor Maria Maddalena
des Escures, che l’anno avanti si era rifiutata di recarsi in noviziato ad adorarvi
il Cuore sacratissimo di Gesù, chiese alla serva di Dio un’immagine dello
stesso divin Cuore e la collocò su un altarino, all’ingresso del coro delle
religiose.

In quell’auspicatissimo giorno del 21 giugno 1686, le religiose, recandosi al coro,
osservarono l’altarino e, meravigliate della novità, furono intimamente commosse
e, mutati immediatamente gli animi, a gara adorarono il Cuore divino e lo glorificarono
con ardente devozione. Si propose subito di far dipingere un quadro che rappresentasse
quel santo mistero e ciascuna poteva chiedere del denaro ai propri congiunti per
l’esecuzione.

Madre Melin, ispirata da Dio, pensò che prima di dipingere il quadro bisognava
costruire una cappella per collocarvelo. Le «sorelle del piccolo abito»
offrirono, per la costruzione, il denaro sottratto ai loro minuti piaceri. Mai come
in quell’occasione fu deprecata la povertà del monastero. A tale indigenza
si rimediò con un lavoro assiduo ed efficace: dai registri del monastero risulta
che quell’anno l’orto fu coltivato con tanta alacrità che il raccolto venne
raddoppiato.

Non c’è da meravigliarsi che, dopo questa lettura del Ritiro, l’opinione
della santità di lei presso tutte le consorelle venisse profondamente confermata.



Il Padre Rolin e l’«Autobiografia»

37. Nell’anno 1685 il Signore
affidò la direzione dell’anima della sua serva al Padre Ignazio Rolin, che
trovavasi nella casa dei Gesuiti di Paray. A lui essa fece la confessione di tutta
la sua vita, ed egli dopo aver ascoltato e aver riflettuto seriamente, le ordinò
di mettere in iscritto tutto quanto le era accaduto durante l’intera sua vita. Così
ella, mossa dall’obbedienza, compose quella Autobiografia alla quale dobbiamo
la conoscenza di molte cose che diversamente avremmo assolutamente ignorato (
6).



38. In quello stesso periodo di tempo si dovette dimettere una novizia che non aveva
la vocazione per il loro istituto.

Tutto lo scontento e il risentimento non solo dei laici, ma anche delle suore, si
riversò contro Margherita Maria maestra delle novizie.

Il Padre Rolin dissipò le sue ansie, le fece coraggio, la esortò seriamente
a non dar retta alle contestazioni che erano sorte. I sentimenti di ostilità
di cui era vittima erano provocate soltanto dal demonio. Doveva anzi ritenere quelle
cose come permesse da Dio per provare l’umiltà, la pazienza, la mansuetudine
della sua sposa. Doveva piuttosto ringraziare molto Iddio che in quel modo le manifestava
il suo amore.



8
– LA GRANDE PROMESSA




40. Frattanto la devozione
al Sacro Cuore di Gesù si propagava anche in altri monasteri della Visitazione,
come a Semur-en-Auxois, per opera della Madre Greyfié, allora superiora del
monastero; a Dijon per impegno di Madre de Saumaise, validamente coadiuvata da suor
Giovanna Maddalena Joly; a Moulins per l’interessamento della Madre Soudeilles, alla
quale Margherita Maria aveva scritto su questo argomento più di una volta.

41. Con il consenso e l’incoraggiamento
del Padre Rolin, nell’anno 1686, Margherita Maria si obbligò, con voto, di
consacrarsi con una unione più strettamente possibile al sacratissimo Cuore
di Gesù. Promise di rimettersi totalmente a Lui nelle gioie e nei dolori,
e, dimentica completamente di sé, di amarlo, di offrirgli riparazione, e di
voler essere per sempre una sua vittima, operando e soffrendo tutto in silenzio.

Promise, inoltre, di voler amare di cuore tutti i suoi avversari, di ritenerli come
i suoi principali amici, di adoperarsi a loro vantaggio e di fare ad essi tutto quel
bene che avrebbe avuto la possibilità di fare.



