Elevazione sulla Carità

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«Agape»

Elevazione
sulla Carità


del
P. Leone Veuthey










Capii
che solo l’amore spinge all’azione le membra della Chiesa e che, spento questo amore,
gli apostoli non avrebbero più annunciato il vangelo, i martiri non avrebbero
più versato il loro sangue

(S.Teresa del Bambino Gesù)






CARITÀ
E SANTITÀ


L’inno alla carità,
di S. Paolo (1 Cor 13, 1-13), ci insegna che l’agape supera tutti i carismi
e dà, essa sola, un valore a tutte le virtù: Quando io parlassi
le lingue degli uomini e degli Angeli, se non ho la carità, sono un bronzo
che suona o un cembalo che squilla. Posso avere tutte le scienze e conoscere
tutti i misteri; posso avere tutta la fede, sino a trasportare i monti, se
non ho la carità sono un niente. Non sono i doni di natura, non sono
i miracoli che fanno la santità, ma solo la carità. Non sono le virtù
né lo stesso martirio che fanno la santità, ma solo la carità.
L’elemosina senza la carità non serve a nulla: E quando distribuissi
tutto il mio per nutrire i poveri, e sacrificassi il mio corpo ad essere bruciato,
se non ho la carità, nulla mi giova.

Cos’è dunque la carità che superi tutto al mondo? Cos’è la santità
se non è e non può essere fuori dalla carità? Perché
la carità è il vinculum perfectionis?

Ci illumina S. Giovanni: Deus caritas est: Dio è carità.
La carità è Dio: ecco perché supera ogni cosa al mondo. La Carità
increata è Dio, e la carità creata è partecipazione di Dio,
come la luce dell’aria illuminata è partecipazione della luce stessa, come
il fuoco dei ferro incandescente è la partecipazione dei fuoco stesso.

La santità è Dio: Tu solus sanctus! La santità è
carità, amore, perché Dio è carità. E la nostra santità
è partecipazione alla santità di Dio; la santità nostra è
carità, partecipazione alla carità di Dio, all’agape divina. Il grado
della santità è il grado della grazia che ci fa divinae consortes
naturae, nella nostra filiazione divina adottiva in Gesù, in unità
d’amore.

La santità non consiste nei miracoli e neppure in un complesso di virtù
morali acquistate umanamente e che ci lascerebbero nella misera nostra condizione
umana: i miracoli possono essere un indice di santità; le virtù, un
mezzo o una prova della santità, ma non sono la santità. Essa è
partecipazione alla natura divina, alla Carità divina; essa è una divinizzazione
dei nostro essere e della nostra attività.

Ecco perché tutti i carismi e tutte le virtù sono nulla senza la carità.
Ecco perché tutto assume un valore di santità solo nella carità.

La santità alla quale Gesù ci ha chiamati non è uno stato di
perfezione naturale ove tutto si risolverebbe nell’evitare i peccati e nell’acquistare
penosamente umane virtù morali: la santità è partecipazione
alla vita divina in Lui, alla sua filiazione divina, alla sua spirazione d’Amore
infinito. La santità è amore, carità, agape.

