Miserentissimus Redemptor


«Miserentissimus
Redemptor»


Lettera
enciclica di Pio XI

sul dovere della riparazione

al
sacro Cuore di Gesù

(
8 maggio 1928)




INDICE



INTRODUZIONE






LA RIVELAZIONE
DEL CUORE Dl GESÙ PER I NOSTRI TEMPI








LA CONSACRAZIONE
AL CUORE Dl GESÙ








LA RIPARAZIONE






LA
RIPARAZIONE NEL CULTO AL CUORE Dl GESÙ







LA
RIPARAZIONE RICHIESTA PER I NOSTRI TEMPI








ATTO DI
RIPARAZIONE AL CUORE SACRATISSIMO DI GESÙ








INTRODUZIONE




Il
Redentore divino presente alla sua Chiesa sempre…

1. – Il nostro misericordiosissimo
Redentore, dopo aver compiuto sul legno della croce la salvezza del genere umano,
prima di ascendere da questo mondo al Padre, nell’intento di sollevare gli apostoli
e i discepoli dalla loro afflizione, disse: a Ecco, io sono con voi tutti i giorni,
fino alla fine del mondo» (Mt 28,30).

Parole assai gradite e
fonte di ogni speranza e di ogni sicurezza, che vengon da sé alla Nostra mente,
Venerabili Fratelli, quando da questa, per chiamarla così, più alta
specola, osserviamo la società umana afflitta da tanti mali e miserie, non
che la Chiesa fatta oggetto, senza intermittenza, di attacchi e di insidie.

Questa divina promessa,
che sollevò gli animi abbattuti degli apostoli e così rianimati li
accese e li infervorò di zelo per andare a spargere su tutta la terra il seme
della dottrina evangelica, ha anche sostenuto in seguito la Chiesa, fino a farla
prevalere sulle potenze degli inferi.

…ma
in modo speciale nei tempi più critici

2. – Sempre il Signore
Gesù Cristo ha assistito la sua Chiesa, ma più potente è stato
il suo aiuto e più efficace la sua protezione quando la Chiesa s’è
trovata in pericoli e sciagure più gravi. Fu allora che nella sua divina sapienza,
che «si estende da un confine all’altro con forza e governa con bontà
eccellente ogni cosa» (Sap 8,1), offrì i rimedi più adatti alle
esigenze dei tempi e delle circostanze.

E non «si è
accorciata la mano del Signore» (Is 59,1) in tempi a noi più vicini,
come quando penetrò e largamente si diffuse l’errore che faceva temere che
negli animi degli uomini, allontanati dall’amore e dalla familiarità con Dio,
venissero a inaridirsi le fonti della vita cristiana.

Argomento
dell’Enciclica: la riparazione

3. – C’è nel popolo
cristiano chi ignora o non si cura di quel che l’amatissimo Gesù ha lamentato
nelle sue apparizioni a Margherita Maria Alacoque e quel che ha indicato di aspettare
e volere dagli uomini, in vista del loro stesso vantaggio.

Perciò vogliamo,
Venerabili Fratelli, trattenerci alquanto con voi a parlare di quella giusta riparazione
che abbiamo il dovere di compiere verso il Cuore Sacratissimo di Gesù, affinché
ciascuno di voi procuri diligentemente di insegnare ed esortare il proprio gregge
a mettere in pratica quel che abbiamo in animo di esporvi.





LA
RIVELAZIONE DEL CUORE DI GESÙ PER I NOSTRI TEMPI




Nel
S. Cuore rivelate le ricchezze della bontà divina

4. – Fra le testimonianze
della benignità infinita del nostro Redentore, emerge in maniera particolare
il fatto che mentre nei cristiani s’andava raffreddando l’amore verso Dio, è
stata proposta la stessa carità divina ad essere onorata con speciale culto,
e sono state chiaramente rivelate le ricchezze di questa bontà divina per
mezzo di quella forma di devozione con cui si onora il Cuore Sacratissimo di Gesù,
«nel quale sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della scienza»
(Col 2,3).

Il
Cuore di Gesù vessillo di pace e di amore

5. – Infatti, come un tempo
al genere umano che usciva dall’arca di Noè, Dio volle far risplendere «l’arcobaleno
che appare sulle nubi» (Gn 2,14, in segno di alleanza e d’amicizia, così
negli agitatissimi tempi più recenti, quando serpeggiava l’eresia giansenista
-la più insidiosa fra tutte, nemica dell’amore e della pietà verso
Dio- che predicava un Dio non da amarsi come padre ma da temersi come giudice implacabile,
il benignissimo Gesù mostrò agli uomini il suo Cuore Sacratissimo,
quasi vessillo spiegato di pace e di amore preannunziando certa vittoria nella battaglia..

