I bambini e la preghiera (2ª parte)


Fr. Candido
delle Scuole Cristiane

LASCIATE CHE I FANCIULLI VENGANO A ME

COME FORMARE
I BAMBINI AL SOPRANNATURALE












Semplice,
bello e davvero prezioso questo libretto! Il Signore benedica l’Autore e i suoi lettori.
Possano i nostri bambini trovare sul loro cammino genitori ed educatori capaci
di portarli ad amare la vita cristiana, per la quale soltanto è aperta la
via alla vera felicità
in questa vita e nell’eternità.



Torino, 21 novembre 1918.

+ A. Card.
RICHELMY







INDICE*




CONSTATAZIONE PREOCCUPANTE

UN RUOLO IRRINUNCIABILE

UNA MAMMA ESEMPLARE

RIFLETTIAMO

DIRE PREGHIERE E PREGARE

SUGGERIMENTI SPICCIOLI

VERA PREGHIERA

UNA PRIMA CONCLUSIONE

IL LINGUAGGIO PIÙ ADATTO

OTTIMA RISPOSTA

È CAPACE IL BAMBINO DI PARLARE CON DIO?

UNO ZIO LONTANO

DIO ESAUDISCE I BAMBINI

LA SAPIENZA DEI BAMBINI

IL RISCHIO Dl PERDERE DIO

INSEGNIAMO LA PREGHIERA SPONTANEA

INSEGNIAMO A PREGARE CON LE FORMULE
LA PREGHIERA
LITURGICA


VERE
PREGHIERE


SPONTANEITÀ
DEI BAMBINI


SENSIBILITÀ
DEI BAMBINI


IL BAMBINO
HA SETE DI DIO


DIO
ALLA MENTE E AL CUORE DEL BAMBINO


LAVORO
E PREGHIERA


FORMAZIONE
MORALE


LA
VERITÀ MAESTRA DI VITA


FORMAZIONE
EUCARISTICA


UNA CONFERMA
DAL CIELO


DUNQUE,
RICORDIAMO BENE


GENITORI…
EDUCATORIÖ






LA
PRIMA COMUNIONE DEI BAMBINI




PREGHIERA
DEI GENITORI



LA
PREGHIERA LITURGICAINDEX




Ma non basta educare il bambino alla preghiera personale, bisogna educarlo
anche alla preghiera comunitaria e liturgica
. Così, quando assiste
alla S. Messa facciamolo riflettere sull’importanza dei diversi momenti. Non basta
comperargli un bel libretto di preghiere e portarlo in chiesa. Le cerimonie del culto
devono parlare al suo cuore, e questo non avviene se non gli si spiega ciò
che vede.



Si porti qualche volta il bambino in chiesa anche quando non ci sono delle funzioni
sacre per fargli conoscere meglio il luogo e ciò che serve al culto:
l’altare, il Tabernacolo, il pulpito, il confessionale, l’acqua santa, la lampada
che segnala la presenza di Gesù Eucaristia, ecc… Si chieda anche al parroco
che faccia vedere i vasi sacri, le vesti liturgiche, ecc… Diamo al bambino tutte
queste nozioni, finché la sua mente è ancora tenera e può esser
plasmata dal senso del sacro e del mistero. Tutto serve a formarlo. Cosi il bambino,
già educato alla confidenza con Dio, verrà anche educato a sentire
la sua infinita maestà e la presenza dell’invisibile nascosta nelle parole
e nei riti sacri
.





VERE PREGHIEREINDEX




Come pregavano gli Apostoli?
“Salvaci, Signore, siamo perduti!”
(Mt 8, 25). Come prego il buon ladrone in croce? “Gesù,
ricordati di me quando entrerai nel tuo regno”
(Lc 23, 42). Come
pregò la Cananea?
“Pietà di me, Signore, mia figlia è
crudelmente tormentata da un demonio”
(Mt 15, 22). Come si vede,
non ricorsero a formule attinte dai libri, ma uno per uno inventarono la preghiera
adatta alla circostanza, al bisogno. E come pregò Gesù nell’orto
degli Olivi?
“Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice…”
(Mt 26, 39).



Ma i bambini sono capaci di inventare preghiere simili a queste? Si dovrebbe credere
che Dio non abbia dato loro la capacità di parlare confidenzialmente con Lui?
Dio, che ha fatto il loro cuore, non lo avrebbe dotato della facoltà di
sentirlo, di amarlo e di parlare con Lui?



Gesù che amava avere attorno a Sé i bambini, forse si accontenta
di averli muti o di sentirli ripetere solo dei complimenti imparati a memoria?



Naturalmente bisogna formare i bambini a questo modo di esprimersi, a questa intimità
col Signore.



Se un bambino non sentisse mai nessuno conversare, se non facesse mai una visita
in casa d’altri, o comunque se fosse escluso da qualsiasi rapporto con altre persone,
o se sentisse i grandi confabulare tra loro sottovoce o con un linguaggio a lui sconosciuto,
pensate che diventerebbe capace di parlare con gli altri? Normalmente, invece, gli
si raccomanda: “Quando viene qualcuno, o si va da qualcuno, parla anche tu
come parlano tutti e come facciamo anche noi. Non restartene zitto; e se ti offrono
qualcosa, ringrazia; domanda come stanno, ecc…”.