La santità è pienezza di Dio in noi. Ecco perché i maestri della
vita spirituale insegnano che il fondamento della santità è la vita
interiore, non tanto in quanto importi raccoglimento e riflessione – il che è
semplice mezzo, per sé puramente naturale – ma in quanto la vita interiore
è vita in Dio, partecipazione alla vita divina inabitante, alla santità
di Dio onde è ogni santità. Ecco perché tutti i santi erano
uomini di vita interiore. La santità è Dio in noi, e la nostra vita
in Lui. Chi pratica la vita interiore, soprannaturale, vive in Dio e si fa santo.
Chi non conosce la vita interiore, vive fuori di Dio e non si farà mai santo.
Chi pratica la vita interiore, vive in Dio e trova in Lui la forza di praticare tutte
le virtù, mentre chi vive fuori di Dio è lasciato alle sole proprie
misere forze e cade: Senza di me, non potete fare nulla. Se è
vero che le virtù sono le condizioni della santità, è ancora
più vero il dire che la vita interiore è insieme pratica della santità
e condizione della pratica delle virtù. Chi pratica la vita interiore vive
in Dio, e le sue opere ne sono soprannaturalizzate, divinizzate dalla carità
divina che ne è la sorgente e il principio; mentre chi non vive in Dio, nella
vita interiore della carità, fa opere puramente umane, sterili per la santità
soprannaturale alla quale siamo chiamati. Ecco perché caritas est vinculum
perfectionis, poiché ci stabilisce in Dio e così divinizza le
nostre opere, le rende cioè soprannaturali. Carità, vita interiore,
santità sono inseparabili. Grandezza della carità! Necessità
insostituibile della vita interiore per farci santi, per vivere da santi! Possediamo
Dio in noi, possiamo vivere della sua vita che ci santifica e fa la beatitudine dei
Santi per tutta l’eternità, e ci pensiamo così poco! Viviamo fuori,
nelle misere conversazioni e preoccupazioni di questo mondo, allorché potremmo
vivere in Dio, santificarci in Dio, riempirci dei suo amore. Perdiamo il nostro tempo
nelle vanità di questa terra invece di usare un tempo prezioso a vivere con
Dio, ad amare Dio, a compensare così le ingratitudini, le mancanze di amore
dei mondo. Gesù ha sete dei nostro amore. Gesù ha bisogno dei nostro
amore per diffondere il suo amore nel mondo, la sua grazia sui peccatori per convertirli.
L’amore divino è amore di unità, amore scambievole: deve ritornare
alla sua sorgente. L’amore limitato dei Corpo mistico per Dio limita la diffusione
dell’amore di Dio sugli uomini. Ecco perché, nella comunione dei Santi, nell’unità
dei Corpo mistico, l’amore di un’anima per Gesù permette la diffusione dell’amore
di Dio e delle sue grazie di conversione su altre anime, sui peccatori. Oh, fecondità
dell’amore. di un atto di amore, di una giornata d’amore, di una vita d’amore e di
riparazione: Un po’ d’amore puro, dice S. Giovanni della Croce, ha più
valore ed è più utile alla Chiesa che tutte le opere d’apostolato messe
insieme. Oh fecondità della vita interiore, fecondità della carità!
Mentre vane e sterili sono tutte le opere senza l’amore, senza la vita interiore.




CARITÀ
E APOSTOLATO


La carità
increata è Dio; la carità creata è la partecipazione alla carità
increata inabitante in noi: La carità di Dio è diffusa nei nostri
cuori per lo Spirito Santo che ci è stato dato (Rom. 5,5). La carità
ci fa una sola cosa con Dio: Chi s’unisce al Signore è un solo Spirito
in Lui(1 Cor. 6,17). Chi vive nella carità vive in Dio e Dio è
in lui, nell’unità: Deus caritas est. et qui manet in caritate in Deo
manet et Deus in eo (1 Gv 4,16).

La carità è Dio, è lo Spirito, la Vita di Dio, lo Spirito Santo
che è l’amore d’Unità dei Padre e dei Figlio e che ci fa partecipi
della stessa Unità d’Amore.

Onde viene dunque che, parlando di carità, non intendiamo tanto l’agape divina
o il nostro amore per Dio, ma ben piuttosto amore per i fratelli, l’amore dei fratelli
fra loro? Lo sappiamo: il secondo comandamento è simile al primo, perché
nella carità si amano i fratelli in Dio, di un amore divino, cioè che
viene da Dio – Caritas Christi urget nos! – e che termina in Dio, nell’Unità.

L’agape, la carità è per sé l’amore divino, l’amore con il quale
il Padre e il Figlio si amano nello Spirito Santo.

E la carità nella quale si amano i fratelli è la stessa corrente d’amore
che unisce il Padre e il Figlio e che unisce i fratelli nel Cristo e, per Lui, coi
Padre: Qui manet in caritate in Deo manet! Amare i fratelli nella carità è
dunque amare Dio, nell’unità di un solo Amore. Anzi la carità fraterna
è il mezzo per amare Dio; non viviamo nell’Unità in Dio che vivendo
nell’Unità con i fratelli Se qualcuno non ama il fratello che vede, come può
amare Dio che non vede? (1 Gv 4,20).

Dio non l’ha veduto nessuno; ma se ci amiamo l’un l’altro, Dio abita in noi
(Gv 4,12).Si diligamus invicem, Deus in nobis manet.

Amando i fratelli in Dio, amiamo Dio stesso con l’Amore stesso di Dio: Se ci amiamo
la Sua Carità è in noi.Si diligamus invicem, Caritas ejus in
nobis perfecta est. E’ l’Agape divina. Come è grande la carità
fraterna che ci fa vivere in Dio, della stessa vita d’amore di Dio, dell’Amore con
cui Dio ama se stesso! Amore d’Unità, unità di un solo amore. La carità
fraterna è come un sacramento sublime che fa scendere Dio in mezzo a noi.
Con le parole della consacrazione, il sacerdote fa scendere il Cristo sull’altare;
quando ci amiamo nell’agape, realizziamo la presenza di Dio in mezzo a noi per vivere
in Lui, della sua vita: Si diligamus invicem, Deus in nobis manet. La carità
fraterna realizza la presenza di Cristo in mezzo a noi: Dove due o tre sono
adunati in nome mio, ci sono io in mezzo a loro (Mt 18,20).