Nel
Cuore di Gesù tutte le nostre speranze

6. – Perciò, molto
a proposito, il nostro predecessore di f.m., Leone XIII, nella sua Lettera Enciclica
«Annum Sacrum» osservando la meravigliosa opportunità del culto
al Cuore Sacratissimo di Gesù, non dubitò di affermare: «Quando
la Chiesa nascente era oppressa dal giogo dei Cesari, apparve in cielo al giovine
imperatore una croce, auspice e in pari tempo autrice della splendida vittoria che
seguì immediatamente. Ecco che oggi si offre ai nostri sguardi un altro consolantissimo
e divinissimo segno: il Cuore Sacratissimo di Gesù, sormontato dalla croce,
rilucente di splendidissimo candore tra le fiamme. In esso sono da collocarsi tutte
le speranze, da esso è da implorare ed attendere la salvezza dell’umanità».

Il
Cuore di Gesù compendio della religione

7. – Ed è giusto,
Venerabili Fratelli. Infatti, in quel felicissimo segno e in quella forma di devozione
che ne deriva, non è forse contenuto il compendio dell’intera religione e
quindi la norma d’una vita più perfetta, dal momento che essa costituisce
la via più spedita per condurre le menti a conoscere profondamente Cristo
Signore e il mezzo più efficace per muovere gli uomini ad amarlo più
intensamente e a imitarlo più fedelmente?

Nessuna meraviglia, dunque,
che i nostri predecessori abbiano sempre difeso questa ottima forma di culto dalle
accuse dei denigratori e l’abbiano esaltata con grandi lodi e propagata con grande
impegno, secondo le esigenze dei tempi e delle circostanze.

Provvidenziale
l’incremento di questa devozione

8. – Ed è per ispirazione
divina che la devozione dei fedeli verso il Cuore Sacratissimo di Gesù è
andata crescendo di giorno in giorno, sono sorte pie Associazioni per promuovere
il culto al divin Cuore, come pure la pratica, oggi largamente diffusa, di fare la
Comunione ogni primo venerdì del mese, secondo il desiderio espresso da Gesù
stesso.





LA
CONSACRAZIONE AL CUORE Dl GESÙ




Significato
della consacrazione

9. – Tra gli atti che sono
propri del culto al Cuore Sacratissimo di Gesù, emerge -ed è da rammentarsi-
la consacrazione, con la quale offriamo al Cuore divino di Gesù noi e tutte
le nostre cose, riferendole all’eterna carità di Dio, da cui le abbiamo ricevute.

E fu lo stesso Salvatore,
il quale, mosso dal suo immenso amore per noi più che dal diritto che ne aveva,
manifestò alla innocentissima discepola del suo Cuore, Margherita Maria quanto
bramasse che tale ossequio di devozione gli venisse tributato dagli uomini. E lei
per prima, insieme al suo padre spirituale Claudio de la Colombière, fece
questa Consacrazione. Col tempo l’esempio fu seguito da singole persone, da famiglie
private e associazioni, e poi anche da autorità civili, città e nazioni.

La
consacrazione argine contro l’empietà dilagante

10. – In passato, e anche
nel nostro tempo, per l’azione cospiratrice di uomini empi, s’è giunti a negare
la sovranità di Cristo Signore e a dichiarare apertamente guerra alla Chiesa
con la promulgazione di leggi e mozioni popolari contrarie al diritto divino e naturale,
fino al grido di intere masse: «Non vogliamo che costui venga a regnare su
di noi» (Lc 19,14). Ma dalla consacrazione, di cui abbiamo parlato, erompeva
e faceva vivo contrasto la voce unanime dei devoti de] S. Cuore, intesa a rivendicarne
la gloria e affermare i suoi diritti: a Bisogna che Cristo regni» (1 Cor 15,25),
«Venga il tuo regno»! Di qui il gioioso avvenimento della consacrazione
al Cuore Sacratissimo di Gesù di tutto il genere umano -che per diritto nativo
appartiene a Cristo, nel quale si ricapitolano tutte le cose (Cf Ef 1,10)- che all’inizio
di questo secolo, tra il plauso di tutto il mondo cristiano, fu compiuta dal nostro
predecessore Leone XIII di f.m.

Consacrazione
riaffermata con la festa di Cristo Re

11. – Queste felici e confortanti
iniziative, Noi stessi, come dicemmo nella nostra Enciclica «Quas primas»
abbiamo condotto, per grazia di Dio, a pieno compimento, quando aderendo agli insistenti
desideri e voti di moltissimi Vescovi e fedeli, al termine dell’anno giubilare, abbiamo
istituito la Festa di Cristo Re dell’universo, da celebrarsi solennemente da tutto
il mondo cristiano.