Ebbene, col Signore facciamo altrettanto? Educhiamo il bambino a ringraziare
Dio dei tanti doni che riceve?



“Ma a questo – si sente dire – i bambini non ci pensano”. Certo,
come è vero che non cercherebbero di imparare a conversare se non assistessero
alle nostre conversazioni. In chiesa, ci vedono muovere le labbra, ma non sanno che
cosa diciamo al Signore.



Dopo la Comunione una bambina prego a lungo, e poi disse alla mamma: “Ho
già Detto a Gesù la preghiera del mattino e già ho recitato
la poesia che mi ha insegnato la maestra… che cosa devo dirgli ancora?…”.
Quella bambina voleva parlare con Gesù, ma nessuno le avevano mai insegnato
a parlare cuore a cuore con Lui!



In casa i bambini non sentono mai conversare col Signore, tuttalpiù
sentono dire delle formule, come il Rosario o altre preghiere… cose buone, ma una
vera conversazione col Signore non la sentono mai. E allora, ovviamente, non pensano
nemmeno loro a parlare col Signore.



Se invece, vedendo la mamma triste, la sentissero pregare dal fondo del cuore per
chiedere questa o quella grazia, con parole che escono spontanee dal cuore strappate
dal dolore o dal bisogno; se quando si è nella gioia sentissero i genitori
ringraziare il Signore con parole inventate lì per lì, sgorgate da
cuori riconoscenti… allora imparerebbero anche loro a invocare Dio, la Madonna
e i Santi; a ringraziarli col linguaggio del cuore, spontaneamente.



Per esempio, in una disgrazia: “Signore, aiutaci; vedi che disgrazia
ci è capitata! Tu vedi tutto, Tu puoi aiutarci! Abbiamo meritato i tuoi castighi,
ma Tu perdonaci, saremo più buoni”.



O in un momento di pericolo: “Signore, pietà, aiutaci;
evitaci questa disgrazia; confidiamo in Te, perché da soli non possiamo nulla.
Gesù, che tanto compatisci le miserie umane, aiutaci…”.



Nella gioia: “Grazie, Signore, della tua bontà verso di
noi. Quanto sei stato buono con noi… Grazie!”.



È andato bene qualche affare? “Grazie, Signore, di questo
aiuto. Te ne siamo riconoscenti. Tu sei stato buono con noi e noi vogliamo essere
generosi con i poveri, perciò porteremo al parroco questa offerta per chi
è nel bisogno”.



E questo davanti ai figli, che sentano e imparino.



È ammirevole il delicato pensiero del “Sarto” nel Manzoni.
Il raccolto è stato scarso? “Grazie lo stesso, Signore, non meritiamo
neanche questo, siamo così poco buoni. Perdonaci, Signore, aiutaci in altro
modo. Per ora ci accontentiamo di quello che ci avete dato”.



Il bambino, testimone di questi sentimenti, di queste preghiere dei genitori,
non sarà mai tra quelli che dimenticano ciò che Dio concede e lo bestemmiano
per quello che non dà; e saranno forti e rassegnati nelle prove della vita.



SPONTANEITÀ DEI BAMBINIINDEX




Dopo la preghiera ordinaria, qualche volta invitiamo il bambino a stare un
po’ solo con Gesù:
“Ora va’ nella tua stanza e parla con Gesù,
digli qualche cosa”.



Arrivato un giorno, sul far della sera, all’isola Bella, sul Lago Maggiore, mi
recai nella piccola chiesa e vi trovai quasi tutte le famiglie dell’isola riunite.
Terminate le preghiere usuali il sacerdote disse: “Ora ognuno chieda al Signore,
per alcuni minuti, le grazie personali di cui ha bisogno”.
Dopo un breve
momento di profondo silenzio il sacerdote concluse benedicendo tutti in nome
di Dio. Ecco ciò che si dovrebbe fare in ogni famiglia cristiana e anche nelle
nostre parrocchie. Non preoccupiamoci di cosa diranno al Signore i nostri bambini.
Usino pure il loro linguaggio infantile, è ciò che desidera Gesù.



Un giorno, in treno, fui presente a questa scenetta. Un bambino di due anni fu messo
a dormire sulla reticella dei bagagli, come fosse una valigia. Poco dopo, tra la
mamma e il bambino cominciò questo dialogo: “Mamma!”. “Dimmi,
gioia!”. “Mamma!”. “Gioia!”. “Mamma!”. “Gioia
mia!”.
E continuarono così per un bel po’ senza dirsi altro! Si capiva
che quella mamma e quel bimbo gioivano più che se avessero fatto grandi discorsi.
E perché Gesù e i bambini non dovrebbero parlarsi con altrettanta semplicità?