La «Grande Promessa»

42. Il Signore Gesù
poi si degnò di rivolgere alla sua fedele sposa queste parole:

«Ti prometto,
nell’eccessiva misericordia del mio Cuore, che a coloro che si accosteranno alla
sacra mensa per nove mesi consecutivi, ogni primo venerdì del mese, l’onnipotente
amore del mio Cuore concederà il dono della penitenza finale: non moriranno
in stato di peccato, né senza ricevere i santi sacramenti; e il mio Cuore
in quegli ultimi istanti sarà per loro sicuro asilo
».



La guarigione del fratello Giacomo

43. Sul finire di quel
medesimo anno, Giacomo Alacoque, fratello della serva di Dio e parroco di Bois-Sainte-Marie,
si ammalò tanto gravemente che tre medici lo avevano dato per spacciato. L’altro
fratello, Crisostomo, spedì un messo a Margherita Maria perché pregasse
per il fratello moribondo. Essa ricevuta la triste notizia, annunciò che non
sarebbe morto e, allontanatasi dal messo, andò a pregare davanti al santissimo
Sacramento. Ritornata ilare in volto, confermò che il fratello non sarebbe
morto di quella malattia, e in questo senso scrisse anche a quelli di casa sua. Difatti
otto giorni dopo era guarito da ogni infermità. Per ottenere la guarigione
del fratello, la sorella aveva fatte molte promesse al Signore, il quale le fece
sapere che avrebbe concesso la grazia e restituita la sanità, e l’avrebbe
fatto santo, purché questi rispondesse ai suoi disegni e alle sue grazie.

All’inizio dell’anno seguente la sorella inviò una lettera al fratello guarito
per fargli conoscere quel che aveva promesso a Dio per lui; lasciasse perciò
l’attaccamento alle cose terrene, la passione per il gioco d’azzardo e ponesse maggiore
impegno nel frenare le passioni. Doveva imparare a sperare tutto dal Sacro Cuore
del Signore, che tanto lo prediligeva e voleva che si facesse assolutamente santo.
Per questo l’aveva conservato incolume e gli aveva mandato quella malattia per richiamarlo
e condurlo più speditamente sulla via della perfezione.

Qual dolore avrebbe recato alla sorella se, non assecondando la volontà di
Dio, avesse rifiutato e resi vani e inutili i suoi santi consigli. Se non avesse
sacrificato tutto al Signore, per l’avvenire non avrebbe avuto più né
pace né serenità. Per ottenere questo avrebbe dovuto faticar molto,
ma non gli sarebbero mancate né la grazia di Dio, né la forza, né
il soccorso del Sacro Cuore del Signore nostro Gesù Cristo.

44. Si aprì così
la via alla propagazione della devozione al santissimo Cuore di Gesù nella
parrocchia di Bois-Sainte-Marie. Crisostomo infatti, provvide a sue spese alla costruzione
di una cappella, nella chiesa parrocchiale, dedicata al Sacro Cuore; Giacomo istituì
una fondazione perché venisse celebrata in perpetuo una Messa ogni venerdì.
Di queste opere, fatte per sua esortazione, Margherita Maria ne ebbe una grande gioia.

Intanto la devozione al divin Cuore di Gesù, per iniziativa e incitamento
della serva di Dio andava divulgandosi a Moulins da madre de Soudeilles e a Digione
da madre de Saumaise.



45. La madre Maria Cristina Melin, rieletta superiora, espresse di nuovo il desiderio
di riavere per assistente Margherita Maria. Le suore dettero volentieri il loro consenso.
La cosa riuscì invece molto gravosa all’interessata, la quale scriveva poco
dopo a una sua amica: Confesso d’aver sentito moltissimo, in questa occasione, la
mia debolezza e la mancanza di sottomissione. Per sottrarmi infatti all’ufficio sono
ricorsa a molte persone; ma tutto è stato vano. Bisogna proprio abbandonare
noi stessi e dimenticarci completamente e non desiderare e non aspirare più
a nulla per trovare tutto in Dio.






