P. Peter Gumpel S.J. su Pio XII

PIO
XII


L’ANGELICO
PASTORE


amico e benefattore degli
Ebrei






Pio XII







F.A.Q
su Pio XII

(risposte
di P. Peter Gumpel S.J.)

Quando
sono cominciate le calunnie su Pio XII?

“Tutto
è cominciato con líopera teatrale scritta da Rolf Hochhuth, rappresentata
per la prima volta nel 1963 in Germania con il titolo der Stellvertreter, in
italiano Il Vicario (Rolf HOCHHUTH, Der Stellvertreter, Hamburg 1963;
traduzione italiana Il Vicario, Feltrinelli Milano 1979). Quando il
dramma fu pubblicato in forma di libro, Hochhuth aggiunse una lunga appendice dove
cercò di giustificare il valore del suo dramma come frutto di lunghe ricerche
storiche. Tuttavia chi legge attentamente questa appendice può facilmente
constatare che Hochhuth aveva invece dato via libera alla sua fantasia. Le sue affermazioni
secondo cui Pio XII era un codardo, un pro-nazista che si interessava dei suoi presunti
investimenti in Germania, non sono altro che gravissime calunnie. È interessante
notare che, subito dopo la pubblicazione de Il Vicario, Emilio Pinchas Lapide,
che in un altro libro Roma e gli ebrei non si dimostra proprio a favore della
Chiesa cattolica, riconosce che sulla questione della persecuzione ebraica, ìè
un dovere di coscienza e di riconoscenza quello di contraddire le falsità
scritte da Hochhuthî. Anche Jenö Levai, invitato come esperto al processo contro
il nazista Eichmann che si svolse a Gerusalemme, difese pubblicamente in aula líoperato
di Pio XII. Levay ha pubblicato a Londra nel 1967 un libro intitolato Hungarian
Jewry and The Papacy,
in cui prende le distanze da Hochhuth. Il prologo e líepilogo
del libro sono state scritte da Robert M. W. Kempner, già pubblico accusatore
al processo di Norimberga. Anche Kempner si distanzia totalmente dalle affermazioni
di Hochhuth”.

Il primo
accusatore di Pio XII, Rolf Hochnut, è uno storico accreditato?

Hochhuth
ha scritto un altro dramma, Die Soldaten, tradotto in inglese . In questo
dramma Hochhuth accusò Winston Churchill di aver fatto uccidere il generale
polacco Sikorski. Effettivamente il generale morì in seguito ad un incidente
aereo nei pressi di Gibilterra. Hochhuth era convinto che non ci fossero stati superstiti,
ma il pilota dellíaereo, che era ancora in vita, lo smentì. La BBC ed i giornali
britannici attaccarono Hochhuth per aver diffuso notizie allarmanti senza avere alcuna
prova. Da allora Hochhuth non venne più preso sul serio da nessuno, eppure
le sue calunnie su Pio XII sono ancora utilizzate.

Come rispondere
all’accusa che Pio XII era filonazista?

Più
recentemente il prof. John Weiss, ha pubblicato sulla rivista America (
26 ottobre 1996), un articolo che culmina con líaccusa che Pio XII era filonazista.
Weiss sostiene che Pio XII non è mai intervenuto per i martiri cattolici e
non cíè nessuna evidenza che papa Pacelli abbia fornito aiuto ai cospiratori
tedeschi contro Hitler.



“Si tratta di affermazioni false. Sia dalle nostre ricerche che dallíarchivio
del Foreign Office abbiamo raccolto un pacco di documenti in cui si dimostra il contrario.
Prima dellíinvasione di Olanda, Belgio e Lussemburgo, scatenata dai nazisti il 10
maggio 1940, un gruppo di generali tedeschi ostili ad Hitler ed alla guerra provarono
a mettersi in contatto con il governo inglese attraverso i buoni uffici del Vaticano.
In cambio dellíeliminazione di Hitler e del ristabilimento della libertà in
tutti i paesi occupati, i cospiratori chiedevano una pace onorevole. Io ho sempre
saputo che a capo di questo gruppo era il colonnello generale Ludwig Beck. Quando
Hitler volle invadere la Cecoslovacchia, Beck che era Capo di Stato Maggiore Generale
dellíesercito tedesco, consegnò le dimissioni per protesta. Beck conosceva
Pio XII dal tempo in cui questi era stato nunzio a Berlino. Pio XII sapeva che era
una persona assolutamente affidabile. Prima di accettare la trattativa gli inglesi
però volevano sapere i nomi dei cospiratori anti-Hitler. Pio XII garantì
che si trattava di persone serie ma non volle rivelare i nomi, perché se fossero
arrivati fino ad Hitler, sarebbero stati uccisi come traditori. Così il tentativo
di accordo non ebbe esito. La diffidenza degli inglesi era comprensibile perché
poco tempo prima i nazisti avevano provato a catturare mister Best il capo del controspionaggio
inglese in Olanda. Questo tentativo è conosciuto negli archivi storici come
líincidente di Venlo. In ogni modo le prove della corrispondenza tra Vaticano e Gran
Bretagna su questa questione sono evidenti.