Con questo atto non solo
mettemmo in luce la suprema autorità che Cristo ha su tutte le cose, nella
società sia civile che domestica e sui singoli uomini, ma pregustammo pure
la gioia di quell’auspicatissimo giorno in cui il mondo intero, liberamente e coscientemente,
si sottometterà al dominio soavissimo di Cristo Re.

Perciò ordinammo
pure che in occasione di tale festa, ogni anno si rinnovasse questa consacrazione.
nell’intento di raccoglierne più sicuramente e più copiosamente il
frutto, e stringere nel Cuore del Re dei re e Sovrano dei dominatori, tutti i popoli,
in cristiana carità e comunione di pace.





LA
RIPARAZIONE




Alla
consacrazione segue la riparazione

12. – A questi ossequi,
e in particolare a quello della consacrazione -tanto fruttuosa in sé e che
è stata come riconfermata con la solennità di Cristo Re- conviene che
se ne aggiunga un altro, del quale, Venerabili Fratelli, vogliamo parlarvi alquanto
più diffusamente: del dovere, cioè, della giusta soddisfazione o riparazione
al Cuore Sacratissimo di Gesù.

Nella consacrazione s’intende,
principalmente, ricambiare l’amore del Creatore con l’amore della creatura; ma quando
questo amore increato è stato trascurato per dimenticanza o oltraggiato con
l’offesa, segue naturalmente il dovere di risarcire le ingiurie qualunque sia il
modo con cui sono state recate.

È quel dovere che
comunemente chiamiamo «riparazione».

Richiesta
dalla giustizia e dall’amore

13. – Sono le medesime
ragioni che ci spingono sia alla consacrazione che alla riparazione. Vero è
però che al dovere della riparazione e dell’espiazione siamo tenuti per un
titolo più forte di giustizia e di amore. Di giustizia, perché dobbiamo
espiare l’offesa recata a Dio con le nostre colpe e ristabilire con la penitenza
l’ordine violato; di amore al fine di patire insieme con Cristo sofferente e «saturato
di obbrobri» e recargli, per quanto può la nostra debolezza, qualche
conforto.

Siamo, infatti, peccatori
e gravati di molte colpe; dobbiamo perciò rendere onore al nostro Dio non
solo con quel culto che è diretto sia ad adorare, con i dovuti ossequi, la
sua Maestà infinita, sia a riconoscere, mediante la preghiera, il suo supremo
dominio e a lodare, con azioni di grazie, la sua infinita generosità; ma è
necessario inoltre che offriamo anche a Dio giusto vindice, soddisfazioni per i nostri
«innumerevoli peccati, offese e negligenze».

Per questo, alla consacrazione
per mezzo della quale ci offriamo a Dio e diventiamo a lui sacri -con quella santità
e stabilità che è propria della consacrazione, come insegna l’Angelico
(2-2, q. 81, a. 8, c.)- si deve aggiungere l’espiazione al fine di estinguere totalmente
le colpe, affinché l’infinita santità e giustizia di Dio non abbia
a rigettare la nostra proterva indegnità e rifiuti, anzi che gradire, il nostro
dono.

Dovere
che grava su tutto il genere umano

14. – Questo dovere di
espiazione grava su tutto il genere umano, giacché, come insegna la fede cristiana,
dopo la funesta caduta di Adamo, l’umanità, macchiata della colpa ereditaria,
soggetta alle passioni e in stato di grave depravazione, avrebbe dovuto finire nell’eterna
rovina.

Non ammettono questo stato
di cose i superbi sapienti del nostro tempo, i quali, seguendo il vecchio errore
di Pelagio, rivendicano alla natura umana una bontà congenita, che di suo
interno impulso spingerebbe a perfezione sempre maggiore.

Ma queste false invenzioni
della superbia umana sono respinte dall’Apostolo che ammonisce che a eravamo per
natura meritevoli d’ira» (Ef 2,3). E di fatti, fin dagli inizi, gli uomini,
hanno riconosciuto in qualche modo il debito che avevano d’una comune espiazione
e mossi da naturale istinto si adoperarono a placare Dio anche con pubblici sacrifici.

La
riparazione adeguata fu offerta dal Redentore

15. – Nessuna potenza creata
però era sufficiente ad espiare le colpe degli uomini, se il Figlio di Dio
non avesse assunto la natura umana per redimerla.

È ciò che
lo stesso Salvatore degli uomini annunziò per bocca del Salmista: «Tu
non hai voluto né sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato.
Non hai gradito né olocausti né sacrifici per il peccato. Allora ho
detto: Ecco io vengo» (Eb 10,5-7).

E realmente «Egli
si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori;
è stato trafitto per i nostri delitti» (Is 53,4-5). a Egli portò
i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce» (1 Pt 2,24), «annullando
il documento scritto del nostro debito, le cui condizioni ci erano sfavorevoli. Egli
lo ha tolto di mezzo inchiodandolo alla croce» (Col 2,14), «perché
non vivendo più per il peccato, vivessimo per la giustizia» (1 Pt 2,24).