9
– VISITANDINE E GESUITI




46. Da lungo tempo l’umile
religiosa si sentiva spinta a chiedere, per intercessione di san Francesco di Sales,
tutte le grazie necessarie al suo caro istituto della Visitazione, e in special modo
le virtù fondamentali del suo ordine: la perfezione nell’unione e nella carità
fraterna.

Avendo il Signore più volte respinto questa domanda, disse: «Dio mio,
io non mi allontanerò da Te fino a quando non mi concederai questa grazia
e, finché avrò vita, impiegherò quanto è in me per impetrarla».
Rispose il Signore: «Accoglierò la tua preghiera, se verrà eseguito
quanto ti domando. Bisogna che ogni religiosa esamini rigorosamente se stessa per
conoscere ciò che è di impedimento a questa mia grazia. Impedimento
grave, infatti, è quella certa gelosia e invidia delle une verso le altre
e, insieme, la freddezza del cuore, che distrugge la carità e rende inutili
le mie grazie».

E san Francesco di Sales, che era presente, aggiunse: «Una vera figlia della
Visitazione dev’essere una vittima vivente a somiglianza di Gesù Cristo».

Un altro giorno la santa Fondatrice disse a Margherita Maria: «Le vere figlie
della Visitazione devono godere nella croce e nelle umiliazioni: il loro trionfo,
infatti, consiste unicamente nella croce».

«È finito,
non accadrà più nulla»

47. Nel giorno della festa
della Visitazione, il 2 luglio 1687, suor Margherita pregava con tutto il fervore
per il suo Ordine dinanzi al santissimo Sacramento. Il Signore disse alla sua sposa:
«Non mi parlare più di questo argomento; le religiose consacrate sono
sorde alla mia voce e distruggono le fondamenta dell’edificio; se si pensa di basarlo
su altro fondamento, io lo rovescerò».

Fu necessario che s’interponesse la Madre di Dio per difendere la causa della Visitazione,
e, dopo lungo contendere, la Madre celeste riportò vittoria.

Il demonio, divenuto furibondo e ardente d’ira, suscitò un’orrenda bufera
che pareva volesse rovesciare il monastero e la chiesa; per due volte furono strappate
le tende delle grate del coro e fu udita per l’aria la voce di Satana che diceva:
«Sarei riuscito a distruggere l’Ordine della Visitazione se non fosse stato
sorretto da quella forte colonna, contro la quale non ho alcun potere».

Si racconta che fu tanto veemente il fragore, che una religiosa che pregava con suor
Margherita davanti al santissimo Sacramento, si alzò precipitosamente per
fuggire, ma fu trattenuta da lei che le disse: «Non temere; è finito,
non accadrà più nulla». A queste parole si rasserenò l’animo
di lei e comprese che Margherita Maria aveva avuto una visione.



La visione del 2 luglio 1688

48. Le cose andarono meglio,
e l’anno seguente, mentre, nel giorno della festa della Visitazione, Margherita Maria
pregava davanti al santissimo Sacramento, vide un luogo molto alto e spazioso, di
bellezza meravigliosa. Al centro, come in un trono di fuoco sfolgorava il sacratissimo
Cuore di Gesù; da un lato c’era la beatissima Vergine, dall’altro san Francesco
di Sales e il Padre de la Colombière; vi apparivano pure le figlie della Visitazione
accompagnate dai loro angeli custodi.

La Regina del Cielo esortò le sue figlie con queste parole: «Venite,
figlie dilette, avvicinatevi». E additando il divin Cuore, continuava: «Ecco
questo divino tesoro che è stato manifestato soprattutto per voi, perché
predilige il vostro Istituto e, come suo Beniamino, lo ama in modo del tutto particolare
e a preferenza di altri e lo vuole arricchire di questo dono. Non basta però
che voi godiate di tanto tesoro, ma bisogna che ne rendiate partecipi anche gli altri
e lo distribuiate con abbondanza nel mondo intero, perché col prenderne non
finisce, anzi, quanto più vi si attinge, più ne rimane da attingere».