Come fa il prof. Weiss a dire che non cíè alcuna evidenza? Basta guardare
i documenti del Foreign Office. Inoltre líarticolo è stato scritto
nel 1996 e la questione era già nota nel 1958/59.

Una protesta
pubblica contro Hitler avrebbe salvato gli ebrei dalla persecuzione?

Il problema
è cosa avrebbe dovuto fare Pio XII. Una protesta pubblica contro Hitler avrebbe
salvato gli ebrei dalla persecuzione? Cíera infatti da considerare che la protesta
avrebbe potuto peggiorare la situazione degli ebrei e della Chiesa cattolica in Germania
ed in tutti i paesi occupati dai nazisti. La protesta pubblica avrebbe inoltre impedito
alla Chiesa di svolgere il lavoro segreto di assistenza agli ebrei.

Furono diversi e dolorosi i fatti che convinsero la Santa Sede a non intervenire
pubblicamente. Nel 1937 Pio XI pubblicò líunica enciclica scritta in tedesco
Mit brennender Sorge, una denuncia energica del nazionalsocialismo e del razzismo.
Si può dire che è il più duro documento che la Santa Sede abbia
mai promulgato contro un potere politico in tutta la sua storia. Con grande segretezza
il testo di questa enciclica fu introdotto in Germania, stampato in 12 tipografie,
distribuito in grandissima segretezza a tutti i sacerdoti responsabili di chiese
e parrocchie e il 21 marzo 1937 venne letta da tutti i pulpiti in Germania. Quale
fu il risultato? Fu rallentata la persecuzione degli ebrei? Assolutamente no. Hitler
montò su tutte le furie, e le misure contro gli ebrei furono inasprite. Le
dodici tipografie furono confiscate dalla Gestapo e molte persone finirono in prigione



Un altro esempio tragico che mostra in che modo i tedeschi reagivano di fronte alla
proteste della Chiesa avvenne nei Paesi Bassi. Líoccupazione nazista dellíOlanda
nel 1940, segnò automaticamente la sorte per gli ebrei. Su tutti gli edifici
risaltava la scritta: “Voor Joden Verboten” (ingresso proibito agli ebrei).
Le deportazioni divennero massicce e sistematiche dal 1942. I capi delle chiese,
Calvinista, Cattolica, e Luterana si misero díaccordo per leggere dai pulpiti una
protesta pubblica contro la deportazione degli ebrei. Il progetto venne a conoscenza
del Commissario del Reich per líOlanda Seys-Inquart e del Commissario Generale Schmidt,
i quali fecero sapere ai responsabili religiosi che se la protesta fosse andata avanti,
i tedeschi avrebbero deportato non solo gli ebrei di sangue e di religione ma anche
gli ebrei battezzati . Di fronte a questo ricatto tutti fecero marcia indietro tranne
la Chiesa Cattolica. Domenica 26 luglio 1942 nelle chiese cattoliche díOlanda venne
letta la lettera di protesta in cui si diceva:


“Viviamo
in uníepoca di grande miseria, sia nel campo spirituale che materiale. ma due fatti
molto dolorosi attirano soprattutto la nostra attenzione: il triste destino degli
ebrei e la sorte di quelli che sono stati addetti ai lavori forzati allíestero. Tutti
debbono essere profondamente consapevoli delle penosissime condizioni e degli uni
e degli altri; perciò richiamiamo líattenzione di ognuno per mezzo di questa
Pastorale comune.