È
richiesta però anche la nostra riparazione

16. – È vero che
la copiosa redenzione di Cristo ci ha abbondantemente perdonato tutti i peccati (Cf
Col 2,13), tuttavia, in forza di quella mirabile disposizione della divina Sapienza
per cui si deve completare nella nostra carne ciò che manca ai patimenti di
Cristo, a favore del suo corpo, che è la Chiesa (Cf Col 1, 24), noi possiamo,
anzi dobbiamo aggiungere le nostre lodi e soddisfazioni alle lodi e soddisfazioni
che «Cristo tributò in nome dei peccatori».


che ha valore per l’unione al sacrificio di Cristo

17. – Si deve però
sempre tenere a mente che tutto il valore espiatorio dipende dall’unico sacrificio
cruento di Cristo, che senza intermittenza si rinnova nei nostri altari. Infatti
«una sola e identica è la vittima, il medesimo è l’offerente
che un tempo si offrì sulla croce e che ora si offre mediante il ministero
dei sacerdoti; differente è solo il modo di offrire» (Conc. Trid. Sess.
XXII, c. 2).

A questo augustissimo sacrificio
Eucaristico, perciò, si deve unire l’immolazione sia dei ministri che dei
fedeli, in modo che anch’essi si dimostrino a ostie viventi, sante e gradite a Dio»
(Rm 12,1).

Anzi S. Cipriano non dubita
di affermare che «non si celebra il sacrificio di Cristo con la conveniente
santificazione, se alla passione di Cristo non corrisponde la nostra offerta e il
nostro sacrificio» (Ep. 63, n. 381).

Perciò ci ammonisce
l’Apostolo che «portando sempre e dovunque nel nostro corpo la morte di Gesù»
(2 Cor 4,10), e sepolti con Cristo e completamente uniti a lui con una morte simile
alla sua (Cf Rm 6,4-5), non solo crocifiggiamo la nostra carne con le sue passioni
e i suoi desideri (Cf Gal 5,24) a fuggendo alla corruzione che è nel mondo
a causa della concupiscenza» (2 Pt 1,4), ma anche che «la vita di Gesù
si manifesti nel nostro corpo» (2 Cor 4,10) e resi partecipi del suo sacerdozio
eterno, offriamo «doni e sacrifici per i peccati» (Eb 5,1).

Tutti
i cristiani partecipi del sacerdozio di Cristo…

18. – Partecipi di questo
misterioso sacerdozio e dell’ufficio di offrire soddisfazioni e sacrifici, non sono
soltanto quelle persone delle quali il nostro Pontefice Cristo Gesù si serve
come ministri per offrire l’oblazione pura al Nome divino, dall’oriente all’occidente
in ogni luogo (Cf Ml 1,11), ma tutti i cristiani -chiamati a ragione dal Principe
degli Apostoli «stirpe eletta, il sacerdozio regale» (1 Pt 2,9)- devono
offrire per i peccati propri e per quelli di tutto il genere umano (Cf Eb 5,2), a
un di presso come ogni sacerdote e pontefice «scelto fra gli uomini viene costituito
per il bene degli uomini nelle cose che riguardano Dio» (Eb 5,1).

E quanto più perfettamente
la nostra oblazione e il nostro sacrificio saranno conformi al sacrificio del Signore
-cosa che si compie immolando il nostro amor proprio e le nostre passioni e crocifiggendo
la carne con quel genere di crocifissione di cui parla l’ Apostolo- tanto più
copiosi saranno i frutti di propiziazione e di espiazione che raccoglieremo per noi
per gli altri.

…e
per l’unione in Cristo si aiutano a vicenda

19. – C’è, infatti,
un mirabile legame dei fedeli con Cristo, simile a quello che vige tra il capo e
le membra del corpo. Parimenti, per quella misteriosa comunione dei Santi, che professiamo
per fede cattolica, sia gli uomini singoli che i popoli, non solo sono uniti fra
loro, ma anche con Colui «che è il capo, Cristo, dal quale tutto il
corpo, ben compaginato e connesso, mediante la collaborazione di ogni giuntura secondo
l’energia propria di ogni membro, riceve forza per crescere in modo da edificare
se stesso nella carità» (Ef 4,15-16). Che è quel che lo stesso
Mediatore fra Dio e gli uomini, Cristo Gesù, vicino a morire, domandò
al Padre: «Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell’unità»
(Gv 17,23).






LA RIPARAZIONE NEL CULTO
AL CUORE Dl GESÙ




La
riparazione nell’intenzione di Gesù

20. – La consacrazione
esprime e rende stabile l’unione con Cristo; l’espiazione inizia questa unione con
la purificazione dalle colpe, la perfeziona partecipando alle sofferenze di Cristo
e la porta all’ultimo culmine offrendo sacrifici per i fratelli.