Rivolgendosi quindi al Padre de La Colombière, disse: A te, servo fedele del
mio divin Figlio, viene assegnata gran parte di questo prezioso tesoro, poiché,
se alle figlie della Visitazione è dato di chiamare gli uomini a conoscerlo
e amarlo, per poterlo distribuire a tutti, ai Padri della Compagnia è affidato
l’incarico di mostrarne l’utilità e il valore.



La Cappella del Sacro Cuore in monastero

49. Fu per la serva di
Dio un giorno di grande gioia il 7 settembre del 1688, quando, condotta a termine
la cappella del Sacro Cuore di Gesù, costruita nel monastero di Paray, si
celebrò la festa dell’inaugurazione, festa alla quale partecipò anche
tutta la città. Il pio sodalizio dei Sacerdoti di Paray e i curati delle parrocchie
vicine si riunirono nella chiesa parrocchiale e di là si recarono processionalmente
al chiostro del monastero e al piccolo santuario, dove si radunò gran folla
di fedeli. Il sacro rito cominciò verso l’una del pomeriggio e terminò
alle tre.



50. Molto più a lungo però, si protrasse la contemplazione e l’estasi
di Margherita Maria. Essa poi, pur non volendo, anzi con suo grande dispiacere, suscitava
in mezzo al popolo sempre maggior venerazione per la sua persona, e, ad aumentarla,
ci si metteva pure il Signore.

Così accadde a Suor Maria Lazzara Dusson, la quale sentendo leggere a refettorio
al vita di santa Caterina da Siena, pensò che sarebbe stata ben felice se
avesse potuto vedere una persona che rassomigliasse alla Santa. Il Signore, internamente,
le rispose: «Guarda, tu hai sott’occhio la mia diletta, alla quale non sono
stato meno prodigo di grazie e di favori». E volgendosi attorno, si vide di
fronte suor Margherita Maria, che in quel tempo era assistente della comunità.



Messaggio al Re di Francia

51. Come sappiamo da una
lettera indirizzata a Madre de Saumaise, a Margherita Maria venne affidato dal Cielo
una missione di straordinaria importanza. In essa, con la consueta semplicità,
scrive che le era stato comandato di mandare al Re di Francia il seguente messaggio:
«Il Signore desiderava regnare nel palazzo reale e soprattutto nel cuore del
Re; voleva che la sua immagine fosse dipinta nelle bandiere, scolpita nelle armi
per renderle vittoriose. Inoltre voleva che Gli venisse innalzato un tempio, in cui
venisse esposta l’immagine del Sacro Cuore per ricevere la consacrazione e gli onori
di tutta la corte. E infine il Signore lo aveva scelto, come suo fedele amico, per
impetrare dalla Santa Sede la celebrazione della Messa in suo onore e gli altri privilegi
annessi alla devozione al Sacro Cuore».

Per assicurare la realizzazione di tali desideri, suor Margherita Maria Alacoque
aggiungeva i suoi consigli.

Avendo Dio scelto il Padre de la Chaise come ammonitore del re, la Madre de Saumaise,
senza far menzione alcuna di Margherita Maria, doveva valersi dell’opera di quell’insigne
religioso della Compagnia di Gesù presso il re. La Madre de Saumaise accettò
volentieri l’incarico e credette ispirazione di Dio servirsi, come mediatrice, della
Madre Ludovica Croiset, superiora del monastero di Chaillot. Ivi, infatti, era rifugiata
l’infelice regina d’Inghilterra, Maria Beatrice d’Este, presso la quale, quand’era
duchessa di York, era stato predicatore il padre de La Colombière. Per mezzo
di simili appoggi si sperava di aver libero accesso a Luigi XIV.

Quale il risultato? Fu trasmesso al re l’ammonimento celeste? Al re mancò
il coraggio di eseguirlo? Di questa faccenda nulla è stato tramandato per
iscritto. Dall’insieme delle cose si può però congetturare, che se
nella famiglia reale non vi fosse stata nessuna conoscenza del messaggio, Luigi XVI
non avrebbe potuto emettere un voto in tal senso. L’infelice re, infatti, si obbligò
con voto di impegnarsi affinché in tutta la Francia si istituisse un giorno
di festa in onore del Sacro Cuore di Gesù, da celebrarsi in perpetuo, il nono
giorno dopo la solennità del Corpus Domini, ed egli stesso e la sua reale
famiglia e il regno intero si sarebbero consacrati al divin Cuore. A tempo opportuno,
avrebbe fatto costruire e decorare, a sue spese, una cappella o almeno un altare.
Nel voto dunque, che nel turbinio della Rivoluzione Francese pronunziò Luigi
XVI, sembra quasi descritto quel che per mezzo di Margherita Maria fu ordinato a
Luigi XIV.