Una mamma, entrata nella stanza della sua bambina di otto anni, la trovo in ginocchio
con la coroncina del Rosario in mano.



-Che fai, bambina mia?

Dico il Rosario.

-Ma l’abbiamo già detto prima, tutti insieme!

Si, quello alla Madonna, ora dico quello dl
Gesù…

-Come fai? Che cosa dici? “

Dico:
Gesù, io ti amo; Gesù, sei bello; Gesù,
sei buono; Gesù, ti voglio bene… e così faccio passare
tuffa la corona.
E ai grani grossi dico: Gesù mio, fammi la
grazia di amarti sempre e di non fu mai nulla che ti faccia dispiacere.



Mamme, che capite così bene il linguaggio semplice dei vostri bambini
e lo preferite ai discorsi studiati ed eleganti degli adulti, pensate che anche
Gesù ama la conversazione con le vostre creature,
Lui che ha detto: “Lasciate
che i bambini vengano a me di essi è il Regno dei Cieli”
(Lc
18, 16).





SENSIBILITÀ DEI BAMBINIINDEX




I bambini sono sensibilissimi ai buoni sentimenti, ai buoni esempi e a tutto
ciò che è soprannaturale. Ma bisogna formarli, istruirli e insegnare
loro come devono fare.



Un bambino che al cinema aveva assistito alla Passione del Signore, non voleva più
andare a vedere nessun film, perché, diceva: “Fanno soffrire Gesù”.



In una famiglia tutti piangevano davanti alla salma del nonno. Un bambino di cinque
anni disse: “Perché piangete? Il nonno è in paradiso; sta bene
e prega per noi”
. Che semplicità! Che candore!



Invitiamo il bambino a pensare a Dio anche nei momenti più normali.



Per esempio, se vede dei fiori: “Ringrazia Dio che li ha creati così
belli e profumati”.
Se vede gli uccelli e li sente gorgheggiare: “Vedi,
il Signore li ha creati per rallegrare la nostra vita”
. Vede della bella
frutta sugli alberi: “Ringraziamo il Signore che ci dà tante cose
buone”
. C’è un temporale e il tuono fa paura: “Impara a temere
Dio, che con un fulmine potrebbe sterminare chiunque”.
Ma diciamogli anche
che non deve temere se è in grazia di Dio, perché la morte non è
un vero male, se non per chi è in peccato.



A 17 anni Franco Castagnini si vide condannato a morire per una grave malattia. Ai
suoi cari che piangevano chiese di avvicinarsi. Quando i genitori, i nonni e gli
zii furono vicini al letto, disse loro: “Dite con me: Signore, sia fatta
la tua volontà”. E
siccome, commossi, esitavano a ripetere quelle
parole, li esortò: “Dite forte con me: Signore, sia fatta la tua volontà”.
Poche ore dopo spiro sereno e andò incontro al Signore.



Stava morendo un ragazzino di 12 anni. La mamma, desolata non si dava pace, piangeva
da far pietà. Il figlio, per consolarla, le disse: “Mamma, non
piangere, sono certo che andrò in Cielo perché non ho mai commesso
un peccato mortale”
.



Se vedete portare al cimitero un morto, dite al bambino: “Ringrazia il Signore
che ti mantiene in vita, e pensa che, come quel defunto, tu pure dovrai presentarti
al tribunale di Dio ed essere giudicato”
. Se il vostro bambino conosce qualcuno
che è malato, suggeritegli: “Domanda per lui la guarigione al Signore
e ringrazialo che ti dà la salute”
. Se vede un bel cielo stellato:
“Com’è bello e com’è grande… molto più bello, molto
più grande è Dio che ha creato tante cose…”
. Se una foglia
cade dal ramo: “Vedi, assomiglia alla vita che prima o poi se ne va…”.
Se vede fare un’azione buona da una persona: “Se sarai buono anche tu e vorrai
bene al Signore, un giorno ti accoglierà e ti stringerà al suo cuore
per sempre…”
.



Si dicono tante banalità ai bimbi e si pensa così poco a formarli
a quelle idee e a quei sentimenti sublimi che riguardano le cose soprannaturali,
a cui dobbiamo saperci elevare anche contemplando la natura.



Un giorno una bambina, in campagna, sentendo la mamma dire: “Che bel panorama!”,
subito rispose: “Ringraziamo Dio che ci ha dato gli occhi per vederlo”.





IL BAMBINO HA SETE DI DIOINDEX




I
bambini formati alla scuola del soprannaturale sanno far riferimento a Dio
in tutto e in Lui si rifugiano prontamente e con fiducia nelle loro necessità
.
Più di noi adulti sono capaci di sentire e di gustare Dio e le cose di
Dio. Ma bisogna educarli. Alcuni sono anime privilegiate che destano meraviglia in
chi le sente. In essi Dio sa fare miracoli di grazia.



Un giorno San Tommaso d’Aquino (aveva solo 6 anni) fu trovato che girava per
le stanze del suo castello in cerca di qualche cosa. Gli chiesero:



-Che cosa cerchi?