Tale appunto fu l’intenzione
che il misericordioso Signore Gesù ci volle far conoscere nel mostrare il
suo Cuore con le insegne della passione e le fiamme indicanti l’amore, che cioè
riconoscendo noi da una parte l’infinita malizia del peccato e dall’altra ammirando
l’infinita carità del Redentore, detestassimo più vivamente il peccato
e rispondessimo con maggior ardore al suo amore.

Preminenza
della riparazione nel culto al S. Cuore

21. – Lo spirito di espiazione
e di riparazione ha avuto sempre la prima e principale parte nel culto al Cuore Sacratissimo
di Gesù, e tale spirito è senza dubbio il più conforme all’origine,
all’indole, all’efficacia e alle pratiche proprie di questa devozione, come appare
dalla storia, dalla prassi, dalla liturgia e dagli atti dei Sommi Pontefici.

Infatti, nel manifestarsi
a Margherita Maria, Gesù, mentre proclamava l’immensità del suo amore,
al tempo stesso, in atteggiamento di addolorato, si lamentò dei molti e gravi
oltraggi che gli venivano recati dagli uomini ingrati, e pronunziò queste
parole che dovrebbero rimanere sempre scolpite nelle anime pie e mai dimenticate:
«Ecco quel Cuore che ha tanto amato gli uomini e li ha ricolmati di ogni genere
di benefici, e che in cambio del suo amore infinito non solo non ha avuto alcuna
gratitudine, ma, al contrario, dimenticanza, indifferenza, oltraggi, e questi recati,
a volte, anche da coloro che sono tenuti per dovere, a rispondere con uno speciale
amore».

Atti
di riparazione richiesti da Gesù stesso

22. – In riparazione di
tali colpe, tra le molte altre cose, raccomandò questi atti, a Lui graditissimi;
che cioè i fedeli, con l’intenzione di riparare si accostassero alla S. Comunione
-chiamata perciò «Comunione riparatrice»- e compissero atti e
preghiere di riparazione per un’ora intera, che per questo viene giustamente chiamata
«Ora santa».

Tali pratiche la Chiesa
non solo le ha approvate ma le ha anche arricchite di favori spirituali.

Come
si può consolare il Cuore di Gesù glorioso

23. – Ma, se Cristo regna
ora glorioso in cielo, come può venir consolato da questi nostri atti di riparazione?
«Dà un’anima amante, e comprenderà ciò che dico»,
rispondiamo con le parole di S. Agostino (Sul Vang. di Giovanni, tr XXVI, 4) che
qui vengono a proposito.

Infatti, un’anima ardente
di amor di Dio, guardando il passato vede e contempla Gesù affaticato per
il bene dell’umanità, addolorato e sottoposto alle prove più dure;
lo vede «per noi uomini e per la nostra salvezza» oppresso da tristezza,
angoscia, quasi annientato dagli obbrobri, «schiacciato per le nostre iniquità»
(Is 53,5) e che con le sue piaghe ci guarisce. Queste cose le anime pie le meditano
con maggiore aderenza alla realtà per il fatto che i peccati e i delitti,
in qualsiasi tempo siano stati commessi, costituiscono la causa per cui il Figlio
di Dio fu dato a morte, e anche al presente cagionerebbero a Cristo la morte accompagnata
dai medesimi dolori ed angosce, dal momento che ogni peccato rinnova in qualche modo
la passione del Signore: «Per loro conto crocifiggono di nuovo il Figlio di
Dio e lo espongono all’infamia» (Eb 6,6).

Pertanto, se a motivo dei
nostri peccati che sarebbero stati commessi nel futuro, ma che furono previsti allora,
l’anima di Cristo divenne triste fino alla morte, non vi può esser dubbio
che abbia provato anche qualche conforto già da allora a motivo della nostra
riparazione anch’essa prevista, quando «gli apparve un angelo dal cielo»
(Lc 22,43) per consolare il suo Cuore oppresso dalla tristezza e dall’angoscia.

Sicché, anche ora,
in modo mirabile ma vero, noi possiamo e dobbiamo consolare quel Cuore Sacratissimo
che viene continuamente ferito dai peccati degli uomini ingrati. Ed è Cristo
stesso, come si legge nella Liturgia, che si duole per bocca del Salmista dell’abbandono
dei suoi amici: «L’insulto ha spezzato il mio cuore e vengo meno. Ho atteso
compassione, ma invano, consolatori, ma non ne ho trovati» (Sal 68,21).

Si
consola Gesù anche nelle sue membra sofferenti

24. – A ciò s’aggiunga
che la passione espiatrice di Cristo si rinnova e in certo modo continua e si completa
nel suo corpo mistico, che è la Chiesa.