Tali tristissime condizioni vanno portate a conoscenza di coloro che esercitano un
potere di comando su quelle persone: a questo scopo il reverendissimo episcopato,
in unione con quasi tutte le comunità delle Chiese dei Paesi Bassi, già
profondamente colpite dalle misure adottate contro gli ebrei olandesi per escluderli
dalla partecipazione alla normale vita civile, hanno appreso con vero raccapriccio
la notizia delle nuove disposizioni che impongono ad uomini, donne, bambini, e intere
famiglie la deportazione nel territorio del Reich tedesco. Le inaudite sofferenze
con questo mezzo inflitte a più di diecimila persone, la consapevolezza che
un modo tale di procedere ripugna profondamente al sentimento morale del popolo olandese,
e soprattutto , è in contrasto assoluto con il comandamento divino di giustizia
e di carità, costringono le sottoscritte comunità delle Chiese a rivolgerle
la più viva preghiera di non voler mettere in esecuzione i suddetti provvedimenti”.

Come
conseguenza a questa presa di posizione del clero olandese, la deportazione degli
ebrei di sangue e religione venne accelerata , vennero deportati anche gli ebrei
battezzati, tra questi cíerano Edith Stein e sua sorella.

Ha raccontato suor Pascalina Lenhert, assistente di Pio XII, che “I giornali
del mattino vennero recapitati nello studio del Santo Padre, mentre egli era sul
punto di recarsi allíudienza. Lesse solo i titoli e divenne pallido come un morto.
Tornato dallíudienza, prima ancora di andare nella sala da pranzo, venne in cucina
con due grandi fogli scritti molto fitti e disse: «Voglio bruciare questi fogli.
È la mia protesta contro la spaventosa persecuzione antiebraica. Stasera sarebbe
dovuta comparire sul LíOsservatore Romano. Ma se la lettera dei Vescovi olandesi
è costata líuccisione di quarantamila vite umane, la mia protesta ne costerebbe
forse duecentomila. Perciò è meglio non parlare in forma ufficiale
e fare in silenzio, come ho fatto finora, tutto ciò che è umanamente
possibile per questa gente» (Pascalina L
EHNERT, Pio XII, il privilegio di servirlo
Rusconi Editore, Milano 1984, pp. 148-149)”.

A convincere il Papa ad agire in silenzio furono anche molti ebrei.

Il Vescovo di Münster, Clemens August Von Galen, noto per il suo coraggio ela
sua avversione al regime nazista, prima di fare un predica contro la persecuzione
antisemita, prese contatto con la comunità ebraica, che lo convinse a non
fare nulla. Perché un discorso non sarebbe servito a niente e li avrebbe portati
alla morte.

Centinaia di ebrei scappati da Berlino ed altre città tedesche arrivarono
in Vaticano per convincere Pio XII a non fare nessuna protesta. Lo stesso consiglio
arrivò dai Vescovi tedeschi.

A questo proposito Georges Dreyfus, professore alla Sorbona ha riportato sulle pagine
della rivista Nef una fatto interessante. Quando Padre Pierre Chaillet e líAbate
Alexander Glasberg chiesero al Primate di Francia, il cardinale Pierre Marie Gerlier
di protestare pubblicamente contro líinternamento nei campi di concentramento degli
ebrei immigrati in Francia, intervenne il Presidente del Concistoro Centrale degli
israeliti di Francia (il massimo rappresentate degli ebrei francesi) per dire che:
«Voi avete torto, voi non comprendete che se noi solleviamo questa questione
le autorità prenderanno misure analoghe contro gli ìisraeliti francesiî. Non
è proprio il caso che il cardinale intervenga».



Io ho conosciuto personalmente il regime di Hitler. Come è emerso anche al
processo di Norimberga, egli era un fanatico e la persecuzione degli ebrei era per
lui un chiodo fisso. Non era possibile toccare quel tasto senza ricavarne conseguenze
peggiori. Il barone Von Weizsäcker, ambasciatore tedesco presso la Santa Sede,
e il suo assistente Von Hassel, sconsigliarono il Papa a fare un intervento pubblico.
Lo hanno affermato anche al processo di Norimberga. Inoltre il Vaticano avrebbe rischiato
di essere occupato dai nazisti.



Alcuni
tra i maggiori studiosi di questo argomento


(P. Pierre Blet s.j., P. Peter Gumpel s.j., Eduardo Rivero,
Antonio Gaspari)


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Bibliografia
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