10
– «È MORTA LA SANTA DELLE SANTE MARIE»







L’ultima malattia

52. Il giorno 8 ottobre
del 1690, Margherita Maria fu colpita da un’infermità che sarebbe stata l’ultima.
Fu costretta a mettersi a letto; ma il dottor Billet non la giudicò affatto
grave.

Nei primi giorni della malattia fu presa dal timore dei divini giudizi, ma dopo la
confessione il timore si mutò in fiducia, tanto che si sentiva come consumata
dall’amore e dal desiderio di unirsi a Dio. Convinta che dopo breve tempo sarebbe
morta, la mattina del 16 ottobre domandò di ricevere il Corpo di Cristo in
forma di Viatico, cosa che non ottenne, perché nessuno pensava che fosse in
pericolo imminente di vita. Essendo però ancora digiuna, desiderò la
santa Eucaristia, che ricevette con serafico ardore, consapevole che sarebbe stata
l’ultima comunione.

Soffriva atroci dolori ma con animo tanto gioioso, che, benché bramasse ardentemente
di godere Dio, avrebbe preferito rimanere in quei tormenti fino al giorno del giudizio,
se tale fosse stata la divina volontà.

Nell’ultimo giorno di vita, Margherita Maria viene di nuovo presa dal terrore dei
divini giudizi: trema, si umilia, si annienta davanti a Cristo Crocifisso e, sospirando,
implora misericordia. Non molto dopo però ritorna alla serenità e alla
tranquillità di prima, ed esclama: «Canterò in eterno le misericordie
del Signore» (Sal 88, 2).

Si lamenta tuttavia che, per tutta la sua vita, non aveva saputo amare Iddio; prega
perciò le consorelle che ne domandino perdono a Dio per lei e per riparare
la sua negligenza, e raccomanda loro di amare Dio sopra ogni cosa.



La chiave dell’armadio

53. L’umilissima religiosa,
angustiata dal timore che dopo la sua morte si facesse, in qualche modo, menzione
di lei o rimanesse qualche ricordo della sua persona, domandò alla superiora
di non rivelare le cose intime che le aveva comunicato e di non parlare mai di quel
che poteva tornare in sua lode.

Pregò poi suor Péronne Rosalia de Farges di scrivere al Padre Rolin
perché distruggesse le lettere che gli aveva mandato e conservasse inviolato
il segreto tante volte da lei richiesto. Supplicò anche la stessa consorella
che prendesse il quaderno scritto da lei per ordine di Padre Rolin, suo direttore
e lo desse alle fiamme, aggiungendo che lei non poteva farlo, perché il Padre
le aveva proibito di distruggerlo prima che egli lo avesse esaminato.

Suor de Farges riuscì a persuaderla a consegnare la chiave dell’armadio alla
superiora e a fare per il resto il sacrificio della propria volontà al Signore.
Essa acconsentì, ma il fatto fece cadere la moribonda in una grande tristezza
(
1).



Nel Cuore di Gesù Cristo

54. Saputo poi che la superiora
aveva avuto cura di avvertire i parenti: «Io non vedrò nessuno, esclamò,
bisogna ormai morire e sacrificare tutto a Dio». Alle cinque pomeridiane del
17 ottobre, fu colta da tale crisi di debolezza che sembrava stesse per spirare;
domandò di nuovo il Viatico; ma riavutasi poco dopo, il medico giudicò
che non c’era tutta questa urgenza e che si poteva aspettare il giorno dopo.