Infatti, per servirci ancora
delle parole di S. Agostino, «Cristo patì tutto quello che doveva patire;
ormai nulla più manca al numero dei patimenti. Dunque i patimenti sono completi,
ma nel capo; rimanevano ancora le sofferenze di Cristo da compiersi nel corpo»
(In Sal 86).

Che è quel che il
Signore Gesù stesso ha voluto dichiarare quando, parlando a Saulo «sempre
fremente minaccia e strage contro i discepoli» (At 9,1), disse: «Io sono
Gesù, che tu perseguiti» (At 9,5).

Con ciò significò
chiaramente che le persecuzioni mosse alla Chiesa, andavano a colpire e affliggere
lo stesso capo della Chiesa.

Giusto, dunque, che Cristo,
sofferente ancora adesso nel suo corpo mistico, voglia averci compagni della sua
espiazione, cosa che richiede la stessa nostra unione con Lui, perché essendo
noi «corpo di Cristo e sue membra» (1 Cor 12,27), ciò che soffre
il capo bisogna che con lui soffrano anche le membra (Cf 1 Cor 12,26).





LA
RIPARAZIONE RICHIESTA PER I NOSTRI TEMPI




Offensiva
attuale contro Dio e la cristianità

25. – Quanto sia urgente,
specialmente in questo nostro tempo, l’espiazione o riparazione appare manifesto,
come abbiamo detto all’inizio, a chiunque osservi con gli occhi e la mente questo
mondo che giace sotto il potere del maligno» (1 Gv 5,19).

Da ogni parte giunge a
Noi il grido di popoli afflitti, dove capi e governanti sono, nel vero senso, insorti
e congiurano insieme contro il Signore e contro la sua Chiesa (Cf Sal 2,2).

Vediamo in quelle regioni
calpestato ogni diritto divino e umano. I templi demoliti e distrutti, i religiosi
e le sacre vergini cacciati dalle loro case, insultati, tormentati, affamati, imprigionati;
strappati dal grembo della madre Chiesa schiere di fanciulli e fanciulle, spinti
a negare e a bestemmiare Cristo e a commettere i peggiori crimini di lussuria; il
popolo cristiano gravemente minacciato e oppresso, e in continuo pericolo di apostatare
dalla fede o andare incontro a morte anche la più atroce.

Cose tanto tristi, che
con tali avvenimenti sembra si preannunzi e si anticipi fin da ora «l’inizio
dei dolori», quali apporterà «l’uomo iniquo che s’innalza sopra
ogni essere che viene detto Dio o è oggetto di culto» (2 Ts 2,4).

Deficienze
tra i cristiani

26. – Ma è ancor
più doloroso il fatto, Venerabili Fratelli, che tra gli stessi cristiani,
lavati col sangue dell’Agnello immacolato nel battesimo e arricchiti della sua grazia,
ce ne siano tanti, appartenenti ad ogni classe, i quali ignorando in maniera incredibile
le verità divine e infetti da false dottrine, vivono una vita viziosa, lontana
dalla casa del Padre; una vita che non è illuminata dalla vera fede, non confortata
dalla speranza nella futura beatitudine, non sostenuta né ravvivata dall’ardore
della carità, sicché sembra davvero che costoro siano nelle tenebre
e nell’ombra di morte.

Inoltre, va sempre più
crescendo tra i fedeli la noncuranza della disciplina ecclesiastica e delle antiche
istituzioni, da cui è sorretta tutta la vita cristiana, regolata la società
domestica e difesa la santità del matrimonio.

Trascurata affatto è
poi o deformata da troppe delicatezze e lusinghe l’educazione dei fanciulli e perfino
tolta alla Chiesa la facoltà di educare cristianamente la gioventù.

Il pudore cristiano purtroppo
dimenticato nel modo di vivere e di vestire, specialmente nelle donne. Insaziabile
la cupidigia dei beni transitori, gli interessi civili predominanti, sfrenata la
ricerca del favore popolare rifiutata la legittima autorità, disprezzata la
parola di Dio, per cui la fede stessa vacilla o è messa in grave pericolo.
Al complesso di questi mali si aggiunge l’ignavia e l’infingardaggine di coloro che,
a somiglianza degli apostoli addormentati o fuggitivi, mal fermi nella fede, abbandonano
Cristo oppresso dai dolori e circondato dai satelliti di Satana. E c’è anche
la perfidia di coloro che seguendo l’esempio di Giuda traditore, con sacrilega temerarietà
si accostano all’altare o passano al campo nemico.

E così, anche senza
volerlo, si presenta alla mente il pensiero che si stiano avvicinando i tempi predetti
dal Signore: a Per il dilagare dell’iniquità, l’amore di molti si raffredderà»
(Mt 24,12).