-Cerco Dio!



Un caso eccezionale. Ma può capitare che anche bambini particolarmente
sensibili finiscano col diventare indifferenti come la maggior parte dei ragazzi,
se crescono in un ambiente banale, o se manca loro una guida nelle cose soprannaturali,
o se, peggio ancora, ricevono cattivi esempi… Allora soffocano, come fiori caduti
nel fango e perdono il loro candore e il loro profumo!…



Poveri quei bambini che non sentono mai parlare di Dio! Pur essendo tendenzialmente
affamati di Dio, non c’è chi li nutre. Che vuoto nella loro anima!



Nella vita di Padre Doussot, domenicano, si legge:



“Aveva sette anni quando fu messo alla scuola dei Fratelli delle Scuole Cristiane.
Fino a quell’età non aveva mai sentito parlare di Dio. Una sera, dopo che
i suoi lo avevano mandato a dormire, stando attento che nessuno lo vedesse, scese
dal letto, andò pian piano dalla sorellina di cinque anni e… sotto voce:



Mimi, dormi già?

-No, Gastone, cosa vuoi?

-Lo sai che c’è Dio!

-Che cosa è Dio?

-È quel grande Papà che ha creato tutte le cose…



e qui spiegò quel poco che aveva imparato.



La sera dopo, stessa scena:



Mimi, dormi?

-No, ma ho sonno.

-Mimi, ascolta una bella cosa!

-Che cosa?

-Il maestro ha Detto che si può parlare con Dio!

-E come si fa? Dov’è?

-Si prega…

-Che cosa vuol dire: ‘si prega’?

-Ascolta, e ripeti con me: ‘Padre nostro…’

-‘Padre nostro…’

-‘Che sei nei cieli…’

-‘Che sei nei cieli…’



E così le fece ripetere parecchie sere il “Padre nostro”,
finché lo imparò; e sempre tutto a insaputa dei genitori”.



Quei due bambini cercavano Dio e gli aprivano il loro cuore, ma se Gastone non ne
avesse sentito parlare almeno a scuola…? Gastone e Mimi divennero più tardi
due apostoli della fede.



Una domestica disse un giorno al bambino di casa che aveva sei anni e che frequentava
una buona scuola: “Caro il mio bambino, ti adoro!” E il bambino
subito: “No, non devi; si adora solo Dio!”





DIO ALLA MENTE E AL CUORE DEL BAMBINOINDEX




Dio manifesta all’uomo i suoi desideri anche con ispirazioni interne
, col
suo parlare al cuore.



“Ascoltate la voce del Signore, non indurite il vostro cuore” (cfr.
Sal 94, 8). “Ecco, attirerò a me l’anima, la porterò
nella solitudine e le parlerò al cuore”
(cfr. Os 2, 16). “Ascolterò
quello che il Signore mi dice”
(cfr. Sal 84, 9).



Si legge nell’ “Imitazione di Cristo”: “Beata
l’anima che ascolta il Signore quando parla dentro di lei…; Beate le orecchie che
sentono non la voce risuonante al di fuori, ma la voce che ammaestra al di dentro.
Beati gli occhi chiusi alle cose esteriori, e aperti a contemplare quelle interne…”.



Dio parla spesso interiormente: ammaestra, domanda, consiglia, incoraggia, rimprovera,
spinge l’anima a compiere il bene… È un lavoro continuo di Dio che vuol
santificare l’anima e portarla alla perfezione per cui l’ha creata.



Ma, purtroppo, non sempre l’anima riconosce questa voce interna di Dio, spesso non
ci fa caso, confonde le divine ispirazioni con la voglia ordinaria e naturale di
fare o non fare una cosa. E così, non ne trae profitto. Non presta ascolto
a quella voce che orienterebbe verso i beni soprannaturali e che attirerebbe nuove
grazie da Dio e nuova luce per tendere alla perfezione.



Il bambino deve essere educato a riflettere su questo lavorio interno della grazia;
altrimenti, anche se Dio parla spesso al suo cuore, inesperto di queste cose,
non farà attenzione alle ispirazioni del Signore e perderà quei doni
di luce e di grazia che gli erano destinati.



Il piccolo Samuele, destinato a divenire profeta, si senti chiamare
tre volte da una voce misteriosa; non pensava che fosse Dio a parlargli, ma una voce
umana. Solo quando il sacerdote Eli gli disse che era il Signore a parlargli, e lo
invito ad ascoltare quella voce e a rispondere, Samuele aprì il suo cuore
ai messaggi di Dio e disse: “Parla, o Signore, che il tuo servo ti ascolta”
(cfr. 1 Sam 3, 10). Allora il Signore gli parlo e lo ammaestrò.