Margherita Maria disse a suor de Farges che non era necessario che glielo dessero,
perché, l’ultima volta che aveva avuto la comunione, Dio stesso l’aveva avvertita
che la ricevesse come Viatico. E desiderando sempre più di unirsi a Dio andava
ripetendo: «Quale gioia, quando mi dissero: Andremo alla casa del Signore»
(Sal 121, 1).

Mentre la suora infermiera pensava che si dovesse richiamare la superiora uscita
poco prima, e un’altra diceva che non era necessario, Margherita Maria disse: «Sì,
sì, fatela venire», e giunta la superiora, le chiese di farle amministrare
l’estrema unzione, aggiungendo che non aveva più bisogno del medico, ma soltanto
di Dio e desiderava di inabissarsi nel Cuore di Gesù Cristo.

Accorsero tutte le suore e recitarono le preghiere dei moribondi, mentre le veniva
amministrato l’olio santo. Al termine della quarta unzione, invocando il nome santissimo
di Gesù, Margherita Maria lasciò questa vita mortale. Era il martedì
del 17 ottobre 1690.



«È morta la santa»

55. Grande fu il cordoglio
del monastero; le suore piangevano tutte. Alcune si rimproveravano di aver tardato
tanto a riconoscerla per quello che era veramente. Tutte testimoniavano che aveva
lasciato un chiarissimo esempio di santità.

Appena si sparse nella cittadina la notizia della sua morte, se ne fece lutto come
di una pubblica calamità e tutti per le strade dicevano ad alta voce: «È
morta la santa». Anche i bambini, a loro modo, esclamavano: «È
morta la santa delle sante Marie» (
2).

Il mattino seguente, appena fu aperta la Chiesa e si vide esposto nel coro delle
religiose il corpo esanime di suor Alacoque, accorse a vederlo una grande moltitudine
di gente e si fece ressa per toccare con oggetti devoti il cadavere. Non furono sufficienti
due religiose a tale ufficio; tutti desideravano e domandavano insistentemente che
venisse dato loro qualche cosa che era appartenuta alla defunta religiosa. Ma la
sua povertà era tanta che oltre al libro delle Regole e al flagello, non si
trovò altro presso di lei.

La sera del 18 ottobre, il corpo della serva di Dio fu deposto nel sepolcro del monastero,
sotto il coro delle religiose; mai, per la sepoltura di una suora, s’era visto un
concorso tanto numeroso di persone, appartenenti a ogni ceto sociale. I Sacerdoti
poi che erano entrati nel chiostro, vollero avere qualcosa per conservarla come una
vera reliquia
.



11
– SANTA DOPO 230 ANNI




56. Omettendo la parte
del decreto che narra il lungo iter del processo di canonizzazione della Santa, ricorderemo
soltanto che, dopo più di un secolo, il 30 marzo 1824, Leone
XII «affidò alla Sacra Congregazione dei Riti l’incarico di prendere
in esame la causa dell’umile religiosa».

Pio IX, il 18 settembre del 1864 la dichiara beata e soltanto il
13 maggio 1920, dopo 230 anni dalla sua morte, Benedetto
XV la iscrive nel catalogo dei Santi.

Vogliamo invece riportare alcuni brani che chiudono il decreto di canonizzazione
e ci parlano del Santo, canonizzato insieme a santa Margherita Maria, e della devozione
del Sacro cuore.



San Gabriele dell’Addolorata

57. A lei abbiamo associato,
con lo stesso decreto il Beato Gabriele della Vergine Addolorata della Congregazione
dei Chierici Scalzi della Santissima Passione di Nostro Signore Gesù Cristo,
il quale nella sua breve vita, trascorsa tra le pareti del suo convento, si rese
preclaro esempio di tutte le virtù, sì che la sua fama si sparse meritamente
per il mondo e moltissimi ottennero miracoli per sua intercessione.



La devozione verso il divin Cuore

58. A noi conviene rallegrarci
di cuore e ringraziare vivamente Iddio che vive nei secoli dei secoli, per aver benedetto
con ogni benedizione spirituale la sua serva Margherita Maria ed averla eletta a
suscitare una rinnovata devozione verso il divin Cuore del nostro Salvatore.