Ci
sono però anche confortanti reazioni

27. – Riflettendo su queste
cose i buoni fedeli, infiammati d’amore per Cristo sofferente, non potranno fare
a meno di dedicarsi ad espiare con maggiore impegno le proprie colpe e quelle commesse
da altri, risarcire l’onore di Cristo e promuovere la salvezza delle anime.

E possiamo davvero descrivere
la nostra età adattando in qualche modo il detto dell’Apostolo: «Laddove
è abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia» (Rm 5,20).

Infatti, è vero
che è cresciuta di molto la perversità degli uomini, ma è anche
vero che va meravigliosamente aumentando, per impulso dello Spirito Santo, il numero
dei fedeli dell’uno e dell’altro sesso, i quali con animo volenteroso si adoperano
a dare soddisfazione al divin Cuore per tante ingiurie che gli si recano e giungono
anche ad offrire a Cristo le loro stesse persone come vittime.

Certo che chi riflette
con spirito di amore a quanto abbiamo fin qui rammentato e l’imprime, per così
dire, nell’intimo del cuore, arriverà non solo ad aborrire il peccato come
il sommo dei mali e a fuggirlo, ma anche ad abbandonarsi totalmente alla volontà
di Dio e risarcire l’onore leso della divina Maestà con la preghiera assidua,
le volontarie penitenze e col sopportare pazientemente le eventuali calamità,
fino a vivere tutta la vita in spirito di riparazione.

E così che sono
sorte molte famiglie religiose di uomini e di donne, le quali, con ambito servizio,
si propongono di fare in qualche modo, giorno e notte, le veci dell’Angelo che conforta
Gesù nell’orto.

Di qui pure le pie associazioni
di uomini, approvate dalla Sede Apostolica e arricchite di indulgenze, che si assumono
il compito dell’espiazione con opportuni esercizi di pietà e atti di virtù.

Di qui, infine, per non
parlare di altre, quelle pratiche religiose e solenni attestazioni d’amore, introdotte
allo scopo di riparare l’onore divino violato, usate frequentemente non solo da singoli
fedeli ma anche da parrocchie, diocesi e città.

Atto
di riparazione da farsi nella festa del S. Cuore

28. – Ebbene, Venerabili
Fratelli, come la pratica della consacrazione, cominciata da umili inizi e poi largamente
diffusasi, ha raggiunto lo splendore desiderato con la nostra conferma, così
grandemente bramiamo che la pratica di questa espiazione o riparazione, già
da tempo santamente introdotta e propagata, abbia con la nostra apostolica autorità
il più fermo suggello e diventi più solenne e universale nel mondo
cattolico.

Stabiliamo perciò
e ordiniamo che tutti gli anni, nella festa del Cuore Sacratissimo di Gesù
-che in questa occasione abbiamo disposto che sia elevata al grado di doppio di prima
classe con ottava- in tutte le Chiese del mondo si reciti solennemente, con la formula
di cui uniamo esemplare in questa Lettera, la preghiera espiatrice o ammenda onorevole,
com’è chiamata, per esprimere con essa il pentimento delle nostre colpe e
risarcire i diritti violati di Cristo sommo Re e Signore amatissimo.

Frutti
che si sperano

29. – Non dubitiamo, Venerabili
Fratelli, che da questa pratica santamente rinnovata ed estesa a tutta la Chiesa,
molti e segnalati siano i beni che ne verranno non solo alle singole persone, ma
anche alla società religiosa, civile e domestica.

Lo stesso Redentore nostro,
infatti, ha promesso a Margherita Maria che «avrebbe colmato con l’abbondanza
delle sue grazie celesti tutti coloro che avessero reso questo onore al suo Cuore».

I peccatori «volgendo
lo sguardo a colui che hanno trafitto» (Gv 19,37) e commossi dai gemiti e dalle
lacrime di tutta la Chiesa, pentiti per le ingiurie recate al Sommo Re, «rientreranno
in se stessi» (Cf Is 46,8), perché non avvenga che ostinandosi nei loro
peccati, quando vedranno «venire sulle nubi del cielo» (Mt 26,64) colui
che trafissero, troppo tardi e inutilmente piangano su di Lui (Cf Ap 1,7). I giusti
diventeranno più giusti e più santi (Cf Ap 22,11 ) e si consacreranno
con rinnovato fervore al servizio del loro Re che vedono tanto disprezzato e combattuto
e oggetto di tante e così gravi ingiurie. Soprattutto s’infiammeranno di zelo
per la salvezza delle anime, nel meditare il lamento della vittima divina: «Quale
vantaggio dal mio sangue» (Sal 29,10), e nel riflettere al gaudio che avrà
quel Sacratissimo Cuore «per un peccatore convertito» (Lc 15,7).