Nell’amore dei fratello ci facciamo uno con Gesù: ecco perché l’amore
dei fratello è la condizione dell’amore soprannaturale di Dio che si ha solo
in Gesù e nel suo Spirito: Nessuno va al Padre se non per me.

Quando ci amiamo così in Gesù, nella carità fraterna, nell’agape,
entriamo nella corrente divina della Carità increata, nella divina Unità,
nella spirazione dello Spirito Santo. Una comunità che vive in questo amore
d’unità realizza il paradiso, la Comunità divina trina ed una nel suo
seno, o piuttosto si stabilisce in essa, ne diventa partecipe. Oh, come è
grande la carità! Come ha ragione S. Paolo di cantarla e di metterla sopra
ogni cosa creata ed ogni miracolo di questo mondo, poiché la carità
è Dio, la vita stessa di Dio, la vita d’Amore infinito a noi partecipata se
ci amiamo in Gesù, vivendo della sua vita e della sua spirazione d’amore.

La carità è vita in Dio e, dunque, vita interiore. Ma la vita interiore
non è vita solitaria e individualistica, poiché non si vive in Dio
che nell’unità con i fratelli in Gesù. La vita interiore non si oppone
alla vita sociale, anzi la santità cristiana è essenzialmente sociale,
poiché è vita in Gesù e dunque vita di unità con i fratelli
in Lui. La vita interiore non si contrappone alla vita di apostolato; la vita contemplativa
non si contrappone alla vita attiva. Ogni vita interiore che è vita d’amore,
è già per sé vita di apostolato, l’apostolato essenziale; ma
la stessa vita attiva che non cerca che Gesù nel fratello da salvare, è
un mezzo di accrescere la vita interiore, poiché è mezzo di accrescere
l’amore e di vivere in Gesù, in Dio, nella vita interiore. L’apostolato è
nutrito e fecondato dalla vita interiore, ma la vita interiore stessa è nutrita
e fecondata dall’apostolato, se questo apostolato è soprannaturale e tende
solo a Dio, nel disinteresse personale più completo.

Nella nostra vita, uniremo dunque la vita interiore e l’apostolato. Ma sapremo pure
riservare giorni e periodi della vita nostra per il silenzio ed il raccoglimento,
come faceva Gesù che, dopo aver insegnato al popolo, si ritirava la notte
nella solitudine per pregare. Viviamo in Dio per mezzo di una vita di carità
con i fratelli in Gesù; ma abbiamo pure con il Signore relazioni personali
individuali, che richiedono la solitudine, il cuore a cuore con Dio solo. Dei resto
la vita soprannaturale è essenzialmente vita interiore perché vita
in Dio.

Sebbene l’apostolato e la vita attiva in genere possano essere un alimento alla vita
interiore in quanto sono un alimento all’amore e un mezzo di unione con Gesù,
comportano tuttavia un pericolo di esteriorizzazione che occorre combattere con i
tempi consacrati interamente al raccoglimento e al solo a solo con Dio.




VITA DI
CARITÀ


Vita interiore
e apostolato sono l’espressione della carità e non hanno valore fuori della
carità. La carità è vita in Dio, partecipazione interiore alla
vita d’amore di Dio.

Ma essa si manifesta e si acquista nella carità fraterna che S. Paolo fa consistere
prima nella pazienza e nella beneficenza: La carità è paziente,
la carità è benefica. Chi ama il fratello usa pazienza con lui,
gli vuoi bene, gli fa dei bene, cerca di fargli piacere, di servirlo in ogni occasione.
L’ama profondamente in Gesù, con amore di fratello, d’amico; con l’amore stesso
di Gesù, con l’amore stesso di Dio per se stesso, poiché la carità
è agape, amore divino, Spirito Santo partecipatoci per fonderci nell’Unità
d’amore. Il secondo comandamento è simile al primo.

La carità viene da Dio e torna a Dio attraverso i fratelli nell’Unità.

Essa è amore affettivo e amore effettivo espresso nei fatti. E chi ama così
il fratello vive in Dio e Dio vive in lui. Chi invece manca alla carità, chi
cessa per un momento di amare, per il fatto stesso, cessa di vivere in Dio e ricade
nella propria misera natura. Così chi si lascia trascinare dall’antipatia,
dalla mormorazione, dalla critica, dalla collera, dall’odio: La carità
non è invidiosa, non è insolente, non si gonfia, non è ambiziosa,
non cerca il proprio interesse, non s’irrita, non pensa male, non gode dell’ingiustizia,
ma si rallegra della verità. La carità è benigna, semplice,
ottimista: Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta.