Dal giorno della suprema manifestazione di questa volontà fino ad oggi. è
andato sempre più crescendo il numero di coloro che si studiano di riparare
l’ingratitudine e la diserzione degli uomini da Dio. La solennità destinata
ad onorare il Cuore Sacratissimo è diffusa in tutto il mondo e moltissime
sono le cappelle e le chiese ad esso dedicate, dove accorrono i fedeli a implorare
misericordia dal Sacro Cuore e la grazia della penitenza finale.

Tuttavia è ancora grande il numero di coloro che non si danno pensiero di
Dio e dei suoi comandamenti; enorme l’ignoranza dei doveri verso il nostro Creatore!
Preoccupati degli affari umani, molti dimenticano la vita spirituale ed eterna e
ardiscono perfino proferire bestemmie contro quel Cuore.



Due nuovi santi

59. Ecco dunque, fedeli,
due nuovi Santi, germogliati dal grembo fertilissimo della Chiesa di Dio, che vengono
proposti al vostro culto e alla vostra imitazione per allontanare tanti mali da questo
mondo.

Essi vissero in epoche diverse: Santa Margherita Maria anche durante la vita ebbe
da Dio la rivelazione di grandi cose; San Gabriele visse nell’oscurità del
suo chiostro. Tutti e due però si consacrarono totalmente a Dio come ostie
viventi per placare la divina giustizia e implorare misericordia per tutti. Giacché
Iddio «ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore, ha rovesciato i potenti
dai troni, ha innalzato gli umili» (Lc 1,51), col compiere prodigi mirabili,
li volle esaltare anche dinanzi agli uomini fino agli onori supremi, perché
servano di esempio a tutti coloro che con tutte le forze amano e cercano solamente
Dio…

Dato in Roma presso San Pietro, l’anno del Signore 1920, nel giorno 13 del mese di
maggio, anno sesto del nostro Pontificato,

Io BENEDETTO, Vescovo della
Chiesa Cattolica






NOTE


(1) Gauthey,Vie
et Oeuvres de S. Marguerite M. Alacoque
, vol. III, pag. 141.



(2) Per
uno studio più approfondito sulle promesse del S. Cuore in genere e sulla
grande promessa in particolare, oso ricordare gli articoli pubblicati sul «Messaggio
del Cuore di Gesù» negli anni 1985, 1986 e che ho raccolto, riducendoli
alquanto, nel libro I primi venerdì del mese (Ed. ADP, Roma 1986, pagg.
144). In questo studio ho cercato di spiegare al grosso pubblico: la giusta interpretazione,
la teologia e l’attualità della grande promessa.



(3) Nel
Gauthey, o.c., vol. III a pag. 699 ss. è riportato il testo latino
e la traduzione francese.








(4)
Questi, insieme ad altri scritti della Santa, li abbiamo pubblicati in Scritti
Autobiografici
(Edizioni ADP, Roma, III ed. 1986).








(5)Il P. La Colombière conservava gelosamente questo scritto
che da lui riportato al termine dei suoi Esercizi di Londra, fu poi pubblicato,
dopo la sua morte, nel «Ritiro Spirituale» e letto al refettorio
di Paray (cfr dopo al n. 36).








(6) Segnaliamo: S. Margherita M. Alacoque: Autobiografia – Edizioni
ADP Roma III ed. 1990, a cura di L. Filosomi S.I.








(7) Così fu salvata dalle fiamme l’Autobiografia.







(8) Il popolo chiamava le visitandine «le sante Marie».







Tratto da B
ENEDETTO XV,La meravigliosa storia di
S. Margherita M. Alacoque
, a c. di L
UIGI FILOSOMI
S.J., Roma: ADP, 1990/3; titolo originale: Bulla Canonizationis Beatae Margaritae
Mariae Alacoque, virginis, monialis professa ordinis visitationis B.M.V.
(AAS
12 [1920], 486-514).

Il testo si può
richiedere presso: SEGRETARIATO NAZIONALE DELL’APOSTOLATO DELLA PREGHIERA, 00186
Roma – Via degli Astalli, 16, Tel. (06) 678.60.65/679.83.86.