Ma quel che principalmente
desideriamo e speriamo è che la giustizia divina, la quale per dieci giusti
avrebbe usato misericordia e perdonato a Sodoma, molto più voglia perdonare
a tutto il genere umano, in vista delle suppliche e delle riparazioni che dappertutto
innalza la comunità dei fedeli, insieme con Cristo Mediatore e Capo.

Sia
propizia Maria Riparatrice

30. – Sia propizia a questi
nostri voti e a queste nostre disposizioni la benignissima Vergine Madre di Dio,
la quale col dare alla luce il nostro Redentore, col nutrirlo e offrirlo come vittima
sulla croce, per la mirabile unione con Cristo e per sua grazia del tutto singolare,
è divenuta anch’essa Riparatrice e come tale è piamente invocata.

Noi confidiamo nella sua
intercessione presso Cristo, il quale pur essendo il solo «Mediatore fra Dio
e gli uomini» (1 Tm 2,5) volle associarsi la Madre come avvocata dei peccatori,
dispensatrice e mediatrice di grazia.

L’apostolica
benedizione

31. – Auspice dei divini
favori e in testimonianza della paterna nostra benevolenza, a Voi, Venerabili Fratelli,
e all’intero gregge affidato alle vostre cure, impartiamo di cuore l’apostolica benedizione.

Dato a Roma presso S. Pietro,
il giorno 8 del mese di maggio dell’anno 1928, settimo del nostro Pontificato.

Pio Papa
XI





ATTO
DI RIPARAZIONE AL CUORE SACRATISSIMO Dl GESÙ




Prostrati dinanzi al tuo
altare, noi intendiamo riparare con particolari attestazioni di onore una così
indegna freddezza e le ingiurie con le quali da ogni parte viene ferito dagli uomini
il tuo amatissimo Cuore.

Gesù dolcissimo:
il tuo amore immenso per gli uomini viene purtroppo, con tanta ingratitudine, ripagato
di oblio, di trascuratezza, di disprezzo.

Memori però che
pure noi altre volte ci macchiammo di tanta ingratitudine, ne sentiamo vivissimo
dolore e imploriamo la tua misericordia.

Desideriamo riparare con
volontaria espiazione non solo i peccati commessi da noi, ma anche quelli di coloro
che, errando lontano dalla via della salvezza, ricusano di seguire Te come pastore
e guida, ostinandosi nella loro infedeltà, o, calpestando le promesse del
Battesimo, hanno scosso il soavissimo giogo della tua legge.

E mentre intendiamo espiare
il cumulo di sì deplorevoli delitti, ci proponiamo di ripararli ciascuno in
particolare:

l’immodestia e le brutture
della vita e dell’abbigliamento;

le insidie tese alle anime
innocenti dalla corruzione dei costumi; la profanazione dei giorni festivi; le ingiurie
scagliate contro di Te e i tuoi Santi;

gli insulti rivolti al
tuo Vicario e l’ordine sacerdotale; le negligenze e gli orribili sacrilegi con i
quali è profanato lo stesso Sacramento dell’amore divino

e in fine le colpe pubbliche
delle nazioni che osteggiano i diritti e il magistero della Chiesa da Te fondata.

Intanto come riparazione
dell’onore divino conculcato, Ti presentiamo quella soddisfazione che Tu stesso offristi
un giorno sulla croce al Padre e che ogni giorno si rinnova sugli altari: Te l’offriamo
accompagnata con le espiazioni della Vergine Madre, di tutti i Santi e delle anime
pie.

Promettiamo con tutto il
cuore di voler riparare, per quanto potremo, con l’aiuto della tua grazia, i peccati
commessi da noi e dagli altri e l’indifferenza verso sì grande amore, con
la fermezza della fede, la santità della vita, l’osservanza perfetta della
legge evangelica e specialmente della carità.

Inoltre d’impedire, con
tutte le forze, le ingiurie contro di Te e attrarre quanti più potremo, a
seguire e imitare Te.

Accogli, te ne preghiamo,
o benignissimo Gesù, per intercessione della B.V. Maria Riparatrice, questo
volontario ossequio di riparazione, e conservaci nella fedele obbedienza a Te e nel
tuo servizio fino alla morte, col dono della perseveranza, così che possiamo
un giorno pervenire a quella patria, dove Tu col Padre e con lo Spirito Santo vivi
e regni, Dio, per tutti i secoli dei secoli.

Amen.





A
CURA DELL’ISTITUTO INTERNAZIONALE DEL CUORE DI GESÙ

Nuova versione dal testo latino: A.A.S. Vol. XX, 1928, pag. 165 e segg.

(I titoli apposti ai diversi brani per facilitarne la lettura sono redazionali)

Editrice « Segretariato Nazionale dell’A.d.P. » 00186 ROMA – Via degli
Astalli, 16