Facciamo riflettere i bambini sulla voce di Dio che sussurra nel loro cuore e
li ispira
ora a offrire un servizio, ora a perdonare un’offesa, ora a superare
una difficoltà, ora a dire una buona parola a un compagno che soffre, ora
a fare una visita a Gesù Eucaristia, ora a pregare per un malato o per un
defunto, ecc…



Il bambino ci dice che vorrebbe fare un’opera buona? Invece di dirgli che
è buono, diciamogli che è stato il Signore a ispirargli quella cosa.
Ci dice che andrebbe volentieri in Chiesa? Diciamogli che è il Signore
che lo vuole un po’ con sé a tenergli compagnia. Ha detto la verità
anche a costo di avere una punizione?
Diciamogli che il Signore gli ha suggerito
quell’atto di coraggio e gli ha dato la forza di compierlo. Stenta a perdonare
un’offesa?
Facciamogli presente che il Signore sta osservando se metterà
in pratica o meno l’invito di Gesù a perdonare a chi gli ha fatto dei male.
Sente rimorso per qualche colpa? Diciamogli che è la voce interna di
Dio che lo richiama al dovere, per perdonarlo e renderlo più buono. Un
compagno lo invita al divertimento, mentre sta compiendo un dovere?
Ricordiamogli
che il Signore lo sta osservando e che attende da lui un sacrificio, una vittoria…



Esortiamolo ad ascoltare Gesù soprattutto dopo la Comunione. Insegniamogli
a chiedere al Signore che parli al suo cuore.



E anche noi preghiamo Gesù che parli al cuore dei nostri bambini e che
li renda disponibili a fare la sua volontà
. Formiamoci noi per
primi a questa scuola di Dio, ascoltiamo la sua voce, domandiamogli spesso di darci
un cuore attento e docile; diciamogli anche noi: “Parla, o Signore, che il
tuo servo ti ascolta”.



Solo quando noi saremo capaci di ascoltare il Signore, potremo educare a questa
capacità di ascolto i nostri bambini
.





LAVORO E PREGHIERAINDEX




Coltiviamo inoltre nel bambino quella forma di preghiera che rende la vita dell’uomo
una lode perenne al Signore, una continua preghiera che lo alimenta.



Gesù ci invita a “pregare sempre, senza stancarsi” (Lc
18, 1). Ti sei mai chiesto come sia possibile questo?



Qualcuno dirà: “Bisogna pure occuparsi di tante altre cose nella vita.
C’è un tempo per pregare e un tempo per lavorare. Quando è il tempo
di pregare, si prega e quando è il tempo di lavorare, si lavora”
.



Sì, ma c’è modo e modo di lavorare. Si può lavorare pensando
spesso al Signore e offrendo a Lui la nostra fatica, ricordandoci che anche Gesù
ha lavorato, che il nostro lavoro ci rende collaboratori di Dio, ci aiuta a purificarci
dai nostri peccati, ecc… E così il nostro lavoro diventa preghiera, perché
fatto per Dio.



Il bambino può essere educato benissimo a questa forma di preghiera continua.
Quando lo esortiamo a fare il suo dovere, uniamovi sempre l’idea che è
il Signore che lo vuole e che poi lo ricompenserà. Ricordiamogli spesso che
anche nel lavoro Gesù ha faticato e sofferto più di noi, e lo ha fatto
per noi, e che vede e apprezza la nostra fatica e ce ne darà la ricompensa,
se lavoriamo per amore suo.



E così, accettando con rassegnazione, e quindi con merito, le fatiche inerenti
al compimento del suo dovere e le inevitabili pene provenienti dalla vita di tutti
i giorni, il bambino si eleva e si santifica. Fatto adulto, sarà uomo temprato
al dovere, forte nelle prove della vita e sarà preparato alle lotte che lo
aspettano, e non certo rammollito, rassegnato e sconfitto!





FORMAZIONE MORALEINDEX




Anche il bambino va soggetto a commettere dei peccati, sia pure proporzionati
alla sua età; perciò non dimentichiamo la formazione morale. La sua
coscienza deve conoscere il pensiero di Gesù su ciò che è
bene e su ciò che è male
.



Diamogli un giusto concetto di Dio come fonte della legge, come pure del premio e
del castigo. Non è difficile. Come facciamo noi col bambino? Quando è
buono lo premiamo con qualche gesto di affetto e quando sbaglia lo rimproveriamo
o gli diamo una punizione, in ogni caso non gli diamo alcun segno di affetto. così,
facciamogli capire, fa anche il Signore.



A seconda dei casi potremmo dirgli: “Questo fa piacere al Signore… Questo
dispiace al Signore… Domanda perdono a Dio… Il tuo Angelo Custode è contento
di te… Fa’ così e farai piacere al Signore…”
Ha fatto una mancanza?
Invece di dirgli: “Vedrai che viene l’uomo nero e ti porta via”,
diciamogli: “Hai dato un dispiacere a Gesù… Il Signore non è
contento di te… La Madonna non è contenta di te… Chiedi perdono e prometti
di non farlo più…”
.



Talvolta chiede perdono al papà o alla mamma. Non tralasciamo di dirgli che
deve chiedere perdono anche al Signore. Deve sapere che, oltre ad aver offeso o disgustato
i genitori, ha anche mancato a un comandamento di Dio.