È così facile uscire dalla carità, dalla vita divina. Per entrare
nel Regno bisogna veramente avere l’umiltà, la semplicità dei piccoli;
per rimanervi, avere la bontà di Gesù, essere tutto amore! L’ha data
Lui stesso la regola di chi vuole vivere nel suo Regno: Vi do un comandamento
nuovo, che vi amiate a vicenda, come io vi ho amati. Amare come Gesù,
è amare in Lui, diventando uno con Lui; è amare Lui nel fratello. Gesù
che ama Gesù Et erit unus Christus amans seipsum (S. Agostino).
La carità è sempre Dio che ama se stesso nella più perfetta
donazione disinteressata. è l’amore della divina Unità, l’agape.

Amare come Gesù ha amato è diventare Gesù. E in Gesù
si ama perfettamente il Padre e si praticano le virtù di Gesù. Così
si comprende perché Gesù racchiude tutto il Vangelo nel nuovo comandamento
dell’amore fraterno: chi ama il fratello come Gesù ha amato diventa Gesù
e, in Lui, osserva perfettamente il primo comandamento e tutti gli altri. Anzi è
l’unico modo di amare il Padre, di praticare le virtù e di dar loro un valore
soprannaturale. Si comprende perché S. Giovanni diceva che il comandamento
di Gesù basta, e perché S. Agostino ripete: Ama et quod vis fac.
Amare è stare in Gesù: nella volontà di Dio; e chi sta nella
volontà di Dio vive nella carità, osserva tutti i comandamenti ed è
santo.

L’amore è la santità, l’amore è tutte le virtù che non
valgono nulla senza l’amore.

L’amore è la perfezione di tutte le virtù, la perfezione della vita
e di tutte le nostre azioni. Chi prega, lavora, opera con amore, fa tutto perfettamente
e si santifica nella perfezione delle piccole cose. Chi invece disprezza le piccole
cose, le fa senza cura, meccanicamente, solo perché siano fatte, non opera
nell’amore e le sue azioni sono senza valore o addirittura peccaminose. Si verifica
il detto popolare: Se lo fai per il diavolo, basta lo faccia in un modo qualunque;
se invece lo fai per Dio, bisogna farlo con amore, a perfezione. L’amore abbraccia
tutta la nostra vita e tutte le nostre opere. Un momento, un’opera senza amore, ci
portano fuori di Dio, perché Dio è amore e solo chi vive e opera neli’amore
vive in Dio.

L’amore è Dio e partecipazione alla vita di Dio, l’amore è vita di
paradiso. L’amore è tutte le vocazioni, come l’ha ben compreso Santa Teresina:
Fu la carità che mi porse la chiave della mia vocazione. Compresi che,
se la Chiesa aveva un Corpo composto di varie membra, l’organo più necessario
e di tutti il più nobile non le mancava: compresi che essa aveva un cuore
e che questo cuore ardeva d’amore; compresi che solo l’amore faceva agire le sue
membra e, se l’amore fosse venuto ad estinguersi, gli Apostoli non avrebbero annunciato
il Vangelo e i Martiri avrebbero rifiutato di versare il loro sangue. Compresi ancora
che l’amore racchiudeva in sé tutte le vocazioni, che l’amore era tutto ed
abbracciava tutti i tempi e tutti i luoghi, perché esso è eterno ,
Allora, nell’eccesso della mia gioia delirante esclamai: O Gesù, mio
Amore, ho trovato finalmente la mia vocazione! La mia vocazione è l’amore!.
è la vocazione di noi tutti, poiché senza l’amore tutto il resto non
vale nulla; poiché solo l’amore ci fa vivere in Dio e permette a Dio di diffondere
il suo amore nel Corpo mistico. Vita interiore e vita d’apostolato; vita personale
e vita comunitaria sono condizionate dall’amore e non sono nulla se non sono l’amore.

La nostra vita sia vita di amore, di carità, di quella di Gesù, che
ci fa uno in Lui, la carità dell’Unità: l’agape. Amando in Gesù,
Gesù nel fratello, diventare uno in Lui e vivere della sua vita di amore divino,
della sua santità, ecco la vita di carità che fa i santi. Vivo,
iam non ego, vivit vero in me Christus.

La Madre dell’Amore – Mater pulchrae díIectionis – ci ottenga questa pienezza
di carità, lei Madre di Gesù, nostra Madre in Lui, Madre della nostra
unità in Dio.