Purtroppo, alcuni credono che quando si sono rappacificati con gli uomini, o l’hanno
fatta franca, o hanno scontato la pena della loro colpa, secondo la giustizia umana,
tutto sia finito. E Dio non conta nulla? Devono anche riparare all’ingiustizia commessa
contro Dio; in ogni peccato il primo e principale offeso è proprio Lui che
ci ha dato la legge.





LA VERITÀ MAESTRA DI VITAINDEX




Diamo al bambino l’idea esatta della giustizia di Dio e del fatto che a Lui nulla
è nascosto
. Diciamogli che Dio è buono, disposto al perdono, ma
anche che esige riparazione dell’offesa a Lui fatta. È importante far crescere
il timore di Dio, senza diminuirne l’amore
. Il bambino può capire benissimo,
dalla vita di ogni giorno, la divina giustizia. Ma chi ha cura di lui deve farlo
riflettere e richiamargli alla mente, quando l’occasione si presenta, l’applicazione
della legge di Dio e la sanzione della giustizia.



Quante banalità si dicono ai bambini per farli star buoni e per stimolarli
a fare il loro dovere!
Si minacciano cose che non avverranno mai, si fanno promesse
che non si ha l’intenzione di mantenere, si preannunciano pericoli che non esistono
(macchie sulle unghie o sulla fronte come prove di una colpa…).



Ma il Signore e la sua Chiesa non ci hanno insegnato questi metodi. Perché
falsare la coscienza dei bambini con queste sciocchezze? Perché rischiare
di farsi dare del bugiardo dal bambino, se si accorge che io inganniamo?



Ricorriamo ai criteri soprannaturali, alla verità; educhiamo il bambino
all’amore e al timore di Dio
; formiamo la sua coscienza al senso del dovere perché
anche lui ha l’obbligo di osservare la legge che Dio ha dato all’uomo. Solo così
formeremo l’uomo morale, l’uomo sociale e il vero cristiano.



Un episodio significativo. Un povero passò vicino a un ragazzino e gli chiese
l’elemosina. Quel ragazzino prese una moneta e la getto per terra, dicendo al povero:
“Se la vuoi, va’ a prenderla”. In quel momento passo la mamma del
bambino. Vista la scena, obbligò il figlio a prendere la moneta, a pulirla,
a darla al povero e a scusarsi del gravissimo gesto che aveva compiuto. Quel ragazzino
obbedì, sia pure con fatica, e non dimentico mai più la lezione. Divenne
poi Vescovo, e fu lui stesso a raccontare questo episodio come riprova che anche
la severità può educare.



È però buona norma non esagerare, non far credere ai bambino che tutte
le mancanze commesse siano peccati gravi. Non diciamo che andrà all’inferno
per un peccatuccio infantile. Sarebbe un falsare la sua coscienza
, e questo non
si deve assolutamente fare.



Diamo ad ogni cosa il giusto valore. Il bambino non deve solo temere di andare all’inferno,
ma soprattutto di far dispiacere al Signore. Si può dirgli che, se non
chiede perdono, Gesù non lo ascolterà più con gioia quando gli
parlerà nella preghiera
, come la mamma non lo ascolta più quando
le domanda qualche favore, se, dopo aver disobbedito, non le chiede perdono.





FORMAZIONE EUCARISTICAINDEX




Vogliamo sviluppare nel bambino la vita soprannaturale? Mettiamolo spesso a contatto
con la sorgente di quella vita, che è Gesù Eucaristia. “Io
sono il pane di vita”
(Gv 6, 48). “Chi mangia la mia carne
e bove il mio sangue ha la vita eterna”
(Gv 6, 54). Parliamo al bambino
dell’amore di Gesù e di quanto desidera che lo andiamo a ricevere e a visitare!
I bambini sono sensibilissimi al linguaggio eucaristico, non sanno
spiegarselo, ma hanno in sé un desiderio innato di Gesù, di unirsi
a Lui; e se la grazia trova dei cuori ben disposti e buoni educatori, si notano prodigi
di precocità nel desiderio dell’Eucaristia.



Un giorno in una chiesa quasi deserta, un ragazzino di sette anni pregava tutto solo
in un banco. A un certo punto si sposta e va vicino alla balaustra. Dopo un po’ va
sui gradini dell’altare, poi prende uno sgabello e sale sulla mensa… Una signora
che stava in chiesa, lo richiama. “Vieni giù, che fai li? Scendi!”.
Il bambino, indicando Gesù nel Tabernacolo, con aria innocente risponde
“Ma io gli voglio bene!”. Quei bambino era il futuro San Pietro
Chanel
, martirizzato in Australia.





UNA CONFERMA DAL CIELOINDEX




Nel 1916, un anno prima che la Madonna apparisse a Fatima, ai tre bambini prescelti
dal Cielo, Lucia, Francesco e Giacinta, è apparso per tre volte un Angelo.
Nelle prime due apparizioni l’Angelo ha invitato i tre bambini alla preghiera
e al sacrificio per la conversione dei peccatori e per la pace del mondo.



Nella terza apparizione, sorreggendo un calice con sopra una candida Ostia, dalla
quale cadevano nel calice alcune gocce di Sangue
, l’Angelo ha suggerito
ai tre bambini una bella preghiera: “SS.ma Trinità, Padre, Figlio
e Spirito Santo, Ti adoro profondamente e Ti offro il preziosissimo Corpo, Sangue,
Anima e Divinità di Nostro Signore Gesù Cristo, presente in tutti i
Tabernacoli del mondo, in riparazione degli oltraggi con cui è offeso e per
gli infiniti meriti del suo Sacratissimo Cuore e del Cuore Immacolato di Maria, Ti
domando la conversione dei poveri peccatori”.



Detto questo, l’Angelo ha dato l’Ostia Santa a Lucia e il calice a Francesco
e a Giacinta: “Prendete il Corpo e il Sangue di Gesù Cristo, orribilmente
oltraggiato dagli uomini ingrati. Riparate i loro delitti e consolate il Vostro Dio”.



Lucia, Francesco e Giacinta avevano solo 9, 8 e 6 anni…!!! Quel Messaggero
del Cielo ha confermato la decisione presa da San Pio X, di ammettere alla Comunione
i bambini anche in tenera età
. Un episodio che consola e fa molto
riflettere!





DUNQUE, RICORDIAMO BENE…INDEX




È grave dovere di ogni educatore aprire la mente e il cuore dei
bambini a Dio e formarli alla preghiera. insegniamo loro ad ammirarlo anche nella
natura. Mostriamo come si parla con Dio nelle gioie e nei dolori, nella riconoscenza
e nella richiesta di aiuto. Ci sentano manifestare al Signore il nostro nulla, la
nostra debolezza, ma anche la nostra lode alla sua grandezza e la nostra fiducia
in Lui.



Quando portiamo il bambino in Chiesa, indichiamogli il Tabernacolo dove si trova
Gesù. Sentendo come noi parliamo ai Signore, imparerà anche lui il
linguaggio della fede e dell’amore.





GENITORI… EDUCATORI…INDEX




… il Signore vi ha consegnato i bambini perché glieli teniate un momento,
li conserviate per Lui, e glieli rendiate a suo tempo… proprio come fareste voi
genitori se affidaste a una baby-sitter i vostri figli. Se vi accorgeste che questa
distoglie i bambini dall’amore verso di voi non glieli affidereste più. Mamme,
papà, educatori, cercate che Dio trovi in voi quella corrispondenza che vuole
da voi come custodi dei suoi figli prediletti!



Nell’Antico Testamento i genitori offrivano a Dio nel tempio i loro primogeniti
e, per riaverli, li riscattavano con un’offerta. Ogni bambino è prima di
tutto di Dio
, e il Signore vuole che il papà e la mamma glielo
offrano. Ricordatevi che è da Dio che avete ricevuto i vostri figli: ve li
ha affidati perché, con un’opera intelligente, attenta e generosa di educazione
alla fede e all’amore, li prepariate come fiori destinati ad abbellire il suo giardino
eterno: il paradiso.



Pregate per i vostri bambini prima ancora che sboccino alla vita e poi accompagnateli
sempre con la vostra preghiera.



Le grazie che potete attirare su di loro con le vostre preghiere sono il più
bel patrimonio che potete lasciare ad essi in eredità, per la vita terrena
e per la vita eterna.



Tra le prime parole da far pronunciare al bambino ci siano i santi nomi di Gesù
e di Maria.



Nel Battesimo Dio ha dato al bambino la sua stessa vita e la tendenza al soprannaturale.
Da quel giorno Dio lo attira a sé, vuole per sé quel piccolo cuore;
ma è necessario che noi aiutiamo e guidiamo il bambino ad andare al Signore.



Come il bambino non può imparare le normali cose della vita se non c’è
chi lo aiuti, così nella vita dell’anima non saprà mai come fare a
mettersi in contatto col Signore se i suoi educatori (soprattutto voi genitori) non
formano quella “istintiva” capacità che ha, grazie al Battesimo,
di tendere a Dio e di comunicare con Lui. Dio vuole che facciamo tutto il possibile
per portare a Lui queste sue creature predilette. Non deludiamo il Signore e non
danneggiamo il bambino con la nostra indifferenza o superficialità.



Fioriranno allora attorno a noi dei bambini che ci stupiranno per la precocità
in ogni virtù e ci sarà facile, e bello, e utile guardare a loro
come ai nostri migliori maestri di sensibilità e di innocenza.



Questi bambini, aiutati a prendere coscienza della dimensione soprannaturale
della vita, crescendo in età, non saranno solo degli esperti operatori nelle
cose terrene, ma in ogni situazione faranno risaltare la loro profonda identità
di figli di Dio nella generosa offerta di se stessi.





LA PRIMA COMUNIONE DEI BAMBINIINDEX




“Fino al secolo XI la Chiesa desiderava che i bambini ricevessero la
Santa Comunione in tenera età; si voleva farli partecipare presto a questa
unione interiore con Gesù Cristo.”
(+ Michael Keller)



Il Concilio Lateranense IV (1215) insegna che “l’obbligo della
Confessione e della Comunione, per i bambini, comincia non appena un certo uso della
ragione rende capaci di peccare”
.



Consapevole di questo, San Giovanni Bosco ha affermato: “È
da rifuggire come la peste l’opinione di chi desidera rimandare la Prima santa Comunione
ad un’età troppo avanzata, quando il diavolo ha già per lo più
preso possesso del cuore giovanile”
.



Il Papa San Pio X (1903-1914), col decreto rivoluzionario “Quam Singulari”,
porto da dodici a circa sette anni l’età della Prima Comunione dei
bambini e li esortò alla Comunione frequente: “Devono accostarsi presto
alla Prima Comunione… è meglio che i fanciulli ricevano Gesù quando
hanno ancora il cuore puro, affinché, prima di satana, entri Gesù nei
loro giovani cuori
. Ed ecco la motivazione del Papa:
“I Santi Vangeli testimoniano chiaramente con quale particolare amore Cristo
in terra si rivolgeva ai bambini, come godeva di vedersi circondato da loro, com’era
sua abitudine stendere su loro le mani, stringerli al cuore e benedirli, com’egli
non permetteva che venissero respinti dagli apostoli…: ‘Lasciate che i bambini
vengano a me e non glielo impedite…’
. (Mc 10,
14)”. Dice ancora il Papa “Agli innocenti bambini, tenuti lontani da
Dio, mancò ogni nutrimento per la loro vita interiore con la non rara conseguenza
che la gioventù, derubata dell’aiuto efficace, inciampò nei lacci,
perse l’innocenza e si arrese al vizio ancor prima di poter gustare i santi Misteri…
Non si può ignorare che la perdita della prima innocenza è una perdita
molto grave, che si sarebbe forse potuta evitare se si fosse ricevuta in tenera età
l’Eucaristia
“.
È storicamente provato che San Pio X disse,
a proposito del decreto della Comunione ai bambini: Questo decreto me
l’ha suggerito Dio stesso
“.



La Sacra Congregazione per il culto divino e la disciplina dei Sacramenti,
il 15 luglio 1910, decreto che “l’età della discrezione (era
questa l’espressione usata da San Pio X nel decreto “Quam Singulari”)
tanto per la Confessione quanto per la Comunione è quella in cui il
fanciullo comincia a ragionare, cioè verso il settimo anno… anche al
di sotto.
Da questo momento comincia obbligo di soddisfare l’uno e l’altro precetto
della Confessione e della Comunione”.
Tale obbligo è stato ribadito
nel “Direttorio Catechistico Generale” da Paolo VI nel 1973.



Il Papa Benedetto XV nel culmine della prima guerra mondiale, chiese il soccorso
divino ricorrendo all’“onnipotente mezzo dell’innocenza dei bambini”
e li invitò, nello spirito del decreto “Quam Singulari”,
ad
accostarsi “tutti alla mensa celeste” e a offrire
le loro Comunioni per la pace.



Il Papa Paolo VI, l’11 aprile del 1971, ha richiamato tutti all’osservanza
del decreto “Quam Singulari” e, visti inascoltati i suoi richiami,
tornò sull’argomento altre due volte: il 20 maggio 1973 e il 24 maggio 1977,
esortando “tutti ed ovunque ad ottemperare al decreto “Quam Singulari”,
perché la disciplina della Chiesa venga restituita allo spirito
del decreto
(di San Pio X), specialmente per quanto riguarda l’età
della Confessione e della Comunione dei bambini
“.



Anche Giovanni Paolo II ha confermato la linea dei suoi predecessori.
Nell’Esortazione Apostolica “Catechesi Tradendae”, citando la S.
Scrittura, il Papa ha detto tra l’altro: “Che non si abbia a dire: i bambini
chiedevano il pane e non c’era chi lo spezzasse loro
. (Lam 4,
4)”. Il 27 maggio 1989, a 10.000 bambini disse: “Siate
fedeli all’incontro con Gesù Eucaristico… Gesù vi vuole vicini nel
suo Sacrificio, desidera essere in comunione con voi
. E
ancora: “Motivando l’anticipo dell’età della Prima Comunione, San
Pio X diceva: ‘Ci saranno dei santi tra i fanciulli’. I santi ci sono effettivamente
stati. Ma noi possiamo oggi aggiungere: ci saranno apostoli tra i fanciulli…”
(17 agosto 1994).


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Estratto
dall’edizione
PRO-MANUSCRIPTO VERONA, 1997; PER ORDINAZIONI DELL’ OPUSCOLO RIVOLGERSI
A: DON MARIO BONIZZATO Parroco di Isolalta – 37068 Vigasio (VR) – Tel. 045/6699088
e a DON ENZO BONINSEGNA, Via Polesine, 5 – 37134 Verona – Tel. 045